di Stefano Sanna
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LE ROVINE DI THARROS |
Dal canonico Giovanni Spano , ( 1861 ) ,al generale Giulio Schiemdt (1957) a Luigi Fozzati e il Prof.Piero Bartoloni (1979) , fino all' israeliano Elisha Linder (1984-1987)quest'ultimo autore di eccezionali scoperte nel porto di Cesarea , ipotizzavano l'ubicazione del porto di Tharros in diversi punti all'interno del golfo di Oristano: da Torre vecchia di Capo San Marco ,fino ad arrivare in una antica area lagunare oggi interrata , a nord del colle di "Murru Mannu" . Mentre negli ultimi decenni la ricerca si è concentrata nella laguna di Mistras con scarsi risultati .
Molto probabilmente hanno ritenuto che la fascia di costa posta a ovest da Tharros era inadatto agli attracchi delle imbarcazione ; per il semplice motivo che il vento predominante è il maestrale .C'è da dire che anche il golfo di Oristano non è un luogo molto sicuro ; quando soffia una forte libecciata il moto ondoso che entra in golfo proprio nella parte dove è situata Tharros molte volte fa più paura del maestrale.
Gli archeologi negli ultimi decenni hanno concentrato il loro interesse n
ell'area della laguna di Mistras, alla ricerca del porto di Tharros; ipotizzando tre diversi luoghi relativi alle epoche: fenicia, punica e romana.nonché ipotetici argini di servizio dell' approdo romano.
foto tratta da "Tharros Felix"/4 pag. 99 di
PIER
GIORGIO SPANU
/
RAIMONDO ZUCCA |
Per quanto riguarda gli argini, basta confrontare le foto storiche satellitari, per rendersi conto che questi sono stati realizzati a cavallo degli anni 70 del secolo scorso, per motivi che al momento non conosciamo.
foto anni 70 tratta da "SardegnaFotoAeree" , come si può notare dalla foto l'argine attraversa la palude , creando uno sbarramento |
foto anni 50 tratta da "SardegnaFotoAeree" , come si può notare , la palude non è attraversata da alcun tipo di argine |
Questa semplice considerazione toglie un tassello all'ipotesi degli studiosi, che prefigurano ipotetici argini o viabilità di servizio portuale in epoca romana.
È probabile che le opere esistenti in laguna erano
legate all'estrazione del sale ,oppure strutture utlizzate per all'allevamento
ittico. Mistras è documentata a partire dal XII secolo nel
"Condaghe di Santa Maria di Bonarcado", dove si attesta
l'arte di ricavare delle "bagina" o "bejna"
(piccole peschiere o bacini)
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L'acqua marina veniva raccolta in grandi vasche circolari disposte in prossimità del litorale ed evaporava naturalmente permettendo cosi la concertazione del cloruro di sodio. |
Oltretutto nella laguna sono presenti una serie di opere sommerse che verosibilmente servivano per la canalizzazione delle acque.Si estendono per centinaia di metri. Partono in prossimità del nuraghe sommerso verso San Giovanni di Sinis.
IL TRATTO DI COSTA ANTISTANTE THARROS BAGNATA DAL MARE "VIVO"
Una mattina nel mese di Marzo del 2025 mi trovavo in spiaggia nei pressi della torre che sovrasta le rovine di Tharros, gran parte della spiaggia era spoglia della sabbia che normalmente la ricopriva , ma nel contempo dalla riva affioravano grossi massi squadratti.
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Mi rendo conto quasi subito che quei blocchi potevano fare parte di strutture legate con molta probabilità ad un area portuale.
Altro elemento molto importante sono la presenza di lastroni di basalto finemente lavorati che andavano in direzione del mare , potrebbe trattarsi di una deviazione della strada che costeggiava lungo la costa per poi dirigersi al porto.
Il vento di maestrale in quella mattina soffiava con un certa consistenza, scrutando il movimento delle onde notai subito un particolare :le onde lungo tutta la gran parte della costa fino ad arrivare alle prime case di San Giovanni di Sinis si infrangevano nella piattaforma rocciosa, alcune centinaia di metri dalla spiaggia , ad accezione del tratto antistante a Tharros !
Dalle immagini satellitari si evidenzia una sorta di bacino scavato sepolto dalla sabbia. La linea di costa alcuni millenni fa si trovava molto più lontana da come la conosciamo oggi , per il semplice motivo che il livello del mare era molto più basso rispetto a oggi.Tratti di costa oggi sommerse dal mare un tempo erano terra fema .
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ipotetico bacino scavato |
in spiaggia sono presenti resti di sepolture anche delle tombe monumentali, spesso con affreschi e decorazioni, che risaltavano sulla strada principale .
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resti di sarcofagi |
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decorazioni che con molta probabilità facevano parte di tombe monumentali |
Nel periodo romano, era comune erigere tombe lungo le vie di
comunicazione, come strade e porti, per rendere omaggio ai defunti e
per essere viste dai passanti, come quella di Portus all'Isola Sacra .
I resti di una struttura in spiaggia di epoca romana, ad indicare che il porto era servito da acqua dolce (acquedotto).Agevolando il rifornimento delle navi pronte a salpare per le rotte lungo il Mediterraneo.
Prosegundo in direzione sud nella penisola del Sinis individuo un altro probabile bacino scavato è localizzato a ridosso del promontorio di capo San Marco nel lato nord.
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Il promontorio di Capo San Marco |
Come si può notare dalla foto successiva i promontori offrivano un ottimo riparo dal temuto vento di libeccio proveniente da sud/ovest
a qualche miglio verso Ovest e Nord/Ovest da Capo San Marco , sono presenti numerose secche e lo scoglio del "catalanno" ,con il livello del mare più basso alcuni millenni fa potevano ostacolare in modo significativo il moto ondoso gennerato dal vento di maestrale, rendendo più sicura la navigazione nel tratto di costa antistante la penisola del Sinis.
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Tharros -insediamento Nuragico sul colle di "Murru Mannu " |
Segue....
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