venerdì 11 giugno 2021

Una precisazione sul saggio di Tzricotu

di Sandro Angei

 Su Facebook da qualche tempo è rinvigorito il tema circa i sigilli di Tzricotu; tant'è che cercando sul web una pubblicazione che a suo tempo usai per il saggio, mi sono imbattuto in un testo dove è ritratto il famoso puntale preso quale esempio da P.B. Serra per dimostrare che quello di Tzricotu non è un reperto di epoca nuragica ma altomedievale.

L'immagine è tratta dal saggio della Dr. Marilena Casirani - Un puntale di cintura Longobardo da Camisano (Fig.1).

 In quel saggio la Dr. Casirani  pubblica l'immagine, descrive il puntale da Castel Trosino e

scrive nella didascalia  chiaramente che esso è un puntale di cintura in argento decorato a "virgola". Per tanto nel mio saggio ho scritto una inesattezza dicendo che il puntale era quello di un fodero di spada.


Fig.1

Chiedo venia per l'errore, dettato (ma non è una scusante) da una attribuzione preconcetta.

Però il "mea culpa" mi da modo di aggiustare il tiro e ribadire con fermezza le mie conclusioni, perché in fin dei conti nulla cambia nel tenore del mio saggio rispetto alle obiezioni mosse alla "relazione scientifica" del Dr. P.B. Serra. Infatti nel mio saggio scrissi: "Confrontando il particolare iconografico della “specimen” A1 con quello del puntale (di fodero di spada si presume) medievale posto a confronto dallo studioso (Fig.7), notiamo in effetti una certa  somiglianza[29] del motivo degli “alberi stilizzati“ con un “numero minore di fronde” dello “specimen” col motivo iconografico del puntale. Si dà il caso però che, se per interpretare quale alberello il motivo iconografico della “specimen” A1 dobbiamo ruotare questa di 180° (Fig.8), la stessa operazione occorre effettuare nei confronti del puntale di Castel Trosino! E allora i casi sono due: o il puntale di fodero (quello di Castel Trosino) non è un puntale, ma è altro da esporre nel senso della U rovesciata (come in Fig.8), oppure il motivo iconografico dello “specimen” non è un alberello.

   A questo punto possiamo dire, con tutta evidenza, che quello di Castel Trosino è un puntale da fodero medievale da esporre nel senso della U dritta (come la espone il Dr Serra nel suo articolo - Fig.7), e in esso vi compare come motivo ornamentale qualcosa di simile ai segni della “specimen” A1 e delle altre tavolette, che però sono da esporre, queste ultime, nel senso della U rovesciata, come le espone il Prof. Sanna nei suo studi (ancora Fig.7). Ciò dimostra senza alcuna ombra di dubbio, anche dal punto di vista iconografico che lo “specimen” A1 e le tavolette A3, A4 e A5  di Tzricotu non hanno nulla a che vedere con i puntali di fodero o linguelle di cintura da parata del periodo medievale."

Per tanto vi è da sostituire le parole puntale di fodero di spada con puntale di cintura.

Perché nulla cambia nel mio assunto?

La risposta viene dallo stesso puntale da cintura da Castel Trosino che, come si evince dall'immagine di Fig. 1, reca un monogramma in nesso (sono parole della Dr. Casirani). Nel suo saggio la Dr. Casirani scrive: Il motivo ornamentale del medaglione centrale sembra abbastanza diffuso nella tradizione mediterraneo-bizantina; è possibile infatti rintracciare la stessa organizzazione dell'impianto decorativo anche su un puntale in argento, pertinente ad una cintura per la chiusura dell'abito, proveniente dalla ricca tomba 90 della necropoli longobarda di Castel Trosino (AP)8. La linguetta (lunghezza 5,3 cm, larghezza 2 cm) presenta al centro un medaglione con monogramma in nesso", mentre i campi superiore ed inferiore sono decorati con incisioni "a virgola?" di tradizione tipicamente bizantina (Fig. 5)."

In nota 10 del suo saggio scrive: "Tecnica tipicamente bizantina documentata su guarnizioni in oro, argento e bronzo. La decorazione è costituita da sottili segni simili a simboli grafici (piccole virgole), disposti a formare disegni geometrici o fitomorfi stilizzati, diffuso dalla fine del VI agli inizi del VII secolo (Fig. 11)>>. (da SESINOP., Gli stili decorativi, in L'eredità longobarda. Ritrovamenti archeologici nel Milanese e nelle terre dell'Adda, a cura di S. LUSUARDISIENA,Milano 1989)."

Da questa nota si capisce che la natura fitomorfa stilizzata è condivisa dagli studiosi, ciò non toglie che parlare di disegni fitomorfi stilizzati in relazione al puntale di cintura da Castel Trosino sia del tutto immotivato. Questa affermazione deriva dall'esame del reperto che deve essere "letto" nel verso giusto e non secondo i casi che più ci aggradano. Il puntale di cintura deve essere posto in maniera da poter leggere le singole lettere del monogramma stesso; la qual cosa è agevole solo nella posizione di Fig. 2a. Infatti, benché non sia incontrovertibile, vi si legge una Y, una C o forse una G,  una L e forse una M.

 Lettere che sarebbero fuori dal canone scrittorio se scritte e lette secondo il verso delle figure 2b, 2c, 2d.


Fig.2

In ragione di ciò, se il puntale è da porre nel verso di Fig. 2a, il presunto motivo fitomorfo non è tale a meno di non vederlo capovolto, contro natura, con le chiome rivolte verso il basso.

Il Dr. P.B. Serra è ben conscio della presenza del monogramma nel puntale (Fig. 3), per tanto non può ruotarlo per fa vedere l'alberello nel modo naturale .


Fig.3

Però il Dr. Serra ruota il reperto di Tzricotu per mostrare uguaglianza formale col reperto medievale e per mostrare nel reperto di Tzricotu l'alberello nella giusta posizione (con chiome verso l'alto), senza rendersi conto che così facendo, la forma ad U dritta è conservata nei due reperti ma, ahilui, la forma del fitomorfo è perfettamente ribaltata nel puntale di cintura (Fig.4).


Fig.4

La fig. 4a mostra il senso dato al reperto da P.B. Serra nel suo articolo, mentre la Fig,. 4b mostra per chiarezza espositiva i particolari 


 Tant'è che, in modo provocatorio, si potrebbe dire a piè pari e senza troppo pensare, ma d'acchito impulsivo, che il puntale di cintura da Castel Trosino riprenda il motivo iconografico del reperto nuragico di Tzricotu (Fig.5). Si legga a tal proposito un articolo comparso in questo blog "Dalla pietra di Aidomaggiore al mattone di IOHANNIS - Quando le idee cavalcano i millenni"


 

18 commenti:

  1. Incredibile pensare che quei segni che sembrano decori in realtà sono lettere alfabetiche! grande

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  2. È incredibile pensare che vi sia gente che crede che tutti i decori siano solo ed esclusivamente decori. Deprimente!

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  3. Vero. E poi sappiamo grazie al Dedola che è lingua accadica

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  4. Ma qui non si vedono lettere alfabetiche, questi sono decori ma di cosa parliamo?

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    1. Se non conosci il tema lascia perdere. Se sei ancora arroccato sulla scrittura di carattere laico di intercomunicazione tra individui, sei proprio fuori strada. Se sei radicato sulla scrittura facile facile, che necessariamente devono capire tutti gli individui della comunità che la usa, sei ancora fuori strada. Quella qui trattata è una scrittura criptica tra l'uomo e il suo dio. Mi pare di avertelo già spiegato in un altro articolo; ma se ti ostini a battere il tuo chiodo, beh, i casi sono due, ma sinceramente non mi interessa esporteli. D'altronde se avessi tu voglia di capire vi è una marea di articoli che trattano di questo argomento. Se fossi davvero interessato chiederesti ben altro che non lanciare obiezioni insulse. Per tanto il prossimo intervento sarà cestinato.

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  5. La scrittura criptica, come la chima lei, è un'invenzione di un sedicente epigrafista che non ha nessun riscontro né tantomeno basi scientifiche, mi consenta

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  6. La scrittura criptica non ha basi scientifiche?! E quali sarebbero le “sue basi scientifiche” per affermare questo? La scrittura criptica “Carolei” fu in uso già in tempi antichissimi in Ugarit (vedi: I Sumeri di G. Pettinato). Vuole un altro esempio? Lo stratagemma di Istieo di Mileto alla corte di Dario I.
    Ma per non andare troppo lontano nel tempo la Dr. C. Giostra scrive in - Luoghi e segni della morte in età in età longobarda: tradizione e transizione nelle pratiche dell'aristocrazia - “Anche il monogramma potrebbe costituire un soggetto particolarmente prestigioso e pregnante – e non solo per il suo carattere erudito – e veicolare anche messaggi non estranei all’esperienza politico-religiosa del defunto. Il nesso, che per il suo aspetto ermetico dovette esercitare una forte valenza magica oltre a trasmettere un carattere di ufficialità, sui manufatti metallici longobardi noti si riscontra – oltre che in ambito numismatico – solo sulle croci in lamina d’oro, sui puntali della cintura dell’abito in argento e su qualche altro raro accessorio di particolare pregio.” E continua scrivendo: “Se a tutt’oggi non si dispone ancora di convincenti proposte di scioglimento e di una definizione del significato, della funzione e dell’ambito al quale i monogrammi in questione rimandano, ritengo che almeno lo scioglimento del nesso che registra il più elevato numero di attestazioni sia acquisibile”.
    Vuole continuare con la sua “convincente” opinione o le bastano questi esempi per convincersi del contrario?! Se poi per lei la parola “acrofonia”, che rientra pure quella in quel modo di scrivere criptico, ha significato nascosto, basta studiare. Non le bastano a tal proposito le decine e decine di esempi di messaggio criptico di carattere acrofonico dei sarcofagi etruschi? E non mi tiri fuori la solita solfa che “gli etruscologi non né hanno mai parlato”, perché gli etruscologi non lo hanno mai studiato il problema posto in tali termini.
    Per tanto non si affidi a quel che dicono gli altri, ma si affidi, se ne ha le competenze, al suo buon senso; perché nel momento in cui quel modo di scrivere degli Etruschi fa capo ad una regola che può essere applicata in tutti i manufatti di quell’ambito, quella regola denota con sicurezza scrittura. Altrimenti, saltando di palo in frasca, non vi sarebbe alcuna differenza tra la “e” congiunzione e la “è” voce del verbo essere del nostro italiano, come non vi sarebbe differenza tra indice e pollice in posizione lunata che stringono un piccolo oggetto e la stessa postura che stringe “aria”.

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  7. Non giochiamo al pesce il barile. la scrittura criptata è un conto, non essite nessuna rpvoa scietifica che esista una scrittura criptata nuragica. Dove sono gli studi scientifici comprovati? non basta fare delle affermazioni, ci vogliono prove concrete e la creazione di un sistema di studio confrontato e sottoposto alla valutazione

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  8. Le acrofonie etrusche risultano una grande invenzione di fantasia, che non si fonda su nessun criterio scientifico a oggi pervenuto

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    1. Noto che non hai capito proprio nulla. Non ci fai una bella figura. Non ci fai una bella figura, perché questa tua obiezione necessita di spiegazioni mediante confutazione, punto per punto, degli studi del Prof. Sanna, cosa che suppongo non ti abbia neppure sfiorato l'idea di leggere, piuttosto che studiare nei minimi dettagli per poter confutare con cognizione di causa.

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    2. Per tanto, prima studia, poi ne riparliamo usando la stessa lingua e lo stesso grado di preparazione. Quando dico "studiare" intendo che, benché con le budella in mano, devi sorbirti tutto quello che concerne l'origine, l'uso, la tecnica e le regole di quella scrittura e solo su quella, dopo, avanzare delle obiezioni, e senza fa uso del "secondo me".

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    3. Ancora una cosa. Ti pungesse vaghezza di studiare per davvero e venir qui a obiettare: non pensare di farlo da anonimo…

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  9. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    1. Questo commento è stato eliminato perché sciocco. Gli sciocchi scrivono cose sciocche: non possiamo pretendere di più da loro. Spero che costui o costei non sia archeologo/a: sarebbe veramente messa male la categoria! Lo spero proprio, benché abbia il sentore che i vari nomi di fantasia che si sono qui affacciati appartengano tutti alla medesima mano strimpellante.

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  11. Come dite?! Manca qualcosa nella frase? Non manca nulla: ho solo sottinteso che l'anonima/o possa essere un'archeologa/o.

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    1. Come ridite?! Sto insinuando pesantemente che l'individuo sia di genere femminile perché ho anteposto la desinenza di tal genere a quella maschile; e in tal caso si restringe il campo delle papabili? Ognuno interpreti come gli pare: il mio intento è quello di dare "par condicio".

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