Visualizzazione post con etichetta ipotesi di studio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ipotesi di studio. Mostra tutti i post

domenica 22 maggio 2022

Alla ricerca della cava di calcare dei Giganti di Monte 'e prama.

Una cava a 15 Km di distanza? "Orusorus!"


di Sandro Angei

 Qualche giorno fa ho pubblicato un articolo sul piombetto scoperto sul monte Ebal in Palestina. L'articolo si proponeva di individuare quelle caratteristiche che lo accostano ai sigilli di Tzricotu. E proprio pensando a Trizotu e al vicino sito archeologico di Monte ‘e prama ho voluto inserire in quell'articolo una nota (nota 6) circa una considerazione di carattere toponomastico.

Tutto nasce dall’omofonia tra monte Ebal in Israele e monte palla nel Sinnis di Riola Sardo.

Detta così sembrerebbe una stupidaggine rafforzata per di più dalla poca conoscenza della lingua

lunedì 22 novembre 2021

Il pozzo di Santa Cristina: una obiezione


di Sandro Angei

      Qualche giorno fa un amico ha avanzato una obiezione relativa al pozzo di Santa Cristina.

     Lo ha fatto in privato pensando che la stessa domanda formulata in pubblico potesse mettermi in difficoltà.

    Dal punto di vista umano ringrazio l’amico per la sua sensibilità, ma da ricercatore non farò altrettanto, perché non devo e non posso presumere a priori che quel che dico e scrivo sia verità assoluta. Per tanto nel momento in cui espongo pubblicamente uno studio devo, e sottolineo DEVO, rispondere alle obiezioni, perché queste mettono alla prova la tesi formulata. Sono le obiezioni ad offrirci la possibilità di avvicinare la verità dei fatti, rispondendo ad esse in modo efficace e convincente, oppure potrebbero farci capire di essere in un vicolo cieco nel momento in cui non riusciamo a rispondere a queste in modo adeguato.

sabato 9 ottobre 2021

Ancora sulla piramide di Cheope: una sequenza fotografica esplicativa

Y

di Sandro Angei

 Nel mese di gennaio di quest'anno pubblicai in questo blog un saggio circa i lavori preliminari alla edificazione delle grandi piramidi della piana di Giza: lavori di fondamentale importanza per la precisissima edificazione di questi maestosi monumenti.

In ogni cantiere i primi lavori che si eseguono sono quelli di tracciamento, e quelli delle grandi piramidi di Giza furono senza dubbio di fondamentale importanza, dato il fine che il faraone e i suoi architetti perseguivano: un fine di carattere religioso che imponeva un preciso orientamento astronomico e una precisa geometria planimetrica e volumetrica; e proprio la risoluzione del problema legato al tracciamento volumetrico, fino al 29 gennaio 2021, fu il crucio di tutti i ricercatori che cercarono di svelarne il segreto (forse qualcuno non si pose neppure il problema).

Vi è da dire che il metodo di tracciamento con ogni probabilità cadde nell'oblio perché venne a mancare l'esigenza di utilizzarlo, dato che non si costruirono più piramidi delle dimensioni di quelle di Giza, perché solo edifici di tali grandezza necessitano di un particolare metodo di tracciamento; d'altronde gli architetti Egizi si guardarono bene dal divulgare quello che, sicuramente,  per loro era un segreto di stato; tant'è che nessun ricercatore della nostra era è riuscito a individuare quello utilizzato dagli antichi Egizi, né un metodo alternativo efficace.

Nel momento in cui i ricercatori si cimentarono nella ricerca di quel metodo, a nessun risultato approdarono perché nessun di essi si immedesimò fino in fondo nelle problematiche legate alla "progettazione" di quegli enormi edifici.

Sfiorò il problema G. Goyon in "Il segreto delle grandi piramidi" 1994 Newton Editore, capitolo IV - I cantieri della piramide - scrivendo al paragrafo: Taglio e messa in opera dei primi strati "Uno dei problemi più ardui che i costruttori della grande piramide dovettero affrontare fu quello dell'attuazione pratica degli angoli della costruzione. Il metodo ideale sarebbe stato quello di costruire sull'allineamento di fili tesi agli spigoli. Si è cercato di ipotizzare in proposito la costruzione preliminare di una piramide a gradoni sormontata da un pennone come punto di riferimento. Ma ho più volte ribadito che non era possibile costruire una piramide con blocchi megalitici diversamente che con il procedimento degli strati orizzontali. Tutti gli elementi in muratura, di ogni singolo strato, vennero posti in opera simultaneamente." Goyon, cercando una qualche soluzione, che di fatto non trova, scrive ancora: "Per comprendere la grande dimestichezza e sicurezza degli Egiziani in questo genere di lavori occorre partire dalla constatazione dell'estrema scrupolosità riscontrabile nel taglio e nella connessione dei blocchi di pietra. Mentre il lato esterno dei blocchi del paramento era semplicemente sbozzato a bugnato, gli spigoli invece e le parti destinate a congiungersi erano tagliate con precisione onde assicurare una messa in opera sicura ed esatta. Le pietre angolari si presentano formate da blocchi di materiali scelti e tagliati con una attenzione particolare, secondo un modulo definitivo utilizzato per tutte le pietre angolari successive." L'archeologo di fatto non cerca un metodo ma affida la perfetta traiettoria che gli spigoli dovevano mantenere fino al vertice della costruzione, alla perfezione di taglio dei conci d'angolo; tanto che se così fosse stato dovremmo pensare che quei conci fossero tutti perfettamente identici. Ma per quanto scrupolosa potesse essere la finitura, la misura e l'angolazione di questi conci, anche un solo millimetro di deviazione per ogni corso (sia azimutale che zenitale) avrebbe compromesso il concorso al vertice dei quattro spigoli. 

   L'Architetto Marco Virginio Fiorini riprese (probabilmente in modo autonomo per quanto leggo nel suo libro) il metodo del "pennone" in sommità della cosiddetta "piramide interna" a gradoni, pubblicando nel 2012 nel suo libro: "Nel cantiere della Grande Piramide - gli architetti egizi svelati" Ed. ANANKE; nel quale affronta il problema ma con scarsi risultati, dato che il suo metodo è improponibile nella realtà, non solo per l'obiezione mossa a quel metodo da Goyon, ma anche e soprattutto per motivi legati alle leggi fisiche (vedi l'obiezione mossa nella prima parte del mio saggio).

   La lettura del saggio dell'Architetto Fiorini, però, mi diede l'impulso per cercare un metodo più razionale ed efficace di quello da lui proposto, tant'è che "giocando" con un modellatore 3D riuscii ad intuire il sistema verosimilmente adottato dagli Egizi: un banalissimo metodo di facile utilizzo in cantiere ma difficile da immaginare senza l'ausilio di un modello.

Il sistema di tracciamento degli spigoli che salgono al vertice della piramide deve assicurare una precisione assoluta, pena l'impossibilità di rimediare al rovinoso fallimento, dato che bastava un errato allineamento di uno solo degli spigoli inclinati per non riuscire a far convergere questo verso il vertice.

Il sistema naturalmente è stato trattato nello studio, ma alcuni amici che hanno letto il saggio mi dicono che, per come è stato esposto, il metodo è di difficile comprensione.

 Evidentemente nel saggio non sono stato sufficientemente chiaro nella esposizione, demandata per gran parte alla descrizione scritta e ben poco alla dimostrazione con disegni esplicativi.

 Per tanto, sollecitato da questi amici, proverò a spiegare, mediante una sequenza di immagini, il sistema che verosimilmente adottarono gli antichi Egizi per controllare la direzione degli spigoli inclinati della grande piramide di Cheope, di Chefren e di Micerino.

Non sto qui a ripetere quel che già ho spiegato nel saggio pubblicato; per tanto invito, innanzi tutto, chi non avesse letto ancora quello studio di farlo ora, prima di accingersi a guardare queste immagini; perché ben poco si capirebbe di esse senza cognizione di causa.

Avete letto?

Bene ora possiamo continuare, voglio solo aggiungere che nelle immagini che seguiranno, si vedrà la piramide costituita da una base che simula, in colore beige, la parte edificata, e una parte superiore di colore celeste che simula la parte di piramide ancora non realizzata, col vertice "v" (Fig. 1) di fatto ancora virtuale:

Fig. 1

L'immagine di Fig.1 mostra una vista d'insieme della piramide dove si notano tre dei quattro mòdani (si veda l'articolo linkato) che servivano per tenere sotto controllo gli spigoli inclinati che salgono verso il vertice "v". I mòdani (quei piccoli triangoli posti a distanza dalla piramide) visibili nell'immagine di Fig.1 sono nominati con le lettere A, B e C.

Fig. 2

L'immagine di Fig. 2 mostra, da distanza ravvicinata, la vista del mòdano rispetto alla piramide in costruzione.

Fig. 3

L'immagine di Fig. 3 mostra lo spostamento del punto di vista dell'operatore che si accingeva a traguardare la direzione dello spigolo lungo la diagonale di base sottesa dal mòdano.

Fig. 4

L'immagine di Fig. 4 mostra il punto di vista ottimale per traguardare lungo il mòdano B la direzione lungo la diagonale di base. Si noti che da questa posizione non è possibile tenere sotto controllo l'inclinazione di questo spigolo, ma solo la sua direzione azimutale.

Fig. 5

L'immagine di Fig. 5 mostra, una volta verificata la direzione azimutale lungo la diagonale di base, il cambio di posizione dell'operatore addetto al tracciamento.


Fig. 6

Nella immagine di Fig. 6 si noti la freccia che indica lo spigolo di base della piramide, punto che l'operatore, cambiando posizione, dovrà cercare di collimare con la linea del suo mòdano, qui colorata in rosso per esigenze esplicative.

Fig. 7

L'immagine di Fig. 7 è di avvicinamento al punto di valutazione.


Fig. 8
Nell'immagine di Fig. 8 si vede, finalmente, la sovrapposizione del lato inclinato del mòdano col punto indicato dalla freccia.
Si noti la perfetta sovrapposizione del lato inclinato del mòdano B con lo spigolo traguardato.
Collimando in tal modo lo spigolo in costruzione, si poteva indicare ai lavoratori che movimentavano i grossi macigni d'angolo, la esatta posizione del concio da posare.
L'operatore al mòdano B (vedi Fig.9), poteva così tenere sotto controllo la direzione degli spigoli inclinati che salivano dagli angoli A e C al vertice V e la direzione dello spigolo BV, ma quest'ultimo solo come direzione lungo la direzione B-D.
Allo stresso modo gli operatori degli altri mòdani: A, C e D potevano tenere sotto controllo gli spigoli inclinati visibili dalla loro posizione.


Fig. 9
Le frecce sulle linee tratteggiate indicano gli spigoli che si potevano tenere sotto controllo da ogni modano, oltre alla direzione lungo il prolungamento della diagonale sottesa.


Conclusioni
Le immagini di certo spiegano più di tante parole, benché queste siano indispensabili per una corretta spiegazione.
Spero con questa appendice al saggio proposto mesi fa, di essere stato chiaro nella spiegazione del metodo di allineamento che, con buona probabilità, usarono gli architetti Egizi.

***
Appendice del 17 agosto 2022

Tendendo una fune dal vertice alla base della piramide, questa descrive la curva esemplificata in Fig. A.

Fig. A
Tengo a precisare che la curva non è stata calcolata ma è solo esemplificativa. Il calcolo della funzione deve tenere conto del peso della fune e della sua tensione legata, quest'ultima, direttamente alla resistenza del materiale che costituisce la fune stessa.


martedì 7 settembre 2021

Sant'Anastasia tende la mano a Santa Cristina e Santa Cristina spiega la presenza del pozzo delle offerte posto all'interno della chiesa di Sant'Anastasia.

Il pozzo di Sant'Anastasia

Il pozzo di Santa Cristina

di Sandro Angei


 Qualche tempo fa mi dedicai al pozzo di Sant’Anastasia di Sardara per completare (per così dire) il lavoro lasciato a metà dall’architetto Borut Juvanec scopritore in quel pozzo di una ierofania che si manifestava il 21 aprile. Quella stessa data che in seguito, in modo del tutto autonomo, io scoprii nella porta del sole di Murru mannu in

sabato 19 giugno 2021

Il mòdano di San Giorgio in Sinnis - l'importanza del senso di lettura.

 


di Sandro Angei

   L'immagine su riportata è tratta dal saggio degli archeologi Barbara Panico e Pier Giorgio Spanu: "San Giorgio di Sinis . I materiali metallici". [1]

   Il reperto è giunto alla mia attenzione nel momento in cui, riprendendo il discorso sull'ormai famoso sigillo di Tzricotu, del quale il Dr. P.B. Serra diede una connotazione Bizantina e per tanto da inquadrare in periodo altomedievale, mi accingevo a correggere una mia colpevole svista nel saggio che nel 2018 pubblicai in questo blog che scrissi per confutare la tesi del Dr. Serra circa la natura del reperto.


   Quello che qui ci accingiamo a trattare non è la funzione del

venerdì 11 giugno 2021

Una precisazione sul saggio di Tzricotu

di Sandro Angei

 Su Facebook da qualche tempo è rinvigorito il tema circa i sigilli di Tzricotu; tant'è che cercando sul web una pubblicazione che a suo tempo usai per il saggio, mi sono imbattuto in un testo dove è ritratto il famoso puntale preso quale esempio da P.B. Serra per dimostrare che quello di Tzricotu non è un reperto di epoca nuragica ma altomedievale.

L'immagine è tratta dal saggio della Dr. Marilena Casirani - Un puntale di cintura Longobardo da Camisano (Fig.1).

 In quel saggio la Dr. Casirani  pubblica l'immagine, descrive il puntale da Castel Trosino e

domenica 7 marzo 2021

Un contributo alla costruzione della piramide di Cheope - 4° parte

 Ancora sul problema dell'orientamento degli spigoli al vertice della Grande Piramide



di Sandro Angei

Vedi parte terza

7. L'altezza della piramide scienza o caso?

Abbiamo detto alla fine del 5° capitolo della 3° parte che le considerazioni di carattere geometrico e matematico lì esposte sono frutto di esperienza personale proiettata in quel cantiere di 4500 anni fa, ma con le cognizioni "del senno di poi".

Per tanto in questo capitolo affronteremo un nuovo quesito. E' necessario, cioè, capire se l'inclinazione del dispositivo, da noi chiamato "mòdano", fu frutto di un rapporto numerico prediletto per pura simbologia, e di conseguenza fu casuale anche l'altezza della piramide, oppure se fu calcolata analiticamente sia l'una che l'altra, e in tal caso, come fecero a effettuare il calcolo?

   I dati in nostro possesso ci inducono a pensare alla probabilità che quegli architetti avessero stabilito a priori le misure della piramide:

domenica 14 febbraio 2021

Un contributo alla costruzione della piramide di Cheope - 3° parte

Un problema di difficile soluzione


di Sandro Angei

vedi: parte seconda

   Nella seconda parte dello studio abbiamo tracciato la base della Grande Piramide. E' venuto il momento di risolvere il più difficile dei problemi che gli architetti Egiziani dovettero affrontare.

4. Quarto problema

Il problema è quello di capire come fecero gli antichi Egizi a edificare le loro piramidi riuscendo a mantenere la direzione dei quattro spigoli inclinati che, necessariamente, dovevano convergere verso un punto esatto: il vertice della piramide (Fiorini §12.3 e §15).

 Il metodo piuttosto semplice e sbrigativo nella sua fase di utilizzo è legato alla peculiare forma della piramide, con quel vertice che svetta, unico verso il cielo, a mo' di faro. E' quello il punto di mira che gli antichi Egizi usarono per edificare quella magnifica forma, benché in fase di costruzione quel vertice fosse solo virtuale.

sabato 6 febbraio 2021

Un contributo alla costruzione della piramide di Cheope - 2° parte

Il tracciamento della base 

di Sandro Angei

vedi: prima parte

  Nella prima parte dello studio abbiamo affrontato il problema dell'orientamento geografico della Grande Piramide. In questa seconda parte vedremo come fu tracciata l'intera base del monumento.

2. Secondo problema

Abbiamo orientato a dovere i due lati della Grande Piramide e creato due linee ortogonali sulle quali misurare per allineamento due lati del monumento. Ora sorge la difficoltà di tracciare in modo preciso gli altri due lati. Vediamo come procedere.

2.1 Il perché di una scelta quando si è ad un bivio

venerdì 29 gennaio 2021

Un contributo alla costruzione della piramide di Cheope - 1° parte

Cercando di capire i "percome"

di Sandro Angei

    La maestosità e imponenza della grande piramide di Cheope ancora oggi affascina chi, ponendosi al suo cospetto, si interroga sul "perché" e sul "percome" fu costruita.

   Il "perché", a detta della maggioranza degli studiosi, investe la sfera del sacro; il "percome" la disciplina della scienza e della tecnica.

   Noi siamo qui, oggi, per indagare alcuni aspetti del "percome" fu costruita la Grande Piramide. Quegli aspetti che altri, molti, hanno indagato, ma che non soddisfano le mie aspettative.

   Un bell'esempio di spiegazione dal punto di vista tecnico e scientifico lo ha profuso l'Architetto Marco Virginio Fiorini col suo libro Nel cantiere della grande piramide – Gli architetti egizi svelati” ANANKE Ed. 2012, dove letteralmente "sviscera" il monumento.

    Lo fa con grande cognizione di causa, ma alcuni aspetti deludono le mie aspettative nel momento in cui la tecnica si scontra con la possibilità di "fare" o "non fare" una determinata azione come, ad esempio, quella di tendere una fune lunga 219 m (Fiorini §21), che è la misura degli spigoli inclinati della Grande Piramide convergenti verso il "piramidion". Misura che di certo comportava una "catenaria" con una freccia non indifferente, considerato che la traiettoria di questa particolare curva è legata alla forza di gravità e per tanto al peso della fune e al suo grado di resistenza meccanica.

venerdì 1 gennaio 2021

Una rilettura del tempio “Fenicio-Punico” del Kothon di Mozia – una indagine su Orione

 

Isola di Mozia

di Sandro Angei


Mi sono imbattuto poco tempo fa in un saggio a firma dell'archeologo Lorenzo Nigro, 2007, "Il Tempio del Kothon e il ruolo delle aree sacre nello sviluppo urbano di Mozia dall'VIII al IV secolo a.C.1. Il titolo mi ha incuriosito perché qualche tempo fa ho dedicato la mia attenzione alla splendida Mozia per via del suo tophet, uno dei primi ad essere impiantato assieme a quello di Cartagine e quello di Sulcis nell'VIII sec. a.C..

  Con certo interesse ho letto i capitoli dedicati al tempio del Kothon.

 In particolare il 6° capitolo intitolato: "Elementi astrali nell'orientamento del tempio del Kothon", mi ha oltremodo

domenica 6 dicembre 2020

Enoch, le porte del sole e il 21 di aprile. Terza parte


Enoch al lavoro

di Sandro Angei


7. Enoch gioca col Genesi, yhwh non bara ma lui si!

    A questo punto della trattazione si pongono altre domande:

 Perché Enoch fece iniziare l'anno proprio il giorno dell'equinozio di primavera?

 E perché proprio l'equinozio di primavera piuttosto che quello d'autunno?

 Come fece Enoch a stabilire con esattezza il giorno dell'equinozio?


   Partiamo col rispondere alla 2° domanda. E' evidente che, dal punto di vista antropologico, l'inizio dell'anno debba coincidere con la ripresa del ciclo vitale della natura, che ha inizio appunto a partire dell'equinozio di primavera.

   La risposta alla 1° domanda è di carattere astronomico e ideologico, ma anche e soprattutto di carattere antropologico.
   

domenica 29 novembre 2020

Enoch, le porte del sole e il 21 di aprile. Parte seconda

  


di Sandro Angei


2. Enoch scriba e astronomo portatore di un sapere antico. Enoch sacerdote divulgatore delle leggi di yhwh

   Enoch da chi apprese questo sapere? Oppure fu lui ad elaborare in prima persona quel calendario? Non lo sapremo mai. In ogni caso il calendario di Enoch fu il risultato di un sapere antico elaborato in secoli o forse millenni di osservazioni e sfociato alla fine, probabilmente con l'uso della clessidra, in un calendario ritmico e piuttosto preciso (30+30+31 per 4 volte), inquadrabile in un periodo durante il quale la scrittura era già utilizzata (Enoch si definisce scriba) e, verosimilmente, quel periodo in cui la scrittura da lì a poco diventerà di uso comune, dato che nel libro del patriarca vi è una interessante inserzione di racconti che vedono protagonista Noè, suo pronipote, al quale fu annunciato il diluvio universale e svelati i motivi che indussero yhwh a mandare quella

venerdì 27 novembre 2020

Enoch, le porte del sole e il 21 di aprile. Parte prima

 
"E per prima usciva la luce maggiore, chiamata sole, e la sua orbita è come la circonferenza del cielo e tutto era pieno di fuoco splendente ed ardente."*

* Libro di Enoch -  parte XIII  § LXXII . 4

Prefazione
   Ero convinto di essere nel giusto nel momento in cui attribuii al 21 di aprile, data sicuramente registrata in alcuni pozzi sacri di età nuragica, il privilegio di capo dell'anno. Ma è probabile debba ricredermi. Ciò non toglie che la data registrata nei monumenti sardi sia inconfutabile; come inconfutabile è l'importanza di quella data per le genti nuragiche. Dobbiamo solo toglierle il titolo di capo dell'anno... poco male.

***
Sommario
   Questo studio si propone di cercare degli indizi, se non proprio delle prove, che la data del 21 di aprile registrata in alcuni pozzi sacri della Sardegna, possa in qualche modo essere collegata al

domenica 25 ottobre 2020

Il pozzo sacro di Is Pirois - terza parte


di Sandro Angei 

6. La funzione del pozzo sacro

    Abbiamo appurato che il monumento, benché orientato secondo le note specifiche geometriche, non poteva manifestare la ierofania nel modo classico, ossia luce riflessa che penetra e si manifesta all'interno della camera attraverso la scalinata, come avviene nel pozzo di Santa Cristina e di Funtana coberta; inoltre nulla ci induce a pensare che la manifestazione luminosa fosse legata in modo stringente alla illuminazione di un caratteristico particolare architettonico come avviene nel pozzo di Santa Cristina (concio alfa del 12° anello). Per tanto a quale altra funzione poteva essere dedicato il pozzo di Is Pirois?


   Di primo acchito, e rifacendoci alla particolarità della riflessione luminosa che entra dall'oculo ed esce, per così dire, dalla scalinata, ho pensato ad un rito dal sapore spettacolare, forse anche verosimile, che però abbiamo deciso di descrivere solo in nota perché poco, anzi nulla, ha di scientifico12.

***

  In nota (12) abbiamo esposto una ipotesi sui generis, ma una seconda ipotesi, ben più plausibile, prende in considerazione l'uso della manifestazione ierofanica per uno scopo di natura più pragmatica

giovedì 22 ottobre 2020

Il pozzo sacro di Is Pirois - seconda parte


di Sandro Angei

Vedi  Il pozzo sacro di Is Pirois - prima parte

 4. Il metodo “Santa Cristina”

   Appurato il dato oggettivo della presenza del foro apicale nella cupola del pozzo e attribuita una precisa funzione all'edificio soprastante; possiamo proseguire il nostro studio per dire innanzitutto che quell'azimut di 141°41', secondo noi è il risultato di un calcolo geometrico basato sempre sul noto metodo scoperto nel pozzo di Santa Cristina e testato in quello di Funtana coberta di Ballao.


   Naturalmente è uguale il metodo ma non la costruzione geometrica che varia continuamente; nessun pozzo è uguale ad un altro, e questo lo abbiamo già sperimentato nel pozzo di Ballao, dove la costruzione geometrica dell'orientamento avviene in senso antiorario.

   Analizziamo innanzitutto quale fosse il principio che dettava l’orientamento della scalinata del pozzo sacro, perché da questo si capirà quale sia il vero orientamento.


   A Santa Cristina notiamo che i raggi solari entrano all’interno del pozzo seguendo lo stesso percorso che segue l’uomo che scende al bacile lustrale secondo un azimut di 153°8’. Lo stesso succede a Funtana coberta con la scalinata orientata ad un azimut di 240°43’. Pertanto possiamo dire che la direzione della scalinata nei due pozzi coincide con quella che assume il sole quando è in asse a quelle, perché il sole entra dalla scalinata.

domenica 18 ottobre 2020

Il pozzo sacro di Is Pirois - prima parte

L'idrometro divino di Is Pirois

Natura acquifera di un pozzo sacro

di Sandro Angei

vedi: Book fotografico di un pozzo sacro



   Chi professa la ricerca scientifica di norma non parte da presupposti che in seguito tenta di dimostrare, ma esamina quanto emerge dai lacerti del mondo antico per tentare di ricostruire almeno una piccola porzione del passato. In definitiva, lo studioso esamina tutte le fonti nel loro complesso e solo in seguito trae le conseguenze, accetta e fa proprio quanto ha individuato.

Da “Studi sul tofet” di Piero Bartoloni in RIVISTA DI STUDI FENICI XLIII-2015


Riassunto e spiegazione: Partendo dalla descrizione del monumento, il saggio intende scoprire la funzione del pozzo sacro di Is pirois, perché tanti, troppi particolari ammantati dal mistero devono ricevere una se pur ipotetica ma plausibile risposta. Una risposta che possiamo e dobbiamo cercare nell'archeoastronomia, nell'architettura, nella topografia, nella geometria e in tutte quella branche della scienza che possono far luce lì dove l'archeologia classica non ha soluzioni. La scoperta di un particolare architettonico deve essere studiato nei minimi particolari e sottoposto ad analisi scientifica. La topografia aiuta in questo e l'astronomia, tramite i software ad essa dedicati, danno un efficace e veloce contributo in termini di dati scientifici, tanto da poter prevedere cosa succede nel periodo tra il 16 febbraio e il 28 di marzo e tra il 13 settembre e il 25 ottobre; e poter organizzare un sopralluogo (2 ore di auto) per registrare fotograficamente l'evento. Tant'è che le fotografie pubblicate non sono dettate dal caso che avrebbe voluto fossi nel posto giusto al momento giusto, ma sono il risultato di un preciso calcolo astronomico, tant'è che prima di partire per Is pirois il 16 di ottobre sapevo che dovevo essere davanti al pozzo sacro almeno alle ore 10:30 per poter con calma attendere la ierofania, che puntualmente si è verificata ed ho documentato a partire dalle ore 11:17 fin verso le ore 11:56.


Prologo

   Percorriamo, Stefano ed io, lo stradello che porta al sito archeologico del pozzo sacro di Is pirois. E' una bella giornata di sole, forse anche troppo, visto che picchia forte di buon mattino. Già da una

sabato 29 febbraio 2020

A Monte Prama il sigillo era la patente del Gigante


Considerazioni sul foro cieco dello specimen di Tzricotu



di Sandro Angei

vedi  articolo correlato di G. Sanna

  Il recente articolo del Prof. Gigi Sanna sul sigillo “specimen” di Tzricottu, mi ha fatto molto riflettere.

 Un articolo nel quale si mette in evidenza un particolare di altissima valenza probatoria che colloca in maniera risolutiva quel reperto dal punto di vista religioso e cronologico sulla scorta dei dati che scaturiscono dal mio studio sulle modalità di confezionamento dello “specimen” e dei successivi sigilli cerimoniali1. Quei sigilli che il Prof. Sanna già in Sardōa Grammata (Salvure Ed. 2004) associa alle statue dei Giganti di Monte Prama e che in “I geroglifici dei Giganti” (PTM ed. 2016 cap. 10.2) riprende e ribadisce mettendo l'accento sulla “serie” di sigilli che va di pari passo alla “serie” di statue... e lì si ferma. Non riesce a collocare in maniera precisa quei sigilli.

mercoledì 7 agosto 2019

Tartesso, l'isola di Tharros

Una indagine indiziaria


di Sandro Angei su una ipotesi di Davide Cocco

Ho chiesto a Davide Cocco, siamo amici su Facebook, se potevo sfruttare la sua teoria per inquadrarla dal mio punto di vista e consolidarla in qualche modo, lì dove lui intravvede in un passo di Apollodoro una verità che a tutti è sfuggita a proposito della descrizione di Tartesso. Già, Tartesso, quella fantastica città che tutti cercano e nessuno trova o meglio, quelli che vi hanno provato la posizionano nei luoghi più disparati, forse perché disperati, chissà!
Le parole scritte a volte è necessario soppesarle una ad una, soffermarsi nella lettura del passo che si sta leggendo, senza fretta, con la calma di chi sta cercando qualcosa. E proprio la ricerca necessita di calma e pazienza. Come si dice: la calma è la virtù dei forti! E con la calma del ricercatore Davide ha fissato l'attenzione su una parola che sembrerebbe banale, innocua: “attraverso”. Una parola che banale e innocua non lo è per niente, visto che può rivoluzionare le teorie che vogliono Tartesso per ogni dove. Quell'attraverso merita attenzione e rispetto, perché come dice Davide nel suo articolo “In Spagna, per esempio, non si riesce mica, a navigare attraverso Tartesso.“.

mercoledì 23 gennaio 2019

Tharros - Un “logo” ante litteram da Murru mannu


di Sandro Angei

Si è detto molto su Murru mannu, della sua postierla (sic!), del muro e della scritta, ma ogni tanto salta fuori qualche dettaglio da approfondire.

La scritta di Murru mannu così come la trascrisse il Prof. Garbini

Sommario
Il presente articolo è la naturale prosecuzione dello studio sulla cosiddetta Postierla di Murru mannu in Tharros; col quale esponemmo la scoperta di una interessante manifestazione luminosa (ierofania) legata ad una particolare data (22 di aprile); data attestata prima nel pozzo sacro di Sant'Anastasia di Sardara e dopo nel pozzo sacro di Santa Cristina.
    Con questo articolo si vuole dimostrare una stringente correlazione tra la scritta grafita di Murru mannu e il sito di Murru mannu stesso, alla luce della scoperta della ierofania prima menzionata e sulla base del significato della stessa scritta.

***