di Sandro Angei
Gesto commovente quanto affettuosa ed idilliaca l’immagine di
Berlusconi Silvio paladino.
Ogni anno quando si avvicina il periodo delle grandi feste si
levano le proteste degli animalisti in difesa degli agnelli, che a detta loro
vengono sacrificati nel barbaro rito legato alle festività.
Senza nulla togliere alla giusta lotta intrapresa dagli
animalisti, in difesa degli animali uccisi in modo barbaro per fini non proprio
etici o utilizzati quali cavie, vorrei spezzare una lancia in difesa della
consuetudine di “sacrificare” gli agnelli.
Si da il caso che gli agnelli e le agnelle nascano proprio in
concomitanza delle festività di Natale e Pasqua, ma il loro sacrifico è legato
ad un aspetto che non molti afferrano; perché è necessario fare un po’ di conti
per poter valutare e rendersi conto, alla fine, che a volte fare i paladini non sempre è
cosa giusta. L’agnello/a se lasciato in vita, innanzi tutto avrebbe bisogno del
latte materno per sfamarsi, dopo di che, una volta svezzato troverebbe naturale
sostentamento nell’erba dei prati. Arrivata a maturità riproduttiva, l’agnella
sarebbe pure lei potenziale riproduttrice di altri agnelli/e… e così via. In
ragione di ciò essendo animali domestici è necessario condurle al pascolo, che
non ha una superficie infinita e ha necessità di rotazione per “riprendersi”
dalla rasatura operata dagli ovini. C’è da dire inoltre che la pecora ha un
periodo di gestazione di circa 5 mesi e mediamente partorisce 3 volte in due
anni ossia, a parte i casi di parti gemellari, partorisce 1,5 agnelli all’anno.
Ma le statistiche danno il valore di 1,3 e questo dato useremo nei nostri
calcoli.
Facciamo un po’ di conti, limitandoci alla sola Sardegna, dove
al momento ci sono circa 3.000.000 di pecore, con una fertilità che si aggira
attorno all’85%; queste figliando tutte (senza contare i parti gemellari), partorirebbero
(3.000.000 x 0.85 x 1.30) 3.315.000 agnelli/agnelle all’anno, che
succhierebbero tutto il latte materno e una volta svezzati avrebbero bisogno di
un territorio dedicato al pascolo più che doppio rispetto all’anno prima. Per
tanto dopo solo un anno avremmo raddoppiato il numero di ovini. Tempo un
decennio la Sardegna non sarebbe più verde ma bianca di pecore.
Signor Berlusconi (ma il messaggio è rivolto a tutti gli
animalisti), affidiamo alle sue amorevoli cure tutti questi pargoletti?! Naturalmente
sarà necessario reperire i pascoli adeguati alla bisogna.
Dimenticavo… superata l’età fertile, che fine farebbero le pecore
anziane, tutte in casa di riposo?!