La
porta del toro luminoso
L’architettura
della luce
Parte sesta
Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 3
Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 4
Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 5
Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 4
Sincretismo religioso tra Nuragico e Romano 5
Studio e costruzione della porta del sole
Abbiamo
descritto un monumento la cui struttura architettonica ha suggerito un utilizzo
religioso, la ricostruizone in 3D ha dato modo di individuare delle date
precise durante le quali si manifesta una teofania che ha un riscontro storico
con riti di età romana, accomunati da un unico tema: la celebrazione del ciclo
vegetativo del grano. Ma ora dobbiamo dimostrare che tutto ciò non sia il
frutto di una seppur improbabile successione di fortuite coincidenze.
Se riuscirò a
dimostrare che con i mezzi a disposizione di quelle genti in quel periodo, si
poteva realizzare un marchingegno di tal fatta, probabilmente avrò dato un buon
sostegno alla mia teoria.
La prima fu una
fase di studio relativo alla inclinazione dei raggi solari nel
momento culminante delle due date, ossia 22 aprile alle ore 8:21 e 20 agosto alle
ore 8:26. In quei due momenti i raggi solari hanno una inclinazione pressoché
identica tra loro.
Inoltre
cercarono un compromesso tra la direzione sacra (ossia quella Est Ovest degli
equinozi) e l’angolazione zenitale del sole. Infatti se l'asse del corridoio fosse stato orientato nella direzione Est Ovest il sole sarebbe stato troppo basso e le ombre troppo lunghe, di conseguenza il colmo verso Est del tetto del corridoio, più basso di 1.30 m. D’altronde un orario più vicino al
mezzogiorno, avrebbe costretto la posizione della porta in direzione prossima
al Nord e una riduzione della lunghezza del corridoio a poco più dello spessore dello stipite della porta. A questo punto, dalle proporzioni del manufatto si capisce che esso non è frutto del caso ma di un preciso progetto.[1]
Il rito prevedeva probabilmente un aspetto
spettacolare, consistente nell’illusorio ingresso del triangolo di luce
all’interno del corridoio, secondo una sequenza ben definita e carica di
“pathos”.
Il rito inizia
alle ore 6:59 con uno spiraglio sottile di luce,
continua alle ore 7:08 con un rettangolo di luce,
alle 7:54 si staglia un pentagono irregolare
dopo di che alle ore 7:56 si forma un esagono irregolare,
Per poi riprendere la forma pentagonale,
prima di trasformasi, alle ore 8:21 in un perfetto
triangolo equilatero,
che man mano rimpicciolisce,
fino a sparire del tutto all’interno del corridoio.
A questo punto
mi pongo una serie di domande a cui devo dare una risposta.
Seconda domanda: Come riuscirono a rendere sul pavimento
la figura di un perfetto triangolo equilatero?
Terza domanda: Come stabilirono le due date riuscendo a
farle coincidere con la manifestazione teofania del triangolo equilatero?
Tutto nasce
dall’esigenza di stabilire due date che rendessero solenni due momenti
significativi del ciclo vegetativo del grano, che era alla base del
sostentamento già dal neolitico quando l’uomo passò da una vita ambulante di
cacciatore e raccoglitore ad una sedentaria di agricoltore e allevatore. I due
periodi fondamentali sono quelli relativi alla delicata fase di crescita del grano e quella di mietitura e conseguente trebbiatura e conservazione del prodotto (in seguito, il
ciclo vegetativo del grano fu mistificato in un’aura divina: esempio ne sia la civiltà Greca dove il
rito fu personificato in Demetra e Kore, in un mito complesso e carico anche di
caratteri filosofici legati al ciclo di morte e rinascita che l’uomo auspicava
per se in una vita ultraterrena).
I due periodi
legati al ciclo vegetativo sono cronologicamente equilibrati rispetto al solstizio d’estate, per
tanto facili da fissare nel tempo rispetto a quella data. In sostanza, verificando che le ombre si accorciano nel periodo che va dal solstizio
d’inverno (momento di massima lunghezza delle ombre), al solstizio d’estate (momento di minima lunghezza), per poi riprendere ad allungarsi seguendo il
percorso inverso, quelle genti capirono che rispetto al solstizio avrebbero
potuto individuare un momento prima del solstizio medesimo (fu scelto il giorno 22 di aprile),
tale che lo stesso intervallo di tempo intercorrente tra le due date e computato (il secondo intervallo) a partire dal solstizio stesso, ci sarebbe stato un momento in cui le ombre sarebbero state uguali in direzione
e lunghezza a quelle della prima data; ossia supponendo di voler registrare a
terra il punto in cui l’ombra che il vertice di un bastone indica il 22 di
aprile (la data in cui nel nostro monumento si palesa il triangolo nella sua
massima espansione), e contando quanti giorni separano il 22 aprile dal 21 di
giugno (60 giorni), sapevano con esattezza matematica che 60 giorni dopo il
solstizio (ossia il 20 di agosto), l’ombra di quel bastone (lasciato lì ben
infisso ed immutato), avrebbe segnato lo stesso identico punto tracciato 120
giorni prima.[2]
Come fecero però
a stabilire la data del 22 di aprile non avendo a disposizione un metodo
affidabile per la misurazione del tempo?
Anche qui quei
sacerdoti si affidarono all’esperienza e all’osservazione protratta di anno in
anno; e l’unico modo era quello di computare i giorni che dall’equinozio di
primavera intercorrevano mediamente dalla fase di spigatura del grano[3];
per tanto la prima data (22 aprile, probabilmente individuata a caso, tanto che
poteva benissimo essere scelto il 21 o il 23 di quel mese che di conseguenza
posticipava o anticipava la data del 20 agosto al 21 oppure al 19 di agosto),
fu computata dal 21 di marzo, che era un dato sicuro di primo livello[4].
Da lì, sapendo che dall’equinozio al solstizio d'estate intercorrono 92 giorni, il
calcolo era presto fatto. Di conseguenza le date furono stabilite in questo
modo: dal 21 marzo al 21 di giugno intercorrono 92 giorni, dal 21 di marzo al 22 aprile trascorrono 32 giorni, per tanto al solstizio in quel
momento mancano 60 giorni, in ragione di ciò computando altri 60 giorni dopo il
21 di giugno si arriva al 20 di agosto che con buona precisione coincide con
la fine dei lavori di trebbiatura del grano.
[1] Benché rientri in quelle ipotesi suggestive ma poco sostenibili a meno di numerosi riscontri numerici e geometrici, espongo qui un dato fortemente significativo che lega il dato geometrico alla ideologia religiosa che in modo ossessivo sacralizzava il numero 3. Ripeto è solo una congettura e tale deve rimanere, ma a mio avviso l'inclinazione dei raggi solari fu imposta in modo da restituire in modo nascosto il numero sacro.
Abbiamo detto che l'altezza all'orizzonte del sole il giorno 22 aprile alle ore 8:21 è 29°55'02" (momento di massima espansione del triangolo equilatero), ciò significa che un palo infisso a terra perfettamente verticale (cateto minore di un triangolo rettangolo), in quel momento proietta un'ombra lunga 1,74 m (cateto maggiore) la qui ipotenusa è lunga 2.00 m.
Per tanto l'ipotenusa è esattamente il doppio dell'altezza del bastone (caduceo); ossia se il caduceo ha valore 1 l'ipotenusa ha valore 2 e qui mi fermo. Aggiungo solo che realizzare una tale proporzione era del tutto facile in quanto non presuppone alcun calcolo o costruzione geometrica relativa al triangolo rettangolo ma semplicemente l'individuazione a terra tramite un'asta lunga il doppio del bastone (caduceo), di un arco di cerchio nella zona di proiezione dell'ombra in quell'arco di tempo mattutino.
[2] In ragione di ciò il secondo evento è conseguenza del primo. Infatti ammettendo per assurdo che normalmente il grano spigasse a marzo, di certo non si sarebbe avuta sincronia con la mietitura e conseguente trebbiatura, in quanto facendo sì che il triangolo avesse la sua massima espansione in quel mese (ruotando l’asse del corridoio in senso orario di 20°), di certo il secondo triangolo si sarebbe formato nel mese di settembre.
Abbiamo detto che l'altezza all'orizzonte del sole il giorno 22 aprile alle ore 8:21 è 29°55'02" (momento di massima espansione del triangolo equilatero), ciò significa che un palo infisso a terra perfettamente verticale (cateto minore di un triangolo rettangolo), in quel momento proietta un'ombra lunga 1,74 m (cateto maggiore) la qui ipotenusa è lunga 2.00 m.
Per tanto l'ipotenusa è esattamente il doppio dell'altezza del bastone (caduceo); ossia se il caduceo ha valore 1 l'ipotenusa ha valore 2 e qui mi fermo. Aggiungo solo che realizzare una tale proporzione era del tutto facile in quanto non presuppone alcun calcolo o costruzione geometrica relativa al triangolo rettangolo ma semplicemente l'individuazione a terra tramite un'asta lunga il doppio del bastone (caduceo), di un arco di cerchio nella zona di proiezione dell'ombra in quell'arco di tempo mattutino.
[2] In ragione di ciò il secondo evento è conseguenza del primo. Infatti ammettendo per assurdo che normalmente il grano spigasse a marzo, di certo non si sarebbe avuta sincronia con la mietitura e conseguente trebbiatura, in quanto facendo sì che il triangolo avesse la sua massima espansione in quel mese (ruotando l’asse del corridoio in senso orario di 20°), di certo il secondo triangolo si sarebbe formato nel mese di settembre.
[3] In sostanza
si può ipotizzare che computando, in un dato numero di anni, i giorni che mediamente trascorrono dall’equinozio alla spigatura del grano e annotando la quantità e qualità di prodotto ricavato in quegli anni,
stabilirono quale fosse il periodo di tempo rispetto al quale capire se il ciclo vegetativo era in armonia col ciclo solare.
[4] Gli equinozi
sono dati di primo livello perché è possibile individuare la loro direzione
empiricamente col metodo delle ombre, con le quali in qualsiasi giorno dell’anno è possibile tracciare la direttrice
Est-Ovest.
Bellissimo. Quella porta è proprio una porta 'santa' perché è perfetta e il dio dalla forza taurina la santifica con la sua immortalità ciclica. Un bel lavoro e una bella scoperta questa del 'secondo' ciclo del grano. A me, visti i dati inoppugnabili, spetterà ora solo far vedere che scrittura interna e scrittura esterna coincidono. Epigrafia e archeoastronomia (anche perché la scrittura sembra essere figlia prediletta della seconda) coincidono. Proprio come nel Nuraghe Santa Barbara, nella scogliera di Maimoni di Cabras, nella scogliera di San Giovanni e nella cosiddetta Sala da Ballo.
RispondiEliminaE’ benedettamente vero quel che dice Professore, pensando al fatto che se non avessi assistito a quella sua lezione, mai avrei avuto questa intuizione. Archeoastronomia ed epigrafia vanno di pari passo, l’una non esclude l’altra, anzi l’epigrafia indica l’evento astronomico che lì si svolge. Quando seppi della scritta della “porta del toro signore” ed andai a vederla nella scogliera, lì vicino ai geroglifici, pensai: ma dov’è questa porta? E’ una porta virtuale? Ora so con certezza che quella scritta indica qualcosa di reale.
EliminaGià le sigle dei campioni 'siglisti'! RUM = Roberto Urru noto Mrichingiu! PSA = sardisti senza la 'd'.
RispondiEliminaPerò, però! In fondo al colpa non è la loro (dei 'siglisti'). L'ignoranza è solo ignoranza. Abbaiano perché altri tacciono vergognosamente. Che bella storia da raccontare per la cronaca scientifica del futuro!
RispondiEliminaMi è venuto in mente che in Irlanda, in due giorni dell’anno con raggi solari aventi pari inclinazione, si può osservare uno strano fenomeno. Osservando da un monolite, si può vedere il Sole rotolare giù dal fianco della montagna di Croagh Patrick. I giorni sono, guarda caso, il 18 aprile e il 24 agosto con uno spostamento 4 giorni, prima e dopo naturalmente, rispetto alle date ( 22 aprile e 20 agosto) della porta del Sole di Su Murru Mannu. Tale montagna è considerata sacra oggi come migliaia di anni prima ci Cristo.
RispondiEliminaQuesto dato conferma il mio studio e son propenso a pensare che anche in Irlanda le due date siano associate al ciclo vegetativo del grano, benché nel nord Europa i cereali maturino in ritardo rispetto alle nostre latitudini, ciò non di meno in Irlanda appunto, il 1° di agosto si festeggiava "Lughnasad" (nome gaelico del mese di agosto), ossia la "Festa del grano" quale ringraziamento per il raccolto.
EliminaCiao Giancarlo, sembra certamente molto interessante e calzante e gravido di nessi, ma onestamente non ho ben capito di cosa si tratti e non sono riuscito a trovare nulla che me lo chiarisca (mentre sui pellegrinaggi su per la montagna sacra, che farebbe quindi pensare all'ennesima assimilazione al Cristianesimo di culti precedenti, si trova facilmente): mi puoi aiutare?
EliminaNon ne so moltissimo, Francesco. Percorrendo alcuni chilometri in una pianura ai piedi della strana montagna, che sembra ergersi all’improvviso al fondo di quella, si incontra, ammesso di conoscerne la posizione, un grande masso affiorante dal terreno con sopra scolpiti dei cerchi concentrici e delle coppelle, nei pressi della N59, contea di Mayo. Il masso si chiama Bohea Stone e ha una forma allungata dirimpetto alla montagna. La linea immaginaria che unisce la vetta, posta ad ovest, e il masso ad oriente ha un’azimut stimato a spanne di circa 110-115 gradi. Seduti sul masso ed osservando la sagoma del monte, al tramonto dei due giorni già detti, si può assistere ad un fenomeno luminoso incredibile. Il sole sembra rotolare come una palla infuocata giù dalfianco destro prima di scomparire (the rolling sun). Una spiegazione ovviamente c’è: l’angolo del fianco montuoso e l’angolo di discesa del disco solare, prendendo come vertice il masso e solo in quei due giorni simmetrici rispetto al solstizio, è lo stesso. Certo un evento casuale ma gli uomini attenti osservatori dei fenomeni naturali, molti millenni orsono, lo interpretarono come un prodigio divino, chiamarono sacra la montagna e ne testimoniarono ai posteri la comprensione del fenomeno con le incisioni rupestri. Poi millenni dopo arrivò il Cristianesimo e apparve sul masso una croce. Fino ai nostri tempi la montagna è stata meta di un pellegrinaggio. Ha ragione Sandro nel parlare di festa del raccolto: infatti il 24 agosto è San Bartolomeo, festa del primo giorno del raccolto in Irlanda. E, per quegli strani accostamenti quasi senza senso, il nome Di San Bartolomeo mi rammenta Almenno San Bartolomeo, comune ad una dozzina di km da Bergamo. Qui si trova, inserita in un complesso monastico, la chiesa circolare di San Tomè, rotonda romanica nella quale si stanno scoprendo incredibili orientamenti astronomici con le montagne circostanti. Ma questa è un’altra storia.
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