Lingua sarda? Poberitta!
de Francu Pilloni
Se ci mettessimo a giocare a “che differenza c’è?” fra immigrati e indigeni, sarebbe facile indovinare: i nativi la fanno da padroni; gli immigrati vivono di stenti e più spesso ne muoiono. Non ostante i livelli di protezione disposti per legge e scarsamente attuati.
Ma se il gioco lo allargassimo alle lingue?
Il paradigma si rovescia: quelle immigrate spadroneggiano; quelle native languono e muoiono. Non ostante le leggi di supporto.
E non si venga a sottilizzare dicendo che gli immigrati (uomini, donne e bambini) sono in massima parte irregolari, per non dire clandestini.
Forse che le lingue straniere in Italia non sono entrate di straforo?
Non c’è una legge che autorizzi, non c’è una legge che impedisca. Al contrario di quanto avviene, per esempio, in Francia.
Per la Sardegna, invece, le lingue straniere sono entrate così come entra il maestrale. Anzi, c’è stata una legge che non solamente ha autorizzato, ma addirittura ordinato l’introduzione della lingua straniera propria di chi al momento comandava.
Se i Catalani e i Castigliani parlavano la loro lingua, i Sardi che volevano capire si adeguavano; successivamente, dal canto loro, i re di Sardegna (pensa un po’!) misero subito in chiaro che la lingua dello Stato Sardo era … il dialetto toscano. Anzi, un centinaio di anni or sono, quella parlata ormai diventata Lingua Italiana, fu imposta come obbligatoria, mentre la Lingua Sarda, in qualunque variante espressa, fu messa al bando dalle scuole, dagli uffici, dalle pubbliche manifestazioni, eccettuate (forse) quelle religiose.
Adesso però ci sono leggi dello Stato Italiano, dell’Unione Europea, della Regione Sarda a tutelare la vetusta Lingua Sarda che, a detta di molti e a semplice vista d’occhio, è scomparsa non solamente dai discorsi ufficiali, ma anche dal parlare comune e dal linguaggio degli affetti, come è stato chiamato quello dentro la cerchia famigliare.
In seguito alla (ri)trovata attenzione per effetto della recente legislazione, la Lingua Sarda è stata fatta oggetto di cure, come si conviene a chi tanto bene non sta. Disgrazia ha voluto che Essa, una volta deciso l'intervento, non è finita nel reparto “Malati cronici” o, meglio ancora per riguardo all’età, a “Geriatria”, ma l’hanno depositata direttamente sul tavolo dell’Obitorio.
In effetti, chi si aspettava le visite specialistiche e gli esami mirati, ha potuto notare con stupore che gli è stata riservata solamente un’autopsia.
Osservata così, nuda e cruda sotto la fredda luce della scienza linguistica, la nostra vecchia lingua non ha potuto nascondere le sue carenze e le sue imperfezioni per cui, gli illuminati chirurghi estetici e funzionali chiamati al suo capezzale, hanno tagliato qui e là, hanno innestato questo e quello e, a conclusione, ne hanno recuperato una foto, anzi un ologramma, che però nessuno riconosce come cosa che gli appartiene.
A chi infatti, bambino o adulto che sia, verrebbe la voglia di abbracciare l’ologramma di una lingua frankenstein?
Questo è lo stato odierno della Lingua Sarda: un semplice ologramma, vale a dire un’illusione. O un ricordo, se volete.
Poberitta, appunto!
Se non facessero gli immigrati, potrebbero fare gli indigeni e cosi fare i padroni senza vivere di stenti e morirne meno spesso
RispondiEliminaParli degli uomini tu, non delle lingue. Sei anche Anonimo. Cos'è? Ti vergogni di metterci la firma dietro ai tuoi pensieri? Se gli immigrati fuggono dal loro paese, significa che al loro paese i padroni sono altri. La Sardegna è stata ed è terra di emigrazione: quelli che ho conosciuto io negli anni '50 del secolo scorso che partivano per andare a lavorare nelle miniere del carbone in Belgio, certo che in parse non se la spassavano da padroni. Mi sembra un concetto molto semplice, alla portata di tutti, specialmente di chi vive in Sardegna.
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