domenica 29 gennaio 2023

Il pozzo sacro di Santa Cristina, un mistero nel mistero. MA CHE MISTERO!

 


di Sandro Angei

Tre settimane fa - sabato 7 gennaio 2023 – nell'Unione e Sarda è comparso un articolo a firma di Mauro Pili intitolato: - Il mistero nuragico “lunare” di Santa Cristina.

Il titolo reboante, avvia un articolo che, in fin dei conti, è un inno a tre ricercatori, perché nulla spiega e nulla risolve.

Un titolo, quello dell'articolo, che si può intendere in due modi.

Potremmo pensare che dopo lo studio e pubblicazione del libro del Prof. Arnold Lebeuf (uno dei tre ricercatori citati), vi sia ancora un gran bel mistero che aleggia sul pozzo sacro di Santa Cristina. Un mistero legato a quella luna, il cui moto complicatissimo per chi lo vede dalla Terra, non lo annovererei tanto a cuor leggero tra le conoscenze di quel popolo antico o, per lo meno, è difficile dimostrare come quegli astronomi abbiano escogitato un metodo per fissare dentro il pozzo di Santa Cristina il moto lunare. Un metodo, afferma Lebeuf, capace di prevedere le eclissi.

In sostanza il Prof. Lebeuf deve spiegarci per bene come avveniva l'osservazione del moto lunare all'interno del pozzo sacro e come, soprattutto, arrivarono a capire quegli astronomi il complicato moto lunare che, mi ripeto, era finalizzato alla previsione delle eclissi e quindi motivo fondante del monumento.

Ma quel “titolo” si può intendere, magari più malignamente, come un mistero legato non al “nuragico” ma alla “Luna” ossia: cosa c'entra la luna col pozzo di Santa Cristina?

Nell'introduzione al mio studio sul pozzo di Santa Cristina, dove indagai l'aspetto solare di quella costruzione, non esclusi aprioristicamente l'ipotesi avanzata dal Prof. Lebeuf, lasciando una possibilità della coesistenza delle due manifestazioni solare e lunare assieme. Possibilità che nel prosieguo dello studio venne meno per motivi legati ai vincoli imposti dall'edificazione del pozzo sacro [1].

 In seguito, con lo studio del pozzo di Funtana coberta di Ballao, ho dato delle indicazioni che testimoniano in quel pozzo (simile per caratteristiche a quello di Santa Cristina), l'impossibilità di marcare i lunistizi per motivi legati alla sua architettura  [2].

Fatta questa obiezione, che non penso sia da licenziare con disinvoltura e leggerezza da parte del Prof. Lebeuf, voglio ora puntare l'attenzione su una immagine pubblicata nell'articolo di Mauro Pili.

Mi riferisco all'immagine schematica che, secondo me, ci sta come i cavoli a merenda in quell'articolo (Fig. 2); Ed è proprio questo il motivo che mi ha spinto a scrivere queste “due” righe.

Fig. 2

Da qualche anno, ormai, si fa un gran parlare della manifestazione luminosa che nel pozzo di Santa Cristina si verificherebbe attorno agli equinozi.

L'immagine in questione mostra una sezione del pozzo di Santa Cristina nel quale i raggi lunari, in occasione del lunistizio maggiore settentrionale, entrando dall'oculo in sommità, cadrebbero a perpendicolo (angolo zenitale 0°) all'interno del pozzo. Inclinazione del tutto impossibile per la latitudine di Santa Cristina, tanto da far accapponar la pelle, di sicuro, all'Ing. Littarru menzionato nell'articolo.

L'immagine, di sicuro presa ad occhi chiusi in qualche sito web, è tendenziosa; tant'è che le due didascalie farebbero intendere (uso giusto il condizionale per non sembrare sgradevolmente acetoso) che vi sia una correlazione tra lunistizio maggiore settentrionale (la didascalia recita: “Ogni 18 anni e mezzo: la Luna Piena più vicina all'equinozio di primavera”) e gli equinozi (la didascalia recita: “Tutti gli equinozi: 21 marzo 23 settembre”). L'immagine dà l'idea che il pozzo di Santa Cristina fu costruito per registrare il lunistizio maggiore e per capovolgere l'ombra di un uomo che durante gli equinozi si affacciava a guardar la sua ombra capovolta.

A parte l'errore di inclinazione dei raggi lunari, penso che non fosse nelle intenzioni dei costruttori del pozzo sacro mettere in mostra un'ombra capovolta. E questo per delle considerazioni di carattere antropologico legate alla sfera del sacro in ambiente “nuragico”. Quei signori (i nipoti dei costruttori di nuraghe) avevano a che fare con un dio unico, “yhw”, geloso ed egocentrico, che mi induce a pensare che l'uomo dovesse avvicinarsi con molta circospezione e cautela al bacile lustrale, non certo per osservare la sua ombra capovolta colto, pure lui, da egocentrismo.

Ma, a parte questa considerazione, che meriterebbe magari un approfondimento, sarebbe una gran bella cosa se l'ombra capovolta fosse dettata dall'ingegno umano di 3000 e passa anni fa.

Qualcuno vuole far intendere proprio questo. Tant'è che su Facebook si paragona la riflessione dei raggi solari nell'acqua del pozzo sacro, alla “camera oscura”, prendendo i classici “fischi per fiaschi”, perché i due fenomeni hanno origine da due diverse cause.

Il primo è dovuto al principio secondo il quale i raggi luminosi incontrando un mezzo riflettente o semiriflettente, vengono deviati secondo un angolo riflesso uguale a quello incidente, ma opposto alla normale nel punto di incidenza.

Il secondo si basa sul principio secondo il quale i raggi luminosi provenienti da un oggetto fortemente illuminato, passando per una piccola apertura, si incrociano.

Per tanto nessun paragone calzante.

Già in altre occasioni ho avuto modo di dire che l'ombra capovolta che osserviamo nel pozzo di Santa Cristina è dovuta dalla legge fisica per la quale un fascio di raggi luminosi riflessi nell'acqua, genera sempre una immagine ribaltata rispetto all'originale. Ed è molto facile capire il perché osservando l'immagine di Fig. 3, nella quale il bordo inferiore del fascio luminoso, che ho colorato di blu, e il bordo superiore, colorato di rosso, una volta riflessi nell'acqua si scambiano di posizione.

Fig. 3

Per tanto in una vecchia vasca per lavare i panni colma d'acqua, posta in cortile a ridosso di una parete esposta ai raggi solari, di certo vi sarà un periodo dell'anno durante il quale vedremo l'ombra capovolta del gatto che, assetato, si accinge a bere.

Chi di voi lettori ritiene di dover esclamare: “Che bello!” a commento dell'immagine appena descritta? Pochi presumo, dato che non vedo dove sia il bello di questa scena, come non vedo alcuna immagine tecnicamente strabiliante nell'ombra capovolta che attorno agli equinozi si staglia all'interno del pozzo di Santa Cristina.

Vi è da dire, inoltre, che la presunta manifestazione, che tanto emoziona le folle, va ben oltre l'intorno degli equinozi. Vediamo perché con tre piccoli esperimenti che tutti possono fare con un poco di pazienza. Basta andare al pozzo di Santa Cristina, passare per la biglietteria, dopodiché ci si appropinqua al pozzo sacro. Io lo farò, ogni volta, con un amico.

Primo esperimento.

Si prende un amico, Tizio, alto 1,80 m e lo si fa scendere fino al bordo del bacile lustrale; quello che impropriamente è definito dai più il 25° gradino della scalinata. Ma non è così, e posso dimostrarlo in modo banalmente semplice, ma non in questa sede.

Bene. Non avendo, per pigrizia, voglia di produrmi in calcoli teorici, chiedo al volenteroso amico di scendere, a partire dal 1° di gennaio, tutti i giorni nel pozzo sacro, poco prima che il sole si allinei con l'asse della scalinata (è quello il momento più propizio all'evento) e, benché i primi giorni egli sia ben predisposto a eseguire il suo compito, man mano che passano i giorni, la sua pazienza inizia a vacillare, ma lo esorto a non demordere, tant'è che il giorno 9 di febbraio si staglia nitida l'ombra proiettata dalla testa di Tizio direttamente sulla parete in corrispondenza del primo anello sopra l'acqua (Fig. 4).


Fig. 4

Tizio per nulla entusiasta dello spettacolo è pronto a tirare i remi in barca, riporre le pive nel sacco e tornare a casa. Ma io lo convinco a non demordere. E quando gli faccio notare che l'ombra proiettata dalla sua testa sembra quella di un uomo che esce dall'acqua, il particolare gli strappa un mezzo sorriso accondiscendente che lo sprona a continuare imperterrito per altri 14 giorni.

Il 23 di febbraio succede qualcosa che rincuora il mio amico sorretto, ancora, da un flebilissimo filo di pazienza. Infatti proprio quel giorno il sole proietta un'ombra riflessa capovolta che va dalla testa al ginocchio (Fig.5). “Eureka!” Esulta Tizio, dando fondo al suo vocabolario acquisito da lunghe letture di topoliniano ricordo, non sapendo, egli, che “eureka”, ancor prima di Archimede Pitagorico lo urlò Archimede, quello vero.


Fig. 5

Ma Tizio dovrà aspettare ancora qualche giorno, perché solo il 1° marzo la sua ombra si vedrà, capovolta nella sua massima espansione, dalla testa al polpaccio (Fig. 6).


Fig. 6

Il giorno dopo e altri ancora, il nostro amico scende nel pozzo sacro e ogni volta grida “eureka!”; fin verso il 30 di marzo (Fig. 7), ultimo giorno in cui la pronuncia. A onor del vero vi è da dire, però, che di giorno in giorno “eureka” viene proferita da Tizio in modo sempre meno entusiastico ed enfasi calante. Tant'è che il giorno successivo è ben lieto di non veder più la sua ombra rovesciata e ancor più lieto di non dover più pronunciare, puerile, e se ne rende conto solo in quel momento, quell'Eureka che rimanda il suo ricordo al giornalino di Walt Disney.


Fig. 7

Secondo esperimento.

L'anno successivo si prende un secondo amico, Sempronio, alto 1,60 m. Lo si fa scendere fino al bordo del bacile lustrale, ma gli si risparmia la discesa sin dal 1° di gennaio e lo facciamo scendere a partire dal 13 di febbraio, e questo perché ho fatto quattro calcoli a tavolino (Fig. 8). Naturalmente non gli dico del primo esperimento, altrimenti, conoscendolo, subito chiederebbe la durata dell'esperimento, e se gli dicessi che quello, l'anno prima, è durato 89 giorni, mi darebbe del matto e tenterebbe la fuga. A quel punto dovrei spiegargli tante cose e, polemico com'è, mi metterebbe in croce. Per tanto non gli dico nulla, tant'è che placido si sottopone all'esperimento.


Fig. 8

Sempronio vede la sua ombra capovolta già il primo giorno (benché solo la testa e il collo) e, da buon polemico, mi chiede perché l'esperimento ha avuto inizio il 13 anziché il 12 o addirittura il giorno 11 di febbraio. A quel punto non ho potuto esimermi dalla spiegazione che, bontà sua, lo ha soddisfatto in pieno.

 Per tanto, giorno dopo giorno, l'amico scende nel pozzo fin verso il 1° marzo (Fig. 9), giorno di manifestazione dell'intera ombra capovolta. Sempronio, rincuorato dall'immagine continua a scendere imperterrito fin verso il 2 di aprile (Fig. 10); ultimo giorno durante il quale si manifesta l'ombra capovolta nella sua massima estensione. E meno male che non gli ho detto che Caio, l'anno prima finì il suo compito il 30 di marzo. Mi avrebbe sommerso di domande.


Fig. 9

Fig. 10

Terzo esperimento

L'anno successivo si prende un ragazzino, Caio, ancora in fase di crescita, alto 1,30 m (sperando che nel frattempo non cresca troppo, altrimenti l'esperimento verrebbe falsato), lo facciamo scendere fino al bordo del bacile lustrale a partire dal 13 febbraio, come abbiamo fatto con Sempronio. Tizio, l'amico alto 1,80 m, che a forza mi ha voluto accompagnare, memore della sua esperienza, sorridendo, dice al ragazzino: “armati di coraggio fin verso il 30 di marzo!”. L'altro, deglutendo, fa una smorfia e si appresta alla lunga attesa. Con grande sorpresa di tutti, il fascio di luce illumina il pozzo, ma non vi è traccia dell'ombra di Caio. Solo il 16 di febbraio questa si manifesterà all'interno del 2° anello (Fig.11). Mentre l'ombra completa, dalla testa al polpaccio, si manifesterà solo a partire dal 1° marzo (Fig. 12).

Fig. 11

Fig.12

Passano i giorni e a fine marzo il ragazzo è già spazientito quando scende per l'ennesima volta al bacile, ma proprio quel giorno, quando il sole si allinea con la scalinata, esclama anch'egli “Eureka!”, ma non tanto per l'ombra rovesciata, quanto per quella che lui pensa sia la fine di quella estenuante attesa.

E quando gli dico che dovremmo andare l'indomani e l'altro pure se fosse necessario, ho dovuto promettergli un gran bel regalo per dissuaderlo.

Per tanto a suon di regali, il ragazzino, ha continuato a scendere nel pozzo, giorno dopo giorno, fin verso il 7 di aprile, giorno in cui l'ombra capovolta ha smesso di manifestarsi (Fig.13). Comunque per essere sicuro di aver bene operato, tra sa pere e non sapere, ho misurato la statura di Caio: è alto ancora 1.30 m.

Fig. 13

Conclusioni

Il racconto mostra e le immagini dimostrano, l'arbitrarietà della manifestazione luminosa capovolta agli equinozi.

Si noti infatti che al variare dell'altezza del soggetto coinvolto, varia il periodo durante il quale l'ombra si staglia nella sua quasi interezza sulla parete del pozzo sacro.

Si noti ancora che se il soggetto coinvolto si posiziona un solo gradino più in alto, anche quello è fattore che influenza, a parità di altezza del soggetto, la durata del periodo durante il quale si osserva l'ombra capovolta nella sua quasi interezza (Fig.14), che nel caso dell'uomo alto 1.80 m, l'ultimo giorno di manifestazione non sarà il 30 di marzo ma il giorno successivo.


Fig. 14

Per tanto non vi è un periodo limitato e tanto meno una data ben precisa durante il quale l'ombra rovesciata si manifesta dentro il pozzo sacro, ma quel periodo, nei tre casi presi in esame, varia da un minimo di 29 giorni per una persona alta 1,80 m, posta in piedi sul bordo del bacile, ad un massimo di 37 giorni per un soggetto alto 1,30 m posto nello stesso punto.

Dal punto di vista puramente geometrico possiamo dire che il periodo preso in considerazione va dal giorno in cui i raggi solari hanno una inclinazione che, rasentando i gradini della scalinata, proiettano l'ombra dell'uomo a partire da metà del polpaccio in su (Fig. 6), fin verso il giorno in cui i raggi solari, lambendo lo spigolo del primo architrave di copertura della scala, sfiorano la calotta cranica del soggetto illuminato (Fig.7).

Oltre quel limite di inclinazione i raggi solari tendono a mantenere in ombra, man mano, una porzione sempre più grande della testa e quindi, l'ombra capovolta man mano “perde” la testa.

Possiamo, quindi, riassumere col seguente specchietto la situazione che si viene a creare:

soggetto alto 1,80 m il periodo va dal 1° marzo al 30 marzo – 29 giorni

soggetto alto 1,60 m il periodo va dal 1° marzo al 2 aprile – 32 giorni

soggetto alto 1,30 m il periodo va dal 1° marzo al 7 aprile – 37 giorni

Provare per credere.

Ecco che, alla luce di quanto esposto, quella che nel pozzo di Santa Cristina viene percepita come una sorprendente manifestazione luminosa intenzionale nei giorni attorno all'equinozio, in realtà persiste in un arco di tempo troppo lungo per essere considerata intenzionale; ma il fatto che la durata del periodo dipenda dall'altezza del soggetto che proietta l'ombra, dirime definitivamente la questione.

Però. Vi è un però!

Chi vede nella riflessione dell'ombra capovolta una manifestazione sublime legata al pozzo sacro non è tanto lontano dalla verità. Una verità ben più nascosta e difficile da scovare senza lo studio sistematico del monumento.

E lo studio sistematico del monumento dimostra che in effetti i nipoti dei costruttori di nuraghe usarono la riflessione dei raggi solari nell'acqua, ma non in occasione degli equinozi, ma in occasione del 21 di aprile e, quale manifestazione conseguente, il 21 di agosto.

Ben diverse sono le manifestazioni luminose che avvengono in quelle due date all'interno del pozzo sacro, perché la prima avviene dal 16 al 21 di aprile (il 21 è l'ultimo giorno di cinque della manifestazione), la seconda avviene dal 21 al 26 di agosto (speculare rispetto ad aprile). La registrazione dell'evento fu realizzata associando le manifestazioni luminose in quelle particolari date a precisi particolari architettonici inamovibili. Manifestazioni luminose e particolari architettonici che abbiamo descritto nello studio sul pozzo di Santa Cristina pubblicato in questo blog apartire dal 07 ottobre 2018.

Altro che mistero!


note

1 Si veda nell'articolo linkato il capitolo 16 e in particolare la spiegazione relativa alla Fig. 63. 

2 Si veda nell'articolo linkato il capitolo 6.


6 commenti:

  1. A riguardo della seconda domanda, per quanto ho potuto constatare nei miei studi, ritengo che non vi sia alcuna manifestazione lunare intenzionale nel pozzo di Santa Cristina, e questo per due cause. La prima l'ho rimarcata con la nota 1 che correda il link associato allo studio del pozzo sacro, dove spiego il perché non è possibile che vi siano in quel pozzo sacro registrati negli stessi particolari architettonici (12° anello) il lunistizio medio, come afferma Lebeuf e il solstizio d'estate, come io ritengo: o l'uno o l'altro. Ma a dirimere la questione entra in scena la manifestazione luminosa solare del 21 di aprile che si manifesta sempre all'interno del 12° anello. Ecco che la bilancia pende nel piatto della manifestazione solare e non di quella lunare.
    La seconda causa la troviamo nel pozzo di Funtana coberta di Ballao. Se il 12° anello nel pozzo di Santa Cristina registrasse veramente il lunistizio medio, dovrebbe registrarlo pure il 12° anello del pozzo sacro di Funtana coberta. Invece no. In quel pozzo è registrato sempre il 21 di aprile, con la manifestazione luminosa nel 12° anello, e ancora il 21 di giugno, sempre in quell'anello. Mentre l'analisi della sezione del pozzo sacro, mette in evidenza che la luna non può mai illuminare il 12° anello né al lunistizio medio, né al lunistizio maggiore settentrionale.

    Per quanto riguarda il numero di gradini, che sono in numero di 24 e non di 25 come alcuni sostengono, vi è da dire che si devono contare le alzate (parete verticale) e non le pedate della scala. E questo perché se prendiamo in considerazione un dislivello superato da un solo gradino, abbiamo due superfici orizzontali (pedate), una inferiore e una superiore e tra queste una superficie verticale (alzata). In secondo luogo il bacile non fa parte della scalinata, per tanto non possiamo contare come gradino la parete circolare piena d'acqua. Ragione per cui contiamo 24 alzate, quindi 24 gradini.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Solo ora mi rendo conto che ho lasciato una parte della risposta nella tastiera. Ringrazio Anonimo per la segnalazione dell'errore; in effetti è 1.30 m e non 1.80 m.

      Elimina
  2. Bell'articolo Sandro. Penso che meriterebbe una bella conferenza esplicativa. Perchè una cosa è spiegare scrivendo e un'altra spiegare alla buona dicendo. Penso che ci sia qualcuno che ha l'intenzione di prepararla. Ti faranno sapere.

    RispondiElimina
  3. Ciao,

    Sono abbastanza nuovo in questa materia. E se l'astronomia fosse un effetto secondario e non ciò per cui è stata creata (per qualsiasi scopo)?

    E se avesse a che fare con le frequenze?

    Ho letto da qualche parte (non trovo più il sito) l'ipotesi che il nuraghe abbia a che fare anche con le frequenze. Sedendosi in un nuraghe, può avvenire la guarigione o il riposo, in base alla struttura del nuraghe.

    Lo vediamo già nelle chiese: una ricerca di una signora irlandese mostra che i rosoni emettono una certa frequenza in base alla loro forma. Gli studi dimostrano che le dimensioni delle cattedrali sono esattamente quelle di una certa lunghezza d'onda. Allo stesso modo, le piramidi in Egitto, archeo-astronomicamente, ma ora si sta gradualmente scoprendo che certi corridoi contribuiscono tutti con il loro angolo, altezza, lunghezza a certe frequenze.

    L'acqua, la struttura del pozzo, l'altezza del foro e dell'acqua, +/- 6,9 metri ho capito sole, luna, tutto può avere un impatto.

    In ogni caso, molto interessante!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si può dire di tutto. Chi può fermare la fantasia. E bada bene, Gianluigi, che non sto criticando la fantasia in quanto tale, perché proprio quella può dare l'incipit per nuove scoperte. Ti basti solo l'esempio della postierla di Murru mannu in Tharros, per capire quanta fantasia sia stata necessaria a me, a colpo d'occhio e nel tempo d'un batter di ciglia per capire che quella non è una "postierla". Ma se quella "fantasia" si fosse fermata a quella immagine senza indagine alcuna, non avrei scritto un saggio su quel monumento.
      Con questo spirito accolgo la tua ipotesi e ti chiedo: riesci a dimostrare quello che ipotizzi?

      Elimina