SEMIOTICA NELL’ABBIGLIAMENTO
IL CODICE
tidiles,
pannittos e lomoros
fogiudu,
frassada e tesones
Impidou
po is canneddas,
La donna
di Desulo nel corso dei secoli ha mantenuto un rapporto sacrale con il proprio
costume. Segna e comunica con il suo vestito gli avvenimenti che caratterizzano
la propria vita e quella del clan di appartenenza: l’abito rappresenta il libro
o il dipinto della propria esistenza.
La donna nel suo abito di festa si presentava con il colletto della camicia ricco di finissimi ricami e chiuso con bottoni d’oro. Le decorazioni bianche sul bianco del lino arricchivano anche i polsini e all’attaccatura ricamata della spalla (“sa tentura”). La camicia, con apertura sul petto fino alla vita, era lunga fino alla caviglia funzionando da sottogonna durante il giorno (per riparare le gambe dalla ruvidezza dell’orbace) e come vestaglia per la notte. Le maniche, abbottonate ai polsi, uscivano elegantemente dal giacchino (su cippone). Per la realizzazione oltre che di orbace, cotone, danasco si utilizzava anche il velluto rosso (fogiùdu) per essere ricamato in seta e addobbato con bordature in nastro blu (fetta lisa). Su cippone lasciava in vista, oltre la camicia, anche il corpetto (palettas) rosso, in seta damascata e rivestito in nastri e ricami eseguiti con motivi geometrici e policromi, con una scollatura e due punte, tutto decorato finemente e chiuso alla vita con un gancio d’argento (gancios de prata”). Color porpora infine è anche la gonna (camisedda) in orbace con piccole pieghe nella parte posteriore.
Fra la
parte superiore e quella inferiore una striscia di nastro blu in raso cucita
orizzontalmente e bordata di ricami gialli in filo di seta ricca di segni
geometrici. Su saùcciu (grembiule), in ultimo, rosso in orbace, con forma
trapezoidale, riprendeva i temi di tutto l’abbigliamento abbellito con
minuziose bordature e finissimi ricami in seta. Ma con gli anni il colore rosso
porpora poteva diventare più scuro fino a diventare bordeaux o vinaceo ( era il
caso di una donna chiamata “nusca” a cui era morto prematuramente un figlio o
una figlia già grandi. Oppure una morte per un fatto tragico). Con erbe e
tinture la tonalità cambia e nascono tutta una serie di segni ottenuti con
colori più cupi sia dei nastri, della seta ed infine la cancellazione dei segni
chiamata “astrazione”.
Ogni donna indossava un costume ricco di segni
emessi con l’intenzione di comunicare la rappresentazione della propria
esistenza. Il trasferimento di questo messaggio funzionava perchè il mittente
ed il ricevente riuscivano ad intendersi attraverso precise regole (codice).
Così un paesano, vedendo passare per strada, anche senza conoscerla
personalmente, attraverso il suo abito capiva, immediatamente chi aveva di
fronte. Leggeva si trattava di una donna libera o sposata, o ancora vedova.
Inoltre se era una vedova risposata. Poteva notare i segni di lutto lontano o
vicino ma anche tragico. Poteva distinguere se il suo abbigliamento era di tipo
cerimonioso oppure semplicemente domestico e quindi capire gli intenti di
questa donna. Nel primo caso che poteva essere di tipo cerimonioso-religioso
(p.e. questa donna sta andando in chiesa) oppure cerimonioso-laico (p.e. sta
andando ad una visita importante). Ma anche lo stato d’animo di questa donna se
cerimonioso-religioso-triste (p.e. funerale) o cerimonioso-religioso-festoso
(p.e. un matrimonio). Oppure cerimonioso-civile-felice (una visita di cortesia,
la nascita di un bambino ecc.) o viceversa cerimonioso-civile-triste (p.e. una
visita per un brutto evento come una malattia, una difficoltà ecc.). Ma anche
con l’abito domestico avrebbe dichiarato lo stato d’animo, allegro o triste, la
presenza di momenti importanti negativi o positivi all’interno della famiglia.
segue...
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Il fatto che dal tipo d'abito e dei colori relativi si potessero avere tante informazioni,di cui non ero a conoscenza,vuol dire che dietro c'è una cultura incredibile e,mi auguro, di cuore,non vada persa.
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