di Gigi Sanna
martedì 25 gennaio 2022
NON DOBBIAMO TEMERE TANTO LA NATURA (IL COVID) QUANTO LA STUPIDITA' DEGLI UOMINI.
domenica 23 gennaio 2022
Lo specchio dell'anima
di Sandro Angei
Mi accingo, ormai con una certa sicurezza dopo ripetuti tentativi, inizialmente anche un po' maccheronici (mi si passi l'espressione), a cimentarmi nella decifrazione metagrafica di reperti etruschi che tanto mi hanno entusiasmato quali fenomenali rebus scrittori.
Premessa
Quella sopra rappresentata è l'immagine tratta da uno specchio etrusco di bronzo che ho trovato nel volume – Musei Vaticani Museo Gregoriano Etrusco – La raccolta GiacintoGuglielmi vol. II – Bronzi e materiali vari - ed. L'ERMA di BRETSCHNEIDER , che descrive tra gli altri numerosi reperti, degli specchi etruschi (l'immagine qui pubblicata è riprodotta alla pagina 176 del volume).
Il Dr. Maurizio Sannibale, così descrive il reperto (tralasciamo la parte iniziale che descrive il lato riflettente dello specchio, per concentrarci su quella figurata): "[omissis]. Il campo figurato è incorniciato da un tralcio a foglie d'edera e corimbi sorgente da una coppia di urei schematici (?) affrontati. Nell'esergo campeggia una testa di uccello di profilo verso destra sorgente da ali dispiegate, campite a graticcio per le penne copritrici e da fasci di linee parallele per la resa delle penne remiganti; lo stesso motivo è ripetuto nell'esergo superiore ma con la testa rivolta a sinistra e qualche variante, come l'inserimento del piumaggio del collare, l'occhio che appare sbarrato e tondeggiante, la posizione delle ali incurvate e con le penne rivolte verso l'alto.
Sul campo figurato è rappresentata una composizione simmetrica a tre personaggi: un a Ninfa/Menade, al centro, è impegnata nella danza con un Satiro posto a destra, che sembra tentare un
domenica 16 gennaio 2022
Scrittura metagrafica etrusca a rebus. Il ‘Sarcofago dei leoni’ di Cerveteri e i κνώδαλα di Chiusi
di Gigi Sanna
Il cosiddetto ‘sarcofago dei leoni’ di
Cerveteri (fig.1) è stato rinvenuto nel 1950 in una tomba a inumazione. Diviso a metà per la resa ottimale della
cottura si compone, per quanto riguarda l’aspetto iconografico di quattro
parti. Sulla parte superiore del sarcofago insistono accosciati quattro
leoncini, raffigurati a tutto tondo, in coppia contrapposta e su quella
inferiore, realizzati a bassorilievo, due leoni (un maschio ed una femmina) distesi
e contrapposti tra di loro. In tutto quindi sei felini. Per l’originalità del
manufatto il sarcofago è ritenuto all’unanimità dagli studiosi un grande
capolavoro dell’arte etrusca anche se per la lavorazione della ceramica e per la
realizzazione delle figure si pensa all’influsso di maestri greci di Corinto.
Descritta accuratamente l’opera funeraria, individuati i possibili influssi e
le derivazioni stilistiche di essa (1) nulla però si è detto circa il
significato della raffigurazione nel suo complesso se non che i felini sono
posti a protezione del sarcofago e quindi dell’inumato . Per chi già conosce
però il particolare valore sacro del SEI, ovvero sa che il suddetto numero è
sostitutivo in Etrusco, per convenzione ideogrammatica, del nome delle divinità
astrali Tin e di Uni (2), l’opera denuncia subito che c’è dell’altro che
va capito e che essa va interpretata in chiave acrofonica, ideogrammatica e
numerologica. Denuncia quello di cui tante altre volte ormai si è detto: che
dietro le scene apparenti si nasconde il vero e profondo significato
dell’oggetto realizzato a fini funerari.