lunedì 1 febbraio 2016

Sui non-nuraghi

di Franco Laner





Santa Barbara di Villanova Truschedu. La finestrella della “torre” di fronte all’entrata del S. Barbara, orientata a circa 320° ha una forma tale che, se penetrasse il sole, staglierebbe sicuramente “il toro di luce”. Si nota una finestrella della camera interna, altro particolare che declasserebbe il presunto nuraghe.


Nel post di Angei "Alcune riflessioni sul nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu" del 21 gennaio 2016 si ipotizzano riti sacri che giustificano la doppia scala del nuraghe. Fra gli interventi, lo stesso Angei così scrive: "Posso dirti provocatoriamente che la torre di fronte al nuraghe Santa Barbara non è un nuraghe?! O vogliamo individuare una tipologia di nuraghe che ha l’ingresso orientato a 320°, non ha nicchia d’ingresso e alcuna nicchia nella camera, ma una serie di basse feritoie a raggiera. Certo presenta ancora la tholos, ma la costruzione e di rozza fattura, benché più recente, rispetto alla torre principale. Secondo me basta questa considerazione per attribuire quella costruzione ad altra cultura ed altri riti."

Bene. In quattro righe mi sta dicendo:
- che la costruzione di fronte al S. Barbara sia un non-nuraghe. Invoca una nuova classificazione, particolarissima: è un non-nuraghe perché ha l'ingresso a 320°, non ha nicchie, né d'ingresso, né nella camera. Io non ho visto tanti nuraghi, ma mai avrei pensato che l'Arrubiu o il Losa non siano nuraghi, perché hanno finestrelle nella camera delle torri aggiunte. Ho visto molti "nuraghi" senza nicchia d'ingresso. Ma soprattutto non ho mai visto un nuraghe uguale ad un altro. Propongo comunque di tenere la definizione di nuraghi come è normalmente accettata dagli archeologi. Di casino ce n'è già a sufficienza.
- che la costruzione sia di rozza fattura. Allora introduciamo la categoria del bello e mi sta bene, anche se non abbiamo gli stessi canoni estetici.
Tendo, perché così è di solito successo, ma non è assoluto, a pensare che, inaugurata una tecnica costruttiva, proseguendo l'esperienza, si raffini il risultato, la lavorazione, la tecnica costruttiva. Allora, se la torre è rozza, forse potrebbe essere precedente e non posteriore al S. Barbara?
-non capisco che relazione ci possa essere fra la rozzezza ed il tipo di rito. Ci sono chiese stupende ed altre tremende. Ma sempre i riti di Santa Romana Chiesa vi vengono celebrati.
Riprendo un invito del blog: attenersi al tema = no perditempo! Scherzo! Ma mi piacerebbe

che i commenti mi dicessero che senso potrebbe avere la finestrella quando il sole non potrà mai entrare!

13 commenti:

  1. La parola demenziale è pesante, si poteva usare un sinonimo più dolce, tipo fuorviante, illogico, incongruo...Non mi pare però che sia un aggettivo così offensivo!
    Ma la sostanza rimane: Mauro non mi ha offerto una risposta esauriente al fatto che l'entrata opposta abbia le caratteristiche costruttive di quelle che possono accogliere l'entrata del sole. Comunque mi suggerisce o rafforza un ragionamento. Ammettiamo che chi ha costruito la torre davanti al Santa Barbara (ammettiamo, anche se non ho proprio ben capito, perché il Santa Barbara sia prima) avesse bisogno di osservare altri eventi, o svolgere altri riti e quindi servissero le finestrelle, insomma che avesse bisogno di un "ampliamento". Mi sembra verosimile che l'abbia costruito in asse al precedente, con l'orientamento a 140°. Nel costruire l'ingresso ha usato la tecnologia costruttiva usuale per gli ingressi, che era quella di lasciare la finestrella sopra l'architrave. Se però la finestrella avesse avuto la funzione di far entrare il raggio solare, non serviva farla (il sole non entrerà mai), ma visto che l'hanno fatta non è logico pensare che il fenomeno del toro sia conseguenza di un atto costruttivo, più che intenzionale, come Mauro ed io sosteniamo?
    Mi ripeto anch'io ed abbia pazienza Angei.
    Spesso ci accaniamo a cercare risposte negli effetti, non nelle cause. Se faccio un atto costruttivo, orientato, geometrico genererò corollari che posso capire solo se mi riferisco alle cause prime: l'impianto geometrico fondativo. Ancora mi ripeto: negli anni novanta, Mauro Maxia osservò in Anglona che in alcuni sistemi di nuraghi qualche nuraghe avesse da un altro uguale distanza, tipo 430m fra il nuraghe A da quello B e C da D. Perché? Quale era il sistema di misurazione. La soluzione? Per me se incrocio due file di nuraghi orientati -ovvero se incrocio due rette parallele- con altri allineamenti paralleli e orientati, succede che i segmenti incidenti sono uguali (v. Euclide o un libro di geometria delle medie...) Insomma i nuragici non sapevano che la distanza fosse uguale. Così come non sapevano che l'entrata fosse nel quadrante intorno ai 148°. In tutti questi nuraghi il sole entra dalla finestrella e percorre il buio della tholos. Il raggio di luce mi permette l'osservazione. Posso "tarare" il tragitto, posso registrare i punti topici. Posso collocare un altare nel punto dove si invera ciclicamente un evento (es. i solstizio d'inverno). Ecco che il nuraghe diventa strumento, macchina di cosmizzazione del tempo. Metronomo, orologio, calendario. L'altra categoria oltre il tempo da cosmizzare (ordinare) è lo spazio. A ciò provvede il nuraghe, la sua tettonica, la sua visibilità ed orientamento con altri. Il nuraghe in una accezione ampia, è "confine", riferimento, gnomone. Segna il territorio, lo demarca. Dà il segno di appartenenza di una comunità. Solo quando queste due categorie, spazio e tempo, sono ordinate, cosmizzate appunto (fuori dal caos cioè) l'uomo si acquieta, si stabilizza e con lui le diverse attività messe in atto seguendo un ordine. L'ordine primo, sempre iterato, è quello astronomico che va osservato, misurato, ripetuto: così in cielo, così in terra. Amen!

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  4. Franco, non invoco alcuna nuova classificazione, dico solo che quella torre non è un nuraghe canonico, non a caso ho usato tra virgolette “provocatoriamente”.
    Potrei dirti, ancora in modo provocatorio: visto che gli archeologi hanno distinto i protonuraghe dai nuraghe (della Lilliana “bella età”), potremmo definire questi da noi considerati dei nuraghe New Age? Certo è una bruttissima espressione in questo contesto, anglofona per giunta, ma da l’idea.
    Nel nuraghe Arrubiu di Orroli ci sono le torri canoniche: il mastio “A” e due torri satellite “G” ed “E” e altre tre torri satellite “C, F, G” con feritoie a raggiera, che fanno parte del complesso pentalobato.
    In particolare la “C” è definita dagli archeologi “Torre delle donne”, in quanto sono stati ritrovati oggetti di uso femminile: fusaiole per filare la lana, aghi e pugnali in osso, macine per i cereali.
    Per tanto, dando fede a quanto asserito dagli archeologi, la torre “C” tutto è, tranne che un tempio legato al culto.
    Per quanto riguarda il nuraghe Losa, possiamo dire la stessa cosa se non addirittura affermare che quelle torri satelliti con feritoie a raggiera, sono completamente dissociate dalla costruzione templare.
    Per tanto possiamo affermare, con le dovute cautele s’intende, che il nuraghe Losa “è un nuraghe” polilobato con delle torri satelliti di uso diverso da quello del rito ancestrale che si svolgeva all’interno del nuraghe canonico. Stessa affermazione per il nuraghe Arrubiu.

    La definizione di rozza fattura, è riferita al confronto tra la torre principale del Santa Barbara e la torre secondaria, che evidentemente è di fattura meno accurata ed essa (la torre secondaria) è sicuramente più recente della prima, perché il Taramelli scrisse proprio in merito a questo in “Scavi e scoperte archeologiche” Volume II, asserendo che quella “… tenne dietro all’epoca del primo impianto della torre nuragica con un intervallo di tempo non indifferente, tanto che si formò uno strato di rifiuti archeologici alto quasi un metro e che si trovò presso che in tutto il piano del recinto interno, al di sotto del livello rappresentato dalla soglia della torre aggiunta.”
    Questo mi pare tagli la testa al toro!

    Franco, non c’è alcuna relazione tra la rozzezza della costruzione ed il tipo di rito, ma c’è relazione, probabilmente, tra rozzezza di quella costruzione e gli individui che la costruirono che, da quel che si può vedere, avevano perso (o non avevano), quella maestria di metter su pietre in modo magistrale.
    La correlazione su cui io ho puntato il dito (già tema di quel mio racconto pubblicato su Monte prama blog, intitolato “Poi il buio” del 30.04.2014), è quella relativa all’uso diverso della manifestazione solare e di cui ho già parlato in altri post.
    Segue…

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  5. Per quanto riguarda la tua ultima richiesta di spiegazione del perché della finestrella, dalla quale mai il sole poteva (e potrà) entrare, ti potrei dare diverse risposte ipotetiche, tutte valide perché possibili e tutte destinate probabilmente alla improvabilità.
    Una di queste potrebbe essere quella che vuole la torre secondaria, con le sue caratteristiche di parziale similitudine con quella principale, quale anello di congiunzione tra vecchio rito e quello nuovo. Quasi un travaso ideologico tanto che le due porte e le due finestrelle sono affrontate a voler significare che da quel momento la torre secondaria oscurerà il rito legato alla divinità intesa quale potenza assoggettante, solo da riverire e temere, e ne istituirà uno nuovo che sfrutterà quella stessa divinità per le proprie esigenze legate al ciclo della vita. Sembra quasi voglia dire: “Vedete, benché nella nuova casa del sole ci sia la finestrella, da lì il divino non apparirà, ma si manifesta in maniera diversa in quei momenti che a noi, suoi figli, sono essenziali per vivere sereni e conoscere in anticipo il futuro che verrà.
    Non ti sembri strana questa ultima considerazione, essa è vera più che mai e i nostri contadini lo sanno benissimo, tanto che a Cabras c’è il detto: “A metadi de abribi si no ammuntada sruccu srobidindi sun’uncu” ossia “Se a metà di aprile non copre il solco (il grano) pulisciti il muso (non avrai nulla da mangiare). Cosa estrapoliamo da questo detto? Una semplice constatazione di un avvenimento ossia, se in un dato periodo del nostro calendario non si realizza una certa situazione (in questo caso vigorosa crescita del grano), in futuro, quando sarà il tempo della mietitura, non ci sarà un gran che da raccogliere, per tanto preparati, tu popolo, ad un inverno di fame e stenti oppure cerca di rimediare in qualche modo. Ecco la valenza che potrebbe essere esplicata da quella “stanza del sole” così definita dal GRS, se si dimostra che essa è inequivocabilmente un calendario, come pare sia.
    Franco, ora ho due domande da farti, visto che Mauro Peppino insiste tanto sul fatto che l’immagine proiettata dalla finestrella è solo frutto del caso.
    Secondo te è possibile o no che quelle genti abbiano sfruttato la tecnica delle ombre cinesi per costruire quella immagine? Questa affermazione io l’ho lanciata parecchie volte e mai è stata data una risposta.
    Seconda domanda, che mi dici della protuberanza posta tra le corna del toro, che guarda caso è data da una lesione dell’architrave della finestrella, lì in quel preciso punto? Il GRS in prima battuta ha tentato una obiezione, in seconda battuta no.

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  6. Franco Laner dice che è ragionevole pensare che una tecnica costruttiva si affini con l'uso e le esperienze sempre nuove, traendo come possibile deduzione che la torre più grossolana sia stata costruita prima di quella più accurata.
    A parte la spiegazione che Sandro porta a giustificazione dell'affermazione del contrario, indotta dalle osservazioni dello stesso Taramelli, è capitato che io stesso abbia fatto notare come nel Nuraghe Cracina di Orroli, biturrito con la torre sorta dopo sia visibilmente meno accurata di quella antica. E lì non c'è da sbagliare, dato che il paramento murario che unisce le due torri è incastrato nella recente, solamente appoggiato nell'antica.
    Ma perché, ci si può chiedere, certe torri costruite posteriormente sono meno accurate di quelle più antiche?
    Suppongo con poca spesa che una qualche spiegazione ci debba pur essere.
    Pare improbabile, ma non impossibile, che si fosse persa una certa manualità, un'arte, una coscienza e un orgoglio del fare cose più che belle, sino a rasentare la perfezione. A esempio, ci sono tra i nostri muratori bravi artigiani che sappiano cavare e lavorare la pietra come tre, quattro o più secoli fa? Certo si può far osservare che ora tanta perizia manuale non serva, perché con le macchine si fa più presto e meglio, ma c'è anche da notare che duemila anni fa il progresso tecnico non era così avanzato.
    Si potrebbe allora pensare che si sia avuta una dannata fretta di andar su con la torre, anche a detrimento dell'accuratezza del risultato, ma nessuno riesce a ipotizzare una causa così cogente per tanta fretta, specialmente se si considera anche la nuova costruzione una casa del sacro.
    Un cambiamento ideologico, una sovrapposizione di riti?
    Insomma nulla oggi appare congruo per giustificare appieno questo fenomeno.
    Se almeno ci fosse uno studio accurato che sostenesse con evidenze che quelle torri piuttosto approssimative, ma col medesimo schema di sempre - almeno per ingresso e finestrella - fossero da addebitare a uno stesso periodo preciso, si potrebbe pensare a un periodo di carestia, di decadenza, di disistima per la propria cultura.
    Se, d'altra parte, si appurasse che queste benedette torri posticce furono costruite costantemente in contemporaneità a quelle più classiche, non ci resterebbe che buttarsi su una risposta solamente: boh!
    E tale, se non sbaglio, è lo stato dell'opera.

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    1. Condivido tutto quanto e penso alle parti inferiori (quindi più antiche)delle costruzioni megalitiche di Machu Pichu con blocchi enormi, giunti perfettamente combacianti in confronto delle parti più aeree con blocchi più piccoli e tecnica costruttiva nettamente più scadente. Avrei potuto parlare delle costruzioni megalitiche europee; non sarebbe cambiata una virgola.

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  7. Aggiungo alle considerazioni di Francu che il fatto che sia crollata denuncia che non era stata fatta così bene! Assodato dunque che è stata fatta dopo (v. Angei/Taramelli) è indubbio che ci fosse bisogno di un ampliamento per svolgere qualcosa in più, di aggiuntivo che non poteva avvenire nell'esistente. Di diverso, nel nuovo, sono le finestrelle. Anche nell'Arrubiu o nel Losa o nel Nolza o S. Antine le numerose finestrelle sono sulle parti aggiunte. Non solo, queste parti aggiunte "negano" cose del vecchio. Nel nostro caso non entra più il sole e ciao alla luce del toro! C'è dunque una nuova necessità di osservazione o di riti.
    Si tratterebbe ora di fare un confronto: cosa hanno in comune le finestrelle nelle torri aggiunte (azimut, numero, dimensioni, posizione del sole, luna, stelle ?) dei vari nuraghi?
    Sulle ipotesi di Angei, possibili riti, ombre cinesi, protuberanze, non riesco a dir niente se non un sincero "Può darsi!" Ma non mi attrae, è fuori dai miei schemi, senza con ciò però dire che i miei sono giusti!
    Su quanto dice Mauro e con cui concordo, ovvero che l'ipotesi più probabile è che il disegno della finestrella non nasce per proiettare all'interno la testa del toro. Il buco è stato presumibilmente fatto per far entrare la luce, perché ora diciamo che non serviva per scaricare peso. Che non scarichi lo diciamo ora, ma penso che la maggior parte delle persone, anche con conoscenze di statica, direbbe che il vuoto serve per scaricare in modo che l'architrave non si spezzi. Resta allora ancora valida l'ipotesi di finestrella di scarico per gli antichi costruttori! Il raggio che entra descrive la posizione del sole, il suo movimento. Può darsi che osservando questo ovvio movimento e il disegno di luce si sia lavorato per affinare il fenomeno e cercato di assecondare un disegno significativo, seducente, magico. ma il nuraghe non si costruisce per questo evento.
    Sto fermo sulla sintesi della mia ipotesi di sempre: il nuraghe è l'elemento cosmizzazione del tempo e dello spazio. Tutto il resto sono corollari di questo per ora e per me punto fermo.

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  8. Franco, cosa non ti attrae delle ombre cinesi? Quando parlo di questo metodo, ho in mente lo studio delle forme di quei macigni. Studio molto particolare in questo caso specifico della finestrella, ma che per i costruttori dei nuraghi era nella norma penso. Nel guardare la connessione tanto pregevole dei massi che compongono una qualsiasi parete, benché possano quelli essere sbozzati, si capisce che la loro messa in opera è frutto di studio delle forme.
    Se uno scultore estrae la forma da lui concepita da un blocco di marmo, avendola già formata nella sua immaginazione, che difficoltà può esserci nel pensare che il realizzatore di quella finestrella avesse già in mente quella data figura associata ad un dato profilo di un masso? Tu stesso mi parli del pozzo di Santa Cristina con entusiasmo, per le forme perfette di quel monumento. Anche quello è frutto di un progetto mentale fuori dall’ordinario, e ti posso assicurare che realizzare il modello in 3D di quel pozzo non mi è stato per niente facile, figuriamoci concepirlo di sana pianta. Quello è il frutto di una mente visionaria, senza alcun dubbio; e benché quelle portate ad esempio comportino problematiche differenti, tutte necessitano di una spiccata fantasia, la stessa fantasia che porto millenni addietro l’uomo a vedere nelle costellazioni delle forme ben precise.

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  9. Non nego la capacità di immaginare. Anzi! La storia dell'uomo ha inizio proprio quando si sviluppa l'immaginazione! Ma sono molto perplesso sull'intenzionalità di progettare un toro che si invera al solstizio. Non nego che mi seduce. Non ho elementi forti per negarlo e quindi per ora mi va bene così. Forse è tutto il contorno e le deduzioni che vengono tratte che mi mette a disagio. Non so!

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    1. Lasciamo in sospeso la questione, ne riparleremo più in la e non discutendo del Santa Barbara.

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  10. altra perplessità. Anche la superfice "ricevente" deve essere modellata per avere l'immagine del toro? A seconda della finitura dei conci della tholos l'immagine potrebbe essere diversa..o no?

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    1. Mi sembra palese che la finitura della superficie ricevente non influisca più di tanto sulla forma dell'immagine, tant'è che la simulazione, che evidentemente non tiene conto della scabrosità reale delle pareti, si avvicina sostanzialmente alla figura reale. Altro discorso è quello relativo all’immagine sul piano dell’altare che sembrerebbe distorta e allungata per via dell’inclinazione del piano, ma a ben vedere è solo frutto di distorsione dato dal punto di vista, tant’è che visto da una certa angolazione l’immagine è identica a quella che si staglia nel muro in verticale e ti dirò di più, benché l’immagine del toro si adagi in parte sul piano orizzontale ed in parte sulla parete dell’altare, questa sarebbe vista da un osservatore posto in piedi di fronte all’altare ad una discreta distanza (4 o 5 m) comunque come sulla parete verticale; è lo stesso principio col quale si realizzano le scritte segnaletiche sulle strade. La scritta STOP vista dall’automobilista che sopraggiunge sembra normale, ma lo stesso automobilista passando affianco alla scritta vedrebbe i caratteri lunghi e stretti e stranamente deformati.
      Vedrò di postare in appendice al tuo articolo, appena mi è possibile, l'immagine del toro sull'altare vista dall'osservatore e dal punto di vista zenitale.

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