(Riproponiamo qui, data l'attualità, il nostro articolo, tratto dal Blog di Gianfranco Pintore, del 17.12. 2011, oggi solo parzialmente leggibile, così come altri numerosi post di quegli anni. Sarà però appena il caso di dire che i non pochi successivi documenti riguardanti l' archeoastronomia e l' epigrafia nuragica, rinvenuti nel Sinis dal 2013 in poi, hanno riproposto in termini più 'aperti' e di maggior approfondimento il problema del periodo preciso del tramonto dell'ideologia taurina astrale legata al culto dei piccoli faraoni Giganti)
Penso che i giovani ricercatori del GRS (Gruppo
Ricercatori Sardegna) resteranno famosi nella storia dell'archeologia e
dell'archeoastronomia sarda e degno sempre di menzione sarà 'La Luce del Toro' (PTM editrice 2011), il libro da loro di
recente pubblicato. Opera acerba certamente, in non poche parti lacunosa ed
approssimativa, ma nella quale si trova, tra le altre, quella che si può
definire una rara e preziosa perla documentaria archeoastronomico - epigrafica:
l'immagine del toro che, nei soli giorni (per una settimana all'incirca) del
Solstizio d'inverno, si stampa sulla parete della stanza del nuraghe Santa Barbara in virtù della
proiezione dei raggi del sole che passano attraverso la 'finestrella' posta al di sopra dell'architrave.
Non
volevamo mancare nel momento dell'evento astronomico, all'appuntamento previsto
sin da quando, agli inizi di quest'anno, eravamo stati informati dagli amici
Piero Zenoni e Tonino Mulas dello straordinario fenomeno che però, stando alle
loro ricerche, non risultava del tutto singolare e circoscritto al solo nuraghe
di Villanova Truschedu in quanto presente, in occasione dei Solstizi, in non
pochi altri nuraghi di tutta la Sardegna.
Il filmato documentario, proiettato in
anteprima, per gentile concessione degli scopritori del GRS, durante la
presentazione del Secondo Corso di Epigrafia nuragica, aveva già dato agli spettatori l'idea della spettacolarità del fenomeno; ma
niente esso è (mi si creda) di fronte alla realtà del dato astronomico mattutino
con tutta la sua necessaria contestualizzazione. Bisogna persino 'salire' a
piedi (e non in macchina) per capire almeno un po' il segreto del religioso
antico, insito già nell'altura dove si trova il monumento. Perché c' èra del tutto evidente, per la
circostanza, una progressione spirituale nelle persone: un 'ascendere' per i più
e un 'entrare' nel nuraghe per i pochi eletti. Ci doveva essere nell'antica
tribù insediata presso le sponde del Tirso, una preparazione collettiva
rituale, con ruoli distinti e con guida sacerdotale, forse con processione,
canti e balli, che anticipava, in quel determinato giorno festivo (certamente il più grande dell'anno) la
singolare teofania.
Per questi motivi dubitiamo molto che quella
superba visione potesse essere
'popolare'. Quest'idea ci viene suggerita dal fatto che noi oggi vediamo
e contempliamo con immediatezza e facilità
quello che invece, con ogni probabilità, non era affatto consentito
vedere e contemplare. E pensiamo di conseguenza che quella stanza si riempisse
come un uovo di fedeli come sarebbe oggi (e certamente molto di più domani) di appassionati di archeologia, di studiosi e
di turisti. Invece pochissimi officianti o il solo grande sacerdote
accoglievano il dono annuale sublime di quella apparizione, sapientemente
ideata e realizzata dall'architettura scribale.
Gli altri festeggiavano certamente, in altri
modi che non è dato e mai sarà dato sapere, davanti al Nuraghe quel giorno natalizio (e lo avrebbero festeggiato
per molti giorni ancora), ma erano sicuramente esclusi dalla partecipazione all 'evento, celeste e assieme terreno.
Fig. 2 . Il Toro della Luce del Santa Barbara di Villanova Truschedu e quello del sigillo di Tzricotu di Cabras
E' stata la nostra un' emozione fortissima: i raggi del sole, appena alto di qualche grado sull'orizzonte, nel giro di pochi minuti hanno pennellato una forma luminosa che, per qualche istante (cinque o sei secondi al massimo), si è materializzata in una protome taurina perfetta. Grandiosamente perfetta, con un disegno magistrale, opera di architetti ma anche e soprattutto di scribi. Oppure, se vogliamo tutti e due assieme. Con nessuna possibilità di sospetto di una casualità del fenomeno. Anche la persona più scettica al mondo non avrebbe potuto negare l'intenzionalità e la realtà di quel prodotto formale, senza sbavatura alcuna, con sequenza discreta quanto fugace, fatto dalla luce solare; quella luce informe ed infinita del di fuori che si sintetizza, si condensa e prende magicamente forma simbolica nel buio (purtroppo per noi non totale dato il crollo della sommità della tholos) proiettandosi sulla parete. Io non so dire se al mondo esista, nei monumenti architettonici antichi inneggianti al sole o alla luna (quelli egiziani compresi), la 'scrittura' per pittogrammi della luce e se essa mai abbia raggiunto effetti spettacolari di forma come quella del Santa Barbara.
E' stata la nostra un' emozione fortissima: i raggi del sole, appena alto di qualche grado sull'orizzonte, nel giro di pochi minuti hanno pennellato una forma luminosa che, per qualche istante (cinque o sei secondi al massimo), si è materializzata in una protome taurina perfetta. Grandiosamente perfetta, con un disegno magistrale, opera di architetti ma anche e soprattutto di scribi. Oppure, se vogliamo tutti e due assieme. Con nessuna possibilità di sospetto di una casualità del fenomeno. Anche la persona più scettica al mondo non avrebbe potuto negare l'intenzionalità e la realtà di quel prodotto formale, senza sbavatura alcuna, con sequenza discreta quanto fugace, fatto dalla luce solare; quella luce informe ed infinita del di fuori che si sintetizza, si condensa e prende magicamente forma simbolica nel buio (purtroppo per noi non totale dato il crollo della sommità della tholos) proiettandosi sulla parete. Io non so dire se al mondo esista, nei monumenti architettonici antichi inneggianti al sole o alla luna (quelli egiziani compresi), la 'scrittura' per pittogrammi della luce e se essa mai abbia raggiunto effetti spettacolari di forma come quella del Santa Barbara.
In
quel momento il mio accompagnatore non parlava, né io parlavo e notavo
che altri due visitatori che erano lì a filmare l'evento, usavano, di quando in
quando, parole appena sussurrate, in 'religioso silenzio; quasi si trovassero
non all'interno di un nuraghe 'sconsacrato' di ieri ma di una chiesa di oggi,
in un luogo sacro e santo dove si manifestava quel giorno una nascita luminosa
identica a quella di Gesù bambino. Mancavano elementi certamente importanti
della Grotta del Nuovo Testamento ma si capiva che anche quella era stata
certamente una scarna e severa 'stanza' dei Natali
di un più antico Testamento e che quelle nascite, con commozione certamente
maggiore della nostra e con lo stesso silenzio, più di tremila anni or sono,
osservavano i nostri avi costruttori della ‘chiesa tombale nuraghe'. I
costruttori, ora lo si può dire chiaramente
senza se e senza ma (così come lo rimarca con forza il GRS nel suo
saggio), non delle fortezze e delle case
principesche ma dei templi del 'toro della luce' (o 'della 'luce del toro' che
si voglia dire).
La scoperta di Villanova Truschedu ha un
immenso valore: archeologico, religioso, astronomico, epigrafico e culturale.
Tanto che quel Nuraghe, sin dall'anno venturo (quest'anno ci sono stati i primi
curiosi) è destinato ad essere, io penso, meta di molti pellegrini (dico
volutamente 'pellegrini' e non solo visitatori), quelli che,
contemporaneamente, il prossimo Dicembre del 2012 potranno assistere, nello
stesso giorno, all'evento di due nascite ma in fondo sempre a quello della
nascita simbolica di un solo potentissimo 'bambino'. Uno nella chiesa cristiana
e l'altro nella 'chiesa' - tempio nuragica.
Infatti, il 21 Dicembre Gesù è
bambinello; ma anche la stupefacente
immagine solare del Santa Barbara, di più di mille anni prima, ci parla
ancora di un 'bambinello'. In quella data è il presunto ‘giorno natale’ di Gesù
che è Dio, la nuova luce del mondo. Ma oggi si rinnova inopinatamente
anche un altro e non ipotetico temporalmente, antico Natale, una volta non meno
carico di religiosità: quello del torello
o del vitello nuragico che vuole
rappresentare ugualmente il dio della 'luce' del mondo e della vita.
Naturalmente due 'Luci' molto diverse
perché diversa è la 'religio' della luce
cristiana, metafora spirituale della 'salvezza', da quella cananaica
razional-naturalistica della ciclicità della vita mossa da una forza immensa.
Tuttavia il simbolo
luminoso-celeste e, in fondo, quello stesso della misteriosa
potenza 'taurina', restano gli stessi. E Gesù in ultima analisi risulta
non meno vitello o 'bambinello toro' del toro che i raggi del sole disegnano nella
camera oscura del Nuraghe Santa
Barbara.
Infatti, se si osserva bene quel cosiddetto
'toro', quel perfetto disegno 'scritto' artisticamente con la luce che si oppone (si direbbe non
senza significato 'biblico') al buio, toro proprio esso non è ma è ancora un
semplice 'vitello', un toro solstiziale appena nato a cui, significativamente,
appena spuntano quelle corna che, di lì a pochi giorni e mesi, costituiranno il
fulgido simbolo, la 'gloria frontis' (semitico hdrh) della potenza giovanile taurina della Primavera che darà
origine, ancora una volta, alla immensa e varia vita del creato.
Il vitello non ancora toro del Santa Barbara
altro non è, se appena si riflette un po', che il famoso 'vitello d'oro' dell' Esodo,
l'icona aborrita di 'IL' e poi del Ba'al
cananaici, quell' antichissimo simbolo premosaico, sopravvissuto e venerato e
forse consolidato tra gli ebrei anche e soprattutto durante la loro lunga
permanenza nell' Egitto del Bue Api,. E' quella icona d'oro, simbolo di Yhwh ma
anche di 'IL e di RA, che Aaronne ri-costruisce ad arte, con perfetto
simbolismo, come 'bambino' toro e non
ancora adulto, per gli Ebrei sfiduciati,
senza guida e senza meta nel deserto.
E' in quella circostanza chiaramente mitica e non storica, come gli
esegeti della Bibbia ben sanno, che si intende eliminare, con l'annullamento e
l'annientamento totale del vitello aureo soli -lunare, la vecchia religione
cananaica taurina astrale di 'EL /BA'AL
ASHERAT/ YHWH. E' con quel piccolo toro appena nato, non a caso distrutto con
furia per combustione, che si instaura (con un colpo di mano sacerdotale e
sicuramente con una vera e propria manomissione deuteronomistica del libro
della Genesi) la nuova religione
del solo YHWH, simbolizzata, subito dopo, con il sacrificio cruento non
più del toro ma dell'ariete. Scompare dunque quasi del tutto, perché
sistematicamente cassato dall'ebraismo più radicale, l'antico
toro cananaico presente sicuramente
nella Bibbia più antica e lo si surroga con un altro simbolo zoomorfo
che intende interpretare il nuovo patto nazionalistico - religioso: un solo
popolo privilegiato di/da una sola
divinità 'gelosa' che non tollera vicino, come dice il fondamentale ‘comandamento’,
nessun altro dio perché solo Lui è il Signore.
Se le cose stanno così potrebbe essere che
la religione nuragica, con la simbologia della piccola bronzistica, in particolare
quella delle barchette funeree per la rinascita, registri questo importante e
decisivo passaggio nel radicalismo religioso. Ci sembra non essere un caso che
la protome delle navicelle non registri altri simboli se non quelli del toro e
dell' ariete. In esse non
sembrerebbe esserci tanto l'aspetto decorativo (e anche scrittorio) quanto piuttosto, molto
celato, quello di una storia di religione e di lotte sacerdotali (non sappiamo
quanto aspre e forse cruente, come
quelle bibliche tra gli Ebrei idolatri e non nel deserto) circa la 'vera'
religione. E potrebbe anche non essere priva di consistenza l'ipotesi che questa lotta sia stato il motivo per cui
stranamente, all' improvviso, i templi nuragici 'taurini' e fallici di
Yhwh, a partire da un certo tempo (XI - X secolo a.C.), cessarono d'essere
costruiti.
Certi dati documentari di oggi, relativi soprattutto alla scrittura del I
Ferro (ad es. l' abbandono di una certa precisa tipologia di scrittura per
un'altra) inducono a pensare che in Sardegna la 'religio' astrale cananaica
yhwhistica, quella del 'toro bambino'
del Nuraghe Santa Barbara fosse, già prima
dell'avvento del Cristianesimo, morta per sempre, con tutti i suoi sacerdoti e
seguaci. Evento religioso che potrebbe
aver significato di fatto anche il lento tramonto di quella ideologia
'nuragica' (o del 'toro della luce') su cui si basava il potere
politico-economico degli aristocratici e divini
'tori' giganti Shardan,
anch'essi, quando nascevano, luminosi 'tori bambinelli'. '
Se questo è avvenuto davvero allora lo
'tsunami' che avrebbe raso al suolo e distrutto la civiltà del Toro della Luce
(o del Nuraghe) in Sardegna e annientata
la potenza dei Giganti, potrebbe
essere stata un'altra 'onda' ben diversa
ma ugualmente immensa e apportatrice di un improvviso mutamento o catastrofe che la si voglia
chiamare: quella del radicalismo religioso con epicentro la Palestina del
periodo immediatamente successivo a quello dei Shofethim (Giudici) della Bibbia.
Ringrazio il Prof. Sanna di aver ripubblicato l'articolo comparso a suo tempo nel blog di Gianfranco Pintore e ormai non più visionabile interamente.
RispondiEliminaVista l'enfatica esternazione del Dott. Guido Cossard, presidente dell'Associazione Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana, che con ottimismo incita noi Sardi ad essere orgogliosi del patrimonio archeologico e della nostra cultura isolana (articolo ripreso da Monte Prama Novas del 3 aprile 2016 e qui pubblicato nella medesima data), non possiamo, appunto, che essere orgogliosi di constatare che l'immagine del torello sia vista dagli "addetti ai lavori" quale manifestazione teofanica intenzionale legata al solstizio d'inverno.
In tanti mi chiedono di ripubblicare quegli articoli ormai non più leggibili (tranne qualcuno) per intero. Cercherò di fare il possibile anche perché non sempre possiedo copia di essi. Molti articoli degli inizi non riesco a trovarmeli più. La cultura isolana, caro Sandro, è quasi unica al mondo perché coniuga (come per gli egiziani) astronomia e epigrafia. Credo fermamente che si sia solo agli inizi quanto a individuazione di 'scrittura' astronomica. Nell'isola non c'era solo il Sinis, vicinissimo alla scuola scribale del 'a tutto campo'. C'erano altri scribi che seppure innovando ripetevano certe tematiche sul culto degli astri e della luce in genere. Ma siamo ancora in pochi, troppo pochi, che esplorano e che pertanto 'vedono'. Ma col tempo...
RispondiEliminaVi invito a curiosare sulla pietra trovata a Cagliari,(probabile base di una statua)con un'iscrizione che parla del tempio di Baal Shamin,ma sempre dimenticato dall'archeologia di Stato,attratta piú da sant'antioco fenicia.Ho sempre pensato che l'isola fosse una roccaforte sarda e un grande luogo di culto del dio dei cieli e i falchi che ancora oggi abitano l'isola lo ricordano......lascio qui se no inizio a viaggiare. Grazie Gigi per I tuoi continui stimoli che ci invitation alla conoscenza e salüi a tütti
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