fig.
1 Scritta in caratteri nuragici della scogliera della cosiddetta Sala da Ballo
di San Giovanni (Tharros). IV - III secolo a.C.
Oggi Alessandro Usai, archeologo,
sovrintendente ai beni archeologici e
culturali della Provincia di Oristano è comparso in televisione (Videolina) per
‘commentare’ in qualche modo il ritrovamento di ossa umane affioranti e
presumibilmente contenute in una tomba che dovrà essere individuata e studiata.
Speriamo presto. Tra le altre cose (il giusto invito alla prudenza sulla natura
di quei resti umani) ha detto però che Tharros era una città ‘fenicio - punica -romana'.
E’ incredibile! Nonostante un
emporio né fenicio né punico sia stato mai trovato (si spera: campa cavallo!) e
il fatto che gli stessi archeologi parlino di ‘murru mannu’ come di ‘mura nuragiche’,
nonostante il villaggio nuragico presente presso le dette ‘mura’, il vizietto e il pregiudizio di
parlare di altre civiltà presenti in Tharros e non di quella, di gran lunga la
più importante, detta ‘nuragica’, è davvero duro a tirare le cuoia.
Tharros e il territorio del Sinis
infatti sono ricchissime di iscrizioni nuragiche, soprattutto di quelle con
tipologia scrittoria protocananaica (il mix delle lettere e la scrittura a
rebus). Fare l’elenco di tutte quelle presenti, con la doverosa relativa
documentazione, ci porterebbe molto lontano. Basti soltanto l’esempio della scritta ( v. fig. 1) della cosiddetta ‘sala
da ballo’ dove (come abbiamo detto e spiegato più volte) anche coloro che per
la prima volta si accostano ai segni della paleografia del secondo e primo
millennio a.C. notano ‘strane' lettere (addirittura protosinaitiche) in mix con
lettere romane . Stessa tipologia di lettere con medesima iconografia (il toro muggente
solare) che si trova nella scritta della scogliera (a pochi metri dal
rinvenimento delle ossa), nella scritta di Maymoni (fig.2) e nella scritte di Murru
Mannu (figg. 3 e 4).
Fig.4.
Scritta di Murru Mannu (oggi
scomparsa).
In esse non è presente nessuna divinità di
tipo fenicio, punico o romano. Tranne il YH solare che è chiamato forse anche ba'al (signore) , come sembra risultare dal toponimo 'Sala da ballo'. La stessa archeoastronomia (quella seria
naturalmente) dimostra la predilezione costante dei nuragici nell’abbinare
assieme scrittura e astronomia incentrata sulla luminosità datrice di vita del sole della luna. Murru
Mannu, Sala da ballo, Maymoni, Sa Rocca tunda (scarabeo orientato perfettamente all’equinozio) mostrano tutte chiaramente che c’è una
continuità del nuragico come civiltà e ‘religio’ che, come dimostrano scritte
inequivocabili come quelle di Santu
Matteu di Narbolia, quelle del tempio ipogeico di San Salvatore di Cabras, della lastra tombale in mix nuragico,
latino ed etrusco (fig. 4) dell’Antiquarium
arborense, arriva al III - IV secolo d.C. Attenzione! Mezzo millennio e più di scrittura nuragica diffusa nel Sinis , mica mezzo secolo, dagli anni della sconfitta della seconda guerra punica.
Fig.
5. Lastra mortuaria Antiquarium arborense
di Oristano
I Romani conquistarono la Sardegna nel
215 a.C. e sconfissero i sardi, ma come si sa, essi dove possibile,
resistettero loro e resistettero in misura maggiore, ovviamente, nelle forme culturali e spirituali più dure a
morire, ovvero quelle della religione. Tutte quelle scritte religiose del Sinis,
secondo il medesimo modus scribendi, mostrano che i nuragici non avevano cessato
di essere vivi in quel territorio, fertile e commercialmente di prim'ordine, con la loro cultura religiosa anche quando le loro istituzioni giuridiche
e politiche, con la morte di Amsicora,
in zone come Tharros, vennero inevitabilmente a
mancare.
C’è di più: gli scribi (sacerdoti) sardi non
solo usarono la loro dinamica scrittura religiosa di origini antichissime
protocanaiche ma adoperarono anche i glifi egiziani come dimostrano non solo i
numerosi scarabei rinvenuti in tutta l’Isola (giudicati a torto ‘egittizzanti’
e frutto di mediazioni fenicio - puniche), ma anche e soprattutto i tre cartigli
(strani cartigli, si direbbero cananaico - sinaitici , come quelli di Timna di Edom nel Sinai) che sono stati qualche anno fa messi in evidenza da
una forte mareggiata. Una di quelle ultime terrificanti mareggiate che, guarda tu il caso, in questi giorni hanno fatto rinvenire le ossa di
un inumato di una non ancora ben precisata tomba.
Guardate un po’ però cosa è
successo nella specifica circostanza. Gli scheletri sono finiti, in un batter di ciglia, in televisione, e
un sovrintendente calibro novanta è stato
intervistato dall’emittente televisiva sarda per parlare di essi ai quattro venti. Senza che neppure si sappia della loro identità. Ma ci pensate un po’? Le
segnalazioni sulla documentazione scritta nuragica di più di venti siti, le continue
segnalazioni nel tempo (formali e informali), non hanno goduto di uno straccio di notizia in
nessun giornale e in nessuna televisione, hanno trovato del tutto sorde le Sovrintendenze
e, viceversa, quattro ossa, presunte romane, hanno messo in fibrillazione il mondo
archeologico! Pazzesco, da non credere proprio! Ma a ciò vogliamo aggiungere ancora qualcosa, stavolta di tragicomico.
Il sovrintendente ha trovato il tempo di invocare la collaborazione del Comune (cioè, la grana per favore!) e dei volenterosi
per la tutela del sito. Guarda guarda! Evviva gli scheletri ‘romani’ e abbasso
le scritte nuragiche! Anche quelle di tipologia egiziana poco distanti dalle stesse ossa!
Abbasso tutte le scritte, ché sono uno schifo (falsi ributtanti) e da lasciare
ai giullari che vogliono sghignazzarci sopra nonché alla mercé dei vandali. Tanto
che questi ultimi si sono già messi da tempo in movimento martellando (figg.6 e 7), distruggendo e cassando segni,
lettere e pittogrammi. Terribile! Credo che a questo punto forse non manchino le
motivazioni per rivolgersi alla magistratura. Quando è troppo è troppo! Che sia
il caso di appellarci all'indignazione dei molti, ai ‘magnifici quattrocento’?
Fig.
6. Scritta in mix nuragico - romana fig. 7. Scritta deturpata.
Mi pare che la notizia del ritrovamento di un pugnetto di ossa umane sia stata riportata dalla stampa con la precisazione che la eventuale relativa tomba sia tutta da individuare e, se del caso, di esplorare.
RispondiEliminaForse c'è un modo per riconoscere a prima vista se un osso umano sa di fenicio o di etrusco, io però questo metodo ovviamente non lo conosco. A meno che non si possano annusare e lo si faccia fare da un cane da tartufo, certo che, comunque, l'impresa mi sembrerebbe improba.
Infine, anche all'archeologo più serio e preparato la cosa credo che s presenti tale, visto che si è dato lo spazio di almeno un millennio per provare a datare tali miseri resti.
D'altra parte, che può dire un uomo, seppure di multiforme ingegno, se gli vien chiesto a bruciapelo qualcosa a cui non sa rispondere? Venir fuori con un semplice boh!, mettiamo pure con parole scientificamente ricercate, sarebbe stato un andare a uno sminuimento di sé, del proprio prestigio, al danno improprio per l'istituzione.
E allora?
Allora si introduce uno spettro di mille anni che è come giocare una tripla al totocalcio. Di qualcuno saranno state, no?
Se la domanda fosse stata posta chiedendo non una risposta di primo acchito, voglio dire che se avesse avuto tre minuti per pensarci, uno poteva aggiungere anche -vandalo, ché quei tristi navigatori arrivarono in Sardegna non più tardi del V secolo. Fra l'altro erano venuti e ripartiti per mare, dunque... che c'è di meno improbabile?
A me, che molto naso non ho, quelle ossa comunque puzzano proprio di vandalo.
E non mi si chieda perché lo affermo, per favore! Solo a me fate certe domande?
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RispondiEliminaAdesso si scoprira che appartengono a qualche povera vittima di sequestro....in tempi abbastanza recenti. D'altronde, di alcuni già famosi, se non erro, non vi è mai stata trovata traccia.
RispondiEliminaSe invece dovesse proprio trattarsi di resti punci o fenici o quanto affermato dai saccenti, vista la vicinanza con luoghi di sepoltura, non sembra strano che siano venuti alla luce solo questi ?
buona giornata
Il problema non sono le ossa. Ma le sparate senza alcuna consistenza scientifica. La scienza non deve basarsi su slogan ma su verifiche empiriche. Fenici dove? Punici dove? Romani certo non 'dove', ma 'come' e 'quanto' (nei confronti dei nuragici: la popolazione ancora esistente a Tharros). Altrimenti è davvero fantarcheologia.
RispondiEliminaIl problema è la politica della scienza, spesso l'indecente manipolazione di essa. E' questo che provoca il malcontento e, in certi casi, anche l'indignazione generale. E la bella è che i 'giacobini' si dichiarano puri scienziati, contrari alle mitopoiesi, quando i miti fenici, punici e anche romani sono loro a costruirli. Giorno dopo giorno. Libro dopo libro, articolo dopo articolo, conferenza dopo conferenza. Tanto che alcuni, in buona fede, immersi in un clima mitico (anche accademico)al contrario e resi quasi ciechi, sono in prima fila ad alimentarlo. Per Natale posterò, come sempre, un mio regalino; un articolo su di uno scarabeo molto noto dove ognuno potrà vedere a quali incredibili aberrazioni ermeneutiche si giunga con la creazione di certi miti pseudostorici. Tutto ti diventa fenicio o punico quando invece tutto, ma proprio tutto, è nuragico.
RispondiEliminaQuindi questo tipo di scrittura ..nuragica ( quando si tratta di scrittura .ío mi aspetto un qualcosa dove sia presente un prospetto alfabetico . quale quello conosciuto fra i sumeri )e` in completa antitesi a quella Ogham simil teorizzata da Fabio Garuti ...anzi a suo dire ..confermata e provata ?
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