di Francu Pilloni
Se fossi un deputato, ieri l’altro alla Camera, avrei detto queste parole in tre minuti:
“Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, per sua tranquillità dico subito che voterò sì per la fiducia.
Lei non mi conosce e mi presento: sono Francu Pilloni e oggi avrei voluto parlare nella mia lingua nazionale. Sono pure consapevole che metterei in crisi chi in tivù elabora le mie parole per i non udenti.
Vede, io seguo spesso l'interprete della lingua dei segni, sebbene non sia sordo, ma solamente sardo. Totalmente sardo.
Non si stupisca dell’accostamento che faccio tra un sordo e un sardo: consideri che ambedue soffrono di uno svantaggio, di un handicap per lei che sa d’inglese.
I più sordi fra i sordi, mi creda, spesso hanno occupato i posti che in quest’aula sono riservati al Governo. Non è un’accusa, è una costatazione: spero che fra breve le passino tra le mani le carte relative ai collegamenti da e per la Sardegna. Allora capirà.