mercoledì 28 settembre 2016

Il miracolo Monte Prama


di Atropa Belladonna

Fig.1. Monte Prama. In rosso l'area di scavo attuale (dal 1975 al 2015), indagata con il georadar nel 2014, in occasione dei nuovi scavi. In blu, l'area circostante indagata con tecniche geofisiche nel 2013, finora non scavata (1). 
L'attuale area di scavo a Monte Prama corrisponde a circa mezzo ettaro (5000 mq) (fig.1, in rosso, dal rif. 1). L'area indagata con il georadar dal team del geofisico prof. Gaetano Ranieri nel 2013 e 2014 ammonta a 7 ettari (in blu in fig.1); tutta l'area ha restituito anomalie, ma ancora non è stata indagata archeologicamente. Tranne una piccola area nuova di 500 mq scavata nel 2014 in un progetto congiunto tra Università di Sassari (Paolo Bernardini, Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca) e di Cagliari (Gaetano Ranieri). Questa piccola area si è rivelata importantissima, non solo per ciò che ha restituito dal punto di vista archeologico (2, 3), ma anche perchè ha permesso di testare l'approccio congiunto tra archeologia e indagine geofisica in questo tormentato sito (fig.2).



Fig. 2: l'area indagata nel 2014 (ca. 500 mq), a sud della necropoli "Tronchetti". Le anomalie rilevate dal georadar (sin.) si sono rivelati reperti archeologici facenti parte effettiva della necropoli. Il test ha quindi avuto pieno successo (1)

Questo test di pieno successo, avendo gli archeologi trovato i nuovi reperti e tombe proprio dove indicavano le prospezioni geofisiche, induce oggi l'archeologo Paolo Bernardini (4) a fare affermazioni decise, da cui traspare il suo entusiasmo per un sito che a dir poco è "miracoloso" (mio il grassetto):
[..] la carta geofisica di Mont'e Prama è stupefacente: il sito rivela allineamenti funerari, profili e perimetri di edifici, accumuli di materiali. La verifica archeologica è sempre indispensabile, naturalmente, ma quanto si vede nella mappa geofisica basta ed avanza a restituirci l'immagine reale di un grande santuario nuragico con una pianta complessa ed articolata, di cui il tratto di necropoli finora noto è soltanto una parte minima e forse neppure la parte principale. Credo che sia del tutto fuori luogo, ormai, continuare a parlare per Mont'e Prama di una semplice necropoli con statue funerarie e che sia opportuno al contrario, con umiltà, riconoscere la nostra ignoranza e nello stesso tempo proseguire con continuità nelle indagini, ammettendo che le nostre ricostruzioni e le nostre proposte , per quanto utili per l'avanzamento della ricerca, sono deboli, precarie e colme di lacune. E' certamente un atteggiamento più scomodo di quello di chi si ostina a dire che tutto è chiaro e tutto risolto; ma la ricerca scientifica cammina su spine e chiodi non su morbidi tappeti.[..]" (4, pag 20). 

Oggi neppure chi si è occupato per una vita di "Sardegna fenicia" parla più di una qualche influenza fenicia a Monte Prama: nel sito i Fenici continuano a rimanere fantasmi, così come lo sono ad Antas, dove sono state trovate tombe nuragiche singole come alcune tra quelle di Monte Prama (fig.3).

Fig. 3. Dal rif (5)

A questo proposito ho una osservazione; gli autori del rif. 5 scrivono sulla fase nuragica di Antas: [..]un contesto indigeno in cui i Fenici continuano ad essere assoluti fantasmi. Se davvero la valle di Antas fosse stata il centro di un importante culto indigeno l’assenza fenicia sarebbe inspiegabile, soprattutto in considerazione dello spiccato interesse manifestato dai Fenici verso le aree minerarie della Sardegna, di cui il distretto dell’Iglesiente, in cui si trova Antas, è sito primario; la frequentazione fenicia in altri celebri santuari nuragici dell’isola connessi all’esplorazione delle risorse minerarie dell’interno, illumina gli obiettivi di una strategia mercantile dell’interrelazione operata dai levantini e renderebbe il vuoto documentario di Antas ancora più incomprensibile [..] (5).
In altre parole P. Bernardini scrive che l'assenza dei Fenici ad Antas indica che lì non c'era un luogo cultuale nuragico. Mi sembra in contraddizione con quello che scrive su Monte Prama, dove i reperti fenici sono altrettanto assenti, ma lo stesso archeologo si dice sicuro che ci fosse un santuario nuragico.

Staremo a vedere cosa succederà negli scavi delle nuove aree da indagare, se mai si faranno.


(1) Ranieri, G., Trogu, A., Loddo, F., Piroddi, L., & Zucca, R. (2015, September). Geophysics-An Essential Tool for Modern Archaeology. A Case from Monte Prama (Sardinia, Italy). In Near Surface Geoscience 2015-21st European Meeting of Environmental and Engineering Geophysics.
(2) Usai, Alessandro. "Mont’e Prama 2015. Nota preliminare." Quaderni 26 (2015): 75-112.
(3)  Zucca R., Rubino S., Carenti G., Sias E., Panico B., Identità biologica e identità culturale dei morti di Mont'e Prama (Cabras OR),  Synopsis su Academia.edu, in Nizzo V. (ed.), Archeologia e Antropologia della Morte,  Convegno Romarchè 2015, 20-24 maggio in corso di stampa
(4)  P. Bernardini, 2016, "Mont'e Prama e i guerrieri di pietra", collana Sardegna Archeologica, Guide Brevi, nr. 1, Carlo Delfino ed.
(5) P. Bernardini, A. Ibba, Il santuario di Antas fra Cartagine e Roma, in J. Cabrero Piquero e L. Montecchio (cur.), Sacrum nexum: alianzas entre el poder político y la religión en el mundo romano, Madrid-Salamanca 2015, pp. 75-138 ISBN: 978-84-16202-07-2


14 commenti:

  1. ....'con umiltà, riconoscere la nostra ignoranza'. Sì, ma a chiacchiere! Su quel santuario (e chi erano mai i 'santi'?) non ci hanno mai capito nulla e continuano ancora a non capirci nulla perché nulla hanno mai capito della 'religio' nuragica. E ancora il motivo è la mancanza di umiltà.

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  2. Psss ...... santuario= luogo di culto ......... la tradizione cristiana se ne appropria in seguito.

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  3. Però Gigi se davvero c'è un santuario articolato e così grande..ti immagini? sarebbe una cosa magnifica

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  4. Io penso(?) che loro abbiamo capito benissimo,siamo noi non capiamo e deleghiamo sempre chi non ha nessuna intenzione cambiare rotta.Industrie obsolete,basi,assistenzialismo,discariche e bruciatori di aliga.Riuscirà il vento divino a scrollarci di dosso sto vecchiume....saluti

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  5. Politica a parte(per quanto la politica c'entri. Eccome!)noi non deleghiamo proprio niente. C'è chi delega la 'reazione' da cinquanta e più anni e chi combatte accanitamente per farla fuori. E, direi, senza 'vento divino'. Con i semplici ma potentissimi mezzi dell'uomo.
    Cara Aba, che ci fosse questo 'santuario' (con un tempio, quello ipotizzato anche da Lilliu) lo avevamo scritto, come sai, nel 2004 (cap.10), Quando nessuno ne parlava (e praticamente si nascondeva al mondo la portata dello straordinario ritrovamento) ponevamo molti interrogativi sulle statue, sul dove fossero collocate e che luogo mai fosse quello in cui erano state trovate: 'Tutti interrogativi -dicevo - che non hanno potuto avere che risposte parziali e che forse rimarranno tali per chissà quanto tempo ancora se non si provvederà a recuperare, in qualche modo, i pezzi più significativi (delle statue], ad interpretarli e a procedere ad ulteriori ricerche e scavi nella collina di Monti Prama (e non solo)'. Come sai, personalmente sono arrivato alla conclusione che a Monte Prama c'era la 'città' (chiamiamola così) santuario dove stava il figlio della divinità 'faraone sardo' con i sacerdoti scribi. Che quella città (come l'egiziana Menfi o Tebe) fosse la capitale politico -religiosa dell'isola. Se quello che sostengo ha fondamento e se fondamento hanno tutti i 300 documenti epigrafici (non dico quelli metagrafici)sinora rinvenuti in tutta o quasi tutta la Sardegna, Monte Prama e dintorni nascondono sotto la terra (così come il terreno di Tzricotu, non lontano da Monte Prama) l'archivio o, perlomeno, le tracce dell'archivio degli scribi dei Giganti. Non credo, per le singolari peculiarità del codice dinamico in mix, se non ad un 'focus' di cultura scrittoria che fosse accentrato e organizzato in modo tale da essere da input per tutto il territorio dell'isola. La 'cosa magnifica' e che tanto ti entusiasma per me è nelle cose. Mi auguro che in tanto territorio ci sia tanta archeologia da studiare ma anche tanta epigrafia da decifrare. I nostri 300 documenti epigrafici con le attuali informazioni forse sono un niente rispetto a quello che si potrebbe trovare. Parlo ovviamente di documenti epigrafici perché quelli metagrafici sono gli stessi 'modelli di nuraghe', i cosiddetti 'altari', l'architettura generale e particolare della necropoli e le stesse statue dei giovani o giovanissimi Giganti tori signori giudici. Pertanto non 'sarebbe', ma 'sarà' (quando sarà) una cosa straordinariamente 'magnifica'. Se la fortuna degli anni non ci dovesse assistere fai tu un grandioso applauso da parte mia.

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    1. Lo farò, ma spero che lo faremo assieme!
      Sai cos'è un'altra cosa che mi colpisce negli ultimi scritti , sia di Usai che di Bernardini? che si ammette finalmente che le tombe sono state manomesse, sia nel lungo intervallo intercorso dal 1979 ad oggi, sia in antico. Prima si era sempre letto che erano intatte, e la cosa mi lasciava molto perplessa: perchè distruggere, con estrema violenza, le sculture e lasciare le tombe intatte? In realtà quello che scrive Bernardini è che sono stati manomessi, spesso divelti, i lastroni di copertura, ma i pozzetti chiusi dalla lastrina sono stati lasciati integri: cioè non è stata manomessa la sepoltura vera e propria, ma solo la parte soprastante culminante col lastrone. Confesso che mi sembra molto strano.Cosa ne pensi?

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    2. È la politica,quella dei partiti purtroppo,che nuove o affossa le priorità

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  6. Qui ti dico una cosa che sembrerà un'eresia che vado esplorando come probabilità di evento storico. Zucca, abbandonata l'ipotesi dei fenici distruttori delle statue (con il concorso degli indigeni), si è affrettato a cambiare periodo e a rendere responsabili i punici. Per me furono i Romani dopo che si resero conto che Amsicora era l'ultimo dei 'Giganti' (altro che capo sardo punico!)e cioè un capo divino (figlio del Dio) religioso. Bisognava distruggere il 'mito' teocratico e annientare i simboli di quel mito. I sardi combattevano non per un uomo ma per un Dio. Quando i Romani vinsero a Cornus le ultime resistenze e distrussero la città (la rasero al suolo) distrussero anche il santuario e i simboli più eclatanti di quel luogo santo e sacro per tutti i Sardi. Scoperchiarono le tombe ma non vi trovarono (non comprendendo) niente di mitologico in esse. Non c'era bisogno di infierire su quello che ritennero irrilevante e tanto ....materialmente povero. Dal momento che non c'era nulla, ricoprirono e basta. Ciò dico (e anticipo un certo post) in estrema sintesi ben consapevole che bisogna addurre delle prove documentarie sia sulla identità di Amsicora sia sulla effettiva distruzione del santuario da parte dell'esercito di Tito Manlio Torquato. Ma ripeto per chiarezza: bisognava annientare la potenza mitico- storica dei 'piccoli faraoni', dei divini 'padri' dei Sardi che spingeva a fare una guerra religiosa ad oltranza. I Sardi, per Livio 'abituati ad essere vinti', continuarono 'stranamente' a resistere e a combattere per altri due secoli accanto ad altri capi tori divini di cui non sapremo mai il nome. Mitopoiesi? No. Lo vedremo.

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    1. Anche per me fu così: scoperchiarono e non trovarono nulla di prezioso. Secondo me i Punici non avrebbero né distrutto le statue né scoperchiato le tombe

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  7. Ma l'obbiezione più forte circa l'azione bellica punica di distruzione totale del santuario e delle statue è questa (e l'abbiamo già fatta): ti sembra mai possibile che i sardi nuragici vadano a braccetto con i punici nella seconda guerra punica e ne assecondino le mire antiromane quando qualche tempo prima essi avevano distrutto e infierito tremendamente sulle statue dei 'reges' sardi o eroi sardi che vogliamo chiamarli? Secondo te perché Zucca sposta il tiro sui punici nonostante questa prevedibile obbiezione? E se furono i Punici su quali basi scientifiche lo afferma? O è una delle tante sparate (non solo le sue) a cui siamo abituati sulla vicenda 'Monte 'e Prama'?

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  8. Io i due estratti di Bernardini mi permetterei di leggerli, insieme, così (senza avvertire di stravolgere, con questo, nulla e apprezzandone il senso):
    “Se davvero la valle di Antas, nel distretto dell’iglesiente (primaria area mineraria della Sardegna), fosse stata il centro di un importante culto indigeno, l’assenza fenicia vi sarebbe inspiegabile, in considerazione della frequentazione fenicia in altri celebri santuari nuragici dell’isola connessi all’esplorazione delle risorse minerarie dell’interno (che potrebbe interpretarsi nell’ottica di una strategia mercantile basata sulla cura delle relazioni). Ma questo, d’altronde, sarebbe inspiegabile quanto lo è la stessa assenza fenicia nel grande santuario nuragico (con pianta complessa e articolata) che è Mont’e Prama” (che esso sia da considerarsi presso l’area mineraria del Monti Ferru o semplicemente un intuibile punto nevralgico mercantile, come tale fondamentale per gli interessi fenici). “Per cui, in entrambi i casi, è opportuno, con umiltà, riconoscere la nostra ignoranza e, nello stesso tempo, proseguire con continuità nelle indagini, ammettendo che le nostre ricostruzioni e le nostre proposte, per quanto utili per l'avanzamento della ricerca, sono ancora deboli, precarie e colme di lacune.”
    Seguirebbe comunque una domanda: a parte i segni di una frequentazione fenicia (e sono tutti tutti d’accordo che in questi santuari vi siano segni certi dei Fenici?), mancherebbe qualcosa (e cosa) al sito nuragico di Antas di quanto permette agli altri (celebri) santuari nuragici (anzitutto nei distretti minerari) d’essere considerati tali?
    Ancora, a proposito della discussione, avrete certamente motivo per dire quel che dite, ma se voleste spiegarlo non saremmo in pochi, credo, a capire meglio: perché vi sembra sicuro che chi guardò dentro le sepolture non vi trovò nulla? Come potete escludere che quel che non si trova oggi fosse stato appunto asportato allora?
    Infine, a margine: con la manomissione del sito di cui stiamo parlando pianamente, che fine fa l’argomento dei frammenti di statua entro le sepolture quale testimonianza dell’epoca di costruzione delle statue? È un argomento cui dobbiamo rinunciare? O mi è sfuggito dalla memoria qualcosa (come, per esempio, almeno alcune sepolture che a differenza delle altre si sarebbero potute accertare inviolate fino allo scavo moderno)?
    Quanto alla distruzione da parte dei Romani sì, alla luce di quanto avete scritto sembrerebbe anche a me la ricostruzione più sensata.

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  9. No Francesco, i frammenti di lavorazione delle statue non sono stati trovati direttamente sotto i lastroni di copertura, sono stati trovati dentro i pozzetti e quelli non sono stati manomessi, erano sigillati.

    @Gigi. Questa storia della distruzione da parte dei Punici non regge, principalmente per quello che dici tu: non avrebbe molto senso, per quello che ad oggi si conosce dei rapporti tra Punici e Sardi. Ma devo dire che Tronchetti, descrivendo il suo scavo e le ceramiche puniche rinvenute, dice solo che l’accumulo dei frammenti di sculture non può essere avvenuto prima del IV secolo a.C.. Tutto il resto venuto dopo è speculazione, o come diresti tu “sparate”: non esiste alcuna prova che i Punici abbiano distrutto le statue, così come non esiste alcuna prova che lo abbiano fatto i Fenici di Tharros o i Nuragici stessi. Questa ultima ipotesi è lìaltra, che sta prendendo sempre più piede e che per me è la più fantasiosa di tutte-non perché in linea di principio impossibile, ma perché non ve ne sono né prove né indizi. Bernardini nel librino scrive (pp. 58-59): “La ceramica presente nella terra della colmata che rinserra le statue frammentate racconta in ogni caso una lunga fase di vita del giacimento di Mont’e Pama tra l’VIII e il V secolo a.C. e questo fatto permette di avanzare una ipotesi ulteriore che mi sembra maggiormente credibile. L’area sacra si sarebbe spenta lentamente, man mano che essa perdeva valore identitario e pregnanza culturale nel mutare dei tempi e nell’evoluzione dei culti e delle ideologie; questo progressivo abbandono avrebbe originato alla fine un episodio specifico, quello della distruzione violenta e dell’accumulo delle macerie, da collocare entrambi nel IV secolo a.C., i cui responsabili sarebbero le stesse comunità locali ormai culturalmente punicizzate e quindi con altri valori e riferimenti identitari e ideologici.”
    Ma perché mai un progressivo abbandono dovrebbe originare alla fine una distruzione violenta?

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  10. 'Man mano che essa perdeva valore identitario e pregnanza culturale'??? E questo con quali prove lo dimostra? Che ne sa lui del 'valore identitario' dei sardi nel V,IV,III secolo a.C.? Che ne sa della evoluzione dei culti e delle ideologie in Sardegna?Il fatto è che c'è di mezzo la forza del punico così come quella del fenicio prima. Arrivati i Fenici e messa a rischio l'identità. Arrivati i punici e persa l'identità! Semplice, no?

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  11. Quanto tempo dovrà passare prima della pubblicazione del fondamentale opera sulla archeologia sarda e i suoi benemeriti sacerdoti?
    Come titolo avrà, con molta probabilità, "Search for the lost Phoenician" nell'edizione inglese rilegata, "La ricerca del Fenicio smarrito" in italiano, a cui seguirà la versione cinematografica gagliarda e goliardica col titolo "Prof, mi son perso il Fenicio! (Me ne inventi uno di riserva, please?)", con tanto di interprete di studentessa con cazzuola e pennello, comprese minigonna e coscia lunga, parvenue direttamente dal penultimo Grande Sorella VIP.
    Se l'estate è vicina, anche il fico mostra i suoi germogli, disse non mi ricordo chi. Ora, anche i nostri archeologi, almeno quelli che sono fichi, mostrano di adattarsi, senza scosse, al "ritiro" del Fenicio, che diminuiscono di lunghezza e di larghezza come un'antica stoffa mai lavata. E se l'indumento è un pantalone, è chiaro che il suo rimpicciolimento non permette passi lunghi, ma invita alla prudenza.
    Mi pare che questo stiano facendo, con frasi a mezza bocca e poco chiare anche per un pubblico adulto.

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