venerdì 30 novembre 2018

Il destino nel nome (o nel cognome)?


di Francu Pilloni


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da Ilsole24ore.com
Nomen omen, si diceva a Roma tanti anni fa, vale a dire che il destino sta nel nome che porti, che il nome è presagio del tuo destino o anche un augurio per la vita. Così anche il cognome e, se ce l’hai, pure il soprannome.
Dio lo voglia o Dio ce ne scampi?

Per parlare di me – prima che sparli di altri - direi “Dio lo voglia” visto che Francu, Francesco, storicamente significa “libero da padroni” (vedi Villanovafranca, villaggio affrancatosi nella prima metà del XIX secolo dal barone di turno, gli Zapata se non ricordo male), mentre Pilloni in sardo genericamente indica un volatile e, se mi si concede, confesso che mi permetto spesso di volare, specialmente con la fantasia. Ho un secondo nome, Giuseppe dall'altro mio nonno, in ebraico “uno che crescerà” in cosa non so, a parte l’età, o forse “agli occhi del Signore” (Dio lo voglia!), ma lasciamo perdere, non mi illudo proprio. Nomen omen, dunque.


Che dire, ad esempio, a proposito di Luigi Di Maio?
Sia chiaro che non intendo parlare degli affari della sua famiglia, ne ho le tasche piene come chiunque altro. 
Non parlo neppure delle sue estemporanee e contraddittorie uscite, dapprima inaspettate, poi subite da tutti, tali che mi hanno riportato alla mente le famose “misasate” dei primi anni ‘70, le uscite settimanali del ministro calabrese alla P. I. che riempivano le prime pagine dei giornali del lunedì. Ricordo che gli insegnanti anziani, che snobbavano l’edizione del lunedì dell’Unione Sarda perché praticamente parlava quasi esclusivamente di sport - si chiamava l’Informatore del lunedì -, cominciarono a comprarlo per leggere appunto la “misasata” della settimana che il ministro pensava di sabato, passava l’informazione alle redazioni la domenica e usciva stampata al lunedì.
In effetti Misasi, democristiano di sinistra, intendeva riformare la scuola, aggiornarla ai tempi, metterla al centro del dibattito politico. Era avanti di trent’anni: nel nuovo secolo, molti governi avrebbero messo mano alla riforma della scuola e, ahimè!, col solo risultato di impoverirla della sua centralità, di progettualità e di contenuti, se è vero che oggi in molte aule si vedono veri e propri tafferugli come in un saloon da film western, fra studenti ignoranti come cowboys, fra studenti e insegnanti, fra insegnanti e genitori, né mancano i coltelli e le pistole.

Vado invece per il significato del nome e del cognome.
Luigi è l’approdo di una lunga navigazione fra contrade e parlate diverse di un nome composto in cui la prima parte significa “gloria”, la seconda “battaglia” o anche “scontro”, “lotta”, “zuffa”, “rissa”. 
Per tutto ciò in cui oggi egli è impegnato, che sia in battaglia su più fronti non v’è dubbio alcuno e che ne tragga notorietà e fama, se non proprio gloria, è indiscutibile.
Quanto al cognome, Di Maio - se fosse sardo sarebbe De Maiu, cioè del mese di Maggio -, non passa inosservato che la sua fama e la sua battaglia più grande sia avvenuta nel maggio scorso, nel tentativo riuscito di fare un governo nazionale. E dunque, anche per lui nomen omen?
Certamente sì, ma omen significa presagio, destino, qualcosa che riguarda anche il futuro.
Allora, prima di guardare avanti, siccome siamo nel campo del probabile, della superstizione e della chiaroveggenza, mi viene in mente un altro “di maggio” e non quel Joe, famoso campione di baseball e primo marito di Marylin Monroe, ma Umberto II di Savoia, detto appunto “Re di Maggio”, perché subentrò al padre V. Emanuele III il 9 maggio 1946, durando in carica solamente 32 giorni, sino al 10 giugno seguente, a motivo del referendum istituzionale del 2 di giugno.
Ora, da maggio a maggio, dal 2018 al 2019, è previsto un appuntamento decisivo per il vice-premier, vale a dire le Elezioni per il Consiglio dell’UE.
Che sarà “lotta” appare certo sin da ora. Sarà anche “gloria”?
Nel 2014 il M5S arrivò al 21%, con 17 consiglieri su 73; nel 2018, alle politiche, conseguì oltre il 32% dei voti.
Basterà al vicepremier uguagliare almeno il risultato del 2014? o sarà deluso se scenderà sotto il risultato delle politiche?
In Italia, con ragionamenti da sofista, è facile dichiararsi vincitori quasi in ogni caso. Il problema sta in cosa pensano gli iscritti.
Comunque, ci basta un etto di pazienza e si vedrà.

3 commenti:

  1. Signor Francu,finalmente si è deciso di allietarci con la sua immensa ironia! Insieme ad essa ha aggiunto la sua grande cultura sul significato dei nomi e parte di storia.Essere liberi è una gran cosa,la ringrazio di avere tralasciato le disavventure sul babbo di Di Maio e,come dice Crozza,"I politici dovrebbero nascere orfani".

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