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mercoledì 10 maggio 2017

SE TU FOSSI UN SEMAFORO, COSA FARESTI?

Brando - Uomo al Semaforo
Francu Pilloni


Somministrata a freddo, la domanda appare stupida e forse lo è davvero.
Rileggendo per coglierne bene il senso, si nota subito come il pronome personale “tu”, evidenziato senza necessità, si subisce come una sberla, come una tirata d’orecchi da parte di chi non ti aspetti, da chi non ha l’autorità, né la confidenza per provarci. Sembra un segno di strafottenza, si ha l’impressione di essere incalzato, di essere chiamato in causa individualmente, mentre non ti senti minimamente coinvolto, anzi provi la tentazione di sganciarti.
Ma poi, se ti guardi in giro, se recepisci che non c’è astio, che si tratta di un gioco, di una provocazione intellettuale che mira a stuzzicare il senso dell’umorismo, a sollecitare l’arguzia, ecco che allora ti rilassi, prenoti immediatamente qualche risposta non comune nella tua mente, qualche uscita che possa restare memorabile.
Si può constatare in tutta tranquillità come le risposte possibili sono davvero molteplici perché ampio e aperto è il campo delle risposte, in quanto tutto dipende solamente da te, proprio in virtù di quel “tu”, prima vissuto come se ci fosse stato sbattuto sulla faccia.

Rispondere d’acchito “starei dritto” oppure “starei fermo”, soggiungendo “almeno finché non apparisse all'orizzonte la signora Contu, nota per aver abbattuto due semafori nello stesso incrocio!” è una delle prime tentazioni per liquidare la faccenda.