lunedì 30 ottobre 2017

Gianfranco Pintore, il suo storico 'metti un blog contro' e l'inizio della crisi del dogma ' i sardi nuragici non scrivevano'.

 


   Un grande intellettuale e famoso giornalista che con articoli su articoli, giorno dopo giorno,  spese gli ultimi anni della sua vita per la lotta contro il dogma dei negazionisti circa la scrittura arcaica della Sardegna dell'età del bronzo e del ferro. Scrisse persino un romanzo in sardo (con tanto di scritta nuragica) sull'argomento anticipando, quasi da profeta, il momento in cui un 'anziano' e saggio accademico di prestigio, con il suo intervento, avrebbe determinato il mutamento di rotta. Penso che in questo momento sia giusto e doveroso ricordare quell'impegno generosissimo e la sua incredibile lungimiranza.



8 commenti:

  1. Grazie,Gigi,"saggio accademico di prestigio",ovviamente eri e sei tu.Se la memoria non mi fa cilecca,mi ricordo che in uno dei miei ritorni in Sardegna,Gianfranco mi portò proprio a vedere una grossa pietra che gli sarebbe servita,proprio,per scrivere "Sa losa de Osana",non ricordo se il luogo era sopra Orosei o Irgoli,so solo che era una splendida giornata.Scusatemi per questi ricordi personali ma l'emozione è sempre viva.

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  3. Il suono antico dell’acqua sulle pietre a sussurrare parole di conforto ed allegre, a volte sfuggenti.Il soffio del vento che porta lontano i profumi ancestrali del lentischio bagnato e del ginepro. A primavera, quando dopo le pioggie ed i giorni grigi, il sole splende e da spazio alla luce. Voci, visioni di un altro tempo e di vite solo immaginate, sognate; desiderate. Perche’ seduto su una roccia vicino al torrente sento richiami cosi’ lontani dalla mia realta’ attuale?
    Sono arrivato in moto, andando piano. Giusto il minimo per spostarmi da un punto ad un altro senza soffrire per il mio passo lento, e poi fermo, senza ragione, in un luogo reminescente di sogni pregni di memorie non mie, di un passato glorioso e lontano sento le voci e mi inchino agli sguardi di chi mi chiede: “Perche’?”. Sono in una gola che viene chiamata Bidde’e Mores. Pochissimi i documenti disponibili online, ma dopo averlo trovato per caso alcuni anni addietro, torno qui ogni volta che sono in Sardegna.Ci torno da perfetto ignorante. Gli affanni di quelle vite sono presenti, le pietre franate ed ormai avvolte dalla vegetazione mi obbligano a cercare una ragione per l’esistenza quel posto. Un ruscello, una vallata forse fertile a suo tempo e sentieri nel verde interrotti dal tempo e dall’assenza dell’uomo. Forse una via dal Campidano verso l’Iglesiente, forse solo un luogo di culto dell’acqua. Forse solo la mia voglia di Sardegna dopo tanti mesi passati lontano dalle nostre pietre, i nostri suoni, i nostri profumi. Ma allora, perche’ viene sempre la voglia di chiedere a quello che ci troviamo intorno: dimmi, dimmi la tua storia.
    La curiosita’ si alterna alla paura imposta dall’essere da soli in posti remoti. Ah! Se quelle pietre potessero parlarci! Chi e cosa fummo? Perche’ il negazionismo bigotto ed indottrinato si ostina a negare la storia? Non posso accettare che non ci fosse una lingua ed una scrittura, non posso accettare che noi non fummo. Magari e’ solo una devianza causata da un DNA che contiene il seme della ribellione, della convinzione dell’unicita’ , dell’essere parte di un qualcosa che fu’ e che adesso ci sfugge.
    Ma l’ossessione e’ incurabile: chi eravamo? E forse, alla luce delle innumerevoli invasioni che sicuramente hanno diluito il nostro patrimonio genetico, chi erano?
    Carissimi autori del blog di Maymone, aiutateci voi a capire. E grazie per tutto.

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    1. Signor Diego,il suo commento non solo è poesia ma esprime tutto l'amore che abbiamo per la nostra meravigliosa terra.E si ricordi" a bellu a bellu",la verità viene sempre fuori e dobbiamo anche ringraziare il "tostorrudu" Gigi Sanna ed ora anche il grande Francesco Cesare Casula con "La storia della Sardegna",Finalmente i sardi rialzano la testa.

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  4. Concordo con la signora Grazia per l’impressione che si prova di fronte alle parole di Diego perché fanno tenerezza e arrivano direttamente al cuore.
    Sono convinto però che, pur essendo importante sapere chi eravamo, serve sopra tutto essere consapevoli di quello che siamo oggi, ciascun per conto suo e, si spera, tutti quanti insieme.
    Voglio dire che non ho aspettato sapere che i Sardi scrivevano dieci secoli prima dei Romani, che i Sardi scolpissero magnifiche statue tre secoli prima dei Greci, non ho aspettato nulla per sentirmi orgoglioso di essere sardo.
    Sono andato militare a vent’anni, per di più allievo ufficiale in mezzo a persone scelte in tutt’Italia, quando non avevo conosciuto che Marmillesi come me, salvo qualche professoressa siciliana.
    Mi sono trovato in mezzo a gente che diceva “Io sono di Roma; io sono di Verona; io sono di Caserta, ...”, mentre io dicevo di me stesso di essere sardo e poco ,m’importava di dire che ero della provincia di Cagliari, di Sassari o di Nuoro. “Sono sardo” dicevo. E basta.
    Ero timido e pagu bessiu, certamente m’intimidiva trovarmi accanto a gente che aveva esperienze diverse e maggiori delle mie frequentazioni, ma dopo tre giorni vidi e mi convinsi che nessuno dei miei colleghi mi era superiore, pure essendo io deprivato culturalmente ed economicamente.
    Non ho mai creduto neppure di essere superiore a tutti gli altri, ma inferiore mai a nessuno.
    Questo sì.
    Ecco perché dico che qualsiasi scoperta si vada facendo, pro o contro, non fa che aggiungere o togliere una foglia all’albero della nostra essenza di sardi.
    Ora, se l’albero della nostra essenza di sardi è come un melo a dicembre, una foglia in più o in meno muta la vista; ma se l’albero è un leccio o un ulivo, una foglia che cresce o una foglia che cade non cambia in nulla la situazione.
    Questo è quello che penso; questo è il sentimento che ho cercato di trasmettere agli scolari di cui ho avuto la responsabilità di aiutare a crescere per sentirsi se stessi.
    E se la signora Grazia dice che finalmente i Sardi rialzano la testa, mi perdonerà ma non ci credo, per due motivi principali:
    1 – per rialzare la testa, bisogna che prima la si abbia abbassata;
    2 – chi ha abbassato la testa, non tutti, ma spesso lo ha fatto per proprio tornaconto. La rialzeranno, semmai, non perché si scopre che i Sardi sono stati ecc. ecc., ma quando vedranno un ulteriore loro personale tornaconto.
    Quanti ne conta oggi di quelli che rincorrono il proprio tornaconto e basta, infischiandosene dei Sardi antichi e di quelli attuali?
    Suppongo che non le basterà un giorno intero.

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  5. Signor FRancu,d'istinto avrei voglia di abbracciarlo,lei è,veramente una persona eccezionale,per come scrive,per la sua sardità orgogliosa,e,come sempre,ha ragione a criticarmi sulla testa alzata.Ormai ,lei lo sa che l'istintività predomina sul mio scarso raziocinio(anche,se in fondo,ce l'ho,mi creda).Quando si parla di Sardegna perdo anche quel poco di raziocinio che ho e,quindi,scrivo cavolate;ma lei mi perdona,vero?

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  6. No, non le perdono niente.
    Primo, perché non sono ancora dio;
    secondo, perché ai miei occhi lei non ha peccato.
    Comunque mi abbracci quando e come vuole. Non può farmi che piacere.

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  7. La ringrazio,anche se non è Dio,ma per me lo è,cumpresu asa?(le ho dato del tu,non so scriverlo con il lei)

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