Le
misure, i numeri,
i cerchi, il glandoide, il segno del culto dell'acqua
Salvador Dalì - L'aurora
Ho scelto "L'aurora" di Salvador Dalì, quale immagine iniziale, perché nel suo insieme ritroviamo nel dipinto surrealista tutti gli elementi primordiali della vita nascostamente enfatizzati nel pozzo di Santa Cristina. L'unica differenza (a parer mio) sta nel diverso significato da attribure alla figura geometrica ovoidale che nel nostro sito non evoca l'uovo ma un elemento legato alla taurinicità androide della divinità solare.
2. Alcune
misure e alcuni numeri
Il pozzo di Santa
Cristina è orientato in modo che la direzione
individuata dal foro apicale della tholos con la mezzeria del primo gradino a scendere della scalinata, è orientata ad un azimut di circa 153° (Fig.11); l'asse della scalinata però ha un azimut di 152°30'; mentre l'azimut formato dalla mezzeria del primo concio posto a piattabanda della volta, con la mezzeria dell'ultimo gradino a scendere, è di 152°. Per le nostre osservazioni preliminari adotteremo quest'ultimo azimut (152°) perché esso è quello associato agli elementi architettonici che formano la ierofania da noi studiata. Nel prosieguo dell'articolo individueremo due azimut moderatamente diversi da questo qui adottato, ma come vedremo nel 16° capitolo, essi sono del tutto legittimi e funzionali.
individuata dal foro apicale della tholos con la mezzeria del primo gradino a scendere della scalinata, è orientata ad un azimut di circa 153° (Fig.11); l'asse della scalinata però ha un azimut di 152°30'; mentre l'azimut formato dalla mezzeria del primo concio posto a piattabanda della volta, con la mezzeria dell'ultimo gradino a scendere, è di 152°. Per le nostre osservazioni preliminari adotteremo quest'ultimo azimut (152°) perché esso è quello associato agli elementi architettonici che formano la ierofania da noi studiata. Nel prosieguo dell'articolo individueremo due azimut moderatamente diversi da questo qui adottato, ma come vedremo nel 16° capitolo, essi sono del tutto legittimi e funzionali.
Inoltre abbiamo
misurato gli azimut relativi al ventaglio della scalinata, che vanno
da 132° a 174°. La rampa forma invece un angolo zenitale di circa
52°, equivalente ad un’altezza di circa 38°1.
Fig.
11- immagine da Google Earth elaborata
3. I cerchi nascosti
Ritengo che le misure azimutali da noi rilevate non furono dettate dal caso, ma rispettavano un progetto di base che, se disatteso avrebbe pregiudicato il fine ultimo. In sostanza tutto l'apparato architettonico è in funzione dell'azimut di 152°, come dimostreremo più avanti nel 4° capitolo.
Ritengo che le misure azimutali da noi rilevate non furono dettate dal caso, ma rispettavano un progetto di base che, se disatteso avrebbe pregiudicato il fine ultimo. In sostanza tutto l'apparato architettonico è in funzione dell'azimut di 152°, come dimostreremo più avanti nel 4° capitolo.
Che il
pozzo di Santa Cristina sia esito di un progetto previo lo si scopre
in modo evidente da una peculiarità visibile solo dall'alto e che solo
l'occhio attento, curioso e … allenato percepisce2.
Come
si evince dall'immagine di Fig. 12.0 il paramento esterno del primo
recinto fu costruito seguendo la traccia del cerchio “1” con
origine “O”: centro dell'oculo della tholos.
Il
raggio del cerchio “1” fu impostato prendendo quale riferimento,
il primo concio posto a piattabanda di copertura della scalinata.
Il cerchio “2” ha pure origine nel centro “O” dell'oculo della
tholos e delimita il paramento interno del secondo recinto (recinto esterno), che fu realizzato prendendo come misura del raggio la
distanza del centro dell'oculo dal punto mediano del primo gradino
superiore della scalinata. In sostanza l'apparato ubbidisce ad una
precisa costruzione geometrica con forte ascendenza simbolica.
Fig. 12.0
4. Il glandoide e ...
Lo studio naturalmente non finisce banalmente nella individuazione di due cerchi, perché i due recinti hanno una conformazione peculiare che merita attenzione. Con tutta evidenza il recinto esterno ha forma ovoide, o meglio "glandoide", come da noi avanzato in occasione dello studio del sito santuariale di Gremanu di Fonni. Come abbiamo visto nel sito di Santa Marra di Busachi e poi a Gremanu, esso è dettato da un preciso intento geometrico; ossia la realizzazione di un ideogramma (perché di questo si tratta) attraverso la perfezione geometrica.
***
L'ovoide è una figura geometrica piuttosto complessa, che risponde a regole
precise, benché qualche parametro possa variare per la esecuzione di
un glandoide/ovoide più o meno tozzo3.
Vediamo
come probabilmente fu costruito il glandoide del pozzo di Santa Cristina
leggendo le didascalie delle figure qui sotto pubblicate.
il
parametro di riferimento è il raggio OA
Fig. 12.2
Sul
prolungamento del raggio O-A, il medesimo è dupplicato in A-B e
A1-B1
Fig. 12.3
Costruzione
dell'arco di cerchio di raggio B1-A e B-A1
Fig. 12.4
Definizione
dei segmenti B-A2 e B1-A2
Fig. 12.5
Prolungamento
del segmento B-A2 fino al punto C1 e del segmento B1-A2 fino al punto
C
Fig. 12.6
Descrizione
dell'arco di cerchio C-C1 con centro in A2
Fig. 12.7
Il glandoide è
descritto dagli archi di cerchio:
A-A1 con
centro in O
A-C con
centro in B1
A1-C1 con
centro in B
C-C1 con
centro in A2
Fig. 12.8
Il glandoide geometrico descrive, quindi, con tutta evidenza (dettata dall'esempio di Gremanu e dal contesto religioso) l'elemento maschile che da la vita
Fig. 12.9
In modo
magistrale la figura geometrica si attaglia perfettamente, con
qualche evidente ma plausibile distorsione, al perimetro interno del
recinto esterno.
Questo
di Santa Cristina non è di certo l'unico caso di figura geometrica complessa;
infatti troviamo un esempio di altrettanta complessità nel sito
templare di Giorrè, dove il recinto di forma ovale (non ovoidale)4
che circonda quel santuario fu realizzato avvalendosi, anche lì, del compasso e
di alcuni allineamenti a vista5
(si confrontino le Figg.13 e14).
Fig. 13
Fig. 14
Costruzione geometrica del recinto “ovale” del santuario di
giorrè – Florinas
Come abbiamo dimostrato, e non da oggi, la grande padronanza di quelle genti nei confronti della
geometria non si ferma al tracciamento di cerchi, benché questi manifestino l'archetipo su cui si basa tutta la religiosità di quelle genti, ma continua in una vasta gamma di varianti capaci di creare figure complesse come l'ovale e l'ovoide e, quali egregi conoscitori della geometria, riuscivano mediante
allineamenti, a realizzare nei loro santuari, strutture
orientate poste su rette parallele (Pauli S'ittiri)6,
possibile retaggio di esperienze molto più antiche (Circolo
megalitico di is circuìttus)7.
Da
questi esempi possiamo dedurre che quelle genti possedevano concetti
di geometria di un livello superiore a quello della semplice
descrizione del cerchio.
***
Il
cerchio è la figura piana perfettamente simmetrica senza inizio né fine ed è unidimensionale lì dove il punto adimensionale è ancora un cerchio di raggio infinitamente piccolo e, all'estremo infinitamente grande, abbraccia l'intero universo col suo raggio luminoso (compasso), che ruotando su se stesso genera, descrive e circoscrive lo spazio attorno a se. Tra i due limiti estremi possiamo costruire e concepire infiniti cerchi e tra questi scegliere quelli che soddisfano esigenze di carattere simbolico e numerologico, capaci di creare figure geometriche più complesse del semplice cerchio: ovali e ovoidi appunto. Entità, il cerchio, che con tutta evidenza rappresenta il
sole/luna-toro-divino. Dalla perfezione ha origine quella figura simboleggiante la potenza del fallo divino: la "testa", definita nella sua
forma da un gioco di interconnessioni di cerchi dimensionalmente diversi tra loro ma nelle proporzioni tutti accomunati dal numero puro π. Fallo divino che con tutta evidenza è richiamato nella sua forma e funzione dal colossale fallo di Gremanu, che dimostra con tutta evidenza come l'uomo nuragico rappresentava, a sua immagine e somiglianza, la potenza vivificante divina.
5. ... la serratura
5. ... la serratura
Ma
altro ancora troviamo nel recinto, ossia il muro conformato a
“serratura di chiave”, come si esprime il Moravetti (vedi nota 2).
Benché mi renda conto che il Moravetti usi la metafora per trasmettere al lettore la forma descritta con una figura familiare, dequalifica il monumento (pensiamo solo all'altare della Patria in Roma, assomigliato ad una “macchina per scrivere, per renderci conto di quanto squalificante possa essere quella riferita al pozzo sacro). L'infelice descrizione liquida quella forma senza alcuna disquisizione di carattere archeologico e antropologico, tanto da contaminare ed offuscare l'interesse verso il recinto ovoidale che tutto racchiude e molto spiega dal punto di vista antropologico (vedi ancora la nota 2).
Benché mi renda conto che il Moravetti usi la metafora per trasmettere al lettore la forma descritta con una figura familiare, dequalifica il monumento (pensiamo solo all'altare della Patria in Roma, assomigliato ad una “macchina per scrivere, per renderci conto di quanto squalificante possa essere quella riferita al pozzo sacro). L'infelice descrizione liquida quella forma senza alcuna disquisizione di carattere archeologico e antropologico, tanto da contaminare ed offuscare l'interesse verso il recinto ovoidale che tutto racchiude e molto spiega dal punto di vista antropologico (vedi ancora la nota 2).
Visto
sotto l'aspetto antropologico, appunto, quale è la forma che possiamo e/o dobbiamo associare al recinto interno? Abbiamo individuato il doppio
cerchio "nascosto”
sole/lunare-taurino-divino, abbiamo individuato il simbolo della potenza divina: “la testa del fallo”, anch'esso defilato,
all'interno del quale, in modo che sembrerebbe del tutto "palese", troviamo quello che può sembrare il simbolo taurino: una protome circolare sormontata da due lunghe corna
asimmetriche8 (Fig.15a). Ma questa ipotesi non ci soddisfa, perché quella forma richiama alla mente il congegno per la captazione dell'acqua delle fonti sacre. Come ebbi modo di citare nello studio Paule S'Ittiri - Geometria, astronomia e culto del toro solare, la Dott. Lavinia Foddai che studiò il sito di Paule S'Ittiri, scrisse: "Si tratta di quattro edifici – tre dei quali inglobati nel perimetro del témenos mentre il quarto se ne discosta per rispettare l’orientamento – costituiti da un ambiente circolare con seduta perimetrale preceduto da un breve atrio trapezoidale. La planimetria richiama lo schema di edifici sacri (Sos Nurattolos-Alà dei Sardi, Janna ’e Pruna-Irgoli, Sa Carcaredda-Villagrande Strisaili, Sirilò-Orgosolo, “Capanna del capo” di Santa Vittoria-Serri, Su Monte-Sorradile, Serra Niedda-Sorso) che imitano i templi connessi al culto delle acque (pozzi e fonti sacre) sebbene privi di elementi ipogei e di strutture di adduzione idrica.” (mio il sottolineato - ndr).
La forma per tanto sarebbe peculiare per la identificazione di un pozzo o una fonte sacra o per simularla. Ma quella forma potrebbe avere la sua origine proprio nello "strumento" che accoglie l'acqua sorgiva e subito la dispensa; come dimostra "su laccu" (il bacile) della fonte "Sa Ghiterra" (con tutta evidenza il nome di origine moderna si riffà alla forma della "chitarra") o meglio detto "Su laccu de s'abba santa" di Villanova Monteleone, che in modo provvido sembrerebbe riprodurre i due recinti di Santa Cristina.
A questo punto, tutto cambia. Il modo di guardare l'immagine del
monumento cambia; non più visto come una “serratura” ma come struttura simboleggiante la fonte d'acqua sacra.
Quello che sta prendendo forma è l'immagine di una sorta di puzzle, dove "Gremanu" spiega la forma ovoidale del recinto esterno di "Santa Cristina", il bacile di "Su laccu de s'abba santa" spiega la forma del recinto interno dello stesso monumento; nel contempo "Gremanu e Santa Cristina" spiegano la forma del supporto de "Su laccu de s'abba santa", che con tutta evidenza è un glandoide, che reca, ricavato nella parte superiore del suo corpo, la forma del recinto interno di Santa Cristina. Qui, si innesta la duplice natura divina legata alla luce del toro solare e all'acqua; elementi primari della vita.
La forma per tanto sarebbe peculiare per la identificazione di un pozzo o una fonte sacra o per simularla. Ma quella forma potrebbe avere la sua origine proprio nello "strumento" che accoglie l'acqua sorgiva e subito la dispensa; come dimostra "su laccu" (il bacile) della fonte "Sa Ghiterra" (con tutta evidenza il nome di origine moderna si riffà alla forma della "chitarra") o meglio detto "Su laccu de s'abba santa" di Villanova Monteleone, che in modo provvido sembrerebbe riprodurre i due recinti di Santa Cristina.
Fonte "Sa Ghiterra" o meglio "Su laccu del s'abba santa"
Villanova Monteleone - immagini da Wikimapia
Fonte sacra di "Su lumarzu" Bonorva - immagine da Wikimapia
la forma della fonte riprende quella de "Su laccu de s'abba santa"
Con tutta evidenza, la forma de Su l'accu de s'abba santa", che accoglie e dispensa l'acqua, principio vitale, da corpo e significato al recinto sacro di Santa Cristina e quindi a tutti quei templi di tal forma, attraverso vari stadi che dal più semplice: Su laccu de s'abba santa, passa per la fonte di Su lumarzu di Bonorva, racchiusa e protetta da una piccola tholos, per diventare vera e propria icona della fonte sacra nei tempietti dove l'acqua sorgiva sembra non esserci, come nel caso di Paule S'ittiri9; fino ad usare, infine, quella forma quale simbolo logografico indicante la fonte o pozzo reso (per questo) sacro; come nel "probabile" caso del secondo pozzo di Mistras che vedremo tra poco.
La trasformazione in simboloQuello che sta prendendo forma è l'immagine di una sorta di puzzle, dove "Gremanu" spiega la forma ovoidale del recinto esterno di "Santa Cristina", il bacile di "Su laccu de s'abba santa" spiega la forma del recinto interno dello stesso monumento; nel contempo "Gremanu e Santa Cristina" spiegano la forma del supporto de "Su laccu de s'abba santa", che con tutta evidenza è un glandoide, che reca, ricavato nella parte superiore del suo corpo, la forma del recinto interno di Santa Cristina. Qui, si innesta la duplice natura divina legata alla luce del toro solare e all'acqua; elementi primari della vita.
L'immagine di fig. 15b, di certo possiamo compararla ad altre simili incontrate in numerosi siti nuragici: i
tempietti di Pauli S'Ittiri, come già detto o altri pozzi sacri come “Is Pirois”
e “Funtana coberta di Ballao”, per citarne alcuni. Ma quello che
attira ancor più la mia attenzione e un enigmatico segno inciso
nella vera di un pozzo ubicato lungo la laguna di Mistras, nel Sinnis
di Cabras10, come anticipato. Il segno ricorda in modo preciso la forma qui descritta. Quel segno
inciso nella vera è inserito in modo inequivocabile in una sequenza
scrittoria, tanto da poter avanzare la prudente
ipotesi che il segno faccia parte della
classe di grefemi, quali il pugnaletto nuragico e la Tanit, con un preciso significato logografico.
Fig. 17 Vera di uno dei
pozzi di Mistras
In
questo contesto penso sia da collocare il recinto sacro del pozzo di
Santa Cristina. Certamente la mia interpretazione ha bisogno d'essere
sviluppata ed ampliata ed inserita nel contesto delle manifestazioni
della civiltà nuragica; e di certo questa è prerogativa
dell'antropologo.
Ancora
qualche dato:
- La scalinata è formata da 24 gradini11.
- La copertura della scalinata è composta da 12 piattabande a gradoni.
- Le pareti aggettanti che contengono la scalinata sono composte da 21 file di blocchi.
- Gli anelli della tholos sono 22 sopra il pelo libero dell'acqua e 2 sott'acqua; il primo è quello perimetrale che contiene l'acqua sorgiva, il secondo è l'anello interno che corona il fondo; per un totale di 24 anelli.
- L'anello anomalo è il 12° a partire dal pelo libero dell'acqua.
2
Nel libretto n° 32
SARDEGNA ARCHEOLOGICA Guide e Itinerari a cura di Alberto Moravetti
– Il Santuario Nuragico di Santa Cristina - Delfino Editore, a
pagina 21 si legge: “ Le
strutture emergenti sono attualmente limitate al muro perimetrale –
a forma di serratura
di chiave – che racchiude l’atrio
rettangolare ed il tamburo del pozzo ed è dotato di un sedile a
parete, riferibile con ogni probabilità ad epoca più tarda: il
tutto è delimitato da un recinto ellittico (m 26x20)
che, con unico ingresso coassiale al vestibolo, separa l’edificio
sacro dalle altre strutture del santuario.” (mio
il grassetto e il sottolineato - ndr) e li si ferma nella descrizione. Lo studioso
percepisce solo quello che la sua mente gli consente di notare per
immagini: La serratura di chiave.
Non vede oltre, perché probabilmente il suo bagaglio culturale e la forma mentis non gli
consente altro (non è una colpa certamente), ma di certo un
tecnico, avvezzo alle proporzioni geometriche ed al disegno tecnico,
sarebbe stato senz'altro meno banale e avrebbe descritto le peculiarità geometriche dei due recinti, piuttosto che la insulsa analogia formale di uno di essi ad un oggetto del tutto fuori luogo (la serratura di chiave). Non
migliora di certo la descrizione scrivendo: “il
tutto è delimitato da un recinto ellittico”.
La qual forma è ben lungi da essere una ellisse, ma è accostabile più
propriamente allo “ovoide” che, in seguito al nostro studio del sito santuariale di Gremanu, è precisamente, dal punto di vista ideografico, un "glandoide". Non è certamente una colpa la mancata individuazione del glandoide quale ideogramma, Sarebbe davvero troppo chiedergli il confronto del glande di Gremanu col recinto esterno del pozzo di Santa Cristina e con tutta evidenza (a posteriori), riconoscere nell' "unico ingresso coassiale al vestibolo", il meato del glande stesso. Vi è colpa, però, nel mancato riconoscimento della esatta forma geometrica descritta: glandoide o ovoide che dir si voglia. Bastava un semplice confronto di immagini per capire che il recinto esterno del pozzo di Santa Cristina non è una ellisse.
ovoide1 ovoide2
Le
due costruzioni usano come parametro il raggio e il suo multiplo.
Evidentemente si possono usare tutti i multipli che si vuole e tutti
i sottomultipli in una serie infinita di figure. Con i sottomultipli
si ottiene un ovoide sempre più tozzo fino alla sua riduzione al
cerchio, con i multipli un ovoide di forma moderatamente sempre più
allungata, serie che termina, con multipli che tendono all'infinito,
in una figura simile all'ovale ma con due segmenti rettilinei che
uniscono le estremità di due semicerchi.
Con tutta evidenza l'ovoide che si avvicina alla perfezione
stilistica è l'ovoide1,
che utilizza solo il suo raggio quale parametro costruttivo; però
l'ovoide2
mette in campo il significato filosofico religioso del 3: tre cerchi
generati da quell'unica dimensione: il raggio. Quel numero 3, così
importante in tantissime società antiche; quel 3 che ritroviamo
ancor oggi nel mistero della trinità cristiana: Dio uno e trino.
Forse questo è il motivo che indusse quelle genti a costruire una
figura simile all'ovoide2, che di fatto racchiude nella sua costruzione geometrica tre archi, porzioni di cerchi di raggio diverso.
Naturalmente avrei potuto disegnarli io stesso i due esempi ed altri
ne avrei potuto realizzare, ma per motivi di carattere filologico ho
voluto portare esempi non autoconfezionati.
4
Possiamo definire “ovale” la forma geometrica chiusa che varia
con continuità, simmetrica lungo l'asse maggiore e lungo l'asse
minore. Mentre possiamo definire “ovoidale” la forma geometrica
chiusa che varia con continuità, simmetrica lungo l'asse maggiore,
ma asimmetrica lungo l'asse minore.
C'è da dire, inoltre, che la forma ovale di Giorrè, ci sembra abbia un significato molto diverso da quello dell'ovoide/glandoide di Santa Cristina e di Gremanu. In sostanza, quello di Giorrè potrebbe simboleggiare l'uovo cosmico, con un significato più ampio e generale rispetto a quello del glandoide, che con tutta evidenza esprime la parte maschile del germe divino.
5
S. Angei 2017 - Giorrè tra geometria e astronomia - su Maimoni blog
-
http://maimoniblog.blogspot.it/2017/11/giorre-tra-geometria-e-astronomia.html
6
S. Angei 2018 - Paule S'Ittiri - Geometria, astronomia e culto del
toro solare - su Maimoni blog -
http://maimoniblog.blogspot.it/2018/01/paule-sittiri-geometria-astronomia-e.html#more
7
S. Angei 2016 - Is circuìttus un osservatorio astronomico per
l'infinito ciclo della vita – su Maimoni blog -
http://maimoniblog.blogspot.it/2016/10/is-circuittus.html
8 La figura sembrerebbe del tutto attinente al sito,e forse anche lo è, per via di quelle corna asimmetriche; però la correlazione svanisce nel momento in cui cerchiamo di legare il "glande" al "toro"; ossia il glande racchiuderebbe dentro di se il toro? La risposta è no a parer mio, perché il glande racchiude dentro di se l'acqua sacra vitale, ossia lo sperma sacro e vitale. E' un argomento piuttosto ostico da trattare in modo elegante. Ma lo studio che di recente ho pubblicato su "Gremanu", mi ha indotto ad approfondire il tema (in fase di completamento) su quel particolarissimo sito di forma fallica, giungendo a conclusioni (benché non del tutto scientifiche) che potrebbero dar ragione a questa mia asserzione.
9 La Dr. Sara Capellini nella sua tesi di laurea - I templi a megaron della Sardegna nuragica nell'ambito del mediterraneo - anno accademico 2010/2011 - studia il tempio a megaron di "Sa Carcaredda", annunciando: "Il tempio, di particolare interesse architettonico, rappresenta un raro esempio di struttura nuragica in antis con penetrale circolare" e così si esprime citando M. A. Fadda: "L'acqua è l'elemento purificatore e, laddove essa non sgorghi naturalmente da una fonte sorgiva, viene contenuta nelle olle presenti all'interno del tempio." Il tempio a megaron di Sa Carcaredda di fatto sarebbe un tempio dedicato al culto dell'acqua. La stessa posizione assunta dalla Dr. L. Foddai quando parlando dei tempietti di Paule S'ittiri, li definisce simili a quelli come Sa carcaredda che "imitano i templi connessi al culto delle acque...".
9 La Dr. Sara Capellini nella sua tesi di laurea - I templi a megaron della Sardegna nuragica nell'ambito del mediterraneo - anno accademico 2010/2011 - studia il tempio a megaron di "Sa Carcaredda", annunciando: "Il tempio, di particolare interesse architettonico, rappresenta un raro esempio di struttura nuragica in antis con penetrale circolare" e così si esprime citando M. A. Fadda: "L'acqua è l'elemento purificatore e, laddove essa non sgorghi naturalmente da una fonte sorgiva, viene contenuta nelle olle presenti all'interno del tempio." Il tempio a megaron di Sa Carcaredda di fatto sarebbe un tempio dedicato al culto dell'acqua. La stessa posizione assunta dalla Dr. L. Foddai quando parlando dei tempietti di Paule S'ittiri, li definisce simili a quelli come Sa carcaredda che "imitano i templi connessi al culto delle acque...".
10 Da: Sandro Angei, Gigi Sanna e Stefano Sanna 2015 I pozzi di Mistras
su Maimoni blog
https://maimoniblog.blogspot.com/2015/05/i-pozzi-di-mistras.html
11 Alcuni ritengono che i gradini siano 25, ma ciò non è vero in
quanto quello che sarebbe il 25° gradino a scendere è l'anello di
base che forma il bacile.
https://archeologianuragica.blogspot.com/2018/10/santa-cristina-e-la-corbelleria-al-cubo.html
RispondiEliminaSlurp!
EliminaSarei tentato di dire che quel che si afferma nell'articolo segnalato dal qui sopra lettore, è dettato da semplice astio, prima e da difesa delle proprie idee e delle proprie prese di posizione in aiuto di altri (Lebeuf), dopo. Di certo affermare che la ricostruzione da esso fatta, sia “incontrovertibile”, è quanto meno azzardata. E' una ipotesi di ricostruzione: stop! Non si rende conto, esso (è necessario leggere attentamente l'articolo prima di sciorinare), del fatto che la mia ricostruzione è frutto di una elaborazione tesa solo ed esclusivamente a salvare il salvabile della tesi di A. Lebeuf: punto!
RispondiEliminaSarei tentato, dicevo, ma non lo dico.
Il lavoro di Zedda tiene conto dell'edificio nella sua inteezza, la sua analisi invece parte dal rudere. Non è una cosa complciata, semplcemente due valutazioni diverse. Evidentemente, ogni discorso si dovrebbe basare e fare riferimento a una struttura come doveva essere a origine e non come si presenta oggi
RispondiEliminaMi sembra di esser stato chiaro nell'affermare che la mia ipotesi è dettata solo ed esclusivamente per sostenere in un certo qual modo la tesi di A. Lebeuf. Per quanto riguarda il pozzo di Sant'Anastasia, anche lì nessun volo pindarico, in quanto se ha avuto modo di leggere quel mio articolo, vi troverà i riferimenti ad Antonio Taramelli; fu lui ad ipotizzare un tempietto sopra il pozzo sacro in quella posizione. Inoltre, come scrissi sempre nell'articolo, la funzione e l'esistenza del tempietto in quel contesto è supportata dal fatto che, se la ierofania fosse intenzionale, come anch'io ritengo, in qualche modo doveva essere percepita dall'osservatore... o no!
EliminaNel pozzo sacro di Santa Cristina invece, il tempietto apparentemente non servirebbe ad alcuno scopo di carattere ierofanico... per tanto vale la mia prima affermazione relativa allo studio di A. Lebeuf.
Zedda ha spiegato nell'articolo che jovanec e lei avete ragionato ragionato su un vano scale diroccato, e che - di conseguenza -l'orientamento sul 21 aprile è completamente infondato. Questo, e non altro
EliminaL'articolo si compone di cinque parti, siamo solo alla seconda e del 21 di aprile ancora nulla è stato detto. Per tanto aspettiamo la fine, poi si parlerà.
EliminaPiuttosto vedo che lei sia interessato più a quel che dicono altri piuttosto che intervenire nello specifico di questa seconda parte dell'articolo, dove troviamo un po' di cose interessanti, mi sembra; ma forse non interessa a nessuno che quelle antiche genti sapessero disegnare figure complesse. Eh già, sapevano disegnare l'ovoide.
Il presente saggio intende dimostrare che il pozzo di Santa Cristina fu costruito per celebrare un rito legato ad una data ben precisa: il 21 di aprile.
RispondiEliminaCercheremo di dimostrare che questo pozzo sacro fa parte di una categoria di templi dedicati ad un medesimo rito e lo faremo comparando il monumento ad altri edifici già studiati e documentati.
Cercheremo, tramite la ricerca bibliografica, di inquadrare la data del 21 di aprile.
Lo ha scritto lei qui sotto!
Paolo, nell’attesa degli sviluppi dello studio di Sandro raccomanderei la (ri)lettura della trattazione sulla “seconda obiezione” esposta dallo stesso Sandro nell’articolo precedente (il primo di questa serie); nonché raccomanderei sempre la (ri)lettura di due precedenti articoli (ancora di Sandro, sempre su questo blog) che con raffronti sviluppano il tema del tempietto “aperto” (con tetto probabilmente “stramineo”, in strame di paglia, facilmente impermeabilizzato con fango ... ):
RispondiEliminahttp://maimoniblog.blogspot.com/2017/11/giorre-tra-geometria-e-astronomia.html?m=1
http://maimoniblog.blogspot.com/2017/12/giorre-tra-geometria-e-astronomia.html?m=1
A spiegare perché ho parlato di un tetto impermeabilizzato con fango:
RispondiElimina(da “Storia e monumenti del mondo della polis dalle origini al V secolo”, di Enzo Lippolis , Monica Livadiotti , Giorgio Rocco, Ed. Bruno Mondadori, 2007)
https://books.google.it/books?id=5fSXW4Xam-kC&pg=PA769&lpg=PA769&dq=tetto+stramineo&source=bl&ots=r0mZMBO1RN&sig=bOcR7wk8FBbU0TVcpco-rdDbw-Y&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwih2eXA-ILeAhVD1hoKHRsABPUQ6AEwBXoECAUQAQ#v=onepage&q=tetto%20stramineo&f=false
(un “tetto stramineo”, per non fissarci alla paglia, è comunque realizzato con materiali deperibili).
Con tutta evidenza, il Signor Melissi batte sull'analisi sterile e del tutto inutile della mia affermazione a riguardo di quel “... nulla è stato detto...”, come se quella fosse la chiave di volta per far crollare la mia tesi. Si legga, se ne ha voglia e tempo, la terza parte dell'articolo. Nel frattempo, che ne dice di commentare sui due cerchi concentrici dei due recinti sacri o sull'ovoide, che poi ovoide non è ma è ben altro. O forse erano già noti a tutti, questi particolari del pozzo di Santa Cristina?
RispondiEliminaVedo che alcune persone hanno la tastiera facile solo per buttare giù le tesi di altri, focalizzando l'attenzione solo su certi aspetti che potrebbero (e sottolineo il condizionale) dare adito a dubbio interpretativo nel momento in cui si sciorina prima di aver letto l'intero articolo; e lasciano in disparte quello che è del tutto evidente ed incontrovertibile (in questo caso, si, possiamo affermare che è incontrovertibile); ossia l'esistenza di particolari architettonici rilevabili da chiunque e in qualsiasi momento, che testimoniano della esistenza di un vero e proprio progetto preparatorio di quel pozzo. Certamente il significato profondo del termine sfugge a chi non è aduso alla progettazione, ma i professionisti in campo tecnico che qui mi leggono sanno delle difficoltà insite nella progettazione.
Per gli altri cercherò di spiegare che per “progetto” si intende la elaborazione virtuale di un manufatto, un fabbricato o anche solo un'azione complessa che debba essere scandita per fasi. Il progetto proietta nel presente quel che si intende fare nel futuro e per fare ciò è necessario avere inventiva, giudizio, conoscenza delle problematiche insite nella progettazione; e nello specifico: nozioni di geometria, dimestichezza col calcolo mentale e non ultima una buona dose di fantasia e lungimiranza.
Per questo motivo e non altri, la scoperta di questi “semplici” particolari nel pozzo di Santa Cristina, devono far riflettere tutti noi sulle eccellenti capacità tecniche di quelle antiche genti. Altro che soffermarsi sul dito che indica la luna! Qui non c'è in ballo il prestigio di Sandro Angei, che alcuni possono pensare cerchi notorietà. Qui c'è in ballo il prestigio e la genialità di un antico popolo.
Molto interessante sia il rilievo che il commento. Molto interessante anche la ricostruzione geometrica (la geometria specie quella sacra mi affascina sempre). Purtroppo vedo poche quote di rilievo. Mi piacerebbe sapere se ne avete un rilievo più dettagliato, poiché vorrei verificare una cosa che, a prima vista, mi pare esserci. Grazie mille. Arch. Marco Virginio Fiorini
RispondiEliminaArchitetto, la ringrazio per le parole qui profferite e, entrando nel tema della sua richiesta, la inviterei a leggere l'intero saggio, composto da un primo studio relativo alle ierofanie luminose che nel pozzo si manifestano in due date peculiari (studio diviso in 5); e un secondo studio, il più corposo e piuttosto tecnico (diviso in 10 parti), dove potrà trovare alcune misure ( le sarà facile convertire le “stibe” in metri, lì dove espongo le dimensioni solo in questa unità di misura) proprio nell'ultima parte, che tratta del metodo costruttivo passo passo, secondo un “ipotetico“ crono programma dei lavori.
EliminaNell'ottava parte invece , troverà una più precisa descrizione del recinto esterno qui trattato.
Allorché le servissero altre misure, sarò lieto di fornirgliele.
Tutte le parti dello studio sono collegate dal link di rimando, cliccabile, posto tra la fine del testo e le note bibliografiche.
Dove posso trovare il rilievo architettonico completo ? (se ne esiste uno, ma visto il grande lavoro di ricerca fatto, credo proprio di sì). Parlo di piante, sezioni, alzati ecc. Grazie di una vostra cortese risposta. MVF
RispondiEliminaArchitetto, le misure le ho estrapolate dal rilievo con laser scanner che facemmo a suo tempo con l'aiuto di un collega (io non posseggo questa strumentazione). Per tanto non esiste un rilievo architettonico completo corredato di misure.
EliminaGrazie mille della sua cortese spiegazione.
RispondiEliminaPer ora, potrei almeno sapere l'ampiezza degli angoli alla base del triangolo isoscele formato dalle scale nelle vista in pianta? Ad occhio mi sembrano 36 gradi. E' corretto?
Grazie di una sua cortese risposta.
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N.B. Il laser scanner è uno straordinario strumento che è in grado di riprodurre in maniera precisissima le forme di un manufatto, ma per uno studio legato alla Geometria Sacra, serve un rilievo architettonico quotato...
Caro Architetto, per quanto posso capire dalla sua spiegazione, la invito a leggere, sempre su questo blog, il mio articolo del 26 agosto 2020 intitolato “Il pozzo di Santa Cristina - il tassello mancante.” Lì troverà le misure angolari richieste e il perché di quelle misure.
EliminaCortese Redazione, ho riletto il mio commento del 6 gennaio e mi sono acorto di una svista di cui mi scuso. Indicando gli angoli alla base del triangolo isoscele, volevo dire 72° gradi e non 36°. Mentre stavo per scrivere questa mia rettifica, ho visto il vostro disegno. Avete indicato gli angoli rispettivamente di 71°3' e 71°22', cioè vicinissini a 72°. Il triangolo isoscele formato da due angoli alla base di 72° e uno al vertice di 36° (somma = 180) è conosciuto come triangolo aureo. In geometria i triangoli aurei sono quelli i cui lati sono tra loro in proporzione aurea (la proporzione tra un lato lungo e quello vale 1,618 (numero aureo). E' molto interesante scoprire che anche nel Pozzo di Santa Cristina sono presenti elementi in proporzione aurea tra loro.
RispondiEliminaL'estate scorsa ero a Budoni (costa est) e volevo andare a visitare il Pozzo di Santa Cristina. Malgrado i miei reiterati tentativi, mi è stato impossibile. Introvabile un qualsiasi mezzo di trasporto (treno, auto, taxi, traghetto...) e, alla fine, vi ho dovuto rinunciare. Avrei voluto fare delle misurazioni per vedere se ci sono (come suppongo) altre misure del Pozzo in proporzione aurea tra loro.
Se la cosa potesse interessarvi potrei spedirvi gratuitamente (via mail in PDF) un mio libro intititolato "Armonia Universale" nel quale sviluppo molti di questi concetti. Mi serve solo la vostra email. Me la potete inviare privatamente al mio indirizzo email che conoscete. Saluti.
RispondiEliminaArchitetto la sua onestà intellettuale le fa onore.
RispondiEliminaCome avrà letto nello studio che le ho indicato, ritengo che quegli angoli non siano da associare al triangolo aureo, ma a ben altra natura che spiego in modo particolareggiato nel saggio dedicato alla costruzione del pozzo sacro. E questo non solo per ragioni di carattere tecnico e astronomico, diciamo così, ma anche per ragioni di carattere antropologico, legate al carattere piuttosto pragmatico di quella civiltà. In sostanza, non sembra trasparire il “bello” o “l'armonioso” fine a se stesso.
La ringrazio della sua offerta. Con piacere leggerò il suo libro. Le invierò il mio indirizzo di posta elettronica.