sabato 19 giugno 2021

Il mòdano di San Giorgio in Sinnis - l'importanza del senso di lettura.

 


di Sandro Angei

   L'immagine su riportata è tratta dal saggio degli archeologi Barbara Panico e Pier Giorgio Spanu: "San Giorgio di Sinis . I materiali metallici". [1]

   Il reperto è giunto alla mia attenzione nel momento in cui, riprendendo il discorso sull'ormai famoso sigillo di Tzricotu, del quale il Dr. P.B. Serra diede una connotazione Bizantina e per tanto da inquadrare in periodo altomedievale, mi accingevo a correggere una mia colpevole svista nel saggio che nel 2018 pubblicai in questo blog che scrissi per confutare la tesi del Dr. Serra circa la natura del reperto.


   Quello che qui ci accingiamo a trattare non è la funzione del reperto qui esaminato, né la cultura che lo ha generato, che in buona sostanza è da inquadrare nel periodo dichiarato dagli studiosi; ma il modo d'essere esposto che non da modo di capire il motivo ornamentale racchiuso al suo interno.

Descrizione
   Il reperto viene descritto nella didascalia nel seguente modo:
Modano in bronzo; altezza cm 3,1, decoro cm 2,05; spessore cm 1/0,5; gr 40,70. Forma a U con decoro centrale inciso in negativo, costituita da motivi a ‘punti e virgole’ entro una cornice a perle. [2]


Primo rilievo
   Un ingrandimento della immagine, se pur non dirima la questione, mi fa intendere che la cornice esterna a forma di pala centinata (come spiego in nota [2]) sia in altorilievo, mentre il decoro centrale, che viene definito "inciso in negativo" mi da l'idea che sia ricavato in bassorilievo in un incavo all'interno di una seconda cornice  ancora a forma di "pala centinata", per via di alcune piccole ombre che paiono comparire nei cosiddetti decori a "punti e virgole" (Figg. 1a, 1b, 1c). Ma ripeto potrebbe essere solo una mia sensazione.

Fig. 1a

Fig. 1b

Fig. 1c

   Le tre immagini dello stesso oggetto sono il risultato di un filtraggio che mostra in modo diverso i particolari della decorazione.

Secondo rilievo
   Se la descrizione del supporto posso pure accettarla in attesa di uno perentorio accertamento; la descrizione del decoro interno "a punti e virgole" non mi soddisfa per nulla, perché dall'ingrandimento dell'immagine si percepisce al centro del decoro una strana forma composta da quelli che sembrano globetti (se ne contano 5), due dei quali (quelli inferiori) posti in bilico su una sorta di supporto cuneiforme a forma di spina o ago o comunque una forma acuminata, che potrebbe far supporre la forma di una bilancia, ma la parte superiore, benché vi abbia dedicato un po' di tempo nell'osservazione, così com'è non mi riconduce a nessun oggetto concreto.
   Per tanto ricordando la relazione del Dr. P.B. Serra, che pose il sigillo di Tzricotu secondo la direzione di "U dritta" (sic!) (a forma li lingua), mi son premurato di rovesciare il mòdano in questione, che per tanto da mòdano "a forma di pala centinata" diventa un mòdano "a forma di lingua",  ottenendo il seguente risultato (Figg. 2, 3 e 4).


Fig. 2

Fig. 3

   In questo modo il decoro centrale assume una connotazione "leggibile"; parrebbe di primo acchito un'anfora romana senza manici che in qualche modo sembra, però, fratturata e poggiante, la parte inferiore, su un supporto non troppo stabile, direi, visto che questo ha forma grossomodo globoidale (Fig.4).


Fig.4
la figura mostra un'anfora romana da trasporto navale che abbiamo usato solo per descrivere grossomodo la forma del nostro decoro

   Cosa possa voler dire un decoro del genere non saprei, a meno di non voler ricordare la rottura di un'anfora di notevole pregio, ma l'ipotesi sa di battuta di spirito e null'altro.

   Vi è però la possibilità che nel mòdano vi siano rappresentati due cuori: uno infranto, quello superiore più grande, ed uno più piccolo, quello sottostante, al primo collegato in qualche maniera (Fig.5).
 Ecco che se inteso in tal senso, la forma sopra il "cuore infranto" potrebbe rappresentare un oggetto acuminato: una spina? Chissà!

Fig. 5

   Quali sentimenti possano aver indotto la produzione di un simile decoro (se letto in tal modo bene inteso) possiamo solo ipotizzarlo e lanciarci in molteplici cause legate magari ai mali d'amore o la perdita di una persona cara?
Di certo, se il mòdano è in effetti inquadrabile nel VI o VII sec. come affermano gli studiosi, non è legato al sacro cuore di Gesù, perché la devozione verso di esso inizia soltanto nel tardo medioevo.

 La forma del cuore però, che corrisponde all'icona moderna (💗) "a forma di foglia", corrisponde alla visione che si aveva già nell'alto medioevo, prendendo per buona la descrizione che ne fa Galeno (II sec.) che lo descrive "come una foglia d'edera rovesciata a forma di cono". Tant'è che ancora nel 1200 una illustrazione di un testo allegorico francese intitolato "Roman de la Poire" mostra un cuore a forma di pera (Fig.6).

Fig. 6

 Un'altra illustrazione, tratta da un manoscritto bavarese del 1420 mostra il corpo umano con gli organi interni e il cuore a forma di foglia (Fig.7).

Fig. 7

Ma qui ci fermiamo.

Conclusioni
   Sono entrato nel merito di questo manufatto per dimostrare l'importanza dell'orientamento del reperto che si mostra; così nel mòdano di San Giorgio in Sinnis, come in quello di Tzricotu che pensiamo fosse atto, quest'ultimo, alla produzione di sigilli post mortem in età nuragica, date le sue peculiarità: è in bronzo, reca i segni in negativo ed è un mòdano da impressione, non su lamina come si potrebbe pensare ma su osso di seppia.

   La direzione di lettura del reperto, qualunque esso sia, è dettata dal verso delle decorazioni poste al suo interno. Per tanto reperti come quelli da Castel Trosino e da Ascoli Piceno (Fig. 8) danno con certezza il verso che è quello "a forma di lingua".

Fig. 8

   Per tanto quando P.B. Serra indica il senso di lettura del puntale in argento da Castel Trosino, posto quale esempio interpretativo del reperto di Tzricotu (Fig. 9), intravvedendo in quello di Castel Trosino un motivo fitomorfo, avrebbe dovuto a tal ragione metterlo nella posizione di lettura a "pala centinata". Ma tale soluzione (lo abbiamo già detto in altra occasione) va in conflitto con la lettura del monogramma posto al centro del reperto, che va letto sicuramente nel verso "a forma di lingua".


Fig.9

   Il reperto di Tzricotu secondo P.B. Serra sarebbe da leggere nel verso "a forma di lingua" per riconoscervi il "fitomorfo", ma come abbiamo ben visto nel puntale da cintura da Castel Trosino da leggersi nel medesimo verso (a forma di lingua) non vi è alcun fitomorfo.

   In un modo o nell'altro qualcosa non torna!

note e riferimenti bibliografici

[1]  comparso su: " XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana - Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi" PFTS Universtiy Press 2015. 

[2] I due studiosi si allineano alla nomenclatura usata da P.B. Serra: forma a U (sic!) che, anziché usare il termine più consono all'inquadramento formale del reperto, usa un termine piuttosto improprio*. Perché descrivere il reperto di Tzricotu quale forma ad U, dritta o rovescia che sia, quando il glossario dei termini artistici ci mette a disposizione la giusta definizione; e per tanto avrebbe potuto descriverla: “ a forma di pala centinata”?! Certo che usare questo termine avrebbe comportato la descrizione indebita, per quanto riguarda il reperto di Tzricotu di: “a forma di pala centinata rovescia”; ma allora avrebbe potuto ben dirimere la questione equiparando la forma a quella della "lingua"; tant'è che la funzione che si attribuisce ai mòdani da impressione è proprio quella di realizzare "linguelle" di cintura da parata. Questo avrebbe dato modo di ben descrivere le immagini che anziché essere a forma di "U dritta" sarebbero a forma di "lingua", mentre le forme a "U rovesciata"  sarebbero a forma di pala centinata. In tal modo si evitano imbarazzanti equivoci direzionali. Per tanto il mòdano di San Giorgio in Sinnis è descrivibile, nel senso proposto dai due archeologi, quale forma a pala centinata.

* la U è definita da una linea aperta che descrive sommariamente la forma dell'oggetto che si vuol rimarcare. In ogni caso questa definizione ha bisogno di un aggettivo per descrivere precisamente un manufatto: U dritta o U rovescia; la qual cosa potrebbe confondere sia chi scrive, quanto chi legge. Ecco perché è più economico parlare: "a forma di pala centinata" (certo più difficile da inquadrare inizialmente per chi non è pratico) e "a forma d lingua" (questa di certo è più facile da percepire di primo acchito, visto che la lingua generalmente è mostrata pendula.

a sinistra una pala centinata (Ո) a destra la lingua (U)



Nessun commento:

Posta un commento