domenica 2 settembre 2018

Venerdì 7 settembre tutti a Tharros - I Shardana - Opera lirica in tre atti


   A pochi giorni dall'evento vogliamo ricordare ai nostri lettori l'occasione di far parte di uno spettacolo di grande valenza in uno scenario unico: Tharros; scenario irripetibile in teatro, se pur grande e famoso.

Noi ci saremo!

Cast

PERSONAGGI E INTERPRETI



Gonnario di Montalba, capo del popolo di Sardegna (Basso: Alessandro Frabotta)
Nibatta, moglie di Gonnario (Mezzosoprano: Martina Serra)
Torbeno di Montalba, suo figlio minore (Tenore: Giampaolo Ledda)
Bèrbera Jonia, giovine straniera (Soprano: Rossana Cardia)
Norace di Nora, condottiero dei marinai sardi (Baritono: Gionata Gilio)
Perdu, il Guerriero Cantore (Tenore: Moreno Patteri)

argomento


Atto primo


In Sardegna, nell’epoca nuragica dei pastori guerrieri e giudici. Nelle vicinanze del colle della Fonte Sacra. Giungono da ogni parte uomini e donne per la consacrazione a «guerrieri» di Torbeno e Orzocco, giovani figli del Capo dei Sardi, Gonnario. Tra l’inneggiare della folla si leva il canto dei due giovani. Il padre esorta i figli alla fierezza guerriera; la madre NIBATTA, addolorata, depreca la guerra di cui conosce tutte le desolazioni. Infine ha inizio la rituale Cerimonia della Consacrazione, alla Fonte Sacra, durante la quale si svolge la Danza Nuragica, grave e sostenuta, ma via via sempre più animata, fin quando la vedetta, dall’alto della torre, annuncia l’approssimarsi della nave di Norace, condottiero dei marinai sardi. Attraccata la nave, dall’alto di essa Norace incita il popolo sardo a vendicarsi dei nemici; a ciò consente Gonnario e il popolo. Man mano scende la sera. Il popolo, assieme ai Vessilliferi, al Sacerdote della Fonte Sacra e ai Capi Tribù, si allontana inneggiando all’Isola. Gonnario e Norace si avviano verso la città. Solo Torbeno, il figlio minore di Gonnario, da poco consacrato guerriero, rimane a contemplare la marina in attesa dell’amata, Bèrbera Jonia, una straniera d’origine orientale, che non tarda a giungere. Amplessi appassionati, sogni e dolci ricordi del primo incontro nel fitto del bosco, ove ancora amano rincorrersi e rifugiarsi. È ormai notte. In lontananza echeggiano voci e ritmi di danza ed ancora la canzone di Perdu, il guerriero cantore.

Atto secondo

Montalba, patria di Gonnario, caduta in mani nemiche, è ora, nel buio della notte, circondata dalle genti di Gonnario per liberarla, mentre Norace attende alla difesa di Nora. Si leva dapprima una malinconica canzone di Perdu, seguita dal vociare di due guerrieri e da richiami nemici. Dopo l’ispezione serale, spento ogni canto, tutti si ritirano negli accampamenti, tranne Torbeno che presto sarà raggiunto da Bèrbera. Torbeno è sorpreso dell’ardire della sua amante, ma poi entrambi si abbandonano ad appassionate effusioni amorose durante le quali la donna, via via sempre più insinuante, seduce Torbeno a lasciare le sue genti e a fuggire con lei, per altri più gloriosi destini. Torbeno dapprima reagisce con violenza, ma poi, soggiogato dalla passione, abbandona il suo posto di combattimento e fugge con Bèrbera per unirsi ai nemici che occupano Montalba. Voci lontane gridano al tradimento. Accorrono i primi guerrieri, accorre lo stesso Gonnario che ordina di provocare subito il nemico alla battaglia. Gonnario, su di un poggio, seguendo le fasi della lotta, non tarda a scorgere, in testa ai nemici, a cui arride la vittoria, suo figlio Torbeno con Bèrbera Jonia. Un grido di dolore e di sdegno erompe dal petto del vecchio Capo; incita i suoi alla resistenza ed egli stesso si avventa contro suo figlio che però Bèrbera riesce a salvare. Nel contempo ecco apparire, da Montalba, alte fiamme: la cittadina è incendiata dai marinai sardi guidati da Norace, sbarcati improvvisamente alle spalle del nemico, e che ora, vittoriosi, irrompono nella scena. Alle grida di vittoria, Gonnario, straziato per il tradimento del figlio, resta muto, ma allorché scorge Bèrbera tra i prigionieri, addita Torbeno perché anch’egli sia fatto prigioniero; poi, vinto dallo strazio, si abbatte in singhiozzi.

Atto terzo

È notte. Presso grandi fuochi è Gonnario, circondato dal Sacerdote della Fonte Sacra, da Norace, dal figlio Orzocco, dai Capi Tribù, Giudici e pastori. Nell’ombra sono Bèrbera e Torbeno. Alle esultanze del popolo per la vittoria, fa seguito la proclamazione di condanna a morte della nemica Bèrbera. Ed anche Torbeno, il figlio del Capo, sarà condannato per volontà dello stesso Gonnario, nonostante lo sgomento della folla e la pietà delle donne. Torbeno vien sospinto nell’interno del nuraghe. Bèrbera vorrebbe raggiungerlo ma Orzocco l’afferra ai polsi e, avuto l’assenso del padre, le immerge il pugnale nel seno. In un’atmosfera di luce irreale, Gonnario dà sfogo al suo tormento per la crudele perdita dell’amato figlio. Dall’interno del nuraghe risponde la voce di Torbeno: «Padre, abbi pace!». Segue la ninna-nanna accoratissima, quasi trasognata, della madre Nibatta; ed anche la voce di Bèrbera s’ode, supplicante perdono. Infine Gonnario e Nibatta invocano, gridando, il loro figlio. Poi la mesta Trenodia delle Voci dell’Universo.
Sulla tolda di una nave, dinanzi a tutto il popolo, Gonnario cede i poteri di Capo al giovane Norace: gli consegna il bastone, emblema del comando. Poi si allontana mentre Perdu, Il Guerriero Cantore, unitamente a tutto il popolo, innalza l’inno d’esultanza alla terra natale.


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