lunedì 26 settembre 2016

DEI, SEMIDEI, ZEBEDEI.

di Francu Pilloni


(da ilreferemdum.it)
C'era una volta un patto fra il Lassù e il Quaggiù che ha funzionato per secoli, dato che ciascuno era consapevole della classe e del gradino che occupava nella scala e sapeva cosa poteva o doveva fare.
Il meccanismo funzionò discretamente con o senza statuti monarchici o diarchici oppure anche oligarchici e, sentite questa, con regolamenti democratici e repubblicani.
A un certo punto, però, s'inceppò.
Sì, perché assunse il potere un solo dio, incontrastato e incontrastabile se non dal suo contrario che ne giustifica l'esistenza, pur non trovandosi, i due, mai a stretto contatto.


Avete presente la storia della materia e dell'antimateria? Esistono sì in dipendenza l'una dall'altra, basta che non s'incontrino, sennò tutto annichilisce, come l'attenzione di fronte a uno sbadiglio.
Oggi però, quando il dio unico fa finta di esserci e tuttalpiù si manifesta nella società a cenno, come una banale scusa per un'assenza scolastica, oggi dunque gli antichi dei del Lassù hanno accorciato le distanze e soprassiedono alle cose di Quaggiù più da vicino, mischiandosi, quando serve, ai semidei e agli zebedei.
Naturalmente gli dei hanno conservato anche Quaggiù le loro risorse: sono padroni del tuono e del fulmine, per non parlare dei venti e della pioggia. Pur essendo inumanamente instancabili, questi dei migrati dal Cielo alla Terra abbisognano di oziare e, quando serve, demandano ai semidei alcune loro mansioni. Così accade per il controllo dei venti che indirizzano dove loro piace, spesso personalmente, spesso tramite kamikaze, che in nipponico significa appunto “vento divino”.
Anche i kamikaze dunque sarebbero semidei, o almeno ciò essi fanno intendere di credere.
Noi, la maggioranza assoluta, siamo gli zebedei, ben diversi anche dai semidei e neanche portatori di vento divino come i kamikaze. Anzi, noi il vento lo riceviamo e quando un dio soffia, noi, come gli anemometri, da flosci che eravamo abituali, prendiamo vita, ci irrigidiamo, ci mostriamo eretti, facciamo intendere a tutti e facciamo credere a noi stessi di essere cosa diversa da un cencio riempito di vento.
Per stare nella cronaca, sono sicuro che avete osservato come basta che un dio salga su un palco e soffi il vento dal suo otre che migliaia di anemometri si erigano, dimentichi di essere solo zebedei.
E che ciò accada a Prato, a Pontida o, come ieri e ieri l'altro, a Palermo, non è eccezionale di per se stesso, ma la regola.


Infine, se mi si chiede cosa ho voluto dire, dichiaro che non sono poi tanto sicuro di esserci riuscito; se al contrario mi si chiedesse perché l'ho detto, questo lo so: nel mio piccolo, sento di essere uno zebedeo anch'io, ma non sono riuscito a cogliere a sufficienza il soffio dal palco, rimanendo, di conseguenza, un anemometro floscio.

4 commenti:

  1. Signor Francu,forse è meglio eseere un"anemometro floscio"con un cervello pensante che girandole manovrate da personaggi pericolosi dei quali il più pericoloso è il rignanese ballista.

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  2. Caro Franco, non posso più portarti in barca. Non mi interessano gli anemometri flosci. Sai quanto è determinante il vento dalle nostre parti!

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  3. Se scarichi me e carichi un kamikaze, povero te!

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  4. tutti alla ricerca di un posto alla luce,adoratori del sole o della luna a secondo del vento che tira.Non sono insettivoro ho le idea molto chiare riguardo le divinità,ma penso che più pericoloso Di quelli che stanno regnando o che hanno regnato non ci sia altro.

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