La rubrica di Maymoni

Informazioni e invio articoli

martedì 31 dicembre 2019

Funtana coberta svela le unità di misura

Parte quinta
Le unità di misura
di Sandro Angei


Il pozzo di Funtana coberta fu realizzato, alla stregua di quello di Santa Cristina, con l'uso di una unità di misura univoca: sa stiba, diversa da quella usata nel pozzo di Santa Cristina ma legata a quella da un rapporto matematico (dovuto al caso?! Chissà!); tant'è che la stiba di Santa Cristina è stata individuata da noi della lunghezza di 43 cm, quella di Funtana coperta sembra equivalere al rapporto di 2/3 di quella 1, pari cioè a 28,67 cm. Infatti lo spessore del 12° anello (tenuto conto di tutte le imperfezioni della pietra squadrata in maniera grossolana) si avvicina a questa misura2. Un dato che ha riscontro nel diametro, a livello del pavimento, del vano voltato ad ogiva che è pari a 12 stibe di 28,67 cm (3,44 m)3.

sabato 28 dicembre 2019

Il pozzo sacro di Funtana coberta e i problemi di intasamento.


Parte quarta

Fig. 23 - Immagine da Google Earth elaborata
Ipotetico tracciato sotterraneo della presunta canaletta di troppopieno

di Sandro Angei


8. - Il problema della canaletta di troppopieno

All'inizio dello studio abbiamo avuto modo di scrivere che il livello all'interno del pozzo sacro non è stabile, e in ragione di ciò possiamo pensare che il sistema di troppopieno ipotizzato, non sia più funzionante per motivi naturali o dovuti all'intervento dell'uomo.

mercoledì 25 dicembre 2019

NATALE 2019. TANTI AUGURI DA VILLAURBANA. LA POTENZA CONTINUA DELLA LUCE DI YH? INCISA IN UN CIOTTOLO APOTROPAICO CON NOVE GRAFEMI ‘PROTOCANANAICI’.


di Gigi Sanna


   
Fig.1

La pietruzza trachitica è stata rinvenuta prima del 2012 in agro di Villaurbana da S. Z. E’ subcircolare con un diametro massimo di cm 15. Reca, incisi con uno strumento acuminato, un punteruolo o un coltello, nove segni dei quali due risultano essere molto più grandi degli altri sette di dimensioni assai più ridotte (1). Ciò non è senza significato in quanto è stata riportata con enfasi la voce più importante (v. più avanti) del documento scritta altre due volte. La lettura è circolare e si ottiene ruotando il ciottolo da sinistra verso destra:

martedì 24 dicembre 2019


Buon Natale a tutti noi!

Buon Natale a tutti!

Buon Natale
Il Buon Natale è di Tutti

venerdì 20 dicembre 2019

21 aprile nel pozzo sacro di Funtana coberta... e la Luna passò senza traccia lasciare

Parte terza
interno del pozzo sacro di Funtana coberta

di Sandro Angei


5. - I dati architettonici e quelli astronomici

Nel 1° capitolo abbiamo puntualizzato l'eccellente descrizione che il Taramelli fece del pozzo sacro, non tralasciando di notare l'anomalia del 12° anello. Qualcosa ancora però vi è da dire di questo anello. Appena ci si affaccia all'interno della camera si nota subito la foggia e posizione di tre conci posti proprio difronte all'ingresso e incastonati nel 12° anello. Sono questi, tre conci che abbiamo denominato “α, β e γ” (Fig.13), il primo e il terzo sono simili di lunghezza, il concio β, è più corto dei primi nel rapporto approssimativo di 3/4. Altra caratteristica è che i conci α e β sono di calcare quarzifero mentre il concio γ è di scisto nero, così come i gradini della scala. Il resto del pozzo è realizzato con conci di

martedì 17 dicembre 2019

Pozzo sacro di Funtana coberta archetipo del pozzo di Santa Cristina

Parte seconda
Fig. 7
di Sandro Angei


Vedi: parte prima 

3. - Pozzi sacri a confronto
Quando mi accinsi a studiare il pozzo sacro di Santa Cristina, trovai una metodologia costruttiva di quel monumento basata sull'utilizzo di un'unità di misura, “sa stiba1, di un mòdano2 polifunzionale (così lo definimmo) e di un metodo di orientamento misto, di carattere astronomico-geometrico3. Insomma un criterio potenzialmente capace di “standardizzare” un metodo costruttivo.
E' giunto il momento di verificare questo “standard costruttivo”; e proprio il pozzo sacro di Funtana coberta ci dà l'occasione di metterlo alla prova.
Abbiamo realizzato una sezione del pozzo che grossomodo coincide con l'asse della scalinata4; abbiamo, altresì, “preso” il mòdano e abbiamo cercato di capire se ci fosse una qualche corrispondenza architettonica legata a quello strumento.

domenica 15 dicembre 2019

Funtana coberta di Ballao


Sottoponiamo alla prova il "metodo Santa Cristina”

di Sandro Angei

Parte prima

Riassunto
Scopo di questo studio è provare che le tecniche utilizzate per la costruzione del pozzo di Santa Cristina rispondono ad un metodo costruttivo comune a più monumenti.
Si è dell'idea che molte costruzioni di età nuragica legate in qualche modo al culto (uno dei culti), seguissero un unico principio costruttivo1, benché ogni tempio nella sua veste esteriore sia unico. Per tanto cercheremo di verificare se le stesse procedure usate per la realizzazione del pozzo di Santa Cristina, possano in qualche modo essere state usate nel tempio di Funtana coberta.
Faremo uso del mòdano2 e del metodo di orientamento geometrico-topografico3 che descrive il dato astronomico a Santa Cristina, nonché, cercheremo di individuare l'unità di misura – sa stiba4 – di questo pozzo sacro.

domenica 8 dicembre 2019

Acqua fredda e shampoo!

Risultati immagini per stop

E' un po' di tempo che negli articoli pubblicati dal Prof. Sanna entra un individuo che nulla di costruttivo porta quale suo contributo nel commentario di questo blog.
Per tanto l'amministratore di questo blog, non avendo alcuna intenzione di far perdurare questo stato di cose, perdendo tempo nel rispondere a sproloqui vanveristici, ed essendo responsabile di quel che scrive ma non certamente di quel che viene da altri capito, è giunto alla conclusione che è il momento di dire con forza a chi vuole gettar fango, che non verrà tollerato più alcun commento rivolto in tal senso. Per tanto, se si vuole obiettare, lo si deve fare per proprio conto, in modo costruttivo e con le proprie idee. Non ci interessano i "portastendardo" che adducono la posizione degli studiosi.
Gli studiosi, se vogliono intervenire, lo facciano per conto loro. Gli altri se nulla hanno da dire: tacciano!

L'amministratore

lunedì 25 novembre 2019

Il gioiello apotropaico etrusco ‘scritto’ del Museo di Ferrara. Ideografia, numerologia e acrofonia. L’inno al SEI immortale e la protezione della doppia luce di TIN/UNI


di gigi sanna

Si dice che la lingua etrusca è ancora, per svariati motivi, un enigma e un 'rebus'. Ciò si sostiene, naturalmente, sulla base delle grosse difficoltà che insorgono nel cercare di capire di essa molti degli aspetti lessicali, morfologici e sintattici. In realtà, a mio parere, il 'rebus' sussiste e resiste nel tempo non 'solo' per motivi di carattere grammaticale e linguistico, ma anche e soprattutto perché si stenta a considerare un aspetto essenziale dell'etrusco: che la scrittura è criptica, cioè organizzata e strutturata di proposito con il rebus. E' realizzata per non essere capita se non da pochissimi.  Per tanto nella misura in cui si comprenderanno i meccanismi, spesso sofisticati, del rebus, posti di norma in essere dalle scuole scribali dei santuari, si comprenderà la lingua etrusca. Essi sono simili e spesso gli stessi usati dagli scribi dei templi greci e nuragici. In particolare quelli inventati dagli scribi di questi ultimi.



giovedì 14 novembre 2019

AIDOMAGGIORE. URSETINERCAUNI. SCRITTA LATINA? NOMI DI PERSONE? NO, SCRITTA NURAGICA TARDA IN MIX, CON SERPENTE.

di Gigi Sanna


    

    

Fig.1  Nuraghe Sanilo di Aidomaggiore                                                               Fig.2   Scritta in caratteri latini riportata dal Pittau   

   

    E’ questa un’iscrizione, assai nota, in caratteri latini, rinvenuta presso (1) il Nuraghe Sanilo di Aidomaggiore (fig. 1 e 2) e pubblicata dal Gasperini (2). Generalmente (3) viene ritenuta dagli studiosi, anche se con notevole difficoltà (4),  un testo funerario, ovvero un epitafio, contenente due nomi, Urseti e Nercau, uno maschile e l’altro femminile. Quest’ultimo nella sua forma dativale -NI. Le cose per noi non stanno affatto così; il significato potrebbe essere stato completamente travisato ed il testo rivelarsi, con lettura più attenta e puntuale, ben più complesso di quello che può sembrare a prima vista. Vediamo perché, sottoponendolo a rigoroso esame paleografico, epigrafico e contenutistico - testuale.

domenica 10 novembre 2019

Dalla pietra di Aidomaggiore al mattone di IOHANNIS - Quando le idee cavalcano i millenni




 
di Sandro Angei

   Dietro l'intolleranza del Dr. R. D'Oriano nei confronti della cosiddetta “fantarcheologia nuragica” vi è di certo una generale intolleranza verso quelle manifestazioni di pensiero, per così dire:”ardite”, entro le quali far rientrare tutta una serie di ipotesi più o meno verosimili. Ipotesi che vengono osteggiate ma, in certi casi, con un certo garbo. Tant'è che per quanto riguarda lo tzunami ipotizzato da Sergio Frau, si obietta con considerazioni che potrebbero avere una certa loro valenza; benché scienziati divulgatori del calibro di Mario Tozzi, non penso abbiano avallato a cuor leggero l'ipotesi di Frau.

mercoledì 6 novembre 2019

Chi e perché

Di Gigi Sanna


CHI E PERCHE' HA PAURA DI QUESTE BELLISSIME TAVOLETTE SCRITTE (v. figg. segg.) , DEI SIGILLI DEI GIGANTI DI MONTE 'E PRAMA?
INVECE DI CHIACCHIERARE PER MESI, PER ANNI E PER DECENNI PERCHE' NON SI PROCEDE AD UNA AZIONE FACILE FACILE, 'LIBERATORIA', 'FRANCA', 'DECISIVA':

martedì 5 novembre 2019

Di tutte l'erbe un fascio.


Imagen
di Sandro Angei

La conferenza-dibattito “STORIA, MEMORIA, IDENTITA' E MERCATO – Uso e abuso pubblico della storia e dell'archeologia”, tenutasi ieri in Oristano nei locali dell'Hospitalis Sancti Antoni, è stata edificante... in tutti i sensi. Da un lato ho assistito alla spiegazione di uno storico a riguardo della “memoria europea” e del contrasto che si può avere in seno all'Europa a riguardo del fascismo e del comunismo visto da due diverse realtà storiche che hanno vissuto quelle ideologie. Dall'altro, è stato edificante per me, scoprire che a tutti i livelli vi sono spiegazioni serie e intelligenti (che si possono più o meno condividere, bene inteso) e... spiegazioni.

venerdì 1 novembre 2019

POSSO ESSERE UTILE?


Francu Pilloni


Io sono qua, disponibile a venire incontro al mio prossimo, sia a quello vicino, che a quello remoto.
A una condizione: che non mi si chieda di portare pesi, di correre, di arrampicarmi, perché sono tutti argomenti chiusi.
Posso invece adoperarmi in modo diverso. 
Giusto per dare un’idea, ricordate - qualcuno ricorda – il mestiere antico del sarto a cui ci si rivolgeva per avere i vestiti su misura?
Ecco, non è che io sappia tagliare, imbastire, cucire panni di seta, di lana o di cotone, ma potrei confezionare, anche su misura, una previsione, imbastire un sondaggio personalizzato in svariati campi e nel vostro interesse.

giovedì 17 ottobre 2019

A Pula (Nora) così come a Tharros. Le mareggiate mettono a nudo la scogliera e fanno riemergere una scritta nuragica stupenda con nove segni che inneggiano a yh b’al e alla sua luce.




di Gigi Sanna
      

Fig 1 -2. L’iscrizione della scogliera (foto di M.Uccheddu)


Ancora segni ‘nuragici’ di scrittura, ancora grafemi di un alfabeto arcaico in mix (1), ancora un contenuto non ‘laico’ (2) attinente alla ‘religio’ delle popolazioni sarde della seconda metà del secondo millennio a.C. e della prima metà del millennio successivo. Ancora documentazione lapidea (figg.1-2) in territorio di Nora dove - com’e noto -  venne scoperto il documento più interessante e prezioso del ‘corpus’ delle iscrizioni cosiddette ‘nuragiche’(3). E ciò che forse più interessa: ancora ‘sardōa grammata’ e solo ‘sardōa’(4).

giovedì 3 ottobre 2019

ED ORA AL LAVORO. IL CLIMA E' (CI SEMBRA) PIU' SERENO. E' URGENTE LA REALIZZAZIONE E LA PUBBLICAZIONE DEL CORPUS INSCRIPTIONUM NURAGICARUM

Iscrizione nuragica a puntinato su bronzo di una barchetta (trafugata ) dell'Antiquarium Arborense di Oristano


Iscrizione nuragica della chiesetta campestre di San Nicola di Trullas con la voce yzyz


martedì 24 settembre 2019

Alla ricerca del nord geografico


Il sole, un teodolite distanziometrico, un cellulare, la necessaria scrupolosità,
e il Nord geografico è mio!


di Sandro Angei

Sommario
   Scopo di questo studio è quello di verificare se esista un metodo relativamente facile, affidabile e abbastanza preciso di misurazione, per l'individuazione dell'orientamento di un manufatto rispetto al nord geografico. Un metodo che faccia a meno della bussola (poco precisa), di rilievi topografici in appoggio a punti trigonometrici IGM (ossia una rete nazionale di appoggio),  e che faccia a meno degli strumenti topografici di ultima generazione denominati GPS, legati ad apparati globali (costellazione di satelliti artificiali). Un metodo che sia alla portata di tutti, o quasi. Il metodo esiste e fà uso, in combinazione con altri, di uno strumento (il telefono cellulare) che da qualche anno ormai, essendo collegato ad internet, fornisce l'ora esatta... molto esatta.

domenica 22 settembre 2019

SARDEGNA -PENISOLA DEL SINIS : LO SCARABEO INCISO SULLA ROCCIA CALCAREA ORIENTATO ALL' ALBA E AL TRAMONTO DEGLI EQUINOZI

Report Fotografico di Stefano Sanna

vedi anche Lo scarabeo ‘scritto’ della marina di San Vero Milis. Un prodotto recente? No. Per capire della sua remota antichità e del suo alto valore documentario basta affidarsi, oltre che all’archeologia, alla severità di tre discipline scientifiche: l’ epigrafia, la zoologia e l’astronomia 




 
 Siamo all' estremo Nord della Penisola del Sinis , nel tratto di costa tra "Su Crastu Biancu " e Scab'e Sai" nel territorio di San Vero Milis ,dalla roccia in arenaria calcarea affiora una incisione che rappresenta   uno Scarabeo:con il suo  asse longitudinale è perfettamente orientato  all'  alba e al tramonto degli equinozi.

lunedì 16 settembre 2019

Quanto sono autentici i cartigli di Tharros?


anni 60' - Spiaggia di San Giovanni di Sinis, le capanne di falasco.
Nostalgia dei bei tempi passati?
Macché, prove di autenticità!

di Sandro Angei


   Bravo, anzi, bravissimo Stefano a scovare fotografie. L'ho sempre detto, Stefano è un Segugio... si, con la lettera maiuscola...poi, però, nella foga di pubblicare, non ci ha pensato su due volte, ha preso

martedì 10 settembre 2019

VI RICORDATE I CARTIGLI DI THARROS? BENE CI SONO NOVITÀ

 di Stefano Sanna

Fin dal 2013 da quanto notai per la prima volta i cartigli non ho mai smesso di cercare delle prove sulla loro autenticità .In questo breve articolo vi voglio dimostrare con documentazione fotografica, che la parte di roccia modellata dalla mano del uomo che ospita uno dei cartigli presenti nel costone roccioso adiacente le rovine di Tharros , è la stessa che si nota in una foto che risale al 1960 .Tale circostanza toglie un tassello a tutte quelle persone che sostenevano fino ad ieri , che anche la parte di roccia lavorata dalla mano del uomo con inciso il cartiglio era un opera molto recente di qualche artista locale .


 
Ma andiamo per ordine ; nella foto sopra osservando la parte di roccia che ospita il cartiglio si nota

mercoledì 28 agosto 2019

Maymoni deturpato

di Sandro Angei
vedi  ➽: Il volto di Maymoni




   Un atto vandalico ha deturpato il volto di Maymoni. Un volto tra l'umano e il bestiale è stato deturpato da un atto incivile di bestialità umana.
Null'altro sento di scrivere in questo momento, null'altro!

  
ieri                          oggi



 
la scheggiatura del triangolo simbolo della divinità


appendice

 
Fig. 1 - Vista di profilo                                            Fig. 2 - vista frontale


Fig. 3 - ancora una vista frontale

                                       
     particolare speculare di Fig. 3             e vista reale frontale

fotomontaggio di Fig. 3 

venerdì 23 agosto 2019

NASCHIDOS DAE S’OU DE SU SILENTZIU - NATI DALL’UOVO DEL SILENZIO


 di Salvatore Pintore

NASCHIDOS DAE S’OU DE SU SILENTZIU


Naschidos dae s’ou de su Silentziu,
fecundadu dae semene de Peraula,
immerghidos in sa coa sua, totue
lu chircamus, in s’Umbra e in sa Lughe.

martedì 13 agosto 2019

1973 - 2019


Un'altra stella del mio firmamento si è spenta.
Una nuova luce si è accesa nel cuore dei miei ricordi.
Sei stato amico fedele come altri non potevano essere.
Ciao Emanuele, amico mio caro
Adiosu

mercoledì 7 agosto 2019

Tartesso, l'isola di Tharros

Una indagine indiziaria


di Sandro Angei su una ipotesi di Davide Cocco

Ho chiesto a Davide Cocco, siamo amici su Facebook, se potevo sfruttare la sua teoria per inquadrarla dal mio punto di vista e consolidarla in qualche modo, lì dove lui intravvede in un passo di Apollodoro una verità che a tutti è sfuggita a proposito della descrizione di Tartesso. Già, Tartesso, quella fantastica città che tutti cercano e nessuno trova o meglio, quelli che vi hanno provato la posizionano nei luoghi più disparati, forse perché disperati, chissà!
Le parole scritte a volte è necessario soppesarle una ad una, soffermarsi nella lettura del passo che si sta leggendo, senza fretta, con la calma di chi sta cercando qualcosa. E proprio la ricerca necessita di calma e pazienza. Come si dice: la calma è la virtù dei forti! E con la calma del ricercatore Davide ha fissato l'attenzione su una parola che sembrerebbe banale, innocua: “attraverso”. Una parola che banale e innocua non lo è per niente, visto che può rivoluzionare le teorie che vogliono Tartesso per ogni dove. Quell'attraverso merita attenzione e rispetto, perché come dice Davide nel suo articolo “In Spagna, per esempio, non si riesce mica, a navigare attraverso Tartesso.“.

sabato 3 agosto 2019

Ierofanie e modellazione 2° parte


Vero, semivero o falso?!

Esterno

Interno
di Sandro Angei


   Al meeting di Villanovaforru di domenica 28 luglio la Dott. M. De Franceschini ha puntualizzato che l'archeologo, nello studio coordinato e multidisciplinare delle ierofanie luminose nei monumenti antichi, debba verificare che le strutture che producono i fenomeni luminosi siano antiche, e a tal proposito porta l'esempio del Pantheon dove l'oculo sommitale reca ancora il cornicione di bronzo originario, quindi produce gli stessi effetti di allora.
   La gran fortuna del Pantheon purtroppo è caso raro negli edifici che durate i secoli hanno subito spoliazioni.

giovedì 1 agosto 2019

Ierofanie e modellazione



  1. Confronto tra reale e virtuale
Lo spunto per questo articolo mi è stato dato dal recente incontro avvenuto a Villanovaforru in occasione dell'ArcheoMeet – incontri e scontri sull'archeologia sarda - di domenica 28 luglio. In particolare la Dr. Marina De Franceschini, archeologa votata all'archeoastronomia, ha posto l'accento sulla necessità di constatare in loco le manifestazioni luminose (ierofanie) legate al sacro. Concordo in pieno con questa asserzione che è indice di metodologia seria e corretta, che si presume tutti gli archeoastronomi debbano praticare. Non basta la misurazione angolare più o meno precisa di un evento legato ad un particolare momento del moto degli astri; e ancor meno basta per eventi luminosi che anziché limitarsi ad orientamenti del primo tipo, sono inquadrabili in quelli del secondo tipo.
Ora, aprendo una parentesi, le due categorie appena citate ho avuto modo di descriverle nel mio saggio sul pozzo di Santa Cristina, ma è bene qui riproporre la spiegazione su cosa si intenda per orientamento del primo o del secondo tipo:

lunedì 24 giugno 2019

La paraninfa



Giovedì 27 giugno dalle ore 19:00 alle 20:30 presso Coworking 001 Via Garibaldi 51 in Oristano Mauro Pusceddu presenterà il suo romanzo
La paraninfa

Il romanzo si svolge nel contesto storico descritto nel volume La Sardaigne Paranymphe de la Paix (La Sardegna Paraninfa della Pace) pubblicato anonimo nel 1714. Successive edizioni (fino al 1725) furono date alle stampe con il titolo Déscription géographiquehistorique et politique de la Sardaigne. La presente edizione è introdotta da una dettagliata prefazione di Sabine Enders che in base a nuove prove documentali e interpretative attribuisce la Paraninfa definitivamente a Vincenzo Bacallar Sanna. L’argomento del volume è l’imminente e definitivo distacco della Sardegna dalla Spagna dopo la guerra di successione spagnola e la cessione ad un altro dominio. Nel trattato di pace di Utrecht dell’11 aprile 1713 Max Emanuel, duca e principe elettore di Baviera, fu designato nuovo re di Sardegna, e la Paraninfa sostiene appassionatamente questo progetto da un punto di vista sardo. Ma contro Carlo d’Asburgo, dal 1711 imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, il sogno del principe elettore di Baviera nonostante l’attivo sostegno di Bacallar non si avverò. Il progetto di Max Emanuel avrebbe significato per la Sardegna la tanto desiderata sovranità sotto un proprio re, e lo stesso Giovanni Maria Angioy verso la fine del Settecento sottolineò la modernità di questo piano. Chiude il volume un’appendice con lettere inedite del conte Louis Joseph d’Albert – inviato bavarese a Madrid – su un piano segreto che aveva per obiettivo la conquista militare dell’isola da attuare con l’aiuto degli esuli sardi a Madrid per incoronare Max Emanuel re di Sardegna.

giovedì 6 giugno 2019

Il pozzo di Santa Cristina: 10° parte - Si dia inizio ai lavori!



di Sandro Angei

vedi: Il pozzo di Santa Cristina: 9° parte - un problema di scala rovescia

15. Cronoprogramma dei lavori


  Alla luce di quanto fin qui esposto possiamo affermare con ragionevole sicurezza, che il pozzo sacro di Santa Cristina è di carattere prettamente solare. L'edificio fu realizzato impiegando un mòdano “polifunzionale" dettato dalle fasi annuali del sole. Questo recava i dati necessari al tracciamento delle parti essenziali di quel monumento costruito impiegando una precisa unità di misura: “sa stiba”.

  Ci accingiamo ora a percorrere le fasi salienti di costruzione del monumento, perché la complessità costruttiva è tale da dover fugare ogni dubbio circa il preciso

lunedì 27 maggio 2019

Sardegna. Siamo proprio malmessi! La nostra storia a quando? Ce lo diranno gli altri. Quando si vorrà e come si vorrà. Ma c’è un ‘ma’: la storia provata, quella nelle cose, è già in atto e non aspetta fasulle benedizioni.


gigi sanna

   La storia della creazione in Sardegna dell’organismo ‘scientifico’ C.I.R.C.E sa davvero dell’incredibile. Ancora una volta i pronunziamenti ‘certi’ sulla nostra storia saranno appannaggio di teste e di bocche considerate autorevoli per mettere in riga il tutto, eliminare la confusione, classificare con metodo ed emettere sentenze definitive. Si annuncia per noi un altro istituto 'superiore' ad hoc, sulle orme del ben noto I.I.P.P. di Firenze. Quello che (teste lo studioso Sergio Frau) ci vuole tanto bene con la storia archeologica ben centellinata per teste caldissime quali siamo.
 
Fig.1. Semestene. Archetto della Chiesetta campestre di San Nicola di Trullas


   Si sa bene (e alcuni antropologi in Sardegna, a malincuore, lo sanno molto meglio di altri) che il passaggio dalla preistoria alla storia lo si ha quando un popolo lascia in eredità, tra i documenti della propria civiltà, quelli che si dicono ‘scritti’;  gli attestati  cioè sui quali, data la loro ‘oggettività, non si può discutere più di tanto. Se ad esempio i 'nuragici', gli uomini che costruirono i nuraghi e quelli che vissero poi sulla scia della loro  civiltà, lasciarono scritto (con chiari segni di natura  consonantica perché  segni conosciuti anche altrove (Siria- Palestina) per valore fonetico),  in un archetto (fig.1)  di un tempio, poi  cristianizzato, del VIII - VII secolo a.C., che yzyz è figlio (bn) del ‘toro’ e nello stesso tempo ‘figlio (bn) di ZZY’. E  se, sempre nello stesso documento,  si celebra la potenza straordinaria (‘oz) dell’uno e dell’altro, ciò vuol dire che ci troviamo davanti al culto di un sovrano potentissimo 'divino' che possiede le stesse qualità del padre. Vuol dire  che nella Sardegna ‘nuragica’ di un certo periodo c’era una monarchia (o per lo meno una aristocrazia) di origine divina e che certi templi venivano costruiti in loro onore. E vuol dire ancora che con ogni probabilità il padre di yzyz, cioè zzy era ‘divino’ e ‘figlio’ del toro anch’esso. E quando i sigilli (autenticissimi) di Tzricotu di Cabras, 25 anni prima del rinvenimento del documento della chiesetta di Semestene, ci dicono, sempre con la stessa tipologia di scrittura consonantica (fig.2),  la stessa identica cosa, che y’go de hathos è figlio divino del toro  e figlio di byqo, toro divino anche lui, vuol dire che noi su quella doppia testimonianza diretta (corroborata da altre testimonianze ancora sempre dirette) dobbiamo credere, non avere più dubbi su chi fossero coloro che governarono la Sardegna tra la fine dell’età del bronzo e i primi cinquecento anni dell’età del ferro. Non dobbiamo dubitare su errori di interpretazione perché abbiamo un frammento non piccolo di storia sarda oggettiva, una fonte diretta che nessuno può mettere in discussione.

 
Fig. 2. Tzrictu.  Sigillo  di  y'go th hths bn byqo, uno dei 'Giganti'  di Monte Prama di Cabras   

Ma  perché si capisca bene il valore immenso di questi (ed altri)  documenti e della loro testimonianza ‘storica’ si consideri il fatto che per quanto riguarda la storia d’Italia e del Mediterraneo occidentale abbiamo attestati in Sardegna (e non altrove)  i primi nomi dei re. I re etrusco - romani dovranno aspettare mezzo millennio e più  per comparire nella storia. 'Incredibile', si dirà! Perché incredibile? Credibilissimo invece. A meno che qualcuno non giochi pesante e magari è pronto a sostenere che o siamo noi, nuovi romantici falsari d'Arborea,   che inventiamo documenti oppure  sono altri che li inventano perché  li si manipoli. Possono anche dire e ridire e dire ancora, usare tutti gli strumenti, leciti e illeciti,  della propaganda,  abbaiando  con la ‘tiritera’ del falso, del tutto falso, così da respingere i 300 documenti di oggi, i  3000 di domani e i  30000 del futuro. Apparirà, come  è già apparsa,  una menzogna assurda, un atto del tutto disonorevole per chi la pronuncia, perché è una palese  menzogna che tenta solo di gettare  fango su  oltre venticinque anni di ricerche limpide e di rinvenimenti alla luce del sole.

 E’ evidente che la menzogna rende sempre di più ridicoli perché una buona parte dei documenti ( di sughero, di ceramica, di bronzo e di pietra) rinvenuti e che via via si rinvengono o sono esito di scavi regolari oppure si trovano nei musei, attestati per altro come genuini dalle rare volte in cui i reperti, come nel caso della barchetta di Teti, si sono portati  a periziare.

Ma con la menzogna consapevole  cosa si fa? Quale scopo si intende perseguire? Si intende arrivare all'obiettivo minimo del  resistere e del ritardare il più possibile quello che va detto oggi e andava detto già da alcuni anni. Che la Sardegna è passata a 'vele spiegate' -come si suol dire -  dalla preistoria alla storia e che pertanto sempre di più essa si 'manifesterà' in quest’ultima perché, dato il calcolo delle probabilità, essendo stati più di metà i documenti rinvenuti in edifici ‘nuragici’ o presso costruzioni pertinenti ad essi ed essendo stata scavato, con diligenza, solo uno 0,2 % dei medesimi, i documenti scritti secondo la solita tipologia in mix degli alfabeti orientali semitici (ormai del tutto conosciuti per fonetica) fra cinque o dieci anni saranno 3000 e tra cinquanta chissà quante volte di più. O forse qualcuno potrà pensare davvero che il coccio nuragico del Nuraghe Addanas di Cossoine, quello da noi recentemente pubblicato, dove si dice papale papale del ‘crogiolo’ di Ra, sia l’ultima testimonianza del system arcaico dei sardi dell’età del bronzo e del ferrò? Quanti ne troveremo invece ancora di cocci scritti, di pietre che parlano  e  di bronzi canterini!

Ma ecco ora il punto. Nessuno lo pensa più il 'tutto falso' e l'inesistente per sola voce d'autorità. . Non è più possibile procedere per bugie stupide perché enormemente palesi. I nasi dei bugiardi sono lunghi,  troppo lunghi.  E allora cosa ti fa la cosiddetta ‘scienza’ accademica, quella parte di essa  che sa che si è bruciata malamente per ‘scientificità’ ma in qualche modo deve riprendersi e salvare la faccia? Deve Inventarsi un organismo con patente ‘scientifica’ che dica: ‘Va bene, i documenti ci sono. E’ innegabile che ci siano, come è comprensibile  che si manifesteranno  sempre di più. Ma a dirlo ‘cosa sono’ dovremo essere  noi, ‘comunque’ noi, deputati da una apposita istituzione scientifica”. E noi replichiamo: ‘Fate pure il vostro gioco. Siete pagati apposta per farlo nel miglior modo possibile. Ma sappiate che tutto quello che direte, bello, ordinato, pulito con la candeggina, magari scritto in riviste patinate in inglese, in russo o in giapponese, è ben poca cosa sul piano della scoperta e del  suo interesse di caratura internazionale. Infatti, comunque la giriate,  non potrete che confermare che yzyz era un re santo toro figlio di zzy e che y’ago de Hathos era un altro re santo, un Gigante di Monte ‘e Prama , figlio di un altro gigante e cioè Boyqo. Direte, ma ritardando forse la storia di chissà quanti decenni ancora, quello che noi abbiamo affermato già dal 2004. Non potrete che dire che la Sardegna, con i sigilli del 'ripostiglio' (archivio) nuragico rinvenuto nei pressi di Tzricotu , è entrata non solo con le Statue singolari, ma anche con la scrittura (anch'essa  a tutto tondo),  nella grande storia e non più nella preistoria del Mediterraneo. Storia che -si spera - verrà doverosamente anteposta, nei libri scolastici,  a quella falsa delle origini, villanoviano -etrusca e poi romana, mossa dalla  retorica nazionalistica italica di stampo liberale e poi fascista.                          

domenica 19 maggio 2019

Il pozzo di Santa Cristina: 9° parte - un problema di scala rovescia


Destreggiarsi tra i vincoli della scala rovescia

Pensavo di inserire la descrizione di questo specifico problema all'interno nell'ultima parte dello studio dedicata al crono-programma dei lavori di costruzione del pozzo sacro; però facendo ciò avrei appesantito oltremodo l'ultima parte, che lo è già di per se, tanto che poteva passare inosservato un vero e proprio “escamotage” capace di risolvere una difficile fase costruttiva.
Come abbiamo avuto modo di constatare, i gradini della scala rovescia sono impostati sul rapporto di 3/4 di stiba in orizzontale e 2/3 di stiba in verticale. Benché le misure non siano perfettamente uguali per tutti i primi 7 gradini1 (vi è qualche lieve differenza tra l'uno e l'altro), i due rapporti in termini di stiba sono validi non tanto per la corrispondenza con le misure lineari di detti gradini, ma in modo più preciso, significante e probatorio, perché la pendenza della scala rovescia è impostata su detti rapporti: 3/4 e 2/3 di stiba, ossia: 41°38' (Fig.2). Per tanto siamo in presenza di un 1° vincolo.



giovedì 16 maggio 2019

Perugia. Ipogeo dei Volumni. Scrittura crittografica etrusca. La ’ascesa’ del defunto al cielo con il sostegno, la protezione e la forza della doppia luce continua.


di gigi sanna


Si  dice che la lingua etrusca è ancora, per svariati motivi, un enigma e un 'rebus'. Ciò si sostiene, naturalmente, sulla base delle grosse difficoltà che insorgono nel cercare di capire di essa molti degli aspetti lessicali, morfologici e sintattici. In realtà, a mio parere, il 'rebus' sussiste e resiste nel tempo non 'solo' per motivi di carattere grammaticale e linguistico, ma anche e soprattutto perché si stenta a considerare un aspetto essenziale dell'etrusco: che la scrittura è criptica, cioè organizzata e strutturata di proposito con il rebus. E' realizzata per non essere capita se non da pochissimi.  Pertanto nella misura in cui si comprenderanno i meccanismi, spesso sofisticati, del rebus, posti di norma in essere dalle scuole scribali dei santuari, si comprenderà la lingua etrusca. Essi sono simili e spesso gli stessi usati dagli scribi dei templi greci e nuragici. In particolare quelli inventati dagli scribi di  questi ultimi.  

  

 Urna etrusca dell’ipogeo dei Volumni