lunedì 15 giugno 2020

ZIU PEPPANGIULU


Francu Pilloni

Cunno che vi ha nati!” esclamò ziu Peppangiulu, mentre portava gli asini al pascolo.
Era il 1942, tempo di guerra, tempo di tedeschi accorsi per parare lo sbarco degli alleati in Sardegna.
Un drappello di essi, con due carri armati, si era accampato sotto due enormi querce a fianco delle vigne di Bingia de Ganellu.
Ziu Peppangiulu era convinto che quelli uomini in elmetto d’acciaio masticassero poco l’idioma quotidiano dei contadini e dei pastori sardi, quindi pensò bene di esprimersi in italiano.

Cunno che vi ha nati!” ripeté ziu Peppangiulu, visto che gli era sembrato che i soldati non l’avessero sentito o non gli avessero prestato l’attenzione che, a suo parere, meritava il suo sforzo di entrare in contatto coi forestieri.
Che fosse rivolto agli asini o ai tedeschi, nessuno poteva dirlo con sicurezza, perché era difficile penetrare la logica dell’asinaio. Il quale, e lo riferisco giusto per avere un’idea dei suoi processi mentali, chiamava le asine, che un nome proprio l’avevano avuto dalla nascita, col nome delle padrone di casa, mentre gli asinelli rispondevano a quello del padrone. E quando le asine affidategli da una famiglia erano due, la più giovane si pigliava il nome di una padroncina.

Appare chiaro che l’italiano di ziu Peppangelu era intellegibile ai tedeschi più o meno quanto la parlata locale, ma si deve riconoscere che uno sforzo non piccolo per farsi capire l’aveva fatto.

Questo fatto, che sentii raccontare quando ero ancora bambino, mi è tornato in mente quando ho sentito una tedesca bella, bionda e importante - si chiama Ursula von der Leyen – parlare in italiano in un simposio italiano di sabato scorso, denominato Stati Generali, anche se affollato di tanti politici che, al massimo, paiono Sottotenenti.

Ecco che mi viene subito da chiedere, prima di tutti a me stesso: “Ma Giuseppi Conte e la sua corte, quando dicono lockdown, contact-tracing, flashmob, smart working, green economy, gig economy, podcast, family-act o altre locuzioni dell’eloquio del comune cittadino, si stanno rivolgendo agli italiani o agli amerikans?”. 
Magari li legge pure Trump. 
Che li capisca pure, è da vedere.



3 commenti:

  1. Signor Francu,lei mi invita a correre comn questo suo scritto.Quando sento usare questi termini tedeschi,arabi,inglesi(non ci capisco nulla) mi si alza la pressione dalla rabbia,possibile ;la lingua italiana è così bella che i grandi capi hanno bisogno di usare questi termini"ostrogoti" e mi rifiuto di nominarli.Possibile che gli italiani hanno una forma di deferenza verso le altre lingue come noi sardi l'abbiamo avuta verso l'italiano?Tengo a precisare che ha iniziato a fregarci il "rignanese" o sbaglio?

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  2. "Cunno" è l'italianizzazione che ziu Peppangiulu faceva del vocabolo sardo "cunnu". Infatti traduceva dal sardo "Cunnu chi s'hat nascidu".
    Come si intuisce, cunnu è l'organo genitale femminile che, seppure i vocabolari traducano cunnus latino nell'italiano vulva, che è la parte esterna dell'organo, in sardo generalmente comprende tutto l'organo riproduttivo, ivi compreso l'utero (s'ubra in sardo).
    Infatti, per indicare la sola parte esterna il sardo, almeno campidanese, usa un altro termine che qui le risparmio, il quale è usato anche come cognome in paesi del medio Campidano.

    Esiste un modo di dire usato quando si vuole interrompere un dialogo e anche un'amicizia o relazione di qualsiasi genere: "Torradinci in su cunnu!", come a dire "rientra nel grembo di tua madre", ovvero "nasconditi alla mia vista".
    Adesso è preso come un insulto, in altri tempi prò suppongo che fosse un augurio per un defunto. Rientrare nel grembo materno, quello della Grande Madre Terra, per avere l'opportunità di rigenerarsi. Se ci pensa, le sepolture in piena terra, prima con i cadaveri fasciati da un telo, poi in casse deperibili di legno, affidavano al potere germinativo della Terra l'opera di rinascita. Ma anche molto anticamente, cosa simulavano le Domus de gianas se non l'utero materno? allo stesso modo le Tombe di Giganti che erano sepolture collettive, ma anche il sepolcro di Gesù di Nazaret, avvolto nel sudario di lino. ecco che "torradinci in su cunnu" era l'augurio che il defunto avesse la possibilità di rientrare nel grembo della madre tramite il servizio di seppellimento e non finire, per esempio sbranato da un animale e consumato come pasto, ciò che avrebbe impedito quanto gli si poteva augurare.

    E la fattura s'impingua!

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  3. Poichè in questo periodo di chiusua e non quella parola in inglese,ho risparmiato,per la fattura non ci sono problemi,sono una grande risparmiatrice,non tirchia,tengo a precisare.Mi dice come fa a sapere tutte queste cose? Lei è un mostro di cultura e questa mi affascina tantissimo,,,,,,,,,,; nel conto mi metta anche l'ultima notizia che mi ha stupito e mi ha confermato la mia ignoranza, la tomba dei giganti era una tomba collettiva,quante cose non so.Allora è disponibile a rimpinguare le sue tasche se le farò altre domande? Per ora la lascio in pace e la ringrazio di cuore,lei sa quanto amo la mia terra.,non sapevo

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