venerdì 27 novembre 2020

Enoch, le porte del sole e il 21 di aprile. Parte prima

 
"E per prima usciva la luce maggiore, chiamata sole, e la sua orbita è come la circonferenza del cielo e tutto era pieno di fuoco splendente ed ardente."*

* Libro di Enoch -  parte XIII  § LXXII . 4

Prefazione
   Ero convinto di essere nel giusto nel momento in cui attribuii al 21 di aprile, data sicuramente registrata in alcuni pozzi sacri di età nuragica, il privilegio di capo dell'anno. Ma è probabile debba ricredermi. Ciò non toglie che la data registrata nei monumenti sardi sia inconfutabile; come inconfutabile è l'importanza di quella data per le genti nuragiche. Dobbiamo solo toglierle il titolo di capo dell'anno... poco male.

***
Sommario
   Questo studio si propone di cercare degli indizi, se non proprio delle prove, che la data del 21 di aprile registrata in alcuni pozzi sacri della Sardegna, possa in qualche modo essere collegata al calendario solare descritto nel libro di Enoch; e questo attraverso l'esame di tanti particolari del libro; alcuni dei quali si dimostrano sibillini ai più; altri sono leggibili ma a patto di modificare (però senza troppo scompiglio) l'ordine della creazione nel libro della Genesi; ed altri ancora che dimostrano la grande padronanza in materia astronomica da parte di Enoch, tanto da intravvedere in lui il depositario di  quella scuola di pensiero che forgiò il sapere dei Sardi nuragici. Particolari che inquadrati nel giusto scenario risultano di chiara lettura, tanto da poter trarre la conclusione, alla fine dello studio, che il capodanno nuragico possa coincidere con quello enochiano.
   Ma attenzione, i risultati non sono così scarni, tanto meno banali, perché quanto qui metteremo in evidenza del libro di Enoch descrive, a parer mio, il pensiero che albergava nella mente degli antichi Sardi di età nuragica; i quali credevano in un dio unico e ineffabile; padre e madre assieme e che si manifestava attraverso la luce del sole e della luna e del loro movimento sinuoso. Un dio nascosto e geloso che voleva la scrittura solo a lui dedicata; nessun'altro poteva adoperarla per scopi di altra natura. Un dio conoscitore delle viscere della terra e dei segreti della forgia di metalli da lui creati, e che solo i suoi eletti potevano forgiare. Un dio luminoso che si esprimeva attraverso i segni del cielo e della natura e mediante i quali rendeva edotto l'uomo circa il suo futuro prossimo venturo.
Genesi 1,14
 Iddio disse: Siano luminari nello
strato (detto) Cielo, per distinguere il
giorno e la notte; e formino fenomeni, e
periodi, e giorni ed anni. 
***
   Cercavo nella mia piccola biblioteca un libro da leggere, sapevo di averne alcuni acquistati anni fa a Napoli in più riprese e mai letti. Acquistati, allora, più per colmare d'acchito l'innata curiosità innescata dal titolo, che per l'urgente interesse all'argomento. Vi sono tra questi, tanto per citarne alcuni, "Platone e l'Atlantide", "I Celti popolo atlantico", "Lingua e cultura degli Etruschi", "La grafologia", "L'origine delle città"; alcuni letti assiduamente, altri un po' meno.
 Quello mai letto era "L'altra Bibbia che non fu scritta da Dio - I libri nascosti del Primo Testamento - Ed. Piemme Pocket." Un libro, ahimè, di cui non avevo ricordo, contenete una miscellanea di testi espunti dalla Bibbia canonica, tra i quali vi è una selezione del libro di Enoch. Una selezione dico; ossia non vi è pubblicato l'intero libro conosciuto.
   Inizio a leggere per lo più per colmare quella curiosità che due anni prima mi impose la lettura integrale della Bibbia, quella della CEI, alla ricerca, allora, di indizi da utilizzare nei miei studi; ma qui, nei libri "nascosti", non avevo alcuna velleità di scoprire chissaché di eclatante. Ma evidentemente, come dice l'adagio: "chi cerca trova". E in effetti ho trovato proprio in quella selezione del libro di Enoch una notizia piuttosto interessante a riguardo della scrittura. Tanto interessante da impormi di cercare e leggere il libro integrale di Enoch... o meglio, ciò che di esso rimane; quello all'interno del quale vi è "Il libro dell'astronomia".

   Come già detto, non pensavo in quel momento di trovare chissaché di interessante, ma ligio alla formula "se vuoi trovare devi cercare e per tanto leggere tutto, anche la parte più noiosa"; beh, ne è valsa la pena.   L'argomento mi ha tanto entusiasmato, che penso meriti di essere qui trattato e, in un incipit che sa di follia, inizio scrivendo...

   Stamattina mi sono alzato presto con un senso tra l'inquieto e la smania di rivedere l'alba a punta Maimoni. Sarà che oggi è l'equinozio di primavera ma l'istinto mi dice di trovarmi lì nel momento giusto, come se qualcuno o qualcosa mi attenda.

   Lascio la macchina, non so se l'ho chiusa o lasciata aperta, per seguire, quasi un automa, i miei passi attraverso l'oasi di Seu. La strada la conosco ormai, è sempre quella, ma un senso di smania mi assale: "devo essere lì nel posto giusto al momento giusto" dico tra me.

 Arrivo trafelato in vista del volto - quello di Maymoni intendo -, guardo nella direzione che il volto con cipiglio osserva e appena il respiro affannato mi si placa lo spettacolo ha inizio.
 I primi raggi di sole si affacciano all'orizzonte dietro i primi rilievi, ma in un continuo evolvere, di colpo infiammano il cielo, che tutto di porpora si colora a oriente.

 Rimango incantato e quasi non sento:

 "Ciao Sandro!"

Mi volto, un uomo dall'aspetto attempato mi scruta, e sorpreso da quel fare da amico gli chiedo: "Ci conosciamo?"

 "Beh, come vedi io ti conosco. Conosco un po' tutto a dire il vero.  Devi sapere che il mio punto di vista è, per così dire "privilegiato"; poi vengo qui da tanto e tanto tempo. Ho visto quest'alba chissà quante volte, forse 4000, non le conto più ormai, ma l'abitudine è tale che volentieri vengo qui a festeggiare il capodanno, il posto mi piace, ha quel non-so-che, che mi ispira".

Assumo l'espressione dello gnorri, ma nulla ho capito di quel che ha detto, se non che gli piace il posto. E con nonchalance rispondo: "Hai ragione è un posto intrigante, carico di pathos. Ma tu chi sei?"

Lui mi guarda e senza troppa velleità pronuncia un nome: "Enoch".

Replico: "E di cognome?!"

"Nessun cognome, solo Enoch, bisnonno di Noè" risponde.

Sgrano gli occhi e come un perfetto idiota gli chiedo: "Quel Noé?"

Lui, quasi imbarazzato dalla mia espressione, risponde: "Si, proprio lui!"

" Oh mio dio!" Mi sfugge senza ritegno tanto che, pensando di averlo turbato pronunciando in vano il nome di "Lui", continuo: "Scusa, mi è scappato".

" Non c'è di che" risponde lui serafico.

Passato il turbamento e ripreso il controllo di me stesso gli chiedo: "Perché sei qui?"

"Te l'ho detto, per festeggiare il capodanno."

Ribatto: "Quale capodanno, è passato ormai da mesi!"

"Non il tuo capodanno, ma il mio, quello che è scritto nelle Tavole del cielo!"

Il mio viso assume un aspetto ebete, mi guardo dal di fuori in un piglio di amor proprio, e scavando nella memoria di quel che in questi anni ho studiato e scoperto a partire da Maymoni, mi si stampa in volto un grecissimo "Eureka!"

Enoch, scoppia in una sonora risata.

Euforico continuo: "Tu mi hai condotto qui per parlare di astronomia, è vero?!"

"Si" risponde con pacata sincerità. "Ho letto i tuoi studi, sai!  Mi son piaciuti, ma vi è qualcosina da affinare. Diciamo così!"

Di nuovo la faccia da ebete si stampa sul mio viso, e quasi mi strozzo con la saliva che mi è andata di traverso, tanto lo stupore per quell'asserzione. Ma è solo saliva e lui sa che non sto per morire soffocato e con calma esordisce: "Sandro, ai miei tempi studiai il moto del sole per stilare un calendario che aveva inizio il giorno dell'equinozio di primavera".

   Baldanzoso per l'inaspettato complimento del patriarca (accidenti ho di fronte a me niente meno che un patriarca biblico!) penso e rispondo: "Caro Enoch, non sai quanto felice mi rende questa notizia. Qua in Sardegna anche i miei antenati, quelli che forse vissero ai tuoi tempi, elaborarono un calendario col capodanno che  cadeva, però, il 21 di aprile".

    Enoch mi guarda con fare bonario e con un mezzo sorriso tra la benevola commiserazione e la sicurezza di chi sa di esser nel giusto, mi dice: "Sei proprio sicuro?!"

    Il suo braccio destro si muove e con l'indice puntato descrive un arco nel cielo, e dice: "Tutto è scritto nelle Tavole del cielo. Le sei porte da cui esce il Sole sono lì, a manca del mezzogiorno, lì dove il cielo incontra la terra. Da lì sorge il sole e da lì vengo io."

   Lo guardo cercando di capire ciò che vuol intendere, ma l'unica domanda che mi sovviene la sparo a bruciapelo pensando di coglierlo di sorpresa e indurlo, senza sibille di mezzo, ad una risposta d'acchito: "Enoch da dove vieni?"

    E lui, serafico risponde "Dalla porta grande, quella del primo giorno."

   Sconcertato dall'ennesima risposta sibillina ma non pago, ancora chiedo: "Perché sei qui? A parte il capodanno, intendo!"

   Enoch mi guarda negli occhi e dice: "Sette grandi isole ho visto, nel mare e nella terra, due nella terra e cinque nel gran mare. Su quelle ho posato il mio sguardo, qui mi son trovato domestico."

   Sconcertato ancora una volta da quella risposta, cerco un appiglio al "mio capodanno" e torno alla carica con quella che in primis doveva essere una obiezione che invece ho sostituito con una domanda, e ribatto quasi sprezzante: "Ma il tuo popolo faceva partire il primo giorno dell'anno quando la spiga era matura! Così sta scritto nella Bibbia.

   Lui non si scompone e serio risponde "I figli dei figli dei miei figli hanno seguito il luminare minore e lì hanno perso il capo dell'anno. Non ti curar di loro, tu segui quel che è scritto nelle Tavole del cielo, perché lì, dove io ho posato il mio sguardo, lì le tue genti hanno seguito la legge del luminare maggiore."

   "Non mi raccapezzo più a seguire le tue frasi sibilline!" Gli dico, disarmato.

   Ma lui, con fare bonario mi sussurra: "Leggi il mio libro e tutto ti sarà chiaro."

   Tornato in me ho letto il libro di Enoch  e ora tutto mi è chiaro.

***
Introduzione
  Nello studio della postierla di Murru mannu ho avuto modo di imbattermi in una data – il 22 di aprile – che sin da subito (allora in modo del tutto ipotetico) associai ad un evento che supposi fosse per la civiltà nuragica una data di previsione. Tra l'altro, e ancor prima di me, l'architetto Borut Juvanec scoprì questa data (21 di aprile) nel pozzo di Santa Anastasia di Sardara, senza però dedurne alcuna ipotesi in proposito.0

   Spinto da quanto scoperto e intuendo che il pozzo di Sant'Anastasia potesse non essere l'unico a registrale tale evento, studiai i pozzi sacri di Santa Cristina ed in seguito quello di Funtana coberta, e anche lì mi imbattei nella medesima data: 21 di aprile. E proprio gli studi sul pozzo di Santa Cristina mi diedero modo di ipotizzare che quel 21 di aprile poteva o doveva essere il capodanno nuragico per il fatto che la data, probabilmente legata alla maturazione delle spighe di grano (ipotesi questa già avanzata nello studio sulla postierla di Murru mannu) coincideva con la tradizione ebraica veterotestamentaria, perché anche gli Ebrei facevano partire il loro capodanno con la maturazione delle spighe di grano o d'orzo, benché secondo criteri diversi da quelli degli antichi Sardi. Infatti gli Ebrei seguivano pedissequamente le fasi lunari e secondo quelle, offrivano a yhwh le primizie, tra le quali le spighe di grano o d'orzo ancora verdi ma ben compiute; ciò implicava che se  nel periodo stabilito le spighe erano ancora tenere, questo era motivo per intercalare l'anno con un mese in più;  tanto che il loro capodanno poteva variare da un anno all'altro con lo scarto di un mese nei festeggiamenti del capodanno.1 Questo non avveniva in Sardegna, essendo il capodanno imposto dal Sole.

   L'indizio qui si fermò, con l'idea che potesse avere in futuro valenza probante nell'economia della mia tesi, benché un-non-so-ché mi suggerisse prudenza già allora.

   L'incontro con Enoch ha insinuato il dubbio su quell'indizio, tant'è che i suoi argomenti mi hanno convinto che lui con buona probabilità era nel giusto. Nelle sue idee dovevo trovare la giusta collocazione del capodanno nuragico e del 21 aprile, che non implica necessariamente coincidenza tra i due eventi ma sono, al contrario, due date ben distinte. Per tanto mi accingo ad abbandonare le procedure ebraiche che legano il capodanno alla maturazione del grano e dell'orzo, per andare invece a cercare la giusta collocazione calendariale avendo quale riferimento temporale il Sole e solo lui.

1. Leggiamo il libro di Enoch e interpretiamo alcune frasi oscure.
   La lettura del libro di Enoch2, apocrifo espunto dalla Bibbia canonica, potrebbe dare una svolta alla questione. Nella XIII parte del libro, con inizio al capitolo LXXII intitolato – libro dell'astronomia - Enoch asserisce:
[omissis] E questa è la prima legge delle luci: l'uscita della luce “sole” è nelle porte del cielo che (sono) verso oriente e il suo tramonto nelle porte del cielo di occidente. E vidi sei porte da cui usciva il sole e sei ove esso tramontava e la luna, attraverso di esse, sorgeva e tramontava. E, guida alle stelle e a quelli che le guidano, (sono) sei (porte) ad oriente e sei ad occidente del sole e tutte una  dietro l'altra, ritte (= in fila?), e molte finestre a destra e a sinistra di questa porta. [omissis] Così sorgeva nel primo mese per la porta grande ed usciva per la quarta di quelle sei porte che (erano) verso oriente del sole. Ed in questa quarta porta da cui usciva il sole nel primo mese vi erano dodici finestre aperte da cui usciva la fiamma quando esse, al loro tempo, si aprivano. Quando il sole sorgeva dal cielo, usciva per quella quarta porta per trenta mattine e scendeva direttamente attraverso la quarta porta che è ad occidente del cielo. E in quei giorni, il giorno si allungava e la notte si accorciava, per trenta giorni. E in quei giorni, il giorno era lungo due parti più della notte ed era, il giorno, esattamente dieci parti e la notte (era) otto parti...”

Vediamo innanzi tutto cosa sono le sei porte del cielo a oriente e le sei porte del cielo a occidente. A tal proposito è utile un disegno (Fig.1) col quale il concetto risulterà immediato, e due immagini (Figg. 2 e 3) tratte da STELLARIUM e da me elaborate per comprendere meglio il significato da attribuire alle parole di Enoch.

Fig. 1
 i numeri dal 1 al 6 indicano le porte di levata e calata del sole



Fig. 2
Le porte orientali del cielo da dicembre a marzo


Fig. 3

Le porte orientali del cielo da marzo a giugno


In sostanza le sei porte ad oriente altro non sono che tratti di linea dell'orizzonte entro il quale il sole sorge nel lasso di tempo di 30/31 giorni. I lassi di tempo hanno quale punto fermo (benché non sia esplicitamente affermato dal Enoch all'inizio della descrizione) il giorno dell'equinozio, e da lì i mesi sono scanditi da lassi di tempo di 30 giorni, e ogni due di 31 giorni. Scrive Enoch ai versetti [31] e [32]: “E in quel giorno il sole usciva da quella seconda porta e tramontava ad occidente e ritornava ad oriente e sorgeva nella terza porta per trentuno mattine e tramontava ad occidente del cielo. Ed in quel giorno la notte diminuiva e diventava nove parti ed il giorno diventava nove parti e, notte e giorno, erano eguali e l'anno era, esattamente, trecentosessantaquattro (giorni).” 

   In questi versetti Enoch descrive, alla fine dell'intera sequenza annuale l'equinozio di primavera, e se rammentiamo che ai versetti [6]-[10] egli descrive puntualmente le caratteristiche temporali e il mutuo rapporto tra il giorno e la notte del primo mese, riusciamo a calcolare con esattezza quale fosse il 30° giorno dopo il capodanno che aveva inizio con l'equinozio di primavera.
Prendiamo quale riferimento il giorno canonico nel quale cade l'equinozio di primavera - il 21 di marzo - e contiamo 30 giorni che ci portano al 19 di aprile* Va da se, che il secondo mese dell'anno ha inizio il giorno 20 di aprile.

* Attualmente, ormai da diversi anni - 2008 - l'equinozio di primavera cade costantemente il 20 di marzo; per tanto dovremmo anticipare la data desunta al 18 di aprile.

    Enoch non esordisce dicendo quale sia il giorno di inizio d'anno, ma descrive lassi di tempo di 30 giorni, puntando l'attenzione sul rapporto di 10/8 giorno/notte allo scadere del primo mese; rapporto che di fatto si verifica 30 giorni dopo l'equinozio.

   Ho voluto verificare col programma STELLARIUM quale sia la latitudine per la quale 30 giorni dopo l'equinozio di primavera il rapporto temporale luce/buio corrisponde a quello dichiarato da Enoch, constatando che alla latitudine di 36°12' nord (la città di Aleppo in Siria è ubicata a quel parallelo) il periodo di luce è di 13h 17m e quella di buio è di 10h 39m, ossia esattamente 10 parti di luce e 8 di buio3 , come calcolato dal patriarca.4*

* Per una esaustiva trattazione relativa al periodo luce/buio si invita il lettore a leggere la nota 4, nella quale l'argomento è trattato in modo interdisciplinare secondo calcoli di carattere astronomico, alla ricerca di luoghi geografici e motivazioni che possano in qualche modo far propendere i dati rilasciati verso una ipotesi di studio piuttosto che un'altra lì trattate.

👉Segue



1 All'indirizzo https://www.sefaria.org/Sanhedrin.11a?lang=bi (tratto dalle note del testo http://alssa.altervista.org/Documenti/Seminari/18/07-Precessione%20e%20accuse%20di%20deicidio%20contro%20gli%20Ebrei.pdf), vi è scritto: "§ I saggi insegnarono in una baraita ( Tosefta 2: 2): la corte può intercalare l'anno per tre questioni: per la maturazione del grano, se non è ancora tempo di maturare l'orzo; per il frutto degli alberi, se non hanno ancora maturato; e per l'equinozio, cioè per assicurare che l'equinozio autunnale precederà il Sukkot . Se si applicano due di queste preoccupazioni, il tribunale intercala l'anno anche se il terzo fattore non si applica; ma per uno solo di essi il tribunale non intercala l'anno."

All'indirizzo https://www.biblistica.it/wordpress/?page_id=1121 leggiamo che il primo mese dell’anno biblico è abìb che corrisponde al periodo marzo-aprile. 
 In Esodo 12 vi è scritto: "1 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto: 2 «Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno."
Mentre in Esodo 13 vi è scritto: "1 Il Signore disse a Mosè: 2 «Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti - di uomini o di animali -: esso appartiene a me».
3 Mosè disse al popolo: «Ricordati di questo giorno, nel quale siete usciti dall'Egitto, dalla condizione servile, perché con mano potente il Signore vi ha fatti uscire di là: non si mangi ciò che è lievitato. 4 Oggi voi uscite nel mese di Abib." ( mio il grassetto sottolineato ndr).


3 Il giorno ha la durata di 23 ore e 56 minuti. Se dividiamo il giorno in 18 parti (suddivisione utilizzata da Enoch, che probabilmente conosceva la clessidra - vedi infra nella seconda parte) otteniamo porzioni di 1 ora 19 minuti e 46 secondi; per tanto 10 parti di 1h 19m 46s equivalgono a 13 h 17 m 40 s, dato che concorda in modo significativo col dato di Enoch, se lo addomestichiamo ad una posizione ben precisa: la latitudine di 36°12' nord. In fatti notiamo che a quella latitudine il 20 di aprile 2019 il giorno dura 13h 19m.

Comunque il tema non è così semplice come può apparire; e la precisione individuata il 20 di aprile non lo è altrettanto per gli altri mesi. Si tenga conto infatti che il giorno degli equinozi è quello in cui il sole sorge esattamente a est, ma non è il giorno durante il quale la durata della luce è uguale a quella del buio. Questo evento avviene alcuni giorni prima dell'equinozio di primavera e alcuni giorni dopo l'equinozio d'autunno, ma in ogni caso esso non è calcolabile in modo preciso. Basti pensare all'effetto della rifrazione solare nell'atmosfera per rendersi conto che il calcolo sia assolutamente arbitrario se lo valutiamo secondo la percezione dei nostri sensi (a prescindere cioè dal calcolo matematico che lo precisa in modo scientifico), quale è il momento di passaggio tra notte e giorno? Il momento del crepuscolo mattutino; oppure quello dell'aurora (ultima fase del crepuscolo), o quando il bordo superiore del disco solare si vede all'orizzonte?  Riflettendo in questi termini si capisce che il lasso di tempo che intercorre tra il buio vero e la piena illuminazione ricade in un lasso di tempo di circa 60 minuti. Troppi per essere presi in considerazione. Ma, a prescindere da questa valutazione, se leggiamo attentamente il libro dell'astronomia di Enoch, egli descrive il sole nel momento in cui esso inonda il cielo di luce, per tanto possiamo pensare che quel momento sia quando questo si affaccia all'orizzonte col bordo superiore, o un minuto dopo, quando mostra metà del suo disco. Infatti Enoch scrive al capitolo LXXII versetto [4]: "E per prima usciva la luce maggiore, chiamata sole, e la sua orbita è come la circonferenza del cielo e tutto era pieno di fuoco splendente ed ardente." (mio il sottolineato ndr). La frase è stata da me sottolineata per mettere in evidenza che con buona probabilità questa sia da interpretare in questo modo: "tutto il cielo era pieno di fuoco splendente ed ardente"
Per tanto se prendiamo in considerazione questo momento (centro del disco solare visibile all'orizzonte), l'indeterminazione rientra nell'errore di misurazione della clessidra che si aggira attorno al ±10% e non in quei 60 minuti prima valutati, di passaggio dal buio vero al pieno giorno. In sostanza si può facilmente provare che una clessidra costruita per misurare un intervallo di tempo di 60 minuti è affetta da un errore  di ±5 min e per tanto possiamo registrare un lasso di tempo variabile da un minimo di 55 minuti a un massimo di 65 minuti. Naturalmente ci sono altre problematiche innescanti l'errore, ciò non di meno se poniamo quale punto di riferimento un particolare, e sempre quello, del disco solare (bordo o centro), di certo l'errore di indeterminazione è riducibile a quei ±5 minuti. Se la clessidra fosse affetta da errore fisso di +5 minuti (o viceversa di -5 minuti) avremmo per il giorno dell'equinozio, nell'arco della giornata, un errore nel calcolo del periodo di luce pari a 5m x 12 = 60 minuti. Caso che probabilmente non si verifica mai; piuttosto il dato tende più probabilmente all'equilibrio e all'azzeramento dell'errore per via delle mutevoli condizioni di temperatura e umidità dell'aria nel periodo di tempo preso in considerazione.

4 Il dato generante questa nota parrebbe piuttosto aleatorio, perché se andiamo a verificare il rapporto luce/buio il 19 di maggio per la stessa latitudine (36°12' nord), registriamo 14h13m di luce contro le 14h37m calcolate da Enoch. La differenza si accentua il 19 di giugno durante il quale registriamo 14h40m contro le 15h57m calcolati da Enoch. Per completezza e verifica calcoliamo per l'equinozio di primavera un periodo di luce di 12h06m.
   Notiamo anche che, se andiamo alla latitudine di 47°10' nord otteniamo il rapporto perfetto di 15h57m dichiarato da Enoch per il solstizio d'estate, ma anche cui, la verifica al 19 di maggio registra un periodo di luce di 15h15m contro le 14h37m calcolati da Enoch, mentre per il 19 di aprile registriamo un periodo di luce pari a 13h50m contro le 13h17m di Enoch; e per il giorno dell'equinozio registriamo un periodo di luce pari a 12h06m
   L'esame di questi dati potrebbe far intendere che vi sia una latitudine nella quale i rapporti luce/buio nei vari periodi possano avvicinarsi mediamente ai dati rilasciati da Enoch.
Nello specchietto qui sotto riportato si notino le differenze alle varie latitudini:


   L'analisi dei dati ci induce a pensare che la latitudine di 42° sia quella che più si avvicina al dato teorico rilasciato da Enoch, e con ogni probabilità il calcolo della media ponderata di detti valori darebbe ragione di ciò. Ma a prescindere dalle conclusioni a cui possiamo arrivare, questi dati, alla luce di quanto spiegato in nota 3, a proposito delle difficoltà di calcolo esatto del periodo di luce e di quella di buio, potrebbero far intendere che Enoch davvero abbia esposto dei dati rilevati ad una latitudine di 42° nord.

Se dovessimo basare questa nostra ipotesi di studio solo su questo dato, dovremmo dare per scontato che gli astronomi che elaborarono queste conoscenze fecero le loro osservazioni a quella latitudine nord. Ma non possiamo prendere per sacrosanto questo dato, perché Enoch potrebbe aver addomesticato i dati astronomici rilevati magari ad Ebla o Ninive, al suo volere matematico; perché queste sono le uniche città candidabili a mio parere nella regione cui probabilmente operò Enoch. Infatti egli asserisce che all'equinozio il giorno è 9 parti e la notte è 9 parti (valore corretto entro certi limiti), il 19 di aprile il giorno è 10 parti e la notte è 8 parti (valore estremamente corretto), prosegue dicendo che il 19 di maggio il giorno è 11 parti e la notte e 7 parti (valore ancora abbastanza corretto visto che alla latitudine di 36° nord il giorno è di 14h 29m contro il valore di 14h 40m deducibile dal rapporto frazionario di 11/18 trasformato in 24esimi (il dato potrebbe rientrare benissimo in quel range di errore della clessidra come spiegato in nota 3). Ma quando arriva al mese di giugno, asserendo che al solstizio il giorno è di 12 parti e la notte di 6 parti: qui sbaglia (come abbiamo dimostrato sopra). Errore che commette anche al solstizio d'inverno attribuendo una durata (al contrario) del giorno di 6 ore e quella della notte di 12 ore, la qual cosa non corrisponde a verità visto che il giorno al solstizio d'inverno dura 9h 43m.
   Perché Enoch è tanto preciso da marzo a maggio ma non lo è al solstizio d'estate? Se fece uso della clessidra, perché commise un simile errore? D'altro canto, se non avesse fatto uso della clessidra, sarebbe stato difficile "cogliere" tre risultati su quattro; ammenoché il suo sapere non dovesse sottostare al rispetto della perfezione matematica divina: marzo 9/9, aprile 10/8, maggio 11/7, giugno 12/6, luglio 11/7, agosto 10/8, settembre 9/9, ottobre 8/10, novembre 7/11, dicembre 6/12, gennaio 7/11, febbraio 8/10; perché il suo dio non bara... ma, forse, lui si!

   Ancora un "ammenoché".

 Potremmo però ipotizzare (ammesso e non concesso) che davvero Enoch apprese quelle informazioni da popolazioni stanziate alla latitudine di 42° nord.
   Questo implicherebbe contatti con popoli piuttosto distanti dall'area geografica in cui presumibilmente operò il Profeta; popolazioni stanziate, le più vicine, a circa 1300 km a nord di Gerusalemme e 800 km da Ebla in linea d'aria). La qual cosa potrebbe pure essere verosimile, vista l'affermazione di Enoch, che è consapevole dell'esistenza del Mar Nero e del Mar Caspio; infatti al capitolo LXXVII, 8° versetto egli afferma: "Vidi sette grandi isole, nel mare e nella terra, due nella terra e cinque nel gran mare." Vi è da rimarcare che in "nota" il traduttore del libro di Enoch asserisce: "Il senso dell'espressione < isole sulla terra> non è chiaro". Per noi invece è piuttosto chiaro il senso di questa espressione; in quanto Enoch indica per isole i due grandi bacini d'acqua, che in effetti sono delle "isole" d'acqua in mezzo alla terra ferma. E se escludiamo (come ritengo di dover escludere!) un sorvolo con qualche mezzo da parte del patriarca, la notizia può essere a lui pervenuta solo per via "terrestre" tramite interscambio culturale.

   Le due ipotesi sopra avanzate sono entrambe verosimili; ma io personalmente preferisco la prima; ossia quella che vede le osservazioni alla latitudine di 36° nord per il fatto che a quel parallelo giacciono due città di notevole importanza in quel lontano passato. Ebla in Siria (III-II millennio a.C.) e Ninive in Iraq, pure questa antichissima città Assira. Due città dove è verosimile fossero formulate queste conoscenze astronomiche. Le quali potrebbero davvero essere state utilizzate da Enoch e addomesticate in conformità alla perfezione del suo dio.

   Per contro, benché non impossibile, trovare un luogo dove i dati rilasciati da Enoch possano avere un 
riscontro sulla media dei dati astronomici alla latitudine di 42° nord, sa tanto di ragionamento moderno, basato su un calcolo matematico di carattere statistico che mette in evidenza la vicinanza dei valori rilevati a quelli presi come riferimento. Senza contare che dal punto di vista antropologico sarebbe necessario trovare, a quella latitudine, delle popolazioni che potessero avere queste nozioni di astronomia. Infatti il territorio più vicino in linea d'aria posto a quella latitudine, si trova tra il Mar Nero e il Mar Caspio. Un territorio situato nella imponente catena montuosa del Caucaso che si estende da ovest a est tra i due mari. Altri territori posti alla latitudine di 42° nord, sono l'attuale  Bulgaria, il Montenegro, il centro Italia e la fascia dei Pirenei a occidente, e la Georgia a oriente.



5 commenti:

  1. Grazie Sandro..Bello leggere le tue magie ma ben articolate in mattina alquanto uggiosa..Da perfetta ignorante..Ma la Sardegna nord arriva a sfiorare il 42°, pur essendo questo collocato a sfioro al sud della Corsica..Potrebbe essere sbagliato qualche calcolo o magari l'intero blocco sardo corso potrebbe essere stato considerato un unicum, prima della divisione e stanti, poi, a testimonianza di una loro unità precedente, i comuni "castelli" monumenti megalitici e le stele tra Sardegna e Corsica, monumenti sacrali a salutare Enoch, sia in entrata sia in uscita ? (Magari è un discorso da folle o più presumibilmnete, lo è davvero). Se però Enoch è del mondo terrestre e del mondo astrale, forse interpreta con maggior intelligenza di noi.
    Buona giornata (ora meno lunga della notte in questo emisfero) a Te
    Orni

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    1. Cara Orni vedo con piacere che ti sei sciroppata tutta la nota 4. Ti dirò che il 42° parallelo taglia in due la Corsica ma, come scrivo in nota, non penso che Enoch, o chi per lui, abbia rilevato i dati da quella posizione, tanto meno in Corsica o giù di lì. Comunque: mai dire mai!

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  2. Caro Sandro,
    anch’io sono passato per tutte le note, ma non mi è sembrato affatto uno sciroppo, anzi dico che ho avuto bisogno di assumere gli zuccheri dopo.
    Quello che hai scritto è favoloso, aggettivo che rimanda a meraviglia, più che favola.

    Già da tempo sospettavo che tu fossi stato contagiato da un virus. Ora ne sono certo.
    Si tratta di un virus contagioso, l’ho visto passare dall’uno all’altro dei miei amici i quali, contrariamente a quanto succede di norma, una volta infettati, non producono anticorpi, non guariscono e continuano a infettarsi a vicenda.
    Non c’è un pronto soccorso, né una terapia intensiva che almeno ne attenui i sintomi.
    Un effetto collaterale di non poco conto della malattia è un costante quanto inspiegabile aumento dei neuroni nel cervello degli infetti. E ciò pare che porti i malati a una significativa e costante iperattività, ancora più significativa col passare degli anni.
    Io non saprei dare un nome a questo virus. Provaci tu.
    Potresti farti aiutare negli incontri mattutini sulla spiaggia di Maimone.
    Chissà che non l’abbia già sperimentato qualcuno dei tuoi interlocutori.

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    1. Non ha un nome questo virus, e non voglio darglielo un nome. Nel momento in cui lo conosci lo temi e lo fuggi se non hai voglia di studiare. No, questo virus deve rimanere anonimo, e contagiare tutti coloro che vogliono farsi contagiare. Ma, ahilóro vi sono certuni che hanno sviluppato gli anticorpi a questo virus. Quelli non li infetta più nessuno, sono vaccinati. Abelterosina si chiama il vaccino. Come al solito i nome dei farmaci vengono tutti dal greco. Chissà che vorrà dire!

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