di Gigi Sanna
Fig.1
Premessa.
Ancora un documento (1) della scrittura nuragica. Ancora
un documento che attesta l’uso (in genere) di certi segni e non di altri del
cosiddetto ‘protocananaico’, l’alfabeto in mix (2) adoperato in Siria -Palestina
(antica Canaan כנען)
tra il XIII ed il XII secolo a.C.
Informazioni
e dati descrittivi
E’stato
rinvenuto da Carlo Desogus, ex ispettore onorario di archeologia della
provincia di Cagliari, in località Su Pranu, la stessa nella quale tempo
fa il medesimo rinvenne il coccio (fig. 2) dove insistono dei segni fonetici dei quali uno è la cosiddetta Tanit (3). Particolare questo che
dimostra in modo incontrovertibile che essa non era un mero simbolo (4) ma un vero e proprio segno di scrittura. Nella catena segnico fonetica esso è il secondo a partire dalla destra (v. sempre fig. 2), dopo la ‘taw’ ed il numero 4 in legatura.
La seconda scritta selargina si legge nella parte inferiore di un piccolo blocco di pietra arenaria e misura cm 18 x cm 12 circa. La parte superiore della pietra è ricoperta da numerose bolle per l’azione dell’acqua in cui si trovava la parte scritta, trovata capovolta rispetto all’immagine riportata da noi in fotografia. Con ogni probabilità l’umidità non ha interessato la scrittura perché essa sia per organicità che per vezzo (5) dell’incisore mostra che sta tutta nella parte bassa.
La superficie della pietra dove insiste la scritta è quindi di circa un terzo della superficie totale residua.
dimostra in modo incontrovertibile che essa non era un mero simbolo (4) ma un vero e proprio segno di scrittura. Nella catena segnico fonetica esso è il secondo a partire dalla destra (v. sempre fig. 2), dopo la ‘taw’ ed il numero 4 in legatura.
La seconda scritta selargina si legge nella parte inferiore di un piccolo blocco di pietra arenaria e misura cm 18 x cm 12 circa. La parte superiore della pietra è ricoperta da numerose bolle per l’azione dell’acqua in cui si trovava la parte scritta, trovata capovolta rispetto all’immagine riportata da noi in fotografia. Con ogni probabilità l’umidità non ha interessato la scrittura perché essa sia per organicità che per vezzo (5) dell’incisore mostra che sta tutta nella parte bassa.
La superficie della pietra dove insiste la scritta è quindi di circa un terzo della superficie totale residua.
Dati
epigrafici
I segni sono tutti ben visibili e chiari tranne uno, il secondo a sinistra, procedendo con la lettura in senso verticale obliquo (6). Essi sono una yod, una ‘ayin, una zayn e un pittogramma serpentiforme. L’intento dello scriba non fu probabilmente solo quello di fornire scrittura obliqua per andamento (da sinistra verso destra) ma anche quello di rendere tutte le lettere fonetiche con stile - diciamo così - ‘obliquo’ (con segmenti o tratti obliqui). Quindi una scrittura ‘tutta obliqua’, calcolata in partenza, consapevole e non estemporanea come si potrebbe pensare a prima vista. Dato importante questo, come si vedrà più avanti, per la interpretazione completa e non parziale del documento.
Dati paleografici.
Primo segno: yod.
La yod è quella comunissima ad asta
verticale (7)
presente 70 volte circa nei 320 e più documenti del corpus delle iscrizioni nuragiche
(CIN). I segni omofoni ma non omografi sono quello a ‘forcella’ (8), a ‘parentisi’ con gobba a destra, di tipologia ‘fenicia’. V. una parte
dei segni nella tab. seg. e un saggio dei documenti con la presenza di essi.
Nell’ordine: sigillo scarabeo (coll. Scandone) di loc. ignota; trascr. (9) scritta pietra di ‘Tradori’ (dattiloscritto
Lutzu); scritta (10) Nuraghe Tradori; coccio (11) di Orani (trascr.); concio di Bosa (12).
Secondo segno: ‘ayin.
E’
un segno anch’esso abbastanza frequente nella Sardegna nuragica ma pochissimo (13) attestato nelle iscrizioni siro
-palestinesi chiamate dagli studiosi ‘protocananaiche’. Iscrizioni però, come
si sa, ancora di scarso numero, meno di trenta (14). Ritengo pertanto che con il proseguo degli
scavi esso si troverà più spesso, così come è stato rinvenuto, di recente, il
segno a tratto orizzontale (comune segno della ‘hē’ in Sardegna o del numerale 'tre') che ha stupito
il Sass e il Garfinkel (15). Che origine abbia il grafema a
‘V’ è assai difficile dire. Potrebbe partire dall’acrofonia, così come su base
acrofonica è riportata la ‘ayin fallica dell’iscrizione di San Nicola
di Trullas in Semestene (16). Di seguito offriamo alcuni documenti sardi
nuragici riportanti la lettera alfabetica consonantica a ‘V’. Nell’ordine; Bipenne
(17) di S’arcu ‘e is forros; Pietra (18) di Flussio; archetto della chiesa (19) di San Nicola di Trullas;
sigillo (20)
A 5 di Tzricotu di Cabras.
Terzo segno: zayn.
Il
segno è di antichissima ascendenza ‘protosinaitica’, cioè di un alfabeto risalente,
secondo alcuni, al XVIII secolo a. C. (21). Anch’esso, come il precedente, è
assai attestato nella documentazione scritta nuragica. Anzi si presenta spesso associato e preceduto dal segno in forma di ‘V’, come si può notare dalle prime tre
foto precedenti. Contribuisce con la sua notevolissima antichità a rendere nella
scritta selargina il mix antico-recente caratteristico del ‘protocananaico’, system prediletto dei
nuragici. I due tratti paralleli possono essere orientati in modo vario: perpendicolari,
obliqui a destra, obliqui a sinistra e orizzontali (22). Per il riscontro nel system
nuragico si vedano, oltre ai precedenti, i seguenti documenti. Nell’ordine: pietra
(23) di Villamassargia; il ‘brassard’ (24) di Is locci - Santus di San
Giovanni Suergiu.
Quarto
segno: il serpente.
L’ultimo
grafema, anche se a zig -zag, è manifestamente un segno serpentiforme. Il serpente nella scrittura
nuragica sia come lettera consonantica con valore di ‘nun’ (acr. dal semitico nachashנחש:
serpente) sia come pittogramma logografico (risalente forse al neolitico) con valore di ‘continuità, eternità',
è attestatissimo. Può avere anche il significato di ‘nascosto, invisibile’. Il
suo disegno è quanto mai vario, tanto che si può dire che non esistano due
segni serpentiformi del tutto uguali. Circa detta varietà offriamo per comodità del lettore una
tabella tratta dal nostro libro di introduzione allo studio del system di scrittura
nuragico (25). Appresso tre documenti fotografici: la pietra (26)
del Nuraghe Pitzinnu di Abbasanta; la
barchetta (27) dell’Antiquarium
arborense di Oristano; la pietra (28) presso il Nuraghe
Losa di Abbasanta
Significato della scritta.
La scritta di Su Pranu di Selargius è di lettura facile ma non troppo. Partendo dall’alto verso il basso si ha:
y ‘oz + nachash (serpente) e
cioè y(h) potenza continua (o potenza continua di yh). E' bene ricordare che la voce ‘oz nel V.T. si trova per indicare anche la potenza straordinaria della
divinità (29) degli Israeliti yhwh (Mic 5,3). Se però, come riteniamo, si deve dare il giusto peso di senso al marcato 'segno' ideogrammatico dell'obliquità bisognerà aggiungere 'misteriosa' (potenza che è difficile da capire). Se il senso del misterioso (obliquo) invece lo attribuiamo a Y(H) allora l' interpretazione sarà : potenza continua di YH l'obliquo (ovvero il 'lossia', attributo famoso dell'Apollo delfico).
Note e indicazioni bibliografiche
1. I documenti scritti del
periodo nuragico sono oggi 320 e più. Un Corpus Inscriptionum Nuragicarum (CIN)
è attualmente in fase di elaborazione. Contiamo di completare e di pubblicare
il primo volume nei primi mesi del 2021.
2. V. Amadasi M.G., 1998, Sulla formazione e diffusione dell’alfabeto,
in Scritture Mediterranee tra il IX e il VII secolo a.C. Atti del
Seminario (a cura di G. Bagnasco Gianni e F. Cordano. Università degli
studi di Milano. Istituto di storia antica (23 -24 febbraio), pp. 38 - 44;
Attardo E., 2007, Utilità della paleografia per lo studio, la
classificazione e la datazione di iscrizioni semitiche in scrittura lineare;
in Litterae Caelestes, Center for Medieval and Renaissance studies, 2 (1),
UC Los Angeles, pp. 169 -188.
3. V. https://monteprama.blogspot.com/2014/12/buon-natale-da-selargius-cose-la.html
4. E’ ciò che pensava e di essa
pensa ancora l’ermeneutica archeologica a partire dallo stesso Ferruccio Barreca
che per primo (da quanto sappiamo) cercò di dare un’interpretazione simbolica della
divinità ‘panè ba’al’ (immagine di Baal). V. Barreca F., 1986, La
civiltà fenicio -punica in Sardegna, Sassari, Delfino ed. pp. 155 -160.
5. V. la stessa collocazione dell’altra
scritta del coccio di Su pranu dove ‘stranamente’ si sfrutta in modo
simile la parte ‘marginale’ finale del
supporto e non quella superiore o la mediana, più deputate alla scrittura. Il
perché di ciò francamente ci sfugge ma data l’irrazionalità del comportamento
siamo indotti a pensare che anche la scrittura ‘marginale’ e ‘bassa’ costituisse
‘segno’ tra i segni sacri e possedesse un qualche senso religioso. Forse avulso
da quello fondamentale della scritta.
6. Sull’obliquità delle lettere e delle
linee nella scrittura nuragica, ovvero sulla λοξότης, abbiamo
detto, in particolare, nel commento della scritta della pietra custodita nell’Antiquarium
arborense di Oristano. V. Sanna G., 2016,. La
tarda scritta nuragica tharrense della luce salvifica per il figlio (non
nominato) di Yhwh. Il 'segno' complesso della λοξότης (obliquità);
in Maymoni blog (26 gennaio).
7. Essa risulta assente nei
repertori e nei saggi riguardanti il system cosiddetto ‘protocananaico’ i cui
documenti provengono da località archeologiche siro -palestinesi. Ma è
sicuramente attestata e solo l’attuale esiguità delle iscrizioni del system
protocananaico non ha consentito, per ora, il rinvenimento del segno fonetico
consonantico. Del resto anche il segno a tratto orizzontale, attestatissimo in
nuragico, era ‘unknown’ fino a poco tempo fa per gli studiosi dei system consonantici
dell’oriente mediterraneo.
8. Il segno cosiddetto ‘a forcella’ è
particolarmente presente nella ceramica nuragica. V. figg, segg.
9. V. https://monteprama.blogspot.com/2013/12/buon-natale-da-pietro-lutzu-1859-1935.html
10. v. https://maimoniblog.blogspot.com/2015/11/la-scritta-di-nuraghe-tradori.html
11. https://archeologiasarda.blogspot.com/2010/02/parte-19-sanna-coccio-di-orani-e-bosa.html
12. https://archeologiasarda.blogspot.com/2010/02/parte-19-sanna-coccio-di-orani-e-bosa.html
13. L’attestazione riguarda una punta
di freccia in bronzo scritta (v. fig. seg.) secondo lo ‘stile’ protocananaico. E’
stata scoperta e fatta vedere fugacemente al pubblico in una vendita all’asta. Che
io sappia non è stata mai presa in considerazione dagli orientalisti e dagli
studiosi di epigrafia. Come si può notare la ‘ayin a 'V' è seguita dalla zayn
di tipologia ‘protosinaitica’, come il più delle volte nel nuragico quando
si scrive la voce semitica ‘oz. Si noti in essa dopo il segno della 'taw' quello del numerale 'tre' che significa, con ogni probabilità, 'luce'. L'interpretazione sembra essere 'la freccia è simbolo della potenza (velocità) della luce'.
14. Amadasi M.G., 1998, Sulla
formazione e diffusione dell’alfabeto, in Scritture Mediterranee, ecc.
cit. p. 39.
15. https://maimoniblog.blogspot.com/2016/05/scrittura-nuragica-e-scrittura_5.html
16.Grafema davvero sorprendente.
Il motivo della sua presenza forse è dovuto al fatto che lo scriba nuragico in
tutta l’iscrizione attua una continua ‘variatio’ della segnica. La voce ‘oz, ripetuta
varie volte ad indicare la potenza somma del toro supremo ma anche quella del re sardo (uno dei Giganti?) ovvero
yaziz bn zzy, porta sempre la ‘ayin differente per forma. Da
quanto mi risulta la ‘ayin fallica della chiesetta di San Nicola di Trullas è un unicum in tutta la storia della
scrittura.
17. https://monteprama.blogspot.com/2013/10/la-bipenne-nuragica-bronzea-scritta-di.html
18. La scritta è inedita.
19. v. ancora articolo cit. alla nota 16.
20. Sanna G., 2016, I geroglifici dei Giganti, Introduzione allo studio della scrittura nuragica, PTM ed., 6.4. P. 141.
21. Sass B., 1988, The Genesis of the Alphabet and
its development in the Second Millennium B.C., Wiesbaden. Stessa data
sostanzialmente accetta anche l’Amadasi (v. Amadasi M.G.,1998, Sulla
formazione e diffusione dell’alfabeto, in Scritture Mediterranee. ecc.
cit. pp. 33 -34).
22. In quest’ultimo caso il segno può risultare ambiguo dal
momento che può trattarsi del numero ‘sei’ (la lineetta orizzontale nel
nuragico è segno fonetico della lettera ‘hē’ ma nota anche il numero cardinale
‘tre’). Forse il doppio tre, ideogramma della ciclicità del sole e della luna, costituisce
uno dei segni della ormai famosa Barchetta fittile di s’Urbale di Teti.
23. https://monteprama.blogspot.com/2013/06/villamassargia-il-protocananaico-per-un.html
24. https://sotziali.blogspot.com/2013/03/brassard-e-uno-degli-oggetti-piu.html
https://monteprama.blogspot.com/2013/06/villamassargia-il-protocananaico-per-un.html
25. Sulla notevole varietà dei segni pittografici (serpente, protome bovina, ‘tanit’, occhio, fallo, ecc.) del nuragico v. Sanna G., 2016, I geroglifici dei Giganti. Introduzione allo studio della scrittura nuragica, PTM Mogoro ed. cap.3, p. 45.
26. https://monteprama.blogspot.com/2012/12/i-pittogrammi-ciclici-del-toro-della.html
27. https://gianfrancopintore.blogspot.com/2009/12/proposito-di-navicelle-guardate-questa.html
28. https://sadefenza.blogspot.com/2014/03/sardinya-prof-gigi-sanna-scrittura-e.html
29. https://maimoniblog.blogspot.com/2019/12/natale-2019-tanti-auguri-da-villaurbana.html
ottimo lavoro Gigi
RispondiEliminaMolto tecnico... ma affascinante vedere la scrittura dei nostri avi genetici.
RispondiEliminaChiaramente i Sardi non sono una schiatta semitica, come anche recentemente è stato confermato.Ma Europei. Che di certo non scrivevano in Semitico.Chiaro che tra precolonizzazione e colonizzazione semitica a fare data dal 1100ac fondazione di Utica, la presenza degli orientali in Sardegna è incontrovertibile, tra Astarte e Baal.
RispondiEliminaChiarissimo!
RispondiEliminaScrive il Signor Biancu: “Che di certo non scrivevano in semitico.”
RispondiEliminaDa dove attinge la sua certezza? Da parte mia attingo l'esatto contrario da centinaia di documenti epigrafici.
Ancora scrive: “Chiaro che tra precolonizzazione e colonizzazione semitica a fare data dal 1100ac fondazione di Utica, la presenza degli orientali in Sardegna è incontrovertibile, tra Astarte e Baal.”
Questa sua certezza nella “chiara preconolizzazione e successiva colonizzazione, più che semitica e semi-mitica, direi! Le potrei suggerire di leggere il libro di Giovanni Ugas - 2016 “Shardana e Sardegna I popoli del Mare, gli alleati del Nordafrica e la fine dei Grandi Regni (XV-XII secolo a.C.) - Edizioni della Torre” per convincerla dell'esatto contrario; ma non lo faccio. Spero, però, che abbia abbastanza curiosità e coraggio di leggere un mattone di tal fatta: 1005 pagine piene zeppe di note. Un mattone, per certi versi illuminante, benché non condivisibile pienamente.
Il fatto è che, pur essendo nel post Lilliu, cioè nel periodo della documentazione e quindi della 'storia' si pensa e si agisce con gli schemi mentali 'lilliani' e cioè senza contezza della presenza di cospicue fonti dirette. Insomma, non si comprende affatto la differenza tra preistoria e storia.
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