Le statue di Monte Prama
una collocazione
Immagine del tutto fantasiosa (sotto tutti i punti di vista)
sulla collocazione dei Giganti di Monte Prama trovata sul web
di Sandro Angei
Vedi ➽ 1° parte
Nella
prima parte dello studio abbiamo descritto la funzione e la posizione
dello specimen A1 in relazione ai sigilli cerimoniali; e
questi ultimi in relazione alle statue di Monte Prama. Ora una
domanda si pone: Dove erano collocate le statue di Monte Prama?
La
domanda si pone perché vi è una difficoltà non di poco conto
relativa alla esposizione dei sigilli, i quali essendo sacri e
recanti scrittura sacra non potevano essere osservati da chicchessia.
Non potevano, in sostanza, essere esposti al pubblico.
Ne
abbiamo un esempio eclatante nel Vecchio Testamento, nel quale si dice delle “tavole della legge” recanti la parola di Dio, che vennero gelosamente
custodite nell'arca dell'alleanza.
Il loro nascondimento era talmente perentorio che qualsiasi
tentativo di avvicinamento all'arca dell'alleanza senza particolari
precauzioni era punito con la morte.
Detto questo
i casi sono due: i sigilli non erano infissi sulle statue, oppure se
lo erano, le statue stesse non erano né all'aperto, né tanto meno
visibili esse stesse, ma custodite all'interno di un tempio chiuso e
accessibile solo a pochi eletti: sovrano in carica e sacerdoti1.
E questo perché in tutte le religioni: Egiziana, Mesopotamica,
Cretese, Greca, Etrusca e Romana e, non ultima quella Cristiana, il
simulacro della/e divinità era situato in un luogo recondito del
tempio stesso, il sancta santorum. Quello che in ambito
cattolico è il “tabernacolo”.
In
ragione di queste considerazioni è plausibile che anche le statue di
Monte Prama fossero custodite all'interno di un tempio ad esse
dedicato per via dei sigilli che esse portavano. L'ipotesi del tempio
fu avanzata anche da Giovanni Lilliu e da M. Pittau, tant'è che si
auspicava la “ricostruzione” del tempio dove riposizionare in
modo pseudo originale le statue.
Statue
che, lo ricordiamo, rappresenterebbero i figli terreni della
divinità yhw.
Una
divinità, yhw, non descrivibile se non attraverso le sue
manifestazioni: sole/luna e quindi luce, organo genitale, toro e in
ultimo attraverso i suoi rappresentanti terreni, i suoi figli
prediletti. Ecco che sotto quest'ottica religiosa possiamo immaginare
un tempio dove la divinità è rappresentata attraverso i suoi figli
e attraverso il sigillo specimen che decreta l'esistenza di
yhw (in modo del tutto autoreferenziale naturalmente).
In ragione
di ciò può essere accolta in modo verosimile questa nuova tesi che
vuole i fori sopra la spalla destra dei Giganti, il luogo dove
venivano fissati i sigilli cerimoniali realizzati ad personam;
ossia una sorta di cartiglio di identità di quel gigante.
Nè più
né meno dei cartigli dei faraoni egizi2,
che guarda caso avevano forma simile ai sigilli qui trattati.
L'ipotesi,
affatto peregrina, è rafforzata dal fatto che in alcuni fori
(antichi) trovati sulle statue è stato rinvenuto piombo o tracce di
questo, come abbiamo evidenziato nella prima parte di questo studio.
Una obiezione
E'
possibile che quei fori servissero a stabilizzare la statua mediante
saette di ancoraggio?
L'ipotesi, che fu avanzata da un amico in forma di domanda durante una discussione, benché
a primo acchito possa sembrare del tutto legittima e alternativa a
quello che l'architetto F. Laner definisce “terzo appoggio”3,
mostra una lacuna dal punto di vista antropologico; mentre dal punto
di vista meramente tecnico possiamo trovare una soluzione alternativa
a questa soluzione nonché al “terzo appoggio” richiesto
dall'arch. Laner per la stabilità delle statue.
Dal punto
di vista antropologico possiamo pensare che un sostegno di tal fatta
fosse almeno riduttivo se non disdicevole per un sovrano divinizzato
figlio di un dio “unico”, che doveva mostrare la sua forza e
stabilità senza bisogno di alcun aiuto (sostegno visibile) se non
quello del dio stesso.
Dal lato
meramente tecnico possiamo trovare una soluzione plausibile per
stabilizzare le statue, che soddisfi l'aspetto teologico e quello
statico in modo semplice e senza ipotizzare la funzione di “telamone”
delle statue stesse (vedi ancora nota 3).
Il
terzo appoggio non esisteva, ma le statue non erano telamoni.
Alla
soluzione del problema si avvicina la Dr. Valentina Leonelli nel
volume “Le sculture di Mont’e Prama - Conservazione e restauro”
a pag. 397 ella afferma: “I basamenti delle statue
presentano le superfici laterali lavorate in maniera grossolana e non
rifinite, come se dovessero essere incassate in un
ulteriore elemento, ipotesi che può essere
avvalorata dal fatto che tali basamenti risultano essere di
dimensioni ridotte rispetto al volume della scultura e al peso che
dovevano sostenere”.
A pag.
409 dello stesso volume la Dr. Antonietta Boninu nell'articolo “Il
restauro, le lacune e le fratture parlano” scrive: “...
Inoltre non sono da trascurare le caratteristiche formali delle
superfici delle basi; le due facce piane sono perfettamente rifinite,
per l'appoggio l'inferiore e per la vista la superiore, sulla quale
si impostava l'intera scultura, mentre le verticali sono sbozzate e
scabre. Analizzate le proporzioni complessive delle statue con i
valori ponderali è evidente che alle basi non è stata riservata
funzione esclusiva di stabilità della composizione, ideata e
realizzata con cura e perizia singolari.Escludendo a priori, nel
contesto qualitativo, una svista dello scultore, resta il campo di un
progetto per la collocazione originaria, che ha previsto una
struttura, nella quale ancorare e fissare ciascuna
scultura in sicurezza dell'opera e della funzione”.
(mio il sottolineato ndr)
La
soluzione/intuizione delle due ricercatrici è verosimile tanto da
poterla condividere pienamente.
Certamente non si conosce la foggia
degli elementi di incasso (almeno per ora) ma possiamo per lo meno
ipotizzare come potevano essere fissate le statue in maniera
conveniente e senza troppi marchingegni tecnici. La Fig.1 mostra una
delle possibili soluzioni.
In
sostanza il dentello ricavato nel bordo dell'incavo di alloggiamento
(evidenziato col cerchio A) di fatto incastrava il basamento della
statua facendo sì che la scultura, benché potesse essere
sbilanciata in avanti, se assoggetta ad una forza F non poteva
ribaltarsi facendo perno nel punto B. Evidentemente se non ci fosse
stato il dentello anche una piccola forza F poteva ribaltare la
statua.
Eventualmente
si sarebbe potuto inserire un semplice cuneo C per evitare qualsiasi
spostamento accidentale della statua nell'alloggiamento, se pur
angusto.
Questa è solo una delle ipotesi di natura tecnica adottabili.
Benché
io sia persuaso che le statue siano ben bilanciate e il loro
baricentro cada comunque all'interno della superficie del basamento,
questa soluzione mette al riparo da eventuali e imprevedibili
incidenti. Facciamo un esempio terra terra: l'azione se pur banale e
fortuita come quella di un animale, se pur di piccola mole come un
gatto, che poteva entrare in contatto in modo accidentale con le
statue, poteva arrecare danni irreparabili.
Fig. 1
Penso
inoltre, che vi sia la possibilità che le statue non fossero
completamente rifinite nel momento in cui furono alloggiate nel
presunto incavo. Si può ipotizzare infatti, che il vuoto tra una
gamba e l'altra possa essere stato ricavato dopo la posa in situ;
e questo per evitare possibili traumi in fase di collocazione, dovuti
alla maggiore fragilità di due caviglie completamente libere
rispetto ad una massa compatta (un setto di separazione che poteva
essere anche di pochi centimetri di spessore) che le teneva ben unite
(Fig.2).
Fig.2
In colore
rosso il setto di congiunzione che sarebbe stato asportato dopo l'installazione
Questa
soluzione, consona e funzionale, dimostra che le statue di
Monte Prama potevano reggersi da sole, per tanto non erano “telamoni”
come ritiene l'arch. F. Laner (vedi nota 3). Oltretutto se la
funzione delle statue fosse stata quella di telamoni strutturali4
come ipotizza l'architetto, queste sarebbero state sottoposte ad un
eventuale sforzo di flessione dovuto all'azione, benché non
costante, del vento sulla struttura gravante su di esse; col reale
pericolo di troncamento delle statue a livello delle caviglie. Così
non è se le statue fossero assoggettate solo ed esclusivamente al
proprio carico verticale.
Queste
considerazioni danno modo di ipotizzare un tempio come suggerito dal
Prof. M. Pittau (ammessa e non concessa la soluzione proposta dal
compianto Professore), che possiamo intendere composto da una serie
di colonne che reggevano una trabeazione lignea che reggeva a sua
volta un tetto pure di legno. E' possibile che il tempio fosse
realizzato alla maniera dei templi della Grecia arcaica tipo quello
di Lefkandi5,
con una base di pietrame sormontata da muratura di mattoni crudi e
struttura lignea. Questa soluzione darebbe una risposta a certi
indizi rilevati dagli studiosi che hanno individuato strati di cenere
nel terreno6
e tracce di annerimento su un cosiddetto modello di nuraghe per
evidenti segni di bruciatura legati all'azione del fuoco7.
***
Possiamo
ancora fare una ulteriore considerazione suggerita questa volta dal
Prof. Attilio Mastino ex rettore dell'Università di Sassari che
disquisendo del “sonno terapeutico presso gli eroi”8
riferito da Aristotele nella “Fisica”, ritiene di poter accostare
quella notizia alle statue di Monte Prama; e questo per motivi
contingenti.
Per
tanto alla luce di quanto scritto da A. Mastino (passo che invitiamo a leggere - vedi nota 8), ne deduciamo che
innanzi tutto Aristotele nella Fisica riferisce del rito relativo al
sonno terapeutico presso gli eroi, ma non parla in alcun modo di 'tombe' degli eroi, voce che parrebbe piuttosto un'aggiunta degli
scoliasti di Aristotele nonché una faziosa se non improba deduzione
in favore dei Greci.
Aggiunta che ha fatto subito pensare alle tombe dei giganti. Al ché verrebbe da domandare: “Quali delle oltre 1400 tombe di giganti sparse per tutta l'isola (quelle censite in modo certosino dalla Dr. Caterina Bittichesu), avrebbero custodito i 9 eroi Tespiadi?!”
Aggiunta che ha fatto subito pensare alle tombe dei giganti. Al ché verrebbe da domandare: “Quali delle oltre 1400 tombe di giganti sparse per tutta l'isola (quelle censite in modo certosino dalla Dr. Caterina Bittichesu), avrebbero custodito i 9 eroi Tespiadi?!”
Già
in ragione di questa domanda retorica si può ben capire che la tesi
a riguardo del rito di incubazione presso le Tombe di Giganti non
regge. E' più verosimile invece che il rito della incubazione si
svolgesse in un particolare e unico santuario (basti pensare al
novenario di N.S. del Rimedio presso Donigala Fenughedu – Oristano
- che attira devoti da ogni angolo della Sardegna sin dal XIII sec.
d.C., per rendersi conto che la distanza dal santuario (qualunque
essa sia) non è un problema e non lo è mai stato. Per tanto pensare
che Aristotele riferisse di un rito che si svolgeva a Monte Prama già
secoli prima di lui non è ipotesi tanto peregrina.
Ed il fatto che i fedeli si recassero presso gli “eroi (Giganti)” non significa che dormissero ai loro piedi, ma piuttosto nelle vicinanze, magari fuori dal tempio a quelli dedicato, o per lo meno, se proprio vogliamo pensare che ciò accadesse, dobbiamo pensare ad un tempio abbastanza grande da contenere i devoti che avrebbero dormito nelle adiacenze di quello che poteva essere il sancta sanctorum dove le statue erano gelosamente custodite.
Ed il fatto che i fedeli si recassero presso gli “eroi (Giganti)” non significa che dormissero ai loro piedi, ma piuttosto nelle vicinanze, magari fuori dal tempio a quelli dedicato, o per lo meno, se proprio vogliamo pensare che ciò accadesse, dobbiamo pensare ad un tempio abbastanza grande da contenere i devoti che avrebbero dormito nelle adiacenze di quello che poteva essere il sancta sanctorum dove le statue erano gelosamente custodite.
Conclusioni
A parte
queste ultime considerazioni accessorie, volgendo l'attenzione sul
tema relativo alla natura delle statue, spero che la trattazione
abbia chiarito i dubbi sulla postura delle sculture antropomorfe
(vedi ancora nota 3) e di conseguenza sulla loro natura e funzione;
perché, a parte l'aspetto strutturale, le statue di Monte Prama non
potevano essere dei telamoni per i motivi che legano queste ai
sigilli.
Se è
vero che i sigilli sono i cartigli ad personam dei Giganti,
questi non potevano assolvere ad una funzione teologicamente
aberrante come quella di essere parte architettonica di un edificio.
Non potevano essere “asserviti” al tempio, ma da questo
“ospitati”. Non potevano essere costretti ad un ruolo marginale
di “reggere” qualcosa al disopra di loro. Al disopra dei Giganti
vi era solo yhw, e yhw non poteva essere rappresentato in tal modo,
perché yhw non era retto da alcuno, casomai, Lui reggeva e
proteggeva.
***
Era mia intenzione andare oltre e trattare l'argomento circa la posizione atipica, nelle statue di Monte Prama, di alcuni fori in essere rinvenuti. Ma ho valutato che non è ancora giunto il momento di affrontare un argomento di tal fatta senza le adeguate e solide basi documentali. Di conseguenza lascerò ad un non lontano futuro (spero), pure l'esposizione del metodo tecnico che presumibilmente fu adottato per fissare i sigilli in quelle anomale quanto difficili posizioni. Dannata (benedetta) filologia!
note e riferimenti bibliografici
1 In
un primo momento (1977) G. Lilliu pensava che le statue fossero
installate in un tempio, ma sulla base dei risultati pubblicati da
C. Tronchetti, ritenne che le statue fossero protette comunque da
una copertura lignea, tesi accettata dalla Dr. Luisanna Usai in “Le
sculture di Monte Prama – Conservazione e restauro “Cangemi Ed.
pagg. 55 e 56.; ma ancora ricusata dall'archeologo C. Tronchetti che
scavò il sito.
2 Vedi
G. Sanna I Geroglifici dei Giganti, Introduzione allo studio della scrittura nuragica PTM Ed. cap. 12.2
3 F.
Laner Guerrieri di Monte Prama su Archeologia Nurgica 23/01/2012,
scrive: “Ad esempio, se il loro appoggio è dato solo dalle
due gambe, la statua non può reggere al ribaltamento, dato da una
lieve spinta o eccentricità del carico. Per reggersi, una statua di
pietra, ha necessità di un terzo appoggio. Si veda qualsiasi statua
litica dai greci a Canova! Ovvio che questo discorso non vale per
statue bronzee o metalliche, poiché tali materiali resistono a
trazione. Pertanto le statue di Monte Prama, con due soli appoggi,
possono resistere solo a carichi verticali e non possono che essere
telamoni. Devono essere “schiacciati”, ovvero solo compressi,
sollecitazione a cui la pietra regge ottimamente. Come corollario i
pugilatori non avevano in testa lo scudo –lo scudo lo hanno gli
scudieri!- bensì l’architrave del tempio.
4 Per
“telamone strutturale” intendo un telamone a tutto tondo su qui
grava per intero, lungo il suo asse verticale, l'intera struttura ad
esso sovrastante; per distinguerlo da un secondo tipo di telamone
che addossato ad una colonna o pilastro “finge” di reggere la
struttura.
5 Non
vogliamo paragonare il presunto tempio di Monte 'e Prama con quello greco dal punto di vista architettonico, ma relativamente ai
materiali usati (mattoni di fango), che per la loro natura non si
sono conservati.
6 Valentina
Leonelli – Il restauro richiama lo scavo – in : “Le sculture
di Monte Prama – Conservazione e restauro “Cangemi Ed. pagg. 397
7 Andreina
Costanzi Cobau, Roberto Nardi – L'intervento di conservazione e
restauro - in : “Le sculture di Monte Prama – Conservazione e
restauro “Cangemi Ed. pag. 136 Fig.9.
8 Attilio
Mastino - Aristotele e la natura del tempo:la pratica del sonno
terapeutico davanti agli eroi della Sardegna -
http://www.attiliomastino.it/index.php?option=com_content&view=article&id=244%3Aaristotele-e-la-natura-del-tempo-la-pratica-del-sonno-terapeutico-davanti-agli-eroi-della-sardegna&catid=41%3Aarchivio&Itemid=64
Circa la base credo, come dici tu, che abbiano ragione la Leonelli e la Boninu. E sono d'accordo sulla tua ipotesi di fissaggio ('saldo' fissaggio per motivi di 'scrittura, così come i 'certificata'magici dei bronzetti. Suggestiva mi sembra anche l'ipotesi circa il luogo dei 'dormienti' presso gli eroi. Apro una piccola parentesi su quest'ultima voce: gli 'eroi' in greco significa 'uomini divinizzati, semidei'. Se taluni insistono proprio nel dare ai 'Giganti' questo nome bisogna che non si contraddicano parlando di 'reges' e di 'principi' visti solo dal punto di vista economico -sociale. L'essere divino loro, l'essere dei 'tori' celesti (= potentissimi e figli degli astri luminosi) è l'aspetto fondamentale. Quello che più di ogni altra cosa spiegano i sigilli mortuari magici, le loro sofisticatissime carte d'identità che insistevano, come sembra sicuro, sulle loro spalle (vere e proprie singolari 'tabulae defixionis' queste, come lo erano quelle dei più 'umili' bronzetti).
RispondiEliminaPenso che gli archeologi, quelli intellettualmente onesti, ragionino secondo logiche che la scienza (fisica e matematica intendo) non può inficiare. Le due Dottoresse hanno visto giusto a parer mio, e si sono limitate (giustamente) a lanciare l'idea, senza entrare nel merito.
RispondiEliminaAd oggi questo seconda parte dell'articolo ha totalizzato oltre 2700 visualizzazioni. Non sono poche visto l'aspetto tecnico del tema; e non sono poche se le confrontiamo con le visualizzazioni della prima parte (1200) e quelle dell'articolo promotore (1100). Questo mi induce a pensare che l'argomento abbia toccato la sensibilità di chi, in un modo o nell'altro, si è sentito coinvolto. Malgrado l'aspetto tecnico, l'articolo ha fatto breccia nella curiosità dei lettori. Quei lettori che, attenti a tutto ciò che riguarda Monte Prama, hanno visto, pure loro, la realtà come è possibile fosse in quel luogo tanti e tanti secoli addietro. In sostanza abbiamo con questo studio, caro Professore, segnato un fil rouge che unisce Tzricotu, Monte Prama e le notizie di Aristotele. Abbiamo diradato, mi sembra, un po' (poco poco) di quella nebbia che avvolge le cronache antiche, cercando di contestualizzare quelle notizie. I nostri lettori questo lo hanno capito molto bene.
RispondiEliminaDato che ci siamo sulla buona 'comprensione' e possiamo andare 'oltre', pongo questa domanda. E' il gigante detto 'sbentiau' (quello, unico, che ha due fori) il più antico dei figli divini di yh? Se è vero, com'è vero, che lo 'specimen' inizia la serie dei sigilli mi sembra logico pensare che 'Sbentiau' inizi anche la serie delle statue. 'Sbentiau' allora sarebbe, per 'certificazione', il primo dei 'reges' divinizzati di Sardegna. Non è così?
RispondiEliminaIn effetti è possibile che sia così. La statua di “Isbentiau” potrebbe essere davvero la prima della serie, la più antica di tutte; benché, purtroppo, non potremmo mai sapere il nome del sovrano che rappresenta. Se l'asportazione dei sigilli dalle statue dovesse risultare vera, come ho ipotizzato nella prima parte dell'articolo, con quell'azione i sacerdoti privarono di identità quelle statue. Ma se questa affermazione è vera, potrebbe significare che le statue in se non avevano alcun valore senza quei cartigli. Il valore religioso era tutto nei sigilli. In ragione di ciò, se dovessero un giorno saltar fuori tutti i sigilli di Tzricotu, potremmo restituire il valore sacro a quelle statue, a prescindere dall'attribuzione del nome alla rispettiva statua. Potremmo dare il vero nome ad ogni Gigante; non più Isbentiau o Componidori o quale altro di fantasia, ma uno dei “tria nomina” scritti nei sigilli.
RispondiElimina