lunedì 22 agosto 2016

L' ORO BIANCO DI THARROS

di Stefano Sanna

Così recita un’antica favola che narra di un re che chiese alle sue tre figliuole quanto l’amassero: “ Ditemi, come e quanto mi amate”. La prima figlia gli disse che l’amava come e più di tutti gli agi in cui viveva. La seconda disse di amarlo più di tutte le vesti e i gioielli suoi più preziosi.  La terza gli disse che l’amava più del sale. Al che tutti si misero a ridere, pensando che fosse una sciocca ad esternare con così scarso valore il suo affetto per il padre; ma il re capì il significato profondo di tale affermazione, perché si può vivere senza agiatezza e sfarzo, ma non si può sopravvivere senza il sale!

Oggi che il sale lo compriamo con pochi spiccioli e alcun problema, non riusciamo a capire quale importanza rivestisse nell’antichità; quale potere deteneva chi lo produceva e chi ne controllava il commercio, in quanto pochi erano gli stagni naturali nei quali si raccoglieva e molte le genti che ne facevano uso.

 

 
 
LE ROVINE DI THARROS
Tharros è situata sulla costa occidentale della Sardegna, e più precisamente sull'estrema propaggine meridionale della penisola del Sinis. Furono certamente la morfologia del territorio e la posizione favorevole a determinare già in epoca nuragica la scelta del luogo di insediamento di quella che fu una della più grandi città dell' antico Mediterraneo.
 
Poco distante da Tharros si trova la laguna di Mistras, che si estende per circa 600 ettari nelle adiacenze del golfo di Oristano, che in certe stagioni con esso è in tutt'uno e non gode di apporti significativi di acqua dolce . Circa vent'anni fa Francesco Cubeddu con il suo parapendio a motore, durante un volo sulla laguna di Mistras, nota per la prima volta una serie di cerchi incavati nel terreno: quattro file parallele leggermente sfalsate tra loro. Lo stesso Cubeddu suggerisce che possano trattarsi di antichi depositi portuali: enormi giare interrate dedicate alla conservazione delle merci. Gianni de Falco, esperto in geomorfologia costiera, sostiene che non c'è nessun fenomeno geologico naturale che possa essere ricondotto a formazioni di quel tipo

 

Mistras ,uno stagnetto temporaneo dove l' acqua è evaporata lascia intravedere una serie di cerchi con il sale
In assenza di scavi archeologici si resta nel campo delle ipotesi e pur condividendo in parte quella di Cubeddu, vorrei proporne un'altra di ipotesi, ovvero, che quelle depressioni possano essere antiche saline utilizzate dagli abitanti del Sinis alcuni  millenni fa. Con molta probabilità un'area molto vasta della laguna era utilizzata per la produzione del sale. L' acqua marina veniva raccolta in grandi vasche circolari disposte in prossimità del litorale ed evaporava naturalmente permettendo cosi la concertazione del cloruro di sodio. Tharros è stata un importante scalo commerciale al centro delle rotte che collegavano i grandi porti del Mediterraneo e la morfologia del territorio permetteva la produzione in grandi quantità di questo prezioso minerale è allo stesso tempo di commercializzarlo facilmente. La storia dei popoli mediterranei si identifica con la storia del sale, elemento ritenuto più prezioso dell'oro. Ricordiamoci che il sale in tempi lontani era utilizzato come moneta di scambio in tutto il bacino del Mediterraneo. I soldati romani ricevevano una razione di sale come retribuzione per i loro servizi, il “salarium” appunto, da cui ha avuto origine il termine “salario”.
Sempre nella  penisola del Sinis, precisamente all' estemo nord , nel costone di un piccolo promontorio, a qualche decina di metri dalla costa, sono presenti una serie di cerchi scavati nella terra, dove si nota la particolare diposizione a scalare  delle depressioni circolari nel terreno  ; forse è da  questo particolare , che le genti del passato hanno chiamato  quel  tratto di costa  "Scab' e Sai": ovvero "scale e sale".




 depressioni circolari disposte in modo a scalare

 
Spostandoci a Kaunos , nel distretto turco di Ortaca nella provincia di Mugla Dalyan, che in epoca passata è stata un grande centro commerciale per  la produzione e il commercio del sale, gli archeologi hanno trovato e riportato alla luce, 48 saline circolari ubicate nella zona della spiaggia di "Izturzu" risalenti a 2000 anni fa ,che guarda caso ricordano molto da vicino quelle del Sinis.
foto A.A
Mentre queste saline si trovano nel Niger a Teguidda in Tessoun
foto by anselme  tratta da panoramio



12 commenti:

  1. Che tempismo, incredibile. Sembra tutto preparato. Bella anche questa ipotesi.

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  2. Signor Sanna,la ringrazio,come sempre,per le bellissime foto della nostra meravigliosa terra tanto martoriata e non apprezzata dai nostri politici.Tutte le volte che parlo con amici che sono andati in Sardegna,sento dire:"La Sardegna è bella per il suo mare" e non sanno che la nostra terra è bella anche per le scoperte archeologiche,così poco apprezzate ed incentivate da coloro che ci governano. Se Aba fosse il presidente della regione sarda,le cose andrebbero diversamente e,con uno sviluppo del turismo intelligente ci sarebbe più lavoro per la popolazione.Mi scuso per lo sproloquio,ma io stessa ho conosciuto le nostre ricchezze attraverso i vari blog.

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  3. Grazie Ergian45 e Signora Grazia , Signora Grazia , concordo pienamente con lei

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  4. Sai che questa idea delle saline quasi quasi mi sconfinfera?

    Grazia ti ringrazio della fiducia, ma secondo me come presidente della regione Sardegna sono la persona meno indicata dell'Universo!

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  5. sicuramente da approfondire, con un saggio di scavo da parte degli archeologi molti dubbi svanirebbero..

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  6. Caro Stefano, se percorri la parte della costa di Capo Frasca che procede verso Pistis noterai che ci sono dei cerchi (non ti so dire quanti) perfetti sulle piattaforme della scogliera. E con il sale dentro! Ho pensato che fosse l'azione del mare a determinarli ma, sentendo il tuo parere, potrebbe essere stata l'azione dell'uomo. I cerchi venivano fatti forse perché le mareggiate raggiungevano l'altezza della scogliera. E d'estate si poteva così ottenere la provvista del sale. Ho visto quei cerchi una ventina di anni fa. Con un permesso del comandante del poligono potresti verificare. Ricordo anche che la profondità di quei cerchi era notevole: almeno 30 0 40 cm.

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  7. Grazie prof. Sanna molto interessante , da verificare senz' altro!

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  8. complimenti per l'intuizione frutto di osservazione, studio è confronto; se manca ancora la prova certa, non ne esistono altre contrarie e attendibili allo stesso modo.solo una semplice verifica che non si capisce perché nessuno ancora l'ha mai fatta.

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  9. Grazie Marinella , infatti basterebbe una semplice verifica per togliersi ogni dubbio . Ma l' unico interesse degli archeologi in questo momento nell' area di Mistras è concentrato nella ricerca dell' ipotetico porto di Tharros. A mio parere, stanno prendendo una bella cantonata..

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  10. Buonasera a tutti. Intervengo solo per dire che i saggi di scavo stratigrafico intorno alla laguna di mistras sono stati fatti dall‘università di Sassari qualche anno fa. Si doveva confutare o meno l‘ipotesi di un geomorfologo che ipotizzava un passato di 3 mila anni bf in cui lo stagno non esisteva. I saggi hanno dimostrato la correttezza dell‘ipotesi definendo un periodo di formazione compreso fra i 2 mila anni bf e il tardo medioevo.

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  11. Buonasera a tutti. Intervengo solo per dire che i saggi di scavo stratigrafico intorno alla laguna di mistras sono stati fatti dall‘università di Sassari qualche anno fa. Si doveva confutare o meno l‘ipotesi di un geomorfologo che ipotizzava un passato di 3 mila anni bf in cui lo stagno non esisteva. I saggi hanno dimostrato la correttezza dell‘ipotesi definendo un periodo di formazione compreso fra i 2 mila anni bf e il tardo medioevo.

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  12. Una cosa molto interessante, appena possibile vorrei andare a vedere.

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