venerdì 8 luglio 2016

"Trovo comunque strano che la notizia se fondata non abbia avuto ampio risalto!"

O anche: come ci guadagnammo un altro lettore. Che ha ragione da vendere.

di Atropa Belladonna

Sulla pagina facebook di Monte Prama Novas é successo di recente un episodio simpatico. Belle come il sole abbiamo riproposto una scultura rinvenuta nel 2001 a San Sperate, località Paulilongu (1) (fig. 1), scoperta pubblicata da Vincenzo Santoni nel 2008 (2). Si tratta di un cosiddetto modello di nuraghe in arenaria quarzosa, la cui altezza residua è di 94 cm e che presenta una figura umana scolpita-purtroppo frammentaria ed erosa. Ebbene io e Romina ormai a questa figura ci eravamo abituate, avendola ormai vista su ben tre pubblicazioni (1-3) ed avendola già proposta 3 anni fa sul blog Monte Prama (4).

Figura 1: la scultura di San Sperate rinvenuta nel 2001, località Paulilongu (da 2)

Dopo averci accusato in un primo momento di "bufalite", siamo riuscite a convincere  il nostro lettore a suon di bibliografia e con l'aiuto di testimoni che la notizia è vera, verissima e non sto qui a parlare dell'assoluta valenza culturale di questo stupendo reperto, perchè dal cappello conico, alle trecce, all'inserimento in nicchia del personaggio per arrivare alla cavità in zona genitale, quel reperto meriterebbe un museo apposito. Quello che è interessante è una serie di frasi che il nostro lettore ha detto, che giustificavano la sua incredulità: "....concorderete con me che un ritrovamento così importante nel Paese Museo non sarebbe passato inosservato, come minimo giunta comunale e sindaco avrebbero subito informato la popolazione e indetto una presentazione "ufficiosa" che non c'è stata...[..] una scoperta così sarebbe l'orgolgio degli speratini [..] trovo comunque strano che la notizia se fondata non abbia avuto ampio risalto!"
Come avrete capito il nostro nuovo lettore era un osso duro, ma alla fine si è convinto. Anche se quelle perplessità se le deve purtroppo tenere: già, come mai al ritrovamento non è stato dato ampio risalto? Domanda che si potrebbe fare per tante di quelle cose in Sardegna - la quale incredibilmente a volte pare perfino "vergognarsi" delle sue eccezionalità archeologiche- che ormai non ci se la fa neppure più. Invece facciamocela, ancora una volta, riguardo ad un altro reperto da "museo apposito": quale altra regione, quale altro archeologo, quale altro paese non avrebbe gridato ai quattro venti-facendo un tam tam infernale- la notizia del ritrovamento di un'altra straordinaria scultura: quella di Serra 'e is Araus (fig. 2), il cd. "modello altare".

Fig. 2. Il modello altare di Serra 'e is Araus (da 5). Rinvenuto nel 2000, per caso, e pubblicato nel 2012. 

Un autentico colosso in pietra calcarea, la stessa delle statue di Monte Prama. Ha un diametro di 90 cm; venne ritrovato a Serra 'e is Araus di San Vero Milis nel 2000. E stia certo, il nostro nuovo lettore, che alla giunta comunale di allora non è passato neppure dall'anticamera del cervello di presentarlo alla popolazione! è stato reso noto solo 12 anni dopo (e di certo non dall'archeologo scopritore-che è l'archeologo ufficiale del Comune di San vero Milis - ma da Alessandro Usai (5)).

Secondo me una cosa così non ce l'ha nessuno, e di musei archeologici ne ho girati parecchi. Eppure è andata così: è stato pubblicato 12 anni dopo la sua scoperta. Prima ancora di pubblicarlo ne è stato concessa l'immagine, seppure a bassa risoluzione, da usare sull'etichetta di un vino. In qualunque altro luogo del mondo credo che lo avrebbero gridato ai quattro venti, altro che giunta comunale! lo avrebbero pubblicato sul "Journal of Universal Discoveries" (che non esiste, ma tanto per capirci), invece è stato usato per l'etichetta di un vino. Un reperto dalle tante possibili implicazioni culturali, e di cui abbiamo parlato in più di una occasione (6).

Quattro anni fa la scultura era esposta al Centro Giovanni Lilliu, a Barumini. Non sappiamo con certezza dove sia ora.

1. Vincenzo Santoni, San Sperate. Località Paulilongu. In: Simbolo di un simbolo. I modelli di nuraghe, A cura di Franco Campus e Valentina Leonelli, Ara Edizioni, 2012, pp. 364-367
2. Vincenzo Santoni & Ginetto Bacco,  Il Bronzo Recente e Finale di Su Monte - Sorradile (Oristano), in La civiltà nuragica: nuove acquisizioni, Atti del Congresso, Quartu S. Elena (CA): 543-656, 2008.
3. Vincenzo Santoni, Il quadro culturale della produzione e dell'arte figurativa nuragica, in “I Nuragici, i Fenici e gli altri”, 2012, pp. 81-110. 
4. Nuraghetti con accompagnamento umano, monteprama.blogspot.it, 28 AGOSTO 2013
5. USAI A. 2012, San Vero Milis. Un modello di nuraghe da Serra ‘e is Araus, in CAMPUS F., LEONELLI V. (a cura di), Simbolo di un simbolo. I modelli di nuraghe, Ittireddu, pp. 264-265
6. monteprama.blogspot.it. a. Mörderisch schön! e di "cultura Monte Prama", 25 MAGGIO 2014; b. BAT-woman e la prigioniera col Toro, 22 MARZO 2014. 

10 commenti:

  1. Risposte
    1. E non hai neppure fatto un grosso sforzo credo!
      Ci hanno mandato fotografie ulteriori, dove sul coronamento si vedono dei segni-forse dei triangoli, forse degli zig-zag, forse anche altro. Purtroppo il manufatto è molto eroso, inizialmente fu messo in una discarica durante dei lavori di ristrutturazione. Io non sono neppure sicura di dove sia ora.

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  2. Per quanto riguarda la scultura di San Sperate in essa c'è ben visibile il nuraghe fallo e il dio all'interno che è l'energia di quel fallo. Ma essendo la scultura 'scritta' la spiegazione maggiore ovviamente si ottiene attraverso di essa. Sai bene dove c'è scritto hy (che dà la vita).

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  3. Bellissima questa di San Sperate...non sapevo decidermi se vederci una figura antropomorfa nell'atto di indossare un copricapo (o mantello) conico, che sembra ricalcare l'ogiva della tholos, oppure una grande testa taurina con le corna e il disco solare nascosto, seppur svelato, dal copricapo stesso. Gli occhi starebbero al posto dei capezzoli e il muso/bocca al posto del "foro" genitale. Se non c'è una voluta ambiguità tuttavia la presenza delle trecce mi toglie il dubbio propendendo per la figura antropomorfa.

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  4. Comunque, le due sculture sembrano fatte apposta per integrarsi: NR H 'AB H = H 'OZ H HY. Lui Luce Lui Padre/ Lui forza Lui datore di vita: Lui padre della luce forza che dà la vita.

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  5. Sì, 'antropomorfa', 'nuda' e 'androgina', come spesso in nuragico viene disegnata o scolpita la divinità. Il 'pezzo' di San Sperate è un unicum, se si escludono i sigilli di Tzricotu, per capire sia il 'simbolo' nuraghe, sia quale divinità celeste rappresentasse la sua potenza architettonica. Ma le nostre 'perle' -si sa - finiscono nel nulla del tempo. O nelle 'discariche' reali o metaforiche che possano essere!

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  6. Potrei pensare che il copricapo di forma conica fosse una sorta di uniforme che distingueva il sacerdote che officiava i riti all’interno del nuraghe. L’immagine della scultura potrebbe alludere proprio a questo, nel senso che il copricapo ricalca, come giustamente rileva Angelo, la tholos.
    G. Lilliu in “Sculture della Sardegna nuragica” Ilisso editore, pubblica oltre al bronzetto di Vulci (pag.284 n° 111), che definisce “Sacerdote militare”, altre cinque statuine bronzee con copricapo simile; la prima a pag. 301 il n° 120, la definisce in modo dubbioso “sacerdotessa” oppure “matriarca”; la seconda a pag. 332 n° 145, che definisce “Sacerdotessa con stola”, la terza e la quarta a pag. 333 n° 146 e 147 definite entrambe “Sacerdotessa (o sacerdote)”, la quinta a pag. 335 n° 148 definita “Sacerdote orante e offerente”.

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    1. A me ricorda le sculture di sacerdoti babilonesi viste al pergamon di berlino.

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  7. Ma la scrittura non dice così! Del resto il copricapo a cono è tipico della divinità siriana definita 'Astarte'. Si tratta in realtà di una divinità androgina. Come ultima riflessione un nuragico non avrebbe mai accostato il simbolo nuraghe fallico ad un ...sacerdote con un copricapo fallico!

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  8. A meno che questi fosse il figlio del Dio!

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