di Sandro Angei
si veda la prima parte
Nella prima parte di questo studio abbiamo spiegato quale fosse la probabile funzione delle riseghe rientranti nei corsi orizzontali del pozzo di Santa Cristina. Ne è scaturita, con tutta evidenza (spero di averlo dimostrato con l'adeguata chiarezza), che quelle riseghe rientranti erano parte, e ancora oggi lo sono, di un gioco di luci ed ombre atte, da un lato a mettere in luce alcuni anelli della cupola ogivale, dall'altra a rendere stazionaria per un periodo di tempo di circa 5 minuti l'immagine luminosa all'interno del 12° anello.
Ci siamo chiesti però, se tutto ciò non fosse frutto di una fortuita coincidenza o, viceversa, fosse il risultato di un calcolo preordinato.
Per dare una risposta a questa domanda è necessario ripercorrere in qualche modo il ragionamento che indusse quegli architetti a predisporre un progetto di luce: una visione fantastica.
Alla ricerca del metodo
Un attento esame della cupola del pozzo mette in evidenza che i conci degli anelli hanno una certa inclinazione a partire dal 19° a scendere [1] fin verso il 9°. Anello, quest'ultimo, che veniva illuminato