di Francu Pilloni
A vederli, mettono simpatia.
Ricordano i disegni dei
bambini fantasiosi sull’orlo di una crisi di noia e anche i dipinti
del doganiere Rousseau e degli altri pittori naif slavi, russi o
anche italiani.
A prima vista sembrerebbe che siano fatti per ruotare questi benedetti coronavirus; certamente a chi se li è presi gli girano come trottole.
Anche la Natura, nel suo
piccolissimo, non poteva che essere naif, perché essere naif
significa essere naturaliter,
termine latino da non tradursi
con “naturista”, al quale i coronavirus, più che girare, gli
pendono.
Tutti
abbiamo letto sui giornali e ascoltato dalla tivù e dalla radio del
pericolo di un contagio a livello mondiale, una pandemia la chiamano,
che è possibile se non probabile, altrimenti i provvedimenti di
chiusura e di controllo messi in atto sarebbero eccessivi.
Molti
di quelli che masticano di economia e di PIL mondiale parlano di
recessione in Cina e, di conseguenza, in tutto il mondo.
Per
me sono problemi così complessi
che non cerco di
capirli, li do per recepiti, ma senza emozioni.
Mi è ritornato in mente
invece, e mi ha destato malumore, qualcosa che ho letto di recente in
un libretto da poco, autori due ragazzi, che prospettava la
situazione degli umani a un certo punto della crescita in numero
degli individui della specie.
Nel
libretto viene chiamato “Il teorema dell’anacoreta” e recita –
riporto a memoria – che gli stessi calcoli fatti dal Creatore
prevedono un limite alla crescita del genere umano, raggiunto il
quale gli individui si comporteranno nei
rapporti con i propri simili
con somma indifferenza gli uni verso gli altri, non importa neppure
che siano stati amici o parenti, creando
di conseguenza un
clima di ostilità, di insofferenza, di rabbiosa competitività che
condurrebbe (il condizionale è mio) alla violenta autodistruzione
della specie.
Il
fenomeno viene connotato come acrobioacediosi,
che malamente interpreto come “stato di accidia in cui l’umanità
entrerebbe quando avrà raggiunto la colmatura (acro in greco: il
punto più alto) del popolamento del pianeta. L’accidia, l’ignavia
dunque, sarà ferale per lo stesso individuo e per il prossimo in
quanto nessuno si sentirà in dovere di badare a chi non è
autosufficiente, fosse pure il proprio figlio neonato.
Per
quando è previsto l’evento della colmatura del genere umano?
Onestamente non lo so, anche
se nel libretto si parla di numero, non di data.
Con
l’attuale crescita esponenziale della popolazione mondiale,
suppongo che la data non sarà lontana. Forse anche i sintomi
dell’intolleranza, della cieca violenza, della somma indifferenza
già cominciano ad affacciarsi. Non dico che non siano mai esistiti i
tempi duri, ma venivano riconosciuti come tali. Oggi tutto ciò ci
appare come la normalità.
Non voglio comunque fare un
sermone quaresimale, e non solo perché siamo in pieno carnevale.
Ho la mia età e, se dovessero
sopravvenire gli eventi mentre ancora respiro, mi armerei di coraggio
e di un binocolo, siederei sulla cima della collina dove sarei
riuscito a salire, guarderei il mondo e, suppongo, mi lascerei
morire. L’accidia avrebbe colpito pure me, secondo l’oracolo
dell’anacoreta di cui s’è forse perso il nome.
Ma,
a pensarci sopra per un
attimo, di uno che si ritira a vivere in solitudine si può dire che
abbia una propria identità individuale oppure che ne abbia assunto
una collettiva?
Come
mi pare di aver appreso dalla lettura di quel libretto, dico che non
tutte le domande richiedono una risposta; dico
anche che neppure tutte le
domande hanno una risposta e ancora
che non tutte le domande
hanno una risposta univoca.
Soddisfo invece la domanda
implicita: a quale libretto ho alluso più volte?
“Gli
angeli portano scarpe rosa”. Se
siete curiosi, io l’ho acquistato
in rete.
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