sabato 1 aprile 2023

Obiettante, chi ha preso la cantonata?

 

di Sandro Angei

Premessa

Questo articolo nasce dopo un'accesa discussione, pacata per quanto mi riguarda, tra il sottoscritto e una persona che non conosco (e sinceramente non mi interessa neppure conoscere) che su Facebook voleva "silurare", secondo una modalità ormai consueta di dileggiamento, chi non si conforma allo status quo accademico. Nella fattispecie il tema: "scrittura sarda di età nuragica" dà adito anche a dibattiti senza esclusione di colpi da parte di chi sta dalla parte dei conformisti.

E hai voglia di spiegare, in certi casi anche scientificamente, a costoro che potrebbe, dico "potrebbe", esserci una via alternativa al loro pensare, (il condizionale è d'obbligo in materia epigrafica). E invece no, tanta è l'ostinazione da ottundere il cervello.

Perché scrivere un articolo per un episodio che, in fin dei conti, agli occhi dei nostri lettori può apparire del tutto banale?

Perché si è fatta strada l'idea che tutti posso dire tutto e secondo le loro modalità, non sempre dettate dal bon ton. Certamente la Democrazia difende il diritto di parola (è scritto ben chiaro nella Costituzione italiana), ma ci sono dei limiti di decenza nell'esporre le proprie idee. E quando cerchi di far capire che certe affermazioni sono, addirittura, irrazionali: chi non è aduso al dialogo perde la bussola, parte per la tangente e la lingua diventa tagliente come un rasoio, e a quel punto il "diritto di parola" deve rientrare nell'alveo della buona decenza.

Ma ancora non ho dato una risposta precisa al perché sia necessario questo articolo. La necessità nasce dal caso particolare. Si è cercato, in sostanza, di silurare una persona accusandola di "qualcosa" che, eventualmente, graverebbe su spalle di altre persone. Non so quanti, di coloro che hanno assistito al dibattito, abbiano afferrato questo aspetto, per tanto mi sono sentito in dovere di denunciarlo a gran voce. Naturalmente senza far nomi e cognomi, tanto servirebbe solo ad innescare una ritorsione; e F. M. ne sa qualcosa.

Ma veniamo ai fatti.

Qualche giorno fa in un popolare gruppo Facebook che tratta di preistoria sarda è comparso un articolo a firma di P.A. sulla conferenza tenutasi ad Arbus il 24 marzo scorso nella quale il Prof. Gigi Sanna parlava di scrittura nella Sardegna di età nuragica.

Molti commenti si sono susseguiti nel corso di alcuni giorni, chi pro, chi contro la tesi del Professore; alcuni inveendo anche contro la persona; la qual cosa ha esortato l'amministratore del gruppo a richiamare i partecipanti al rispetto delle persone.

Al commentario ha partecipato anche il Prof. Sanna per chiarire che non bisogna esagerare nelle adulazioni, ma neanche col disprezzo verso le sue conclusioni. E in questo contesto sono pure io intervenuto per chiarire, dal mio punto di vista, certi aspetti della questione, per poi addentrarmi nella spiegazione (l'ennesima ormai, ma a quanto pare i volti e le persone che si affacciano a questa materia sono in continuo ricambio, concedetemi il termine: “generazionale”) di cosa si intenda per “scrittura sarda di età nuragica”, sollecitando alla fine eventuali obiezioni e non solo dei “mi piace” o dei “non mi piace” da parte dei lettori.

A questa richiesta una persona ha colto l'occasione al volo per fare questa obiezione: “Un' obiezione potrebbe essere la cantonata dello scambiare un frammento di grappa in piombo per la riparazione di grossi recipienti per una bipenne... bronzea. riferendosi evidentemente alla immagine riportata nella locandina pubblicitaria dell'evento di Arbus (Fig. 2).

Fig. 2

Per tanto un'accusa che parrebbe diretta al Prof. Sanna, reo di aver preso fischi per fiaschi, dato che quella menzionata non è, a dire della “obiettante” un'ascia riturale ma una grappa di piombo per il restauro di recipienti di terracotta.

Ho usato il condizionale perché in ultima analisi l'obiettante potrebbe “obiettare” che lei si riferiva a chi per primo battezzò il reperto. Ma con tutta evidenza è difficile che ella si possa scagionare dall'aver insultato il Prof. Sanna, dato che le obiezioni da me richieste dovevano essere inerenti l'ambito della scrittura sarda di età nuragica. Per tanto la scusa risulterebbe fuori tema, e di molto.

A sostegno della sua tesi l'obiettante scrive: “puntinature e lineette servivano a fare aderire il piombo ancora caldo e morbido alla crepa. Il piombo poi raffreddandosi completamente "tirava" e rendeva il recipiente nuovamente stagno. [omissis]”.

La spiegazione parrebbe scientificamente solida, ma ad una analisi più approfondita risulta del tutto fallace; vediamo perché.

Dalla spiegazione si arguisce che le “puntinature e lineete”, che sarebbero quella serie di punti a chevron di fig. 1, servissero a far aderire meglio il piombo, una volta solidificato, alla superficie del recipiente da restaurare. Per tanto la superficie visibile in Fig. 1 sarebbe stata a contatto con la superficie del recipiente. Ma questo, nel caso specifico, è quasi del tutto impossibile da attuare per un semplice motivo: quella che possiamo definire “decorazione a chevron puntinato” è in negativo, ossia è tutta incavata. In ragione di ciò, e lo possiamo vedere nella immagine "tipo" di Fig. 3 il presunto restauratore avrebbe dovuto ricavare nel recipiente da sanare un incavo secante la frattura, tale da risparmiare al suo interno delle bugnette, ossia delle convessità, per ottenere il risultato della fig. 4 con incavi nel corpo della colata di piombo.

Fig. 3 presunta realizzazione dell'incavo con bugne sporgenti dal fondo della cavità


Fig. 4 - risultato della colata di piombo nell'incavo di Fig. 3

 La qual cosa benché non sia impossibile teoricamente da ricavare, di fatto è di complicatissima realizzazione, tenuto conto della distanza costante tra una concavità e l'altra del nostro reperto, che il presunto restauratore avrebbe dovuto ricavare nell'incavo.

 Il tutto sarebbe servito solo ed esclusivamente per aumentare l'adesione del piombo fuso alla superficie del recipiente. Risultato che si raggiunge ugualmente, realizzando degli incavi nel fondo della concavità (Fig,5), e che tra l'altro non era neppure necessario realizzare in modo ordinato, visto che il tutto sarebbe stato nascosto dalla colata di piombo.

Fig. 5
Nel momento in cui la grappa fosse stata rimossa dalla sua posizione originale avremmo ottenuto un oggetto tipo quello di Fig. 6, con bugne sporgenti. Oggetto che differisce in modo sostanziale dal nostro reperto, avendo bugne sporgenti dalla superficie.

Fig. 6

Alla mia risposta è seguita questa frase: “non perdo tempo a rispondere a chi ha deciso che che la faccia a vista della grappa esposta al museo è quella a contatto con la parete del vaso.“ (mio il barrato ndr).

Si rimane stupefatti da una risposta del tutto illogica rispetto alla prima affermazione.

Ma l'obiettante, non paga, ha continuato con le sue asserzioni, tant'è che alla mia domanda circa la possibilità che ci fossero altre “puntinature e lineette” nella parte opposta del reperto (la qual cosa cercava una qualche risposta all'affermazione secondo la quale quelle incisioni, ripeto, “servivano a fare aderire il piombo ancora caldo e morbido alla crepa.“ ella ha risposto: “no. Non ho detto niente del genere. Sul lato opposto dei segni solo l' impronta della parete del vaso. Ma quanto ti ci vuole a impastare due cucchiai di farina con un goccio di acqua ed attaccarlo ad un bicchiere, farci puntinature e lineette, staccarlo e vedere cosa c'è dall'altra parte? e a seguire: “E non andare troppo a fondo sull'impasto con lo stuzzicadenti.“ (?... Va beh!)

La risposta ha aumentato il grado di illogicità rispetto alla prima affermazione. Tant'è che ho risposto: “Nell'esperimento che mi proponi, una volta staccata la pasta di farina dal bicchiere (dovrei aspettare che asciughi) avrei una parete a contatto del bicchiere perfettamente liscia (se la parete del bicchiere è liscia). La puntinatura con lo “stuzzicadenti”, non troppo affondato come tu suggerisci, servirebbe solo a decorare la superficie visibile della pasta e non per aggrappare meglio la pasta al bicchiere o il piombo al recipiente da restaurare come tu inizialmente hai asserito.

A questo mio commento è seguito da parte dell'obiettante una risposta illogica nell'illogicità delle altre risposte: “Esatto. Alleluja!

Non ho parole. Rimango incredulo innanzi a tali risposte.

Però non è tutto, perché in fin dei conti lei stessa, da sola, senza che io la conducessi forzatamente verso un dato percorso, è arrivata ad una conclusione. Vediamola.

In risposta al suo ultimo sfogo, ho commentato: “visto che hai accettato la mia ultima spiegazione, che non contraddice quanto da me scritto in precedenza, stai ammettendo che l'oggetto è decorato esternamente, e quei decori non hanno funzione tecnica alcuna, contrariamente a quanto da te formulato in precedenza.

E bada bene che tutta questa querelle, per quanto mi riguarda, gira tutta attorno alla tua spiegazione pseudo scientifica.

Posto questo punto fermo, se tu ritieni, col sostengo di questo libro riposto in uno scatolone, che quella da te indicata è una grappa di restauro: benissimo! Rispetto la tua opinione e quella del libro, ma non puoi affermare senza prudenza alcuna che è stata presa una “cantonata” nello “scambiare un frammento di grappa in piombo per la riparazione di grossi recipienti per una bipenne... bronzea” senza fornire prove convincenti; e questo solo per attaccare una persona in particolare.

Che poi la cantonata chi l'avrebbe presa?

P.S.: spero tu possa fornire titolo, autore ed editore del libro citato.

La sua risposta è stata: “Senti un po'... Hai guardato le foto che ha postato Oceano Mare? No? Sono molto semplici, senza arzigogoli come quella di Arbus. Può voler dire che quella Arbus stava in un vaso di pregio oppure che l' artigiano aveva velleità artistoidi. La mia spiegazione "pseudo scientifica" ti ha reso edotto del procedimento. Artistoide o meno. Quanto al reale aspetto di una bipenne ci sono immagini a bizzeffe nel web. Infine figurati se mi ricordo titolo e autori di un libro chiuso da mesi in uno scatolone insieme a molti altri in molti altri scatoloni. Se ne hai la pazienza e l'urgenza puoi sempre cominciare a spulciare le bibliografie dei due PDF che ho postato ieri e che NON ti sei degnato di cercare e tantomeno scorrere. Ora puoi solo tentare di rimediare, perchè se non lo fai, stai facendo la proverbiale figura del piccione. P.S. non è buona pratica mordere la mano che aiuta.

Questa sua risposta, cercando di mettere una pezza lì dove con tutta evidenza si è contraddetta più volte, svela che in fin dei conti quella “grappa” poteva stare “in un vaso di pregio oppure che l'artigiano avesse velleità artistoidi”.

Capite?! Quelle incisioni non sono più funzionali al rabbercio del vaso, ma sono decorazioni di un artigiano con velleità artistiche. Siamo arrivati alla celebrazione, l'apoteosi finale della irrazionalità. Si ammette, alla fine di questo ambaradan che quelle incisioni sono segni artistici, benché si mettano le mani avanti e si degradino a segni di un “artistoide”. Ossia senza significato alcuno...

…un po' di pausa, per mettere in ordine tutte le idee e poter, in fine, trarre delle conclusioni.

L'obiezione partiva dalla “cantonata dello scambiare un frammento di grappa in piombo per la riparazione di grossi recipienti per una bipenne... bronzea.” Ma alla mia domanda circa la paternità di quella cantonata, non è seguita alcuna risposta.

Ebbene, se cantonata vi è stata, non è certo del Prof. Gigi Sanna, che ha solo interpretato l'oggetto secondo il metodo A.I.N. (Acrofonico, Ideografico, Numerologico). La qual cosa cambia di pochissimo la interpretazione rispetto alla natura dell'oggetto. Perché quei segni, profondamente incisi nel manufatto, non sono dei decori fini a se stessi, opera di un “artistoide”, ma sono segni che vogliono comunicare qualcosa, che siano incisi in un'ascia miniaturistica o in una grappa di piombo usata per rabberciare un “vaso di pregio“.

Invece la nostra “obiettante” ha, forse inconsapevolmente, offeso altre persone. Vediamo chi.

Su Academia Edu ho rintracciato questo studio: 👉 “Il relitto di Domu 'e S'Orku: Un'antichissima imbarcazione naufragata nella costa di Arbus (Sardegna - Centro Occidentale) a firma di Anna Ardu e Laura Garau. Relitto dove fu rinvenuto il nostro reperto.

Nell'articolo si legge: “Giovanni Ugas scrisse nella prima relazione ufficiale: «un carico navale con lingotti di stagno, oltre che con grappe in piombo* e placche di bronzo, è stato recentemente individuato (e parzialmente recuperato) presso il litorale di Arbus (Sardegna sud-occidentale), di fronte alla località di rio Domu de S’Orcu. Anche se il carico non fosse pertinente, come invece pare, ad una imbarcazione nuragica, non v’ha dubbio che il ritrovamento costituisce un indizio sicuro per ritenere che la Sardegna fosse una tappa importante nella rotta dello stagno nel Mediterraneo» (Ugas, Zucca 1984: 79) [omissis] Un altro contributo è di Maria Cristina Paderi, che osservando alcune placchette di piombo le interpreta come modellini simbolici legati alla sfera del sacro, perché ritiene rappresentino figurine antropomorfe e asce miniaturizzatesecondo la studiosa, le decorazioni presenti in alcuni manufatti richiamerebbero alcune grappe provenienti dal villaggio santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri (Paderi 1988: 211-212).” [mio il sottolineato ndr].

* Si noti che le grappe di piombo citate dal Prof. Ugas sono quelle delle due fotografie di cui alla Fig. 3 pag. 275 dell'articolo di Ardu e Garau.

Da quel che leggiamo potremmo avere qualche dubbio sulla identità del nostro oggetto (si parla di "decorazioni presenti in alcuni manufatti" che "richiamerebbero alcune grappe provenienti dal villaggio santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri (Paderi 1988: 211-212)" pag.275 dello studio), benché la Dott. Paderi parli esplicitamente di “asce miniaturizzate”.

 Dubbio che svanisce osservando l'immagine e la relativa didascalia pubblicata nello studio di A. Ardu e L. Garau. Che descrive il nostro reperto quale “ascia bipenne in piombo” (Fig. 4 pag. 276 dello studio).

Abbiamo trovato i colpevoli! Ma sono veramente colpevoli? E di che cosa?

Maria Cristina Paderi sarebbe colpevole di aver preso la cantonata?!

Anna Ardu e Laura Garau, di aver avvallato la cantonata?!

Gigi Sanna di aver "interpretato" una cantonata?!

Ammesso e non concesso che si sia presa una “cantonata” sulla natura dell'oggetto, il Prof. Sanna ne uscirebbe tutto sommato indenne, visto che ha interpretato solo dei segni su un manufatto che assieme ad altri, furono tutti definiti dalla Dott. Paderi "modellini simbolici legati alla sfera del sacro, perché ritiene rappresentino figurine antropomorfe e asce miniaturizzate".

Eppure Lui è stato il parafulmine della nostra “obiettante”. Solo lui. Perché?

5 commenti:

  1. Forse avvitandosi su proprie menzogne, si crede di trovare autenticità citando proprie menzogne passate, e senza ricordare neanche (come avvenuto nel dialogo ad Arbus) cosa si fosse scritto in passato, perché tracce non adeguatamente ed approfonditamente studiate a suo tempo, né in quelli successivi. Si offende gratuitamente l'opposta opinione, senza rendersi conto di affondare nel vortice della poca consistenza dei propri scritti (e scrivo scritti, perché magari foto incollati da altre pubblicazioni) e dei propri studi.
    Pubblica gogna, s'imparasse, finalmente, giunta anche l'età, a riflettere prima di esporsi e ad essere educati nei commenti.
    Plauso va a te che hai trovato la pazienza di rispondere e scientificamente, termine abusato da chi, ,di scienza, ha solo vaghi ricordi di crisalidi mutate in farfalle.

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    1. Vedi Orni, se “l'obiettante” avesse esordito in maniera diversa, non avrei reagito in questo modo. E a ben vedere sono stato cattivo. Ti domanderai il perché?
      Cattivo, perché sin dall'inizio ho interpretato la sua disordinata spiegazione circa le “puntinature e lineette” che, a detta sua, servivano a fare aderire il piombo ancora caldo e morbido alla crepa.
      Ma ho insistito su un'altra strada, quella che lei, con parole usate in modo maldestro, ha fatto capire ossia: che le puntinature e lineette servissero quale escamotage per aumentare la superficie di adesione tra massa di piombo e recipiente.
      Ho capito benissimo che invece lei intendesse dire che una volta avvenuta la colata di piombo, l'artigiano avrebbe usato un arnese da affondare nel piombo ancora fluido per cercare in qualche modo di far ben “sedimentare” il piombo liquefatto, alla stregua di un getto di calcestruzzo che viene vibrato per eliminare le bolle d'aria dalla massa fluida.
      Operazione partorita dalla sua fervida mente? Chissà!
      Sarebbe il caso di interpellare Andrea Loddo.
      In ogni caso, perché il presunto artigiano si sarebbe dato la pena di realizzare quei motivi a chevron puntinati, così precisi e ordinati? Semplice ispirazione artistica? Ma non scherziamo!
      Ecco avrei potuto scrivere anche questo, quale seconda ipotesi, ma non l'ho fatto; come avrei potuto scrivere altro circa le grappe di piombo, ma non l'ho fatto perché, urtato dalla sua supponenza di primo acchito, ho tirato dritto.
      Il mio obiettivo era quello di smontare la questione circa la “cantonata” che secondo lei avrebbe preso Gigi Sanna.
      Santa pazienza!

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  2. Santa pazienza la tua!
    Vedo che hai l'hobby del parrucchiere, ma se continui a lavare la testa agli equidi ... perdi tempo e shampoo.

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    1. Francu, potresti aver ragione sulla perdita di tempo. Io però ci vedo un arricchimento personale nel riuscire a gestire queste persone. Sarebbe stato facilissimo mandarla a quel paese e fare il suo gioco; e forse anni fa lo avrei pure fatto. Ma ora mi rendo conto che con la pazienza si riesce a gestirle queste persone che usano la violenza, anche solo verbale, per intimorire. Guardano il mondo dal loro punto di vista esclusivo e solo da quello. Lanciano bombette che fan solo rumore ("Il volume è ancora inscatolato a casa dei miei causa lungo e laborioso trasloco. Ci vorrà qualche mese". E ancora: "Infine figurati se mi ricordo titolo e autori di un libro chiuso da mesi in uno scatolone insieme a molti altri in molti altri scatoloni.) e io avrei dovuto prender timore dal fatto che lei detiene il libro del sapere inscatolato assieme a molti altri in molti altri scatoloni chissà dove?! Ma che ce frega ma che ce importa, cantava Lando Fiorini. Per tanto alle bombette che fanno solo rumore io oppongo la pazienza. Aspetto, e dopo aver riflettuto, agisco.
      Ma tornando al discorso della "perdita di tempo", non è solo un arricchimento esperienziale il mio, ma un vero e proprio arricchimento culturale. Sai quante cose nuove ho letto e quindi imparato, con questa esperienza? Mi son fatto una cultura sulle grappe! Tu dirai che se l'acquavite è buona è meglio della grappa. E forse hai pure ragione, visto che la grappa a qualcuno fa male. Ah, saltando di palo in frasca: Se vieni dalle mie parti ti propongo un'acquavite al peperoncino... è un toccasana.

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