lunedì 30 ottobre 2017
Gianfranco Pintore, il suo storico 'metti un blog contro' e l'inizio della crisi del dogma ' i sardi nuragici non scrivevano'.
Un grande intellettuale e famoso giornalista che con articoli su articoli, giorno dopo giorno, spese gli ultimi anni della sua vita per la lotta contro il dogma dei negazionisti circa la scrittura arcaica della Sardegna dell'età del bronzo e del ferro. Scrisse persino un romanzo in sardo (con tanto di scritta nuragica) sull'argomento anticipando, quasi da profeta, il momento in cui un 'anziano' e saggio accademico di prestigio, con il suo intervento, avrebbe determinato il mutamento di rotta. Penso che in questo momento sia giusto e doveroso ricordare quell'impegno generosissimo e la sua incredibile lungimiranza.
SCRITTURA NURAGICA. F.C.CASULA: CRISI DEL DOGMA NEGAZIONISTA.
sabato 28 ottobre 2017
venerdì 27 ottobre 2017
UNA DATA QUASI 'STORICA' QUESTA! GRAZIE DA PARTE DI TUTTI NOI PROFESSOR CASULA!
Oggi è uscito il primo degli otto volumi di La Storia di Sardegna curati dal prof. Francesco Cesare Casula. Li pubblica il giornale La Nuova Sardegna. Usciranno settimanalmente.
Allo studioso di Cabras va la nostra riconoscenza perchè ha scritto delle pagine davvero nuove sulla Storia della nostrra isola. Infatti, tra l'altro, in essa si dice che, grazie alla scoperta della scrittura nuragica in periodo preistorico, quel periodo non può più essere definito tale.
Con la scrittura i Sardi entrano nella storia. Per esempio, mentre nulla si sapeva o quasi nulla sulla religione dei Sardi oggi si comincia a sapere quale essa fosse (monoteista) e da dove, presumibilmente, provenisse. Il nome di YH/YHWH, del dio unico del popolo nuragico, dopo quasi 15 anni dalla nostra prima pubblicazione, non fa più scandalo, non è più un tabù. Per lo studioso (studioso e docente di paleografia per tanti anni, non lo si dimentichi) è un dato storico e non più un'ipotesi. Così tanti sono ormai i documenti che lo attestano.
Quasi non credevamo ai nostri occhi leggendo le pagine che a noi, ovviamente, ricercatori dei documenti antichi (del nuragico), particolarmente interessano.
Ci chiedevamo in questi giorni come capitalizzare l'adesione convinta delle persone alla nostra protesta (formulata su facebook) sul system' sardo trascurato e da taluni anche nascosto. Ci ha pensato il Professore, ex docente di storia Medioevale all'Università di Cagliari, a darci una mano.
Un sentitissimo grazie da parte di tutti noi, quattrocento o mille o diecimila che si sia.
mercoledì 25 ottobre 2017
(II) Il sardo latino? Sì. ma 'romano' no. Parola di Documenti
Nuraghe Ardasai della Barbagia di Seui
Abbiamo visto dunque, nel precedente articolo, che sia l'Angius sia l'Alinei si sono sforzati, ciascuno con le proprie forze e capacità linguistiche, ma con identità di vedute, per invalidare la tesi che la lingua sarda possa aver avuto origine da quella romana e che quindi ci fosse, tra i due codici espressivi e comunicativi, un rapporto, strettissimo (e nobilissimo per ‘purezza’), tra ‘mamma’ e ‘fiza’ (come dicevano il Madao nel Settecento e lo stesso lessicografo Spano, contemporaneo dell’Angius, nel secolo successivo) .
Particolarmente importante, quasi
fondamentale, l'obbiezione avanzata da
entrambi che la Sardegna dell' interno (Barbagie), quella resistente della
'riserva indiana' e mai domata dalla
colonizzazione di Roma, avrebbe dovuto mantenere la sua lingua arcaica
preromana e non, al contrario,
presentarsi come la zona con romanità linguistica più radicata di tutte le
altre. Spia evidente questa che il sardo 'latino' era da ritenersi precedente e che le due
lingue, quella chiamata da Alinei 'italide' e quella sarda, appartenevano allo
stesso ceppo linguistico, per quanto indipendenti.
Si capisce subito però da ciò le
conseguenze che si determinano sul piano della ricerca scientifica sull'origine
della lingua sarda: le tesi, che hanno fatto ormai scuola da tantissimo tempo,
sulla lingua romana che sarebbe la 'madre' di quella sarda ( e di quelle franco
-iberiche) andrebbero totalmente riviste. E a farne le spese sarebbero, per
quanto riguarda il sardo ‘romano, gli studi di mostri sacri come W. Meyer - Lübke
e soprattutto come Max Leopold Wagner, autore del famoso DES (Dizionario Etimologico
Sardo), uno studioso benemerito che con le citatissime sue 'etimologie' e l’esame profondo
assieme della società e dell'anima
sarda, ha dato, tra gli altri contributi , statuto di 'lingua' al linguaggio
usato dai Sardi. Tante, tantissime parole, andrebbero alla luce della TdC
ricalcolate e riviste quanto ad 'ascendenza'
e bisognerebbe, di conseguenza, ridisegnare un confine tra il sardo 'latino'
anteriore a quello della data della conquista romana dell'Isola (fine del III
secolo a.C.) e il sardo inevitabilmente influenzato (così come –qundo più quando
meno - da altre lingue nel passato) dopo la conquista, a partire soprattutto dai
secoli dell'età imperiale.
Ora io non intendo minimamente metter becco in ampie e articolate discussioni
di natura linguistica, perché non ne avrei le forze e soprattutto i mezzi,
mentre entro nel merito, con un mio contributo, delle obbiezioni specifiche
formulate dall'Angius e dall'Alinei; ma
solo perché oggi il panorama delle
conoscenze sulla lingua sarda arcaica, ovvero sulla lingua parlata dalle popolazioni dell'Isola durante l'età
del bronzo (e certamente anche in periodo neolitico-eneolitico stante una certa
continuità culturale isolana acclarata
anche dall’archeologia) mi sembra notevolmente mutato
lunedì 23 ottobre 2017
sabato 21 ottobre 2017
CARO SERGIO (FRAU) CI SIAMO PERSI DI VISTA. O MEGLIO TU HAI PERSO DI VISTA ME. IL MIO ‘LATINO DEI PREDICATORI’ NON C’ENTRA. VERO. E LO SCRIVI. MA ERANO COSE DEL DUEMILA E POCO PIU’. NON MOLTO TEMPO DOPO (GRAZIE AI TANTI DOCUMENTI) ABBIAMO DETTO ALTRO. TANTO ALTRO!
di gigi sanna
Caro Sergio, dopo la lettura del tuo ponderoso volume ti prego di
leggere (ora) i due piccoli miei
interventi pubblicati nel blog di Gianfranco
Pintore (1) nel 2010 sulla questione della lingua ‘sarda latina’ sia sulla scorta del saggio di Mario Alinei sia
sulla base dei documenti nuragici rinvenuti prima del 2004 (anno di pubblicazione di Sardōa Grammata) e successivamente. Troverai, tra l’altro, che in essi è citato il (fondamentale) saggio di Vittorio Angius, lo studioso sardo dell’Ottocento precursore
della teoria del latino ‘autoctono’ e per nulla figlio del romano. Credo che ti
avrebbe fatto immensamente piacere leggerlo e collezionarlo dato quello che
affermi circa la teoria di un sardo di cui gli etruschi sarebbero figli e i
romani, addirittura, nipoti (2).
giovedì 19 ottobre 2017
sabato 14 ottobre 2017
Settimo San Pietro. Nel graffito di Cuccuru nuraxi il segreto della funzione dei pozzi sacri. Il calendario sacro della primavera e la potenza sessuale taurina astrale dell’androgino yh.
Gigi Sanna
figg 1 e 2
figg 1 e 2
Così scriveva (1) E. Atzeni più di trenta anni fa: [Il pozzo] conservava, su un piano inclinato
fangoso ed essiccato, tra la ghiera e la parete sotto il vano di scala, il
disegno riprodotto a Tav. VII, graffito a V e raggi obliqui laterali,
forse un segno sessuale femminile di valore simbolico magico-religioso.
martedì 10 ottobre 2017
I bronzi da Monte Prama
#Monte Prama-Maimoni
#Giants of Monte Prama-MontePramaBlog
di Atropa Belladonna
I vaghi di collana della tomba 25 (quella del sigillo a scarabeo di tipo egizio) (1); il pendaglio a mini fiaschetta del pellegrino, anche detto "a pendolo"(2); la fibula (3); il pendaglio con decorazione e zig-zag (4); un pugnaletto (fig.1) e adesso arriva questa bellissima manina. Ecco i bronzi -finora-usciti da Monte Prama. La manina l'hanno portata gli ultimi scavi, quelli ancora in corso di quest'anno. Assieme ad altre 40 tombe: siamo a 142 tombe sul lato est e, grande novità, una a ovest della cosiddetta "strada".
Fig.1. In alto, Sin: dalla pagina facebook di UNO-L'Università a Oristano; Dx: "Pugnale in bronzo della Prima Età del Ferro ( IX- VIII sec. a.C) recuperato a Mont'e Prama durante lo scavo del 2016 nel settore Nord-Ovest.Il pugnale si trovava all'esterno di un lungo muro rettilineo costruito con blocchi di basalto, lastre e conci squadrati di arenaria. Probabilmente il muro appartiene a un recinto che delimitava uno spazio la cui estensione e funzione non possono essere ancora stabilite." (dalla pagina facebook del Museo Civico "G. Marongiu di Cabras). In basso, la fiaschetta del pellegrino (2)
Secondo Raimondo Zucca la manina in bronzo, con braccialetto, rimanda al famoso sacerdote-guerriero, bronzetto sardo -finora un unicum nei suoi particolari-trovato in una tomba datata al IX sec. a.C., a Vulci (6); assieme ad altri bronzi sardi. Richiamandosi così all'iconografia della due statue con "scudo avvolto" trovate a Monte Prama, nella zona sud, durante gli scavi del 2014 (7).
Ma in realtà richiamano i rapporti con l'Etruria di Bronzo Finale-Primo Ferro, anche i rari pendagli con decorazione a "zig-zag" e le mini "fiaschette del pellegrino" ( o pendenti a "pendolo") in bronzo (8). Questi due reperti da Mont'e Prama sono inediti, ma menzionati in pubblicazioni ufficiali (2,4)
#Giants of Monte Prama-MontePramaBlog
di Atropa Belladonna
I vaghi di collana della tomba 25 (quella del sigillo a scarabeo di tipo egizio) (1); il pendaglio a mini fiaschetta del pellegrino, anche detto "a pendolo"(2); la fibula (3); il pendaglio con decorazione e zig-zag (4); un pugnaletto (fig.1) e adesso arriva questa bellissima manina. Ecco i bronzi -finora-usciti da Monte Prama. La manina l'hanno portata gli ultimi scavi, quelli ancora in corso di quest'anno. Assieme ad altre 40 tombe: siamo a 142 tombe sul lato est e, grande novità, una a ovest della cosiddetta "strada".
Fig.1. In alto, Sin: dalla pagina facebook di UNO-L'Università a Oristano; Dx: "Pugnale in bronzo della Prima Età del Ferro ( IX- VIII sec. a.C) recuperato a Mont'e Prama durante lo scavo del 2016 nel settore Nord-Ovest.Il pugnale si trovava all'esterno di un lungo muro rettilineo costruito con blocchi di basalto, lastre e conci squadrati di arenaria. Probabilmente il muro appartiene a un recinto che delimitava uno spazio la cui estensione e funzione non possono essere ancora stabilite." (dalla pagina facebook del Museo Civico "G. Marongiu di Cabras). In basso, la fiaschetta del pellegrino (2)
Secondo Raimondo Zucca la manina in bronzo, con braccialetto, rimanda al famoso sacerdote-guerriero, bronzetto sardo -finora un unicum nei suoi particolari-trovato in una tomba datata al IX sec. a.C., a Vulci (6); assieme ad altri bronzi sardi. Richiamandosi così all'iconografia della due statue con "scudo avvolto" trovate a Monte Prama, nella zona sud, durante gli scavi del 2014 (7).
Ma in realtà richiamano i rapporti con l'Etruria di Bronzo Finale-Primo Ferro, anche i rari pendagli con decorazione a "zig-zag" e le mini "fiaschette del pellegrino" ( o pendenti a "pendolo") in bronzo (8). Questi due reperti da Mont'e Prama sono inediti, ma menzionati in pubblicazioni ufficiali (2,4)
mercoledì 4 ottobre 2017
Amuleto aureo etrusco da Bolsena in scrittura
metagrafica. La forza ciclica immortale della luce di Tin e di Uni. L’iterazione
logografica e la numerologia mutuate dal nuragico.
Gigi Sanna
Un paio di mesi fa abbiamo illustrato e
commentato (1) lo spillone (c.d. affibbiaglio), di destinazione e di
significato mortuario, della tomba detta dei cinque sedili di Cerveteri. In
esso e con esso abbiamo confermato (2) l’uso del metagrafico (cioè della
scrittura non lineare, basata sull’acrofonia, la numerologia e l’ideografia)
nella scrittura etrusca. Uso di chiara ascendenza nuragica (3).
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