venerdì 11 novembre 2016

HILLARY TRUMP?

Francu Pilloni

A Hillary, come alla Fornero, vien da piangere a parlare dei poveri.
Donald risponde alla domanda: cosa farà in Siria?
Qualcuno paventa che parli delle elezioni americane?
Si sappia che le ho subite anch'io come tutti e che non ne posso più.
Non so se sia un bene o un male se ha vinto chi ha vinto e, a essere sincero, non m'importa neanche molto, convinto come sono che l'America continuerà a fare l'America, esporterà il suo debito, le sue armi, le sue crisi e, beata lei, la sua inciviltà fatta di violenza, di risse, di stragi di innocenti.
Insomma, dovremmo smettere di comportarci da provinciali, sempre cercando e ardentemente desiderando di non essere considerati provinciali.
Mi viene in mente la storia della volpe che si era messa a correre dietro un gruppo di puledre. Dopo un tratto di strada si fermò, si voltò indietro ed esclamò: “Eh, se ne abbiamo sollevato di polvere!”.


Se siamo volpi, riconosciamolo, smettiamo di pensare che solleviamo la polvere della strada col nostro passo felpato, specialmente desistiamo dal provare a nitrire. Non siamo fatti per la chimica o per la fotografia: niente nitriti e niente nitrati!
Meglio, e forse anche molto meglio, se tornassimo bambini, giocosi come i Francesi amano fare, come l'apparire giocomente sciovinisti, e si permettono di chiamare Zolà, anche quello che giocava a pallone, o Carlà, una piemontese emigrata.
Allora anche noi pronunceremo Illàri e Trumpu questi americani d'America, sapendo che illàri, in sardo, indica il basso ventre, specialmente se grasso e abbondante, mentre trumpu, da trumpai, indica qualcosa che, sistemato a forza, tiene ben fermo qualcos'altro.
Trumpu, dunque, come una cozza, una mascella, una perda; illàri è invece quella che Trumpu ha cercato, a cui ha parlato avendone ottime risposte, vale a dire la “pancia profonda dell'America”, come hanno ripetuto i più grandi esegeti italici della politica del sa dì appustis, il day after, naturalmente.

Allora, arraxonendu terra terra, che differenza fa se ha vinto Illàri o Trumpu, visto che su illari de s'America ha scelto unu trumpu?

5 commenti:

  1. Signor Francu,come non darle ragione? Di due non se ne fa buono nemmeno uno,solo di Trump mi fa paura il suo razzismo e la sua ignoranza,L'unica consolazione è che noi,forse,siamo meno peggio.Staremo a vedere le ripercussioni che ci saranno in Italia.Dopo questo disatro politico generale,torneranno gli ideali? Questa è la mia unica speranza.

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  2. MINESTRONS ..ovvero quando leggere le notizie dall’italia mentre si lavora all’estero diventa problematico. PRIMA PARTE


    500 miglia e finalmente prenderemo il Pilota che dalla foce del Columbia River ci portera’ dopo circa altre 90 miglia al bacino di carenaggio di Portland. Siamo partiti da Honolulu il 7 dicembre e dopo 5 giorni di nord Pacifico a Dicembre sara’ un rilievo essere abbracciati dalle sponde del fiume e lasciarci alle spalle l’immensita’ e ferocia di un oceano non proprio pacifico in questa stagione e latitudine. Sara’ un bel cambio uscire in coperta: l’ultimo porto che ci ha ospitato offriva 26 dolcissimi gradi, a Portland nevica. Grandi lavori previsti, piu’ di 900 contractors da imbarcare e tutto il resto che una settimana di lavori su una nave di quasi 300 metri comporta. Ormai il dado e’ tratto: la crociera precedente, cancellata a causa di una “minor issue”, e lo sbarco di 2900 passeggeri ad Honolulu anziche’ a San Francisco sono ormai cose fatte. Adesso abbiamo davanti una settimana di ferro e fuoco per poi tornare a San Francisco il 22 Dicembre ed iniziare la prossima crociera. Non posso fare altro se non aspettare gli sviluppi dei prossimi giorni. Cosi’ finalmente mi dedico a cercare qualcosa che valga la pena fare, sempre se ne avro’ il tempo, durante la settimana a Portland. Indiani: chi erano, dove abitavano e cosa facevano in questa zona del continente nord Americano? Cerco qulache informazione ed e’ un susseguirsi di tristissimi siti con foto di personaggi in jeans e capello da capo indiano che parlano del loro lontano e glorioso passato. Poco sulle cose da vedere o le associazioni da frequentare per entrare nello spirito e cercare di capire qualcosa su quelle genti. Il fatto stesso che parlino Inglese e non la lingua madre mi fa’ pensare ad altre civilta’ a me ben piu’ vicine che ora parlano Italiano e non l’antica lingua. Leggo sempre con vivissimo interesse I post ( e quando posso, qualche dissertazione) sull’interpretazione dell’antica lingua dei Sardi ed alla luce dei sistemi di lettura figurativi non posso non pensare al significato dei tatuaggi delle popolazioni del Pacifico. Anni fa’, dopo stagioni intere passate tra Alaska, Hawaii, Polinesia e Nuova Zelanda mi era venuta la voglia di farmi un tatuaggio. Esiste un filo conduttore, chiaro, tra I sistemi di comunicazione delle genti di questi posti ed I tatuaggi rappresentano uno dei sistemi di scrittura. Parte del corpo ed estensione, colore, contenuti. Il tutto trasmette un messaggio finito che non puo’ essere capito se non si leggono tutti gli elementi che lo compongono. Per questo I post del Prof . Sanna mi ipnotizzano: non il segno, ma l’insieme. Comunque da bravo Sardo mi ero intestardito con la storia del tatuaggio e dopo varie preghiere riuscii a prendere contatto con un Kupuna a Hilo per parlarci e fargli decidere cosa scrivere nel mio tatuaggio. Dopo il primo incontro, quelle che per me erano macchie di inchiostro sulla pelle diventarono, balene, barche, foche,mare, battaglie.. vabbe’, magari ne parlo un’altra volta..

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  3. MINESTRONS ..ovvero quando leggere le notizie dall’italia mentre si lavora all’estero diventa problematico. SECONDA PARTE

    Cosi mi ricordo di botto che non leggo maimoni da parecchio. Apro il sito e mi aggiorno. La prima parola che mi viene in mente e’ GRAZIE. Grazie per quanto fate, scrivete e condividete circa la nostra amatissima isola. Poi leggo il post di Francu ‘Assolute verita’ . Cosa dire? Genio di Pilloni a chiamare il post cosi’ e poi scatenare solo dubbi. Poi leggo questo post e lo scambio con Grazia e se mi scusate non posso non sorridere per le prese di posizione interamante basate su quello che I media vomitano: sia sulle vicende nostrane quanto su quelle d’oltre oceano. Io non mi sento di esprimere nessun commento, cerco di capire ma anni di distanza dall’italia hanno ridotto le mie capacita’ in tal senso. Cerco quindi di guardare piu’ da vicino quello che adesso e’ il mio mondo e mi diverto a sentire le notizie americane saltando tra MSNBC, Fox News ed CNBC : spettacolare. Ogni fatto viene presentato in maniera diametralmente opposta dai vari canali. ‘L’assoluta verita’” non esiste. Unico comune denominatore sui cananli americani e’ la stafottenza tipica di un popolo convinto di essere depositario della verita’. No ho paura di Trump o della Clinton, sono solo due delle teste dell’Idra Americana e di Ercole mi sa che ne sono riamasti pochini. E siccome il corpo e’ sempre lo stesso, anche se parla con teste diverse, non dimentichiamoci che Obama ha ordinato 10 volte piu’ raid con i droni (assassination strikes) di Mr Bush. Dato che non di ideologie ma delle teste di Idra parliamo, Destra / sinistra, democratici / repubblicani: per me tutti uguali sono.

    torno alle news: c'e' un'intervista a Trump su Fox news ...

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  4. Diego, Diego! O non sei tu di Ego?
    Leggendo le tue storie e le tue riflessioni mi è tornata in mente una commedia in sardo che vidi da bambino, di cui non ricordo il titolo, né l'autore.
    Ricordo solo che l'interprete, unu messaieddu de is biddas, ricevette un pacco da un parente emigrato in America. Nella lettera si parlava anche di un frac che il messaiu pensò bene fosse il nome di un cane.
    Insomma, tirava fuori dalla scatola un oggetto per volta, ma non capive bene cosa fosse e soprattutto a cosa servisse.
    Ecco che a questo punto mi è venuto in mente Trump, alle prese con i problemi americani e del mondo intero: ogni volta che gliene presentano uno, da cinico qual è, non si scompone, pur non avendo capito niente.
    E allora, come facevamo da ragazzi quando ci dividevamo i giocatori per la partita a calcio, a uno a uno si sceglieva il più forte, il più simpatico, il più parente, quello che aveva sempre caramelle in tasca. Così mi pare che il new president stia facendo con i compari del suo governo.
    Una cosa è certa: se servirà un sottosegretario ai disastri, credo che ne assumerebbe lui stesso l'interim, visto che ha collezionato una dozzina di fallimenti. E non solo matrimoniali.
    Dunque, Diego: Viva le news!

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