venerdì 19 giugno 2020

CARO PILI (MAURO). STAVOLTA SEI STATO MENO INCISIVO. SULLE STATUE DI MONTE 'E PRAMA ANCHE I SARDI C'ENTRANO SUL 'PASTICCIO ARCHEOLOGICO', COMPRESO IL 'SARDUS PATER'. LA SCOPERTA DELLA GRANDE STATUARIA COMPLICAVA E INFICIAVA IL CONCETTO DI SARDEGNA 'BARBARICA' E APPARTATA TEORIZZATO DALL'ARCHEOLOGO. COSI' COME PIU' TARDI LA SCRITTURA DEI SIGILLI DI TZRICOTU. E CI SI MOSSE PERTANTO CAUTAMENTE, 'LENTO PEDE' E, SI DIREBBE, CON POCO ENTUSIASMO. ANCHE DA PARTE DEI DISCEPOLI PIU' LEGATI A LUI.

di Gigi Sanna

 Caro Mauro Pili stavolta nella pagina dell'Unione Sarda non hai centrato. La storia della statuaria di Monte 'e Prama non coinvolge solo l'affidamento assurdo degli scavi alle cooperative rosse e ora, si dice, a delle 'società' calabresi. Non c'entra solo la Sovrintendenza cagliaritana e, se si vuole,  la cecità (?) del Barrecca. C'entra anche e soprattutto la lentezza e la freddezza iniziale di Lilliu. E c'entra, secondo me, tutta l'archeologia sarda che, 'more solito', minimizzò, ora per timidezza congenita ora per sudditanza psicologica (
la Sardegna sempre 'minima' per contributi e le civiltà 'superiori' sempre 'superiori'). Ma forse anche per il timore 'politico' dell'impatto della scoperta sulla coscienza autonomistico/indipendentistica dei Sardi (più tardi questo timore, espresso come reale, si palesò in una ormai famosa lettera a Sergio Frau da parte della dott.  Bietti Sestieri funzionaria dell'Istituto Italiano di Storia e Protostoria di Firenze).



 




Le pp. 397 - 401 del cap. 10 di Sardoa grammata.

   Quando scrivemmo (v. supra) il cap. 10 di SARDOA GRAMMATA (Il tempio nuragico a 'colonne solari' di Monti Prama di Cabras e i sacerdoti guerrieri figli del dio yhwh, pp. 395 - 411) erano passati cinque anni dal momento in cui col compianto Gianni Atzori, dopo un fugace sopralluogo sulla collina, ci eravamo resi conto del come ancora si trattava la 'quaestio' Monte 'e Prama. Cioè con evidente, assurda 'indifferenza', senza il brio e lo slancio accademico delle 'occasioni archeologiche' uniche e irripetibili, senza che nessuno studioso si decidesse a fare semplicemente quello che andava fatto: 'gridare' al mondo con tutti i mezzi e tutti i modi, della scoperta enorme, davvero sensazionale, fatta in Sardegna. 'Gridare al mondo' perché si trattava di un fatto legittimo, in quanto il dato di scoperta non era circoscritto e limitato ad un'isola, ma veramente mondiale, attinente cioè alla cultura storicamente seguita e sempre sotto la lente d'ingrandimento della scienza di tutta l'umanità.  
    Si lasciò così che pezzi di statue e di parti templari (v. nostre fotografie del 1999 in SAGRA alla p. 57) giacenti ancora nel terreno, scarto evidente di scavi clandestini di quegli anni, restassero a far persino da muretti a secco di un sito (l'agro della Confraternita dal Rosario) senza tutela alcuna, dato addirittura in concessione per lavori di semina. 
   La nostra indignazione si sfogò in qualche telefonata a degli archeologi e soprattutto in una intervista rilasciata a Radio Cuore, allora una emittente seguitissima nell'Oristanese e non solo. Risultato: nessuno. Interesse zero o quasi. Silenzio di tomba. Oggi non sappiamo se quei pezzi, trovati fortuitamente, furono raccolti e catalogati. Né se mai siano arrivati a Li Punti per il restauro della statue. Ma una cosa sappiamo: che ci fu, nel corso degli anni ottanta e novanta, per colpa di quell'assurdo tiepido (chiamiamolo così) interessamento, una dissennata corsa privata popolare al 'banchetto' archeologico, a causa del quale non pochi in Cabras fecero impunemente incetta di 'teste', di 'braccia', di 'gambe', di pezzi di 'archi' e di 'scudi' e di  quanto potesse essere ritenuto, in qualche modo, 'pezzo' con significato (commerciale). 
   Il 'vero museo' delle statue, si diceva, non era in Cagliari ma nelle case private di Cabras e, forse, di Oristano. La testa più bella in assoluto di un Gigante, finì nelle mani di un segretario di scuola e da lì, come 'regalo' di nozze, ad una coppia di 'torinesi'. Lo confessò al sottoscritto e a Gianni Atzori il detto segretario in un incontro tenutosi in casa sua. In Cabras era nella bocca di tanti che i pezzi delle statue venissero asportati dal 'monte' nottetempo addirittura con i carrelli di trattore. E si diceva ancora che un carico era finito nello stagno, scaraventato in tutta fretta  dagli scavatori clandestini impauriti per un improvviso controllo dei carabinieri o dei barracelli.






10 commenti:

  1. Certo Gigi,presenti un quadro terrificante di come viene presa in considerazione l'archeologia sarda.Saranno,anche ,colpevoli i privati ma il fatto più grave è il disinteresse degli addetti ai lavori.Ammiro la tua forza di combattere,è veramente straordinaria e fai bene a non fermarti,Coraggio.

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  2. Il vignaiolo do Monti Prama, avrà chiamato il suo prodotto "IL VINO DEI GIGANTI" o semplicemente "Vino dei Fenici"?
    Nel secondo caso avrebbe i clienti in spasmodica attesa nei tanti archeoprofeti nostrani, infetti dal virus fenicio-punico, nonché sofferenti di vaginismo nuragico.

    Ah, se ci fosse ancora s'acciottu, come diceva mio nonno!

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  3. Allora lei vuole guadagnare TROPPO,SIGNOR FRANCU,IT'ESTE S'ACCIOTTU?

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  4. Francu, prova a tradurre "Monte Prama" in greco antico?! Vedrai che bella sorpresa!

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  5. Acciottu è la frusta, sa zironnia, costruita con un nerbo di bue. Ma era anche la pratica secondo cui alcuni che si erano macchiati di un certo tipo di reato venivano frustati nella pubblica piazza.


    Caro Maimoniblog, come ho risposto alla signora Grazia, io non so di greco.
    Suppongo però che a Monti Prama di greco non sia stato trovato proprio niente, parlando di reperti.
    D'altra parte, Monti de Prama (Mont' 'e Prama) in sardo significa che sul posto c'erano le palme, anzi le palmette che ancora crescono spontanee in vari siti costieri della Sardegna.
    D'altra parte, la civiltà di Monti Prama è di molto anteriore a quella greca classica.
    Da poco è uscita la notizia di uno studio scientifico americano sulla datazione delle statue dei Giganti che risultano di due secoli anteriori a quelle greche classiche.
    Gigi dice che la lingua parlata in Sardegna in quel periodo era un indoeuropeo italico, molto simile al latino arcaico, mentre la lingua della religione era un misto, con prevalenza di ebraico del Vecchio Testamento, sconosciuto al popolo che in tal modo non poteva accedere alle scritte che, per maggior sicurezza, erano pure scritte a rebus.
    Di più non so dire. Ma cercare significati in altri contesti linguistici è pericoloso.
    Si pensi che cavallo, in inglese si dice horse, parola che ci suggerisce ben altro animale.
    Oppure boi in sardo, che significa bue, in inglese significa ragazzo, seppure scritto boy, mentre bue (o mucca) si dice cow, letto cau, che in sardo significa gabbiano.

    Ma se c'è qualcuno che sa di più (è non è difficile), come pare sottintendere il tuo invito, PARLI ORA O TACCIA PER SEMPRE!

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  6. Io di greco son più digiuno di te, ma questo non è un un problema. Basta solo tradurre "Mont'e prama in greco antico con un vocabolario che si trova facilmente in rete. Monte suona "oros", mentre palma farebbe felici, se potessero dimostrarlo tutti i feniciomani.

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  7. Mi stai dicendo che is Crabarissus avevano tutti un vocabolario di greco antico in casa per consultarlo prima di dare un nome alle loro campagne?
    Oppure era venuto un greco antico nel Sinis, magari in compagnia di uno scultore levantino e uno scriba filisteo, a trovare nomi alle campagne, a insegnare come fare statue e a sgorbiare le anfore nuragiche?
    Mi pare che tu "monte-monte" sei!

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  8. Proprio questo caso presentato da Sandro potrebbe anzi smascherare la brutta abitudine dei greci antichi di attribuire ai fenici prerogative e caratteristiche attribuibili con più plausibilita ad altri specie ai sardi. Infatti la palma (se è nana) ha il suo habitat esclusivo nel mediterraneo occidentale,prama o foinikas che la si chiami.

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  9. Che disastro, sembra una storia da terzo mondo,Io però, scusate se mi intrometto anche da solo nel mio paese mi sono mosso ma il muro di gomma é cosí assorbente che diventi alla fine lo scemo del villaggio. Un giorno trovai sulla porta di casa un sacco con 2 femori e altre ossa,trovate non so da chi durante lo scavo per le fondamenta della casa di un assessore comunale. l
    Cotruiva u a grande casasu quello che restava di un cimitero punico.Che faccio, vado a visitare lo scavo la notte e intravedo 4 tombe tranciato a metà. L'indomani dai caramba a raccontare il fatto...... Dopo tre giorni il luogo era tutto recintato ed i lavori sono continuati.Devo confessarvi che con la consapevolezza che oggi ho acquisito nei confronti dell'onestà delle istituzioni mi sarei incatenato sul luogo, forse qualcosa, almeno a livello mediatico sarebbe successo. Come vede signor Gigi la sardegna tutta é ancora oggi in balia dei poteri forti(?) che con la complicità della legge gestiscono il patrimonio comune. Scusate se vi ho steso ma sono molto, permettetemi il termine, incazzato con noi in praticare che non riusciamo insieme ad invertire la rotta e pensiamo di fare qualcosa mettendo un laik su fessbuk. A SI BIRI


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