sabato 17 dicembre 2016

MALATTIE RARE

di Francu Pilloni

Devo aver dormito troppo o troppo forte; faccio fatica a sintonizzarmi con la quotidianità.
In fondo me lo posso permettere: come moltissimi italiani, ho la coscienza quasi pulita.
Se si preferisse un ritorno brusco alla realtà, basta che si accenda il televisore e si ponga orecchio alle notizie che arrivano dalle capitali d'Italia.
Roma? Milano? Penso che posso infischiarmene serenamente: a Roma non ci vado da quindici anni; a Milano solamente nella stazione, in transito per la Svizzera.
Mi colpisce però la sciarpa bianca al collo di tutti, giornalisti e ospiti. Non è quella di Fellini, perché vi è stampato Telethon.
Óh, anche in questo ho la coscienza a posto: ho dato dieci euro al supermercato senza ritirare le palline in omaggio.

Hanno detto, quelli di Telethon, che i soldi saranno usati per la ricerca sulle malattie rare.
Saranno pure rare, queste diavolo di malattie, ma pare che colpiscano due milioni di italiani!
Due milioni? Mi sembra un'esagerazione: ma di che rarità si parla?
Sempre che non siano numerose queste maledette malattie: si considera malattia rara, se non supera l'incidenza dello 0,05 per mille, ciò significa 5 malati al massimo per 10 mila abitanti, 50 ogni centomila, 500 per milione. Tanto per capire, in Sardegna più o meno 800 persone; in Italia 30 mila. Allora, contando i 2 milioni affetti dalle malattie rare, queste ultime dovrebbero essere circa 700. 



Invece pare che siano almeno dieci volte tanto.
Accidenti! Non saprei cosa pensare, anche perché mi sono svegliato tardi.
Ma se questi sono due milioni, quanti saranno, per esempio, quelli affetti da disturbi cardiaci e della circolazione? E quelli diabetici e dismetabolici? E quelli affetti da malattie respiratorie? E i malati di tumore? E quelli che soffrono di fegato, mettici pure tutte le epatiti, e di reni? E quelli di prostata e dell'apparato riproduttivo in genere? E non ci si aggiungono i dementi e quelli che soffrono di semplice o perniciosa emicrania? Penso anche alle patologie dell'apparato motorio e scheletrico, alle malattie della pelle, agli ipo/non-vedenti e altre patologie assimilabili… eh, quante ce ne sono ancora! Mi pare di non aver menzionato le gastriti, le ulcere e le altre affezioni intestinali.
Infine, mi chiedo: basteranno tutti gli italiani a supportare tante malattie? Insomma, ci sarà qualcuno che è e si sente sano in Italia?

Ho passato un giorno a pensarci e a vedere i resoconti ministeriali sulle incidenze delle varie patologie. Assicuro che non sono arrivato sino in fondo perché, quando ho assommato la bella cifra di 93 milioni di malati in Italia, mi sono fermato, pressato da una domanda: ma se la popolazione è di 60 milioni, non è che il nostro Paese importa ammalati da tutto il mondo?
La risposta, invece, è nella scienza statistica: se al tempo del mezzo pollo di Trilussa c'era qualcuno che mangiava un pollo intero, ma altri ne mangiava neppure un boccone, capita ora che c'è qualcuno di buon cuore che si assoggetta a due, tre e anche quattro patologie e forse più, per il gusto di esentare qualcun altro, specie se bambino, da un qualsiasi malanno.
Ma che bravi questi Italiani!

Adesso sono in pensiero per il fatto che non ho preso in considerazione le malattie sociali, quelle da rapporto – con se stessi e con gli altri –, entrate perentoriamente nei discorsi e nelle patologie degli ultimi decenni.
Prescindendo dalle abitudini di consumo di sostanze stupefacenti, e non perché lo ritenga un fenomeno trascurabile, è la stupefacenza in se stessa, non indotta da sostanze, che sta diventando sempre più perniciosa. Nei fatti, quando io ero ragazzo, se la maggioranza della popolazione si meravigliava, si stupiva, s'incantava, a volte addirittura allibiva, ora resta sempre e comunque basita, termine sino a ieri discretamente obsoleto e regionale, ma che oggi è in voga più del panettone a Natale.
Ora, nella gradazione della “stupefacenza”, basito sta proprio in cima e, a ben vedere, anche su una diversa linea concettuale: basito significherebbe, secondo alcuni testi, “sentito venir meno”, “svenuto”, ad esempio, per la paura, per la fame, per il freddo.
Allora, nella quotidianità, quando in uno dei cento talk-show (che vorrebbe dire “spettacolo di parole o delle chiacchiere”) sento che una garrula signora, capitata là non certo in virtù della propria scienza, professarsi basita per l'arresto di Raffaele Marra, mi convinco che ha detto basita per non dire stupita, stante la ragionevole paura che gli ascoltatori avessero intuito la verità, vale a dire che la medesima è proprio e irrimediabilmente stupida, più che stupita.
In realtà, forse solamente due persone al mondo, o poche di più, sarebbero autorizzate a sentirsi basite per quel fatto di cronaca: lo stesso Marra e la sindaca Raggi.
Tanta parte dei Romani in verità non solo non è basita, ma neppure stupita.
Il motivo? Perché non è stupida.

Per la fatica di tanto ragionare, si potrà sperare che, in un futuro non lontano, il basimento tout court possa essere considerato una malattia, da annoverare fra quelle rare?


Se così fosse, sarei disposto a versare ancora dieci euro. Sempre lasciando le palle dove sono, naturalmente!




1 commento:

  1. Signor Francu,con i suoi scritti,amari ed ironici non sono nè basita nè stupita ma affascinata certamente.Complimenti ancora.

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