giovedì 13 febbraio 2020

CHE PALLE QUESTI CORONAVIRUS!


di Francu Pilloni



















A vederli, mettono simpatia.

Ricordano i disegni dei bambini fantasiosi sull’orlo di una crisi di noia e anche i dipinti del doganiere Rousseau e degli altri pittori naif slavi, russi o anche italiani.


A prima vista sembrerebbe che siano fatti per ruotare questi benedetti coronavirus; certamente a chi se li è presi gli girano come trottole.
Anche la Natura, nel suo piccolissimo, non poteva che essere naif, perché essere naif significa essere naturaliter, termine latino da non tradursi con “naturista”, al quale i coronavirus, più che girare, gli pendono.

Tutti abbiamo letto sui giornali e ascoltato dalla tivù e dalla radio del pericolo di un contagio a livello mondiale, una pandemia la chiamano, che è possibile se non probabile, altrimenti i provvedimenti di chiusura e di controllo messi in atto sarebbero eccessivi.
Molti di quelli che masticano di economia e di PIL mondiale parlano di recessione in Cina e, di conseguenza, in tutto il mondo.
Per me sono problemi così complessi che non cerco di capirli, li do per recepiti, ma senza emozioni.
Mi è ritornato in mente invece, e mi ha destato malumore, qualcosa che ho letto di recente in un libretto da poco, autori due ragazzi, che prospettava la situazione degli umani a un certo punto della crescita in numero degli individui della specie.
Nel libretto viene chiamato “Il teorema dell’anacoreta” e recita – riporto a memoria – che gli stessi calcoli fatti dal Creatore prevedono un limite alla crescita del genere umano, raggiunto il quale gli individui si comporteranno nei rapporti con i propri simili con somma indifferenza gli uni verso gli altri, non importa neppure che siano stati amici o parenti, creando di conseguenza un clima di ostilità, di insofferenza, di rabbiosa competitività che condurrebbe (il condizionale è mio) alla violenta autodistruzione della specie.
Il fenomeno viene connotato come acrobioacediosi, che malamente interpreto come “stato di accidia in cui l’umanità entrerebbe quando avrà raggiunto la colmatura (acro in greco: il punto più alto) del popolamento del pianeta. L’accidia, l’ignavia dunque, sarà ferale per lo stesso individuo e per il prossimo in quanto nessuno si sentirà in dovere di badare a chi non è autosufficiente, fosse pure il proprio figlio neonato.
Per quando è previsto l’evento della colmatura del genere umano?
Onestamente non lo so, anche se nel libretto si parla di numero, non di data.
Con l’attuale crescita esponenziale della popolazione mondiale, suppongo che la data non sarà lontana. Forse anche i sintomi dell’intolleranza, della cieca violenza, della somma indifferenza già cominciano ad affacciarsi. Non dico che non siano mai esistiti i tempi duri, ma venivano riconosciuti come tali. Oggi tutto ciò ci appare come la normalità.
Non voglio comunque fare un sermone quaresimale, e non solo perché siamo in pieno carnevale.
Ho la mia età e, se dovessero sopravvenire gli eventi mentre ancora respiro, mi armerei di coraggio e di un binocolo, siederei sulla cima della collina dove sarei riuscito a salire, guarderei il mondo e, suppongo, mi lascerei morire. L’accidia avrebbe colpito pure me, secondo l’oracolo dell’anacoreta di cui s’è forse perso il nome.
Ma, a pensarci sopra per un attimo, di uno che si ritira a vivere in solitudine si può dire che abbia una propria identità individuale oppure che ne abbia assunto una collettiva?
Come mi pare di aver appreso dalla lettura di quel libretto, dico che non tutte le domande richiedono una risposta; dico anche che neppure tutte le domande hanno una risposta e ancora che non tutte le domande hanno una risposta univoca.
Soddisfo invece la domanda implicita: a quale libretto ho alluso più volte?
Gli angeli portano scarpe rosa”. Se siete curiosi, io l’ho acquistato in rete.

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