mercoledì 1 maggio 2019

LETTERE A ME STESSO

di Francu Pilloni


Oggi mi assumo la responsabilità di parlare di un libro che una ragazza sarda ha pubblicato per la sua casa editrice Ipazia Books che ha sede a Dublino.
Il libro è intitolato LETTERE A ME STESSO: Racconti. Memorie. Ricordi.
Di particolare c'è che i racconti, le memorie, i ricordi, sono i miei. Li ho scritti io.
Naturalmente ho firmato un contratto serio che mi impegna a certi comportamenti, ma in cambio avrò il mio tornaconto (pensate: non so neppure come si chiamano esattamente le spettanze dell'autore!), ma non su una certa quantità di copie vendute inizialmente. Se ben ricordo, fra due anni avrò 0,86 euro lordi per ogni copia oltre le prime di cui sopra.
Che sia un bel libro, e parlo dell'aspetto, lo confermo perché sono stato io a comprare la prima copia. Sul contenuto invece garantisco; e poi mi conoscete, scrivo nei nostri blog che si sono succeduti, da dieci anni, più o meno. A fianco la copertina

Chi desidera acquistarlo, deve andare su Amazon,  si va sulla sezione libri e nella barra di ricerca digitate il titolo oppure il mio nome: Francu Pilloni. Per tale mi conoscono. Anch'io ho fatto proprio così

Molti, come dicevo, mi conoscono, ma per quelli che invece non mi hanno in pratica, faccio seguire l'avviso ai lettori che introduce il libro:



 AI LETTORI

Un giorno dell’estate scorsa, nei discorsi postprandiali fra amici, si parlava di cronaca quotidiana, ed io mi sbilanciai in un commento per così dire buonista al quale feci seguire una battuta sarcastica. 
Gli amici risero, per questo l’avevo fatto. 
Un amico psicologo, psichiatra, analista, insomma uno che lavora in mezzo a quelli che si ritengono sani ma vorrebbero diventarlo, rise e disse: “È incredibile come tu nasconda almeno dieci personalità diverse!”.
Non sapevo capacitarmi, ma siccome continuava a sorridere, mi rifugiai in un’altra battuta: 
“Ho studiato solo un pochino la psicologia dell’età evolutiva. So che uno sdoppiamento della personalità è una malattia grave, roba da paranoici o schizofrenici. Di cosa soffrirei io allora che ne ho una decina? E non mi pare che le nasconda, se tu le hai già contate. Sono un caso clinico?”.
Mi disse che un giorno ne avremo parlato. Quel giorno ancora non è albeggiato e, se non si decide, lui, io stesso o ambedue, finiamo a occhi chiusi e la questione rimarrà inevasa.
Riferisco questo vissuto personale perché voglio mettere le mani avanti, per far avvertiti i lettori, affinché non si scandalizzino se parrà loro di intravedere una pluralità di comportamenti non sempre coerenti nei racconti che ho portato alla luce nel presente volume.
Almeno qualcuno si chiederà se i racconti sono autenticamente autobiografici. 
Come posso negarlo, quando io stesso e gli altri mi chiamano Francu?
E allora diciamo di sì, sono autobiografici, ma mi corre l’obbligo di un avvertimento: non so se avete amici cacciatori o pescatori i quali, quando l’occasione è propizia, raccontano le loro migliori avventure venatorie o pescherecce. Se avete notato e ben ricordato dalle volte precedenti, le pernici quel giorno non erano più cinque, ma man mano sono diventate sette, dodici, … parimenti ai pesci, i quali però hanno la capacità non solo di moltiplicarsi, ma di diventare più lunghi, più grossi e più pesanti, man mano che il tempo trascorre. La qualcosa sarebbe intuitiva e normalissima, se il pesce fosse rimasto in acqua, mentre quelli che aumentano maggiormente e con grande velocità sono quelli ormai cucinati anni addietro.
C’è però qualcosa di importante che devo dire: il contesto, il paesaggio, urbano, silvestre, umano, quello sì che rispecchia la realtà e nessun pesce è diventato più grosso col passare del tempo.
Immaginate di vedere un film ambientato in una foresta: ecco, gli alberi, i fiumi, tutto è reale, anche gli animali. Il comportamento degli attori invece è conforme al copione ed è difficile comprendere se sia realistico, verosimile o del tutto inventato.
Qualche lettore si sentirà trascinato dentro le situazioni e realizzerà che lui, al posto mio, si sarebbe comportato diversamente. Lo credo anch’io.
Un’ultima considerazione: mia moglie dice che esagero a parlare di sesso. 
Come darle torto?
Ora siamo vecchi e ognuno, con la saggezza dell’età, ha maturato le proprie idee. 
Io mi ripeto che sono stato e sono maschio e sardo, cresciuto in un ambiente con piccoli orizzonti e molte tradizioni, dove l’uomo era maschio e le femmine donne da rispettare. La differenza fondamentale era appunto il sesso, con tutti i rimandi di carattere psicologico dei quali chiederò all’amico se e quando ci troveremo vis a vis.
I racconti, quasi tutti, sono dunque lettere a me stesso da parte di una delle tante età della vita, o da una delle personalità che, a detta del mio amico, sono costretto a portarmi dentro, con lo scopo di evitare un giorno di scoprirmi diverso, ma perché continui a sentirmi sempre me stesso, costretto ad affezionarmi alle mie particolarità, ivi compresi i tanti limiti che mi riconosco senza sforzo.
Non ho scritto questi racconti in un periodo determinato della mia vita, pensando a un’eventuale pubblicazione, ma ciascuno è nato in momenti diversi, quando un ricordo mi è ritornato contornato da un groppo di emozioni che evidentemente non mi lasciano indifferente.
Molte delle storie raccontate fanno palese riferimento alla mia biografia, così che si sarebbe portati a credere che io sia stato un tombeur de femmes, per dirla in modo aggraziato, mentre chi ci è tombé-cascato, per fortuna in braccia amiche, più spesso è il sottoscritto. Ho vissuto i momenti di infatuazione, a tredici anni come a venticinque, romanticamente, alla dolce stil novo, per avere un’idea corretta: mi piaceva “conquistare” la ragazza su cui avevo posato gli occhi, ma non sono mai stato un “conquistador” alla Pizarro o alla Cortés, acciuffando cioè quello che c’era da prendere, in spregio della buona fede altrui. 
In alcune storie salta fuori l’idea del rispetto, oggi forse risibile, nel rapporto fra due innamorati che vivevo più come un incontro fra due anime, fra due sensibilità, fra due attese di futuro che superavano gli stimoli ormonali che pure non difettavano.
Infine, la scelta di raccontare in prima persona gli episodi mi ha permesso di non dare fredde opinioni sulle situazioni via via escusse, bensì di collegarle a impressioni intime tali che appare percettibile il proposito per il quale preferisco rivolgermi principalmente al sentimento del lettore e non alla sua razionalità.

2 commenti:

  1. Signor Francu,spero di ricevere molto presto,da Amazon,il suo libro,riguardo alle sue molte personalità,concordo,in pieno col suo amico diciamo psicologo,psichiatra sarebbe un po' grave.Si ricorda cosa diceva Pirandello?Siamo tutti in buona compagnia,non si preoccupi.

    RispondiElimina
  2. Ciao Francu,
    ho finalmente ricevuto il libro. Letto in due giorni. Ho provato a scriverti sulla mail in Gmail e ti ho mandato una foto.
    Saluti
    Diego

    RispondiElimina