giovedì 30 novembre 2017

Giorrè tra geometria e astronomia



di Sandro Angei

Vedi: Quando si scriveva in nuragico in quel di Giorrè...


   Nell'articolo “Quando si scriveva in nuragico in quel di Giorrè...” pubblicato il 23 novembre scorso, accennammo al recinto di forma ellittica che racchiude gli edifici santuariali di Giorrè. Precisammo che la figura descritta da Angela Antona nell'articolo pubblicato sul Bollettino di archeologia 44-46 1997 – “Il santuario di Giorrè – Florinas” fosse più precisamente un ovale; ossia una figura piana costruibile con archi di cerchio.

lunedì 27 novembre 2017

No, caro Usai Alessandro. Tharros non è ‘fenicio - punico - romana’. E' stata sempre, anche e soprattutto, nuragica. Fino a III secolo d.C. I documenti ti smentiscono. E clamorosamente.

di Gigi Sanna


    fig. 1 Scritta in caratteri nuragici della scogliera della cosiddetta Sala da Ballo di San Giovanni (Tharros). IV - III secolo a.C.  


Oggi Alessandro Usai, archeologo,  sovrintendente ai beni archeologici e culturali della Provincia di Oristano è comparso in televisione (Videolina) per ‘commentare’ in qualche modo il ritrovamento di ossa umane affioranti e presumibilmente contenute in una tomba che dovrà essere individuata e studiata. Speriamo presto. Tra le altre cose (il giusto invito alla prudenza sulla natura di quei resti umani) ha detto però che Tharros era una città ‘fenicio - punica -romana'.

giovedì 23 novembre 2017

Quando si scriveva in nuragico in quel di Giorrè...

                  

 
 di Sandro Angei
fotografie di Stefano Sanna

  Giorrè è il nome di un vasto altipiano tra Florinas e Cargeghe nel sassarese. Nel punto di massima elevazione (570 m slm), si trovano i resti di un santuario nuragico.
   L'archeologa Angela Antona studiò il sito e lo pubblicò in Bollettino di Archeologia 46-48, 1997, intitolandolo “Il santuario di Giorrè, Florinas-Sassari”.
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lunedì 20 novembre 2017

(II) Un pesce e un serpente ferito nella bidente del sito di Is Locci - Santus di San Giovanni Suergiu. La doppia lettura del documento. Il primo in lingua sarda indoeuropea?


 



 fig.1

          Tra i segni marcatamente pittografici (1) del codice nuragico di ispirazione protocananaica spicca quello del pesciolino ‘dalet’ che si trova riportato nel 'brassard' di Is Locci Santus (2). Completamente e clamorosamente travisato, insieme a tutti gli altri segni, dall' Atzeni (3) quanto a significato, esso invece si rivela oggi in tutto il suo significato grazie all'apporto, in termini di senso ideografico, del pesce esaminato nell’articolo precedente. 

domenica 19 novembre 2017

A proposito di lingua sarda

Ieri pomeriggio a Quartucciu è stato presentato un nuovo libro di Giulio
Solinas, molto interessante e usufruibile anche per i problemi grammaticali e sintattici di chi volesse entrare nel merito della lingua sarda campidanese. Non mancano i riferimenti alla metrica e alla storia della letteratura campidanese.
Per l'occasione, sono stato invitato a relazionare non tanto sul testo in modo specifico - lo hanno fatto Angelo Spiga e Gesuino Murru - ma sulla lingua sarda, lasciandomi libero di esplicitare il mio pensiero in merito.
Ecco perché di ciò che ho detto - e che riporto integralmente di seguito - sono l'unico responsabile, non avendo chiesto il parere di nessuno prima di relazionare, non volendo coinvolgere nessuno nella responsabilità delle  enunciazioni.

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Da dove viene e dove va la lingua sarda:

PASSATO FANTASTICO, FUTURO DA FANTASMA?

di Francu Pilloni


Il libro che oggi Giulio Solinas presenta ha molti capitoli specifici, tutti interessanti, ben scritti e sufficientemente comprensibili anche a chi non è addentro ai problemi linguistici.
Non parlerò in modo specifico dei temi del libro, anche se i riferimenti ad esso saranno ricorrenti, per confermarli o, se del caso, per contrastarli.
Mi è stata concessa la libertà di parlare di lingua sarda a mio piacimento.
Chi mi ha sentito altre volte sull’argomento, suppongo che si meravigli perché non parlo in sardo del sardo, ma se vi dispiace molto, cambio subito registro, oppure ammasturu totu, sardu, italianu e, candu serbit, inglesu puru.

mercoledì 15 novembre 2017

UNO STRAORDINARIO BRONZETTO ALL'ASTA. UN PESCE E LA FANTASTICA SCRITTURA 'CON' DEGLI SCRIBI NURAGICI. UN TALISMANO PER L’ETERNITA’.





 di Gigi Sanna 

 
fig.1

Prefazione


Va a merito del noto 'Forum' (1) di Leonardo Melis ma con il contributo fondamentale di Sa Craba (in realtà un altro 'animale', un segugio vero e proprio) aver portato l'attenzione, alcuni anni fa (11.X.2010), su di un reperto nuragico interessantissimo, venduto all'asta (2), come quello che riproduce in bronzo un pesce raffigurato in modo molto particolare. Infatti, l'immagine lo mostra con gli occhi 'chiaramente' molto pronunciati ' die Augen als Halbkugeln deutlich abgesetz' (3) (a globetto, direbbero gli archeologi) e con una sola pinna, quella caudale anch'essa molto pronunciata (descritta nella scheda di presentazione come 'estensione' sullo stomaco: Ein Fortsatzam Bauch). 

martedì 7 novembre 2017


Giancarlo Casula
 presenta
 il nuovo video di Andrea Pecora

Ogni anno a Mamoiada,
 nel cuore della Sardegna,
 un'antica tradizione si svolge
 fin dall'inizio del tempo.


Clicca su Mamuthones per vedere il video!
Mamuthones








domenica 5 novembre 2017

Sollevarsi, distendersi, piegarsi. Ancora sul segreto della formula magica metagrafica etrusca APAC ATIC. La lastra del sarcofago aretino di Aurelia Cassia Firmina. Un pretesto tematico per invocare la forza rigeneratrice del padre e della madre ovvero del sei ciclico eterno. L’analogia di forma, di contenuti linguistici e di ‘religio’ con un bronzetto nuragico sardo.

Gigi Sanna




Si  dice che la lingua etrusca è ancora, per svariati motivi, un enigma e un 'rebus'. Ciò si sostiene, naturalmente, sulla base delle grosse difficoltà che insorgono nel cercare di capire di essa molti degli aspetti lessicali, morfologici e sintattici. In realtà, a mio parere, il 'rebus' sussiste e resiste nel tempo non 'solo' per motivi di carattere grammaticale e linguistico, ma anche e soprattutto perché si stenta a considerare un aspetto essenziale dell'etrusco: che la scrittura è criptica, cioè organizzata e strutturata di proposito con il rebus. E' realizzata per non essere capita se non da pochissimi.  Pertanto nella misura in cui si comprenderanno i meccanismi, spesso sofisticati, del rebus, posti di norma in essere dalle scuole scribali dei santuari, si comprenderà la lingua etrusca. Essi sono simili e spesso gli stessi usati dagli scribi dei templi greci e nuragici. In particolare quelli inventati dagli scribi di  questi ultimi.