lunedì 21 novembre 2016

CRONACHE DI PERIFERIA: AD ASSOLO LA POPOLAZIONE RESISTE; LA LINGUA SARDA PURE

Perché molti, che pure sono interessati al problema della lingua sarda, non partecipano a una giornata in cui si parla di letteratura in lingua sarda e, più specificamente, del romanzo, delle prediche, della prosa in ogni sua espressione?
Non intendo complicarmi la vita e allora mi faccio convinto che, se piove, in tanti non si muovono a causa della pioggia; se c'è il sole, non rinunciano a goderlo, in città o in campagna, per rinchiudersi in un'aula consiliare.
Ebbene, domenica ad Assolo è piovuto, ma c'è stato pure il sole, cosicché sessanta o settanta persone sono rimaste sino alle 18, dando un contributo niente male a un dibattito assai vivace.

La mattina si è aperta con i saluti del Sindaco, Peppi Minnei e dell'Assessora regionale alla Cultura Claudia Firino, la quale ha illustrato le linee guida del suo assessorato per quanto riguarda la lingua sarda e la scuola.
Nella prima relazione, Su sardu? Primu, lingua de totus; pustis vetti lingua de su populu, Francu Pilloni (chi seu deu) ha messo in evidenza come la lingua sarda sia sorta con caratteristiche specifiche che le furono riconosciute sin dal Medioevo, che si è evoluta più nel lessico che nella sintassi, pervenendo a una tradizione letteraria di oltre tre secoli, costituita in primo luogo dai Catechismi in sardo delle nostre diocesi, sorti alla fine del '700 e ai primi dell'800 dalla necessità di arrivare al popolo che parlava, ormai da secoli, solamente il sardo. La relazione ha presentato anche una concreta esperienza di lingua ufficiale, amministrativa e burocratica, risalente alla Prefettura regia di Cagliari per gli anni intorno al 1820, che istruisce il popolo sul modo di combattere l'invasione delle cavallette. Esperienze tutte, Catechismi e Ordinanza, che mostrano una lingua sarda matura e consapevole nelle sue strutture grammaticali e sintattiche, sicura nel lessico e nella grafia. La relazione chiude con una domanda: se per la lingua italiana esiste un'istituzione per preservare la purezza e la coerenza della lingua, così come altrettanto esistono in Spagna, Francia e Germania, perché in Sardegna la politica, quando si è interessata della lingua sarda, ha calpestato e stravolto la tradizione sino a qui maturata, mostrando un'arroganza e una prevaricazione senza limiti nei confronti dei cittadini che ancora il sardo lo parlano, introducendo pure una grafia a dir poco surrealista, che costringerebbe le persone a cambiare persino il loro cognome?
La relazione di Gigi Sanna, La prosa sarda e la lingua della predica nell'Ottocento e nella prima metà del Novecento, credo che abbia sbalordito non poco l'uditorio quando, con tabelle e documenti, ha messo in chiaro le direttive espresse ai parroci di fine Ottocento, i quali erano tenuti a insegnare insieme al Catechismo, la storia della Sardegna, esplicitando che gli eroi a cui dovevano ispirarsi i ragazzi non erano i Garibaldi, i Mazzini e tutti gli altri della storia italiana, ma Amsicora e Josto, Eleonora d'Arborea e Giommaria Angioi. Tutto questo sino a quando i preti uscivano dal Seminario di Oristano. Negli anni 1930/40, cominciò a funzionare il Seminario di Cuglieri il quale ebbe interamente un corpo insegnante piemontese che bandì il sardo dalla scuola, tanto che i seminaristi erano proibiti a parlarlo anche fra loro nelle ore non di studio. Anzi, arrivarono a eliminare le vacanze estive perché temevano che, una volta rientrati in famiglia, la voglia di sardo sarebbe ricomparsa. È chiaro che i preti così formati mai sarebbero stati capaci di predicare in sardo al popolo, ma solamente in italiano. Mi sembra di ricordare che l'ultima predica in sardo si sia tenuta a Mogoro nel 1951, in altri centri del circondario nel 1947. Foltissima la schiera dei predicatori in sardo di cui si conservano i manoscritti delle prediche, i quali costituiscono validi esempi della tradizione scrittoria sarda, espressi con un registro letterario molto alto.
Maurizio Virdis, nella relazione BENVENUTO LOBINA: S'inghizzu de s'arti de contai in lingua sarda moderna, mette in luce sia la curiosità intellettuale di Lobina che lo portò, giovanissimo, ad aderire alla corrente letteraria d'avanguardia, allora il Futurismo di Marinetti, sia la sua indole poetica. Ciò che porta lo studioso a dire che anche la prosa, i racconti e lo stesso romanzo, sono opere di poesia espressa in prosa. Nel romanzo emerge ancora lo spirito di sperimentazione dello scrittore, ciò che lo pone come esempio alto, sia nella costruzione dell'intreccio, sia nella variazione del registro espressivo, adattato alle situazioni descritte.
Sa literadura sarda in limba sarda: e ite dimoniu est? è il titolo della relazione di Antoni Arca, letta da Rita Serra, per il fatto che l'autore è stato impossibilitato a partecipare per contingenti ragioni di salute. Una relazione che indaga i tanti aspetti del problema letterario, editoriale, del mercato e delle prospettive, che esamina in profondità la storia recente e meno recente del fenomeno, mettendo in evidenza le contraddizioni delle scelte di politica linguistica, la debolezza e la superficialità della critica letteraria, anche da parte delle Università. Insomma, dopo un excursus brillante e abbastanza informato sugli scrittori sardi, il fenomeno rimane sottovalutato e incomprensibile, quasi sfuggente, così che alla fine gli fa dire ancora: ma ite dimoniu est?
Come già accennato, al pomeriggio si è aperto un dibattito franco, senza restrizione di minutaggio, nel quale gli intervenuti (oltre la decina) hanno chiesto delucidazioni sulle relazioni o hanno presentato un loro punto di vista, anche su aspetti non affrontati prima. La chiusa al Sindaco che ha dato un arrivederci al prossimo anno.

Nella mattinata del venerdì, sono confluiti nella stessa sala consiliare una sessantina di alunni delle scuole elementari del circondario, intrattenuti, stimolati e, forse, anche un po' stancati nelle due orette dell'incontro, dalle rispettive insegnanti e da Francu Pilloni (sempri deu), i quali ultimi si sono accorti come il sardo stia diventando una lingua straniera anche per i bambini dei paesi.

Sulla Giara, nei pressi di Assolo

7 commenti:

  1. Sintetico, preciso, efficace. Potresti fare il giornalista, amico mio. Un solo appunto. Poche parole per l'assessora. Per un giornalista che vuol far carriera è il suicidio.

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    1. Gigi, il mio futuro sta alle spalle, anche se guardo sempre avanti. Non lo vado proprio, il mio futuro.

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    2. Gigi, il mio futuro sta alle spalle, anche se guardo sempre avanti. Non lo vado proprio, il mio futuro.

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    3. Gigi, il mio futuro sta alle spalle, anche se guardo sempre avanti. Non lo vado proprio, il mio futuro.

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    4. Non lo vedo proprio, il mio futuro, e non lo vado a cercare. A forza di essere sintetico, finisce che non mi capisco neanche io.
      Poi queste ripetizioni: est beru chi seu Pilloni, ma no seu ne grogu ne arrubiu e de birdi mancu su fragu. E no mi nanta Loretu.

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  2. "Il sardo una lingua straniera anche per i bambini del paese",è molto triste.Se penso a Gianfranco che al figlio Carminu parlava solo in limba!Solo facendo così la nostra stupenda lingua può restare viva.

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  3. La lingua Sarda resiste,la popolazione anche e domani è a Capo Frasca.....ciao,anzi a si biri

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