di Sandro Angei
La
Sardegna è letteralmente disseminata di pietre, e da millenni l'uomo
sardo con essa ha convissuto, tanto da diventare esperto nel
maneggiarla, tagliarla, incavarla, inciderla, sovrapporla l'una
sull'altra in mirabili esempi di incastri perfetti.
Percorrendo
le campagne dedicate al pascolo ti imbatti in certi cumuli che rimani imbarazzato dalle forme, la mole, il numero, la bellezza,
l'imponenza di alcuni di essi.
Non mi
resta che lanciare un appello ai nostri lettori, sperando di cogliere
nel segno e far breccia nella timidezza di alcuni a scrivere un
commento su questo blog. L'appello naturalmente è indirizzato anche
a tutti coloro che la campagna l'hanno vissuta e conosciuta, nonché
a quelli che incuriositi da questo appello, vorranno chiedere ai loro
anziani, per saperne di più.
Cosa
pensate siano questi cumuli di pietre?
Bella domanda Sandro. Speriamo che ottenga le risposte.
RispondiEliminaA parte la bellezza di queste foto,vi dico che ,per andare sul Monte Ortobene di Nuoro,tanti anni fa ho visto un masso enorme di pietra incavata naturalmente dove,un pastore,ha fatto la sua abitazione,ci sono entrata e c'era un tavolo con un fiasco di vino ed un bicchiere con l'invito di servirsi nel caso il pastore non ci fosse.Una situazione meravigliosa.Mi ricordo anche che una zia mi diceva che c'era proprio un mestiere delle donne,chiamato"preduscheddas"ovvero dovevano levare i sassi per poi permettere l'aratura del terreno,credo che questo mestiere non sia mai esistito in nessun'altra parte dell'Italia.Non so se sono andata fuori tema.Un altro ricordo dei tempi della scuola è una frase che lessi in un libro di latino"Narrant Deus lapidari Sardiniam"(spero che la mia memoria non sia stata fallace)
RispondiEliminaAnche a Carloforte si incontrano molti cumuli di pietre simili.Si vedono chiaramente quelli antichi,dove le pietre sono arrotondate dagli agenti atmosferici e emanano un'energia diversa da quelli attuali,nati dallo spietramento dei campi.Molti sono interessanti perchè capanne,luoghi di culto,officine litiche,discariche.Dovresti venire una volta Sandro a vedere queste cose che si trovano per lo più all'interno dell'isola,abitata già dal neolitico dai Sardi
RispondiEliminaMonumenti
RispondiEliminaSembrano contenitori di pietre.
Delle pietre sistemate per contenerne delle altre. Ma, la postura dell’insieme sembrerebbe rispondere ad una esigenza, un desiderio, quasi un disegno preordinato, perché il derivante costrutto non perda la sua solidità ed il suo significato primo.
Alcuni sembrano in corso d’opera, altri poter raccontare lunga o lunghissima vita, mostrando tutti un’altezza standard, preordinata.
Quello che dice esser il più vetusto, pare persino aver raggiunto un livello d’austera postura. Alcuni sono parzialmente crollati, altri mostrano a fianco un figlio.
Paiono esservene di forma circolare, quadrangolare, forse anche ellissoidale: beh, mi sto accorgendo d’esser qui a descrivere un insieme circostanziale che rimanda al patrimonio di conoscenze che determinarono nascita e fioritura dei Nurakes.
C’è la stessa mano? Forse c’è la stessa ancestrale indole a giocherellare e far cose serie con le pietre, tirandone fuori alcunché, che necessario divenne sol di poi.
Certo che, nell’ammirare il Terzo, si teme esser avanti a un Monumento! Ed esso ne è perfettamente conscio. Non lo vedete come sta lì a petto in fuori, quasi voglia gareggiare col Nurake? Un monumento antenato. Un monumento importante, di valore, da preservare! E si è preservato! Nonostante noi! Che non l’abbiamo mai notato, mai degnato d’un gentile guardo. Non gli abbiamo mai riservato attenta considerazione che ne valutasse scopo originante, funzione! Funzione, hai detto possente Monumento? Non parti esagerato tuo desio? Ha! Ma allora non sai? La nostra sciatta disattenzione pur mai riuscì a dar luce significante a babbu tuo, Su Nurake!
mikkelj
Non mi sembrano cumuli qualsiasi o esiti dei lavori di spietramento, c'è troppo lavoro dietro.
RispondiEliminaLe pietre sono state attentamente giustapposte secondo il modello nuragico.
Mi pare di scorgere la volontà di costruire, riprodurre o segnalare qualcosa.
Un saluto a tutti.
Non mi sembrano cumuli qualsiasi o esiti dei lavori di spietramento, c'è troppo lavoro dietro.
RispondiEliminaLe pietre sono state attentamente giustapposte secondo il modello nuragico.
Mi pare di scorgere la volontà di costruire, riprodurre o segnalare qualcosa.
Un saluto a tutti.
I muri di recinzione e quelli dei terrazzamenti delle vigne o degli orti sono disseminati in ogni dove e quel che colpisce è proprio l’accuratezza e la maestria nell’edificarli. Ho visto qualche volta degli anziani impegnati in questo lavoro (A pesare muru totus sun bonos, dicevano) che eseguivano “a colpo d’occhio e con disinvoltura”, riuscendo ad adattare all’istante ogni pietra assolutamente irregolare per forma e dimensione, che veniva collocata perfettamente al punto giusto. Quando ho provato io, mi son reso conto che non è così semplice. A proposito, so che a Orgosolo si era aperta una scuola in cui degli anziani appunto insegnavano ai giovani “a pesare muru gurdu”, senza alcun tipo di malta, neanche terriccio o fango.
RispondiEliminaRimango sempre stupefatto quando osservo i muri di recinzione in agro di Sedilo, Borore … Essi sono costituiti da una sola fila verticale di massi (a una piza) per un’altezza che varia da un metro a un metro e mezzo e pur lasciando ampi spazi intermedi tra le pietre, essi continuano a mantenersi intatti.
Altra meraviglia è costituita dalla varietà delle tipologie di muratura che si vedono nei vari comuni della Sardegna, quasi come i dialetti, i costumi e l’ abbigliamento, i tratti e l’aspetto fisico … Certo dipenderà soprattutto dal tipo di pietre presenti in quel territorio, ma non solo, credo.
Sui cumuli di pietre, buio assoluto. Anch’io mi sono posto talvolta il problema, osservando che per essere un semplice mucchio derivante dal continuo spietramento che si effettua in ogni occasione (a isperdiare), detti cumuli erano un po’ troppo curati. Naturalmente ho tralasciato di chieedere a qualunque anziano: son sicuro che alcuni di essi sanno dare risposte e spiegazioni.
Preciso:
- Ottima l’idea di Sandro di proporre questo argomento negletto, sollecitando fra l’altro la collaborazione di TUTTI I LETTORI.
- Importante il suggerimento di CHIEDERE AGLI ANZIANI: essi costituiscono ancora (per poco) la nostra biblioteca alessandrina, il nostro archivio storico inesauribile e immenso per TUTTA LA NOSTRA CULTURA, LINGUA COMPRESA.
Ho fiducia nella collaborazione di tutti voi.
RispondiEliminaChiedere agli anziani, consiglia Michele.
RispondiEliminaIn verità io lo feci, quand’ero ragazzo, agli ominis de satu che mi rispondevano che is muridinas funti muridinas, risultato dello spietramento dei terreni che, vigente l’agricoltura estensiva, ben pochi si salvavano dall’aratro, prima di legno poi di ferro, a cui bastavano una ventina di centimetri di humus.
Pensai, fra me e per me, che fossero state erette nei secoli bui e poveri della dominazione spagnola che ben poche novità portarono nelle coltivazioni. Mi convinsi che le muridinas avessero tre, quattro secoli di vita o poco più le antiche, anni solamente a decine molte altre, fra le quali vidi sorgere qualcuna in una località che si chiama Cragaddaxu ( e non mi si chieda cosa significa il termine) : suppongo che si fosse alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso, allorché la giovane Regione Sarda concesse dei contributi per i miglioramenti fondiari, fra questi gli spietramenti.
Mi rendo conto che il contadino in questione propose e ottenne di spietrare il terreno più pietroso di cui era in possesso, così che – avrà pensato - nessuno avrebbe potuto negare che là c’erano davvero tante pietre. Sorsero così le muridinas, costruite a regola d’arte, nel senso che si elevava una circonferenza di pietre scelte e poste come un muro, dentro la quale venivano rovesciate le pietre alla rinfusa dai cesti usati per la raccolta. Ricordo di aver visto i lavoranti all’opera un giorno che ci passai con mio padre che il posto frequentava perché ricco di lepri e pernici.
Parlando con Sandro, mentre gli confessavo che spesso mi sono fermato davanti alle muridinas perché pensavo e speravo di trovare qualche reperto litico raccolto dal terreno e là gettato, mi sono venute in mente alcune muridinas di una località nota per un grosso menhir e alcune domus de gianas: si chiama Prabanta ( e anche qui non so se qualcuno sappia cosa significa), una spianata a mezza costa della collina Is Mandonis, dove si erge quello che viene chiamato su Furconi de Prabanta o de Luxia arrabiosa.
Ecco, queste muridinas, che non sono neppure molto grosse, sorgono su un terreno che praticamente pare un acciottolato, dal quale sarebbe stato inutile raccogliere le pietre, in considerazione di quante ne sono rimaste a terra, sempre a vista.
(continua)
Allora le muridinas sono anche altro? Potrebbero essere altro di più antico?
RispondiEliminaIl fatto che le muridinas siano costruite a regola d’arte non mi fa meraviglia, perché tutto quello che si faceva, murus a bullu compresi, venivano costruiti per durare.
So, per averlo sentito, che i giornalieri di campagna, quando il tempo era piovoso e non permetteva il lavoro nei campi, venivano utilizzati per tirar su muretti a secco e altri lavori consimili. Ciò, mi si specificava, perché gli operai potessero venir pagati anche nelle giornate di maltempo.
Poi mi è tornato in mente il fatto che, nel mio romanzo AREGA PON-PON, dove scrivo di una civiltà che rinasce dal nulla dopo la fine del mondo tecnologico, il primo Padre non viene sepolto interrato, ma deposto vicino alla sua capanna, intorno alla quale viene eretto un muro per proteggerlo dalle fauci delle volpi, nel frattempo diventate numerose e irriguardose. Le vicende narrate sono posizionate a, vicino e intorno a Prabanta.
Perciò, dovrei dire, la suggestione del luogo è così potente che ha potuto ben lavorato al buio nel mio inconscio, ma …
Ma mi chiedo: perché i nuraghi che stanno là vicino sono finiti seminterrati per opera del vento e dell’accumularsi dei residui vegetali, mentre le muridinas sono particolarmente quasi del tutto libere dall’interramento?
Si pensi che il Nuraghe di Barumini era una collina coltivata sin dopo gli anni della seconda guerra mondiale – e si veda quant’è grosso -, mentre is mudidinas sono ancora e sempre così bene in vista?
Mi piacerebbe coltivare fantasie di rituali neolitici e nuragici; mi piacerebbe andare la con gli amici e spianarla tutta, esaminando sasso per sasso in cerca di un indizio; mi piacerebbe ancora scavare nel terreno per cercare ancora… ma…
Ma ho l’idea che le muridinas siano così come si presentano perché, dalla loro erezione, sono trascorsi secoli (e pochi) e non millenni.
Insomma, in mancanza di meglio, mi disilludo da solo
Buon pomeriggio,
RispondiEliminacredo proprio che siano depositi di pietre. Io stesso ho lavorato per diversi anni in alcuni siti archeologici UNESCO nella penisola araba e in Giordania: prima di ricostruire le parti pericolanti si faceva pulizia delle pietre erratiche, assieme all'archeologo, e si facevano depositi di pietre fatti esattamente come nelle vostre belle foto.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMassimo rispetto per tutti ma la tesi o teoria dei contenitori non mi convince.
RispondiEliminaLa funzione del contenitore è uguale a quella della scatola,cioè razionalizzare e risparmiare spazio.
Che senso avrebbe realizzarli in un luogo aperto?
In un'epoca in cui l'uomo non disponeva di mezzi meccanici non c'era spazio per lo "spreco" di energie determinato dall'accostamento scientifico dei massi, tanto più se l'interesse primario era quello di rendere subito coltivabili i terreni.
Se invece partissimo dall'idea che i "cumuli" siamo stati realizzati con cura per durare nel tempo,cioè che siano il fine e non un mezzo, potremmo parlare di edifici veri e propri è interrogarci sulla loro funzione.
Ad esempio non escluderei quella cultuale o quella commemorativa.
Il bello della civiltà nuragica,se di resti nuragici si trattasse, è il costante e incredibile sforzo interpretativo che impone agli studiosi e ai semplici appassionati, come se,paradossalmente, provenissero da un altro mondo..
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMah! Se a Monte Baranta si fosse trovato non il 'serpentone' di oltre novanta metri ma spezzoni di esso, essendovi ben chiara la tecnica di riempimento a grosso muro di tanca, si sarebbe potuto dire che quella cosiddetta 'muraglia' eneolitica, ovvero di cinquemila e più anni fa, è fatta di recente. Il fatto è che la tecnica di innalzare grossi muri di una certa altezza stabili con pietre grosse all'esterno e piccole o medie all'interno, si perde nella notte dei tempi. Quindi, secondo me, si deve essere consapevoli che si può essere di fronte a 'mucchi' di pietra di età antichissima come davanti a 'mucchi' dovuti semplicemente allo spietramento eseguito dai proprietari di fondi agricoli a seguito della nota legge regionale degli anni Cinquanta. Insomma, lo stile e il metodo costruttivo possono dire poco o nulla. Anche perché essi, come si vede (testimonianza dello 'sconosciuto')si trovano anche altrove e possono essere frutto del costruire con la pietra secondo idee 'universali'. Compresa quella istintiva dell'ordine pur non essendo per nulla necessario. Pertanto la 'lettura' di essi nello spazio e nel tempo potrebbe tentativamente essere fatta sulla base di altri criteri interpretativi come il contesto archeologico, la situazione topografica, il loro numero se associati, ecc. Non escluderei (e forse Sandro a questo mira) soprattutto il ricorso sperimentale di allineamenti astronomici dato che eneolitico e nuragico ci stanno abituando sempre di più alla cultura dei monumenti e delle pietre posti in relazione ai movimenti de sole e della luna, ma anche delle stelle. Condivido pertanto in parte le osservazioni di Romualdo che naturalmente possono essere pertinenti non per tutte le costruzioni 'simili' ma per una parte di esse.
RispondiEliminaGrazie Prof.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaNe conosco almeno tre, anche se uno l'ho visto solo una volta cercando la TdG di Goronna e questo post me l'ha fatto ricordare. Gli altri due invece li visito spesso,e uno di questi cumuli mi affascina tantissimo. Infatti è vicino a un Barrocu, cioè una pozza d'acqua come spesso se ne trovano in campagna e che hanno la parete di fondo lavorata con pietre a secco. Sono su un dislivello e l'acqua piovana si raccoglie e conserva per molto tempo.Ebbene, io guardo questo cumulo ordinato che si trova a pochi passi e mi chiedo ogni volta cosa potevano essere state quelle pietre . Mi piace pensare che facessero parte di un edificio forse sacro, distrutto per ordine della nuova religione, e mi pare di vedere un giovane intento a spaccare i grossi conci...di malavoglia però. Allora spero che a dispetto di tale ordine abbia lasciato una piccola traccia di quello che fu..ma se l'ha lasciata continua a sfuggirmi .
RispondiEliminaIn zona comunque fu spietrato tantissimo, ma il suolo è comunque pieno di pietre per cui non credo si potesse coltivare. Restano quindi tutti i dubbi
Osservate cosa dice uno dei miei amici nella mia pagina di facebook: "Nd'apo averguadu una s'ateru die in logu de Mularza, e preguntadu a sos betzos chi colaiant totus ant averadu chi est cue "dae sempere". Trad. 'Ne ho notata (una muddighina)l'altro giorno in territorio di Mularza. Avendo chiesto agli anziani che passavano, tutti hanno dato come vero che c'è in quel posto da sempre'.
RispondiEliminaIl Francu così conclude: "ho l’idea che le muridinas siano così come si presentano perché, dalla loro erezione, sono trascorsi secoli (e pochi) e non millenni".
RispondiEliminaE per darsene una ragione attinge a una pagina del suo sapere e così si esprime: “perché i nuraghi che stanno là vicino sono finiti seminterrati per opera del vento e dell’accumularsi dei residui vegetali, mentre le muridinas sono particolarmente quasi del tutto libere dall’interramento? ”.
Bene. Debbo però dire che, in effetti nello scrivere il suo pensiero, Fancu non lo corredò con tutte quante le parole che lo avevan reso così ragionevole da esser considerato valido. Egli, scientemente, ebbe ad omettere quelle parole, ché gli parvero superflue in quanto rifacentisi alla “vulgata lilliana” che decreta essere l’età massima del Nurake vicina ai 3.500 anni!
Ed ecco (molto verosimilmente) cosa egli pensò: “perché i nuraghi che stanno là vicino, ed hanno un’età di 3.500 anni, sono finiti seminterrati per opera del vento e dell’accumularsi dei residui vegetali, mentre le muridinas sono particolarmente quasi del tutto libere dall’interramento?”
Molto bene! Nessuno è a conoscenza di come io mi discosti profondamente dai dettami della suddetta vulgata. Tanto è vero che ad oggi, le prove disponibili mi impongono di fermamente credere sia l’età del primo Nurake vicina ai 12.000 anni.
Ora, chiunque può correttamente affermare che non posso essere credibile perché non ho ancora messo per iscritto le ragioni connesse con questo Pensiero. E’ GIUSTO ED ONESTO DICHIARARE CIO’! Ma, è altrettanto giusto ed onesto nei riguardi del lettore, ch’io dica (in relazione all’argomento) ciò che riempie una pagina del mio sapere!
Ergo, se al Barumini sono occorsi circa 12.000 anni per essere sepolto da tutto ciò che il tempo ciclicamente genera ebbene, da questo punto di vista, la vita del Contenitore di Pietre pare essere più facilmente misurabile in millenni, che non in secoli!
mikkelj
Supposto che SU Nuraxi (così è conosciuto il nuraghe di Barumini) sia là da 12000 anni, come dice Mikkelj, ricordiamo che esso si esprime in altezza per una quindicina di metri almeno. Allora, se per nascondere un coso enorme di oltre 15 metri sono bastati alla natura meno di 12000 anni, quanto sarebbe bastato a nascondere o almeno a iniziare a coprire una muridina di 1,5 metri?
RispondiEliminaUn millennio? o due?
Siccome però le muridinas sono per lo più scoperte del tutto, serve qualche altro ragionamento per convincere che siano nuragiche, sia nella versione lilliana, ancor più nella versione new age di zoroddiana invenzione alla quale, almeno per ora, siamo chiamati a credere, non so se per atto di fede, di speranza o di carità.
Tanto per rimanere nel vissuto, ho già riferito che alcune muridinas sono nel falso piano di Prabanta, dove esistono anche domus de Gianas. Ebbene, una ventina di anni fa ne scoprì una, per oltre metà del suo ingresso interrata da detriti trasportati dall'acqua piovana, nascosta del tutto dai rovi. quella volta il terreno fu devastato da un incendio che bruciò parzialmente i rovi, permettendomi di individuare il manufatto il quale, ne sono sicuro, è sconosciuto pressoché a tutti e non è stato neppure esplorato, né da archeologi, né da predatori.
Sebbene abbia riferito agli amici archeologi molte cose sul sito, che non è particolarmente valorizzato (mi pare che ne abbia parlato solamente prof. Cornelio Puxeddu, 50 anni fa), della domu de giana non ho fatto parola con alcuno per il fatto che sono convinto che la sua esplorazione non darebbe alcun contributo a quanto già si sa in merito, ma sarebbe solamente una profanazione irrispettosa di un culto, di una o più persone, di una comunità di cui, se si vuole inspiegabilmente, mi sento discendente.
Dunque, la domu de giana quasi del tutto interrata, sa muridina, a soli 50 metri, senza interramento alcuno.
Quanto alla memoria degli anziani, oramai spazia al massimo per 150 anni, ma solo per avvenimenti eccezionali. A me risposero che "sa muridina est una muridina": cosa pretendevo che mi dicessero per un cumulo di pietre ce stava lì da sempre?
Il problema sta nel fatto che "sempre", più che darti spiegazioni, ti complica il problema, visto che, essendo di fattura umana, non può esistere una muridina che dopo che l'uomo apparisse sul territorio e mettesse mano a erigerla.
Insomma, un "sempre" come lo si usa tra innamorati. Ma vai a fidarti!
Ed allora bisognerebbe chiedere a sos betzos di Orgosolo perché insegnano ai giovani come scegliere le pietre e costruire e a coloro del Mularza se vi siano foto o illustrazioni, magari fatte per altri motivi. (anche mappali satellitari di Catasto terreni..perché no ?) Visure ..pro videre. Videtur.
RispondiEliminaPer quanto concerne le datazioni di cui egregiamente ragiona Mikkelj ..Credo non andremmo mai abbastanza lontani. Che si fa ? Non abbiamo paura di studiare e ricercare!
Orni
Io sento di avere motivi in numero più che sufficiente per sentirmi orgoglioso e fortunato per essere nato sardo.
RispondiEliminaNon vedo perché me ne dovrei inventarmi di strampalati e/o ridicoli.
mercoledì 19 settembre 2012
EliminaSos Nurakes e le città nuragiche
di Mikkelj Tzoroddu
[…]
Un commento del 25 settembre 2012 – 07:28
Mikkelj, sei una forza!
Dico che è ciò che non dici, l'approdo delle tue "elucubrazioni" che stupisce, disorienta e, in qualche modo, spaventa. Specialmente chi è affetto da pigrizia mentale e d abbisogna di un mondo sicuro e possibilmente scarsamente mutevole.
Facendo il mio piccolo compito a casa e riassumendo (banalizzandolo un poco) quanto da te esposto, dovremo convenire che: […] Ne verrebbe fuori che quelle costruzioni nuragiche potrebbero avere ben più dei 3500 anni canonizzati dall'archeologia, fino ad arrivare al doppio e forse anche più.
Se non scombussola il modo di vedere le cose una notiziola di questo genere, ditemi voi che cosa rimane in piedi della cronologia sin qui acquisita per la civiltà nuragica.
Questa è la conclusione implicita ma ben gridata da Mikkelj, o mi sbaglio?
E quando qualcosa del genere fosse stato verificato, servirà ben più di una lezione di catechismo per convincerci del contrario.
«francu» ha detto!
mikkelj
Tocca a te Sandro.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSe quel "Francu ha detto" sono io, perché non mi ricordo esattamente in quanto sono i bugiardi a doversi ricordare le loro stesse fandonie perché non capiti di contraddirsi da soli, benissimo!, confermo parola per parola quanto mi sentii di dire allora.
RispondiEliminaInfatti, "l'approdo delle tue "elucubrazioni" che stupisce, disorienta e, in qualche modo, spaventa". Ora aggiungerei "infastidisce", dato il mancato esito di ciò che si prospettava nell'ultima frase riportata: "E quando qualcosa del genere fosse stato verificato, servirà ben più di una lezione di catechismo per convincerci del contrario".
Mi sbaglierò, ma non riesco a convincermi che quel "qualcosa del genere" sia stato verificato e dunque, le lezioni di catechismo per ora le riceviamo da te.
Quello è ciò che pensavo, questo è ciò che penso, senza paura di dovermelo ricordare per domani o fra cinque anni.
Dirò di più: mi infastidisce l'astio con cui parli di Giovanni Lilliu, non perché contrasti i suoi studi, le sue logiche e le conclusioni a cui è pervenuto, ma perché sparli di una persona che io ho conosciuto come generosa e pronta ad ascoltare chiunque. Che poi fosse un "barone" all'Università è così lampante che avrebbe stupito il contrario.
mercoledì 6 luglio 2016
Elimina«la popolazione della Sardegna secondo il Lilliu, 1200-900 a.C.: oltre 7 milioni di Sardi»
di Mikkelj Tzoroddu
Commento di
Francu, il 14 luglio 2016 22:05
il quale, a chiusura dell’intervento, così si esprime sul Baruminese:
[…] «fosse pure il fantasma di un omuncolo chiamato Lilliu».
mikkelj
O Mikkelj, innoi seus nascius totus a is noi mesis!|
EliminaNo intruisti s'aqua, po prexeri.
Hai estrapolato la coda di una frase in cui ho detto che:
io, essendo un somaro, riconoscono a prima vista gli asini (come te, ndr) che viaggiano con i paraocchi e, per ogni rumore che li infastidisce, reagiscono scalciando l'aria, fosse pure contro il fantasma di un omuncolo chiamato Lilliu.
Lilliu è un fantasma che t'infastidice oltremodo e viene rappresentato come un omuncolo solamente da te, a causa delle tue fisime.
Vai a vedere nel blog cosa scrissi quando morì ziu Giuanni, levantino del cavolo!
I Baroni,sono figure molto discutibili,per lo più utilizzate dal sistema regnante,del quale diventano poi il verbo.Io penso che non ci sia niente di male nel confutare teorie che oggi a seguito di nuove acquisizioni storico- scientifiche risultatono obsolete.Capisco lo stato d'animo di studiosi ignorati,le cui fantastorie,quando diventano realtà ,vengono cavalcate dai detratTORI......Quanti anni hai Mikkelj?Sono incuriosito dalla tua "grinta"
RispondiEliminaIeri ho visitato ad Elmas la mostra fotografica sui nuraghi sepolti e,seguito la presentazione del libro di Frau.Si parla un linguaggio sempre più comune che mette sempre più a nudo la figura dei "baroni".Certo che c'è voluto e ci vuole un gran coraggio a continuare a far finta di niente..........
RispondiElimina