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mercoledì 28 agosto 2019

Maymoni deturpato

di Sandro Angei
vedi  ➽: Il volto di Maymoni




   Un atto vandalico ha deturpato il volto di Maymoni. Un volto tra l'umano e il bestiale è stato deturpato da un atto incivile di bestialità umana.
Null'altro sento di scrivere in questo momento, null'altro!

  
ieri                          oggi



 
la scheggiatura del triangolo simbolo della divinità


appendice

 
Fig. 1 - Vista di profilo                                            Fig. 2 - vista frontale


Fig. 3 - ancora una vista frontale

                                       
     particolare speculare di Fig. 3             e vista reale frontale

fotomontaggio di Fig. 3 

sabato 30 luglio 2016

Il cimitero delle idee e l'altra faccia del Paradiso

di Atropa Belladonna

In questa estate 2016, un pò calda e un pò no, Monte Prama (Sinis di Cabras) mostra il suo lato più triste. I turisti non si fermano neppure più, se non in minima parte: non c'è molto da vedere, non ci sono scavi in corso-rimandati (forse) a settembre. Il vento soffia implacabile e quel cartello storto dà la misura della desolazione che avvolge ciò che sarebbe potuto diventare un punto formidabile di attrazione. Per il momento e nell'urgenza estiva, sarebbe bastato mettere qualche poster, con la spiegazione di ciò che si vede. Invece nessuno ha pensato neppure a raddrizzare quel cartello, il sito è abbandonato,  spettrale, cimiteriale; del resto è quello che è: una necropoli. Per me è anche, come è sempre stato, un cimitero delle idee

Fig. 1: Monte Prama, 19 luglio 2016
Musealizzare il sito, modello Armata di terracotta cinese, non era una opzione: era l'unica scelta ragionevole e vincente. Tutto il resto che è venuto -con l'assurda divisione delle sculture- è solo una pallida eco dell'importanza di Monte Prama. Un sito che è stato semplicemente "diluito": tra saccheggi, colpevolissimi ritardi nella diffusione e nella valorizzazione e assoluta irrazionalità- quasi sadismo compiaciuto e pervicace-nel volere dividere le sculture, quel sito non raggiungerà mai il traguardo di divenire quello che a tutti gli effetti è: la scoperta più importante fatta nel Mediterraneo Occidentale nel XX secolo.


venerdì 29 gennaio 2016

Sulle invenzioni del tempio della scienza

di Mikkelj Tzoroddu
Da certo tempo, abbiamo deciso di operare quella “discesa in faceboocco” che, da alcuni non ci si sarebbe mai aspettata. Certo, se gli ambiti in cui eravamo soliti rilasciare nostre dichiarazioni avevamo reiteratamente definito “salotto” quì, la caotica successione di interventi (per lo più telegrafici, la quale definizione da esatta la misura della poca considerazione che si dedica al luogo da parte dei più, nonché la minima attenzione, da parte degli stessi più, agli argomenti trattati) ci permise fin da subito, definire l’ambito faceboocco come una “riunione di condominio”.

venerdì 1 maggio 2015

Non vince il migliore, vince il più forte

Immagine da: www.meteoweb.eu/ 
E’ di ieri la notizia data da TG3 Leonardo.
   Il centro direzionale del radiotelscopio ska (Square Kilometer Array) va a Manchester. Padova che aveva più titoli e che è stata in corsa fino all’ultimo è stata estromessa. Hanno vinto i Britannici in seguito al palese ricatto: “Se vince l’Italia noi abbandoniamo il progetto”.

   Ecco cosa succede nelle comunità scientifiche, non vincono i migliori e i più preparati, ma quelli più forti; e chi sono i più forti? Quelli che hanno più soldi?

   Ecco dove si annida il cancro, nella mente corrotta di chi ha il potere di esercitare il diritto di veto.
Quale similitudine vi viene in mente? Per quanto mi riguarda la vedo nelle università che non danno scampo ai laureandi che brillano con idee alternative: “O la pensi come noi o sei fuori!”

Vi immaginate uno studente universitario che scrive una tesi a sostegno dell’epigrafia nuragica? I pària avrebbero più considerazione.

mercoledì 29 aprile 2015

Una storia con la esse minuscola

di Francesco Masia

   Una storia, con la esse minuscola (molto minuscola), per sa die de sa Sardigna (che scorre mentre scrivo questa cornice).
Una storia il cui racconto posso semplicemente affidare a due lettere che ho indirizzato a La Nuova Sardegna, la prima pubblicata il 15 Marzo, la seconda in attesa (forse) di pubblicazione. Tra le due lettere, il vuoto.
La prima lettera.
Ci vorrebbe Nanni Loy, il regista sardo padre della candid camera in Italia: riconosce questo sito archeologico? No, non lo riconosce nessuno, tanto meno quelli che in quel pannello, nella rassegna di paesaggi della Sardegna, lo hanno messo, nel lungo passaggio che a Città Mercato (Predda Niedda, Sassari, ... Sassari città universitaria) conduce ai posteggi sotto il centro commerciale.
Un "nuraghe" sullo sfondo, un cerchio di rovine megalitiche e al centro, su una colonna squadrata, un masso parallelepidale posto a T; nessuno può dire di aver visto questo posto in Sardegna, ma quasi tutti provano a identificarlo nei siti che hanno visto o di cui conoscono il nome (è Santu Antine ... è Barumini ... è Monte Prama ...), alcuni dubbiosi, altri più sicuri.
Sarà lì da non so quante settimane, misura esatta della vergogna che tutti (tutti lo stesso coinvolti, anche chi si sentisse assolto perché non c'è passato) dovremmo provare per questo segno paradigmatico dell'ignoranza profonda di noi stessi. E in una lettera al giornale non si può prendere lo spazio che sarebbe necessario a declinare quanto di nefasto ciò stia a rappresentare del nostro presente, di come ci siamo arrivati e di come difficilmente potremo tirarcene fuori. Ora io so di quale sito si tratta (amici coi quali mi sono confrontato sono stati capaci di sciogliere l'enigma), ma preferisco non scriverlo qui a chiudere questa pagina imbarazzante. Spero, così, rimanga almeno un attimo aperta, convinto che potrà farci solo del bene.