lunedì 10 agosto 2015

L'archeorgoglio: a Creta è normale, in Sardegna è vietato

di Atropa Belladonna

 
Fig.1 : il "kouros" di Palekastro (ca. 1500 a.C.), Museo di Sitia (Creta); h. ca 50 cm in oro, avorio, 

serpentina, legno e occhi di quarzo

Sono andata a Creta soprattutto per passare giornate al mare, rilassarmi e riposarmi. E come direbbe Francu Pilloni anche a curarmi almeno un pò il mal di Sardegna; che però mi ha comunque colpito anche là e in una forma alquanto curiosa: di fronte alla splendida statuetta denominata kouros di Palekastro o Palaikastro non ho potuto fare a meno di chiedere ad un'addetta una certa cosa, e la sua risposta mi ha fatto immediatamente pensare alla Sardegna, pur non avendo la statuetta nessuna similarità con reperti sardi. Premetto che durante le due settimane di vacanza sono stata alquanto pigra: avevo talmente voglia di mare che non sono neppure andata a Knossos, perchè non avevo avuto il tempo di prepararmi; è un sito troppo grande e complesso per andarci impreparati-sarà per la prossima volta. Dopo una mattinata allo splendido e curatissimo museo di Heraklion, siamo subito andati a destinazione nella più orientale, meno affollata e meno famosa prefettura dell'isola: Lasithi (fig. 2).

Lì ho scoperto che eravamo comunque finiti in una zona particolarmente ricca dal punto di vista archeologico e con distinte particolarità che la rendono un fertile terreno di ricerca: ieri come oggi la prefettura di Lasithi era economicamente cruciale per l'economia dell' Isola. A pochi km dal nostro alloggio (a Istro),  si trovavano ad es. Gournia, la più grande città minoica di Creta (II mill. a.C.) e l'insediamento prepalaziale di Vasiliki (III mill. a.C.). Più a est Palekastro e il palazzo di Kato Zakros, nonchè altri siti minoici i cui reperti sono sparsi nei vari musei, principalmente a Heraklion, ma anche nei piccoli musei di Sitia e di Ierapetra. Ed è a Lasithi che si trovano le maggiori aree coltivabili ed il punto più stretto dell' isola sulla direttiva nord-sud: l'istmo di Ierapetra, oggi solo 12 km su una moderna strada pianeggiante, incastonata tra i contrafforti montuosi (fig. 3).

 
Fig. 2: la prefettura di Lasithi, con alcuni punti di interesse


Bene, un bel giono ci siamo messi in testa di andare  a Kato Zakros per vedere almeno uno dei grandi palazzi minoici; passando per Sitia ci siamo fermati al museo locale, di cui star assoluta è quell'omino di fig. 1, statuetta rinvenuta nel 1987 in non so quanti frammenti e definita come lithochryselephantine, cioè composta in pietra, oro e avorio. In origine 8 pezzi di avorio di ippopotamo tenuti insieme da spinotti di legno + lamine d'oro (ad esempio le suole) + serpentina (ad esempio la "cuffietta" + due straordinarie palline di quarzo a formare gli occhi. La statuina, alta ca. 50 cm, è stata distrutta in antico-si pensa contestualmente alla distruzione di Palekastro-con insolita violenza: un libro del 2000 racconta la sua storia, o almeno ci prova. 


Di fronte a questo piccolo testimone di una cultura ancora in gran parte da esplorare, come quella dell'antica Creta, si rimane davvero a bocca aperta: lo stile può piacere o meno, ma quel signore non c'è dubbio che sia straordinario (fig. 4). Non c'è nulla di simile nel Museo di Heraklion e mai avevo visto alcunchè di simile in altro luogo. Quindi ho chiesto ad una degli addetti se quel pezzo, per Creta, fosse unico. Lei mi ha risposto, con malcelato orgoglio: "In realtà è unico al mondo". 
E' a questo punto che mi è venuta in mente la Sardegna, è mi è venuto da piangere e da ridere. 
Il museo di Sitia è un monolocale, grande sì, ma sempre monolocale è. Ci sono dei pezzi molto belli ma per ricchezza di reperti non può certo rivaleggiare con quello di Heraklion, adiacente a Knossos - la "Disneyland degli archeologi". Però Sitia ha questo pezzo "unico al mondo" e con questo pezzo assesta un magistrale gancio sinistro al suo ben più famoso parente. E ci credo che la guida ne vada orgogliosa, fa bene, non c'è nulla di male ed è più che normale. E ci credo che lo tengano come un gioiello, in una teca separata e illuminata. 

 
Fig. 4: il kouros di Palekastro al museo di Sitia. 

Ecco, questa "normalità" la Sardegna non se la può permettere: e giuro che non ho mai capito il perchè, ma è così. Vediamo, cosa sarebbe successe se lo avessero trovato in Sardegna? Secondo me sarebbero successe le seguenti cose (in alternativa o in concomitanza): 
a. classificato come falso; b. se non falso è unico, quindi non si può dire nulla; c. se anche unico, al minimo accenno di orgoglio sardo ci sarebbe stata una tale levata di scudi da far impaurire Belzebù, con accuse di nazionalismo atlantideo, fascismo ecc.; d. sarebbe stato vietatissimo riprodurlo, farne gadget ecc., pena la scomunica sui social network. 
Alla fine, per non rischiare, sarebbe caduto nel dimenticatoio. 
E ancora mi chiedo: quanti bronzetti vi sono, belli almeno quanto questo signore e altrettanto unici? ma quale guida di un museo sardo oserà mai proferire le parole "è unico al mondo", anche per le statue di Monte Prama? Se fate caso dicono solo e sempre "Monte Prama è un sito unico in Sardegna".
Solo una persona ha osato proferire le parole: "L'idea è che si tratti di un posto straordinario. Credo unico al mondo". Gaetano Ranieri, geofisico, 25.08.2014, Tg di Videolina. E gli hanno dato dell' irresponsabile-neppure troppo velatamente.  Adesso avrà una ribalta almeno nazionale, a Super Quark: appuntamento giovedì 13 agosto. 
Perchè è normale che a Creta si possa dire, con legittimo orgoglio che un pezzo è unico al mondo, mentre in Sardegna, una terra d'abbondanza archeologica perfino ...troppa, non si può neppure pensarlo? 
A Teti, tanto per fare un esempio, c'è una navicella nuragica, un piccolo straordinario testimone di un sistema di scrittura che nessuno pare voglia studiare: non solo non lo si può esibire con orgoglio, ma se ne è perfino negata ufficialmente l'esistenza per anni. 


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