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Brando - Uomo al Semaforo |
Francu Pilloni
Somministrata
a freddo, la domanda appare stupida e forse lo è davvero.
Rileggendo
per coglierne bene il senso, si nota subito come il pronome personale
“tu”, evidenziato senza necessità, si subisce come una sberla,
come una tirata d’orecchi da parte di chi non ti aspetti, da chi
non ha l’autorità, né la confidenza per provarci. Sembra un segno
di strafottenza, si ha l’impressione di essere incalzato, di essere chiamato in causa individualmente, mentre
non ti senti minimamente coinvolto, anzi provi la tentazione di sganciarti.
Ma
poi, se ti guardi in giro, se recepisci che non c’è astio, che si
tratta di un gioco, di una provocazione intellettuale che mira a
stuzzicare il senso dell’umorismo, a sollecitare l’arguzia, ecco
che allora ti rilassi, prenoti immediatamente qualche risposta non
comune nella tua mente, qualche uscita che possa restare memorabile.
Si
può constatare in tutta tranquillità come le risposte possibili
sono davvero molteplici perché ampio e aperto è il campo delle
risposte, in quanto tutto dipende solamente da te, proprio in virtù
di quel “tu”, prima vissuto come se ci fosse stato sbattuto sulla
faccia.
Rispondere
d’acchito “starei dritto” oppure “starei fermo”,
soggiungendo “almeno finché non apparisse all'orizzonte la
signora Contu, nota per aver abbattuto due semafori nello stesso
incrocio!” è una delle prime tentazioni per liquidare la faccenda.