domenica 31 ottobre 2021

Tzricotu chiama Mont'e Prama. Mont'e Prama risponde.

 Un nuovo tassello post lilliano per scrivere un nuovo capitolo di Storia

ideale ricostruzione del ripostiglio dove furono rinvenuti i sigilli di Tzricotu 

di Sandro Angei

Il 24 dicembre 2020 il Prof. Gigi Sanna spiazzò la comunità scientifica con una notizia a dir poco clamorosa: l'indicazione in un prossimo futuro del sito di rinvenimento dei sigilli di Tzricotu.

 La svolta

Ieri pomeriggio nei pressi del nuraghe Tzricotu, distante 900 metri in linea d'aria dal sito archeologico di Mont'e Prama si è data una svolta storica alla questione Tzricotu. Alla presenza di Andrea Abis Sindaco del Comune di Cabras, di Efisio Trincas in rappresentanza di Antony Muroni, Presidente della Fondazione Mont'e Prama, di Giorgio Cannas, Francesco Masia, Giusy Fadda, Giorgio Galleano, Caterina Bittichesu mentalmente presente per ragioni di salute ed il sottoscritto; il Prof. Gigi Sanna ha dichiarato:

DICHIARAZIONE IN SITO (NURAGHE TZRICOTU DI CABRAS). RIUSCIREMO ORA A COSTRINGERE LA SOVRINTENDENZA  A

FAR ESEGUIRE LA PERIZIA SUL SIGILLO NURAGICO DEI GIGANTI DI MONTE 'E PRAMA? 

Ho ritenuto opportuno nonché doveroso invitare per l’evento le seguenti persone:

- Andrea Abis, sindaco di Cabras

- Anthony Muroni, Presidente della Fondazione Monte ‘ Prama

- Efisio Trincas, ex sindaco di Cabras e membro del direttivo della Fondazione Monte ‘e Prama

- Giorgio Cannas, primo testimone e conoscitore del sito 

- Sandro Angei, secondo testimone e conoscitore del sito

- Antonio Masala, giornalista 

- Giorgio Galleano, giornalista 

- Francesco Masia, studioso, storico della ‘quaestio’ circa la scrittura arcaica dei sardi

- Caterina Bittichesu, archeologa e organizzatrice della mostra permanente sulla scrittura nuragica inaugurata in Macomer nel 2011.

- Giusy Fadda, bibliotecaria, organizzatrice del nostro recente corso on line di epigrafia nuragica

- Gaetano Ranieri, geofisico e studioso del sottosuolo attraverso il georadar.   

    Ringrazio coloro che sono presenti degli invitati precisando che il Presidente della Fondazione Monte ‘e Prama, impossibilitato a partecipare alla riunione, è rappresentato dal dott. Efisio Trincas e che la prof.ssa Caterina Bittichesu è assente per motivi di salute.

   Le suddette persone sono tutte, in qualche modo, interessate alla ‘quaestio’ riguardante gli ormai notissimi sigilli di Tzricotu. Ringrazio tutti per la loro disponibilità. 

I motivi della riunione. Premessa alla dichiarazione.

  Essa si sarebbe dovuta tenere alla fine dell’anno scorso o ai primi mesi del presente anno ma a causa dell’impraticabilità del luogo (completamente allagato per vari mesi) e di difficoltà di incontri tra persone a causa del Covid 19 siamo stati costretti a procrastinare quanto già annunciato nel confronto dibattito pubblico tra il sottoscritto e il prof. Raimondo Zucca circa la scrittura ‘nuragica’ tenutosi due anni fa in Villanova Forru. Infatti, nell’occasione avevo dichiarato  (per farla finita con fastidiose e pretestuose polemiche) che avrei rivelato il luogo  dove, agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, erano stati trovati dei minuscoli sigilli di bronzo in serie di fattura nuragica. Ho raccontato che l’amico Gianni Atzori, informato – così mi disse - da amici suoi abitanti di Cabras, mi aveva condotto nei pressi del Nuraghe Tzricotu dove era avvenuta la scoperta. Condotto e informato però con una promessa: che non avrei mai rivelato a nessuno il luogo mostratomi. Dopo la morte di Gianni Atzori, avvenuta nel 2002, ho continuato a mantenere fermo il segreto e non ho mai raccontato niente a nessuna persona ma con una eccezione: ho mostrato il sito a un mio compare di Terralba, il qui presente Giorgio Cannas. Andando avanti con gli anni (nessuno, si sa, è immortale) non volevo che un segreto di tale importanza restasse assoluto. Praticamente per più di quindici anni c’è stato un silenzio tombale circa il luogo preciso di rinvenimento dei sigilli. Ciò a malincuore, come ognuno può immaginare, perché è stato pregiudizievole per la ricerca scientifica e perché mi ha creato non poche difficoltà, come sapete, per dimostrare ‘scientificamente ‘, cioè con i fatti, e non solo con le numerose prove epigrafiche e paleografiche, che i bronzi non erano di fattura bizantina (come qualcuno sosteneva), ma nuragica. Ora, dal momento che ancora ci si ostina nel sostenere la non antichità (nuragica) dei manufatti e neppure, dopo così tanto tempo, ci si decide da parte della sovrintendenza, a portarli ad esaminare con una perizia metallografica (perizia che ci direbbe tutto, ma proprio tutto, sul manufatto) ho ritenuto opportuno venir meno alla promessa fatta all’amico Gianni, rompere il patto e indicare così alle persone e alle istituzioni interessate il luogo della scoperta dei sigilli. Devo aggiungere però che qualche anno fa ho ritenuto di raddoppiare la sicurezza che il ripostiglio non restasse per sempre ignoto e indicato quindi anche allo studioso e ricercatore Sandro Angei il presente sito archeologico.  

Come già ho avuto modo di raccontare nella mia pagina di facebook del 24 Dicembre dell’anno scorso, in questo luogo dove ora ci troviamo ho potuto vedere molto poco e con fatica (era una giornata molto nuvolosa). Dall’alto, attraverso un’apertura circolare in cui poteva passare (scendere) appena una persona, si è intravisto un vero e proprio nuraghe interrato o meglio la tholos di esso. Dai filari più alti, a noi vicini, ho potuto subito notare che essa era fatta di corone di pietre non isodome. L’altezza della camera poteva essere di quattro metri e forse più e il diametro di tre o più metri. Nulla si poteva scorgere nel fondo se non, a stento, della fanghiglia e dell’acqua che era colata e che ancora colava giù dall’apertura, essendo ancora presente un rigagnolo dovuto alla pioggia del giorno (o dei giorni) precedenti. Ci chiedemmo naturalmente cosa potesse rappresentare architettonicamente quella struttura e pensammo anche ad un pozzo sacro interrato. Niente altro posso aggiungere se non il particolare, non penso insignificante, che durante la visita al sito (o subito dopo) Gianni Atzori mi disse che girava la voce che chi aveva scoperto e preso frettolosamente i bronzi aveva purtroppo rotto l’olla in cui essi erano contenuti. Ciò dico perché, se così fosse i frammenti del recipiente dovrebbero trovarsi da qualche parte ancora lì. 

Dichiarazione 

Ciò premesso passo a dichiarare:

- Che nei pressi di questo luogo si trova la suddetta costruzione in forma di un nuraghe interrato.

- Che in essa furono rinvenuti i sigilli seriali (chiamati anche ‘tavolette’) A1, A3, A4 e A5, cioè il sigillo specimen o matrice e gli altri tre esemplati su di esso; quelli di cui, come si sa, subito dopo il ritrovamento, fece dei calchi con pasta da odontoiatra l’odontotecnico di Oristano Ninni Blumenthal. Dello specimen si ha, oltre che il calco, l’originale in bronzo, consegnato nel 1998 dal contadino Andrea Porcu al dott. Raimondo Zucca perché lo consegnasse a sua volta alla Sovrintendenza di Cagliari.

- Che oggi faccio presente al Sindaco Di Cabras, come doveroso, l’esistenza di un sito di notevolissima importanza insistente nel territorio da lui amministrato.

- Che oggi faccio altresì presente al dott. Anthony Muroni, presidente della Fondazione Monte ‘ Prama (rappresentato nella circostanza dal dott. Efisio trincas), l’esistenza di una struttura architettonica, vicinissima alla collina di Monte ‘e Prama (900 metri circa), che non ha solo valore per l’archeologia. Infatti essa interessa anche la scrittura arcaica dei sardi e quindi l’epigrafia generale nel bacino del mediterraneo. Ho chiesto ed ottenuto un incontro, tra alcuni giorni, con il suddetto Presidente durante il quale parlare non solo della ‘quaestio’ Tzricotu ma anche del dato scientifico che ci dice che i sigilli una volta si trovavano saldati con il piombo nelle spalle dei cosiddetti Giganti; sigilli (non sappiamo quanti fossero), scritti con insuperabile maestria, mostranti la loro precisa identità; ma parlare anche, in ragione di ciò, di un fatto importantissimo di valenza storica: chi furono coloro che, con ogni probabilità, distrussero le statue e perché le distrussero;  e chi furono coloro che, nell’imminenza della distruzione, pensarono di salvare drammaticamente ciò che più importava: il nome di essi, in modo che il loro annientamento non fosse per sempre. Parlerò di ciò e di altro ancora con il dott. Muroni perché in qualità di Presidente della fondazione ritengo che sia la persona più indicata in quanto preposto alla valorizzazione di tutto ciò che possa riguardare Monte ‘e Prama e i ‘Giganti’. Non nascondiamo che è nostro intento far sì che un giorno i sigilli, rinvenuti nel ripostiglio, possano di nuovo ritornare e - diciamo così - ‘riposare’ in quelle statue da cui sono stati strappati e fare così nel museo bella mostra di sé.

- Dichiaro infine che copia di quanto da me scritto e ora letto, con il disegno del ripostiglio (il nuraghe interrato) è stata consegnata alle persone qui presenti perché se ne servano per tutte le finalità che riterranno utili e opportune. 

Gigi Sanna

           Letto e consegnato ai convenuti presso il Nuraghe Tzricotu di Cabras il giorno 30 di Ottobre alle ore 16.

Ieri è stata scritta una bella pagina di storia.


7 commenti:

  1. Finalmente una svolta decisiva. Grazie per tutto ciò che doni alla tua Terra e al mondo.

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  2. Beni fattu, Gigi!
    Li hai messi di fronte alle loro responsabilità.
    Vediamo se il ripostiglio è altomedioevale e il Sinis è stato teatro di giostre cavalleresche.

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  3. I giochi sono fatti, vi è solo da aspettare pazienti, come facevano i "campesinos" di westerniana memoria, che aspettavano sotto "el sombrero" la calata de "el sol".

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  4. Una cosa bene ata Gigi Sanna e Sandro Angei. A chie tenet autoridade e podere at a ischire su chi si depet acher dae como in susu. Gigi e Sandro an a esser prontos a ponner in craru totu su chi bisonzat po b'aer unu contu de totu su fatu chi non manchet nudda. Torro grassias a Gigi e a Sandro po su triballu e s'intertenimentu a mandare a innantis totu sa chistione.

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    1. Michele, noi cerchiamo di far comprendere ciò che alcuni non vogliono capire. Il paradigma lilliano ormai è superato. Il post Lilliu, locuzione espressa con pacata gran voce da Francesco Cesare Casula, è la realtà di oggi. E' inutile, anzi dannoso, insistere nel nascondimento di un dato chiaro e oggettivo quale è la scrittura sacra di età nuragica. E' dannoso quanto inutile cercare sotterfugi per nascondere un dato oggettivo. Quale significato può avere un segno a forcella se non essere un “segno” che vuol veicolare un messaggio? Il decorativo (facile escamotage di alcuni studiosi) non esiste in età nuragica: tutto ha un significato, benché nascosto nella miriade di sfaccettature di questa impareggiabile civiltà. Anche il più bello dei monumenti: il pozzo di Santa Cristina, mostra una bellezza, insita nella forma, atta a raggiungere un obiettivo utilitaristico a disposizione della comunità. Il “bello” del pozzo di Santa Cristina è dettato non dalla ricerca dello stile, quanto dall'applicazione dei segnali divini (si veda ad esempio il mio articolo: “Il pozzo di Santa Cristina - il tassello mancante” del 26 agosto 2020). Ecco che in uno scenario di questo tipo, il sigillo di Tzricotu (lo specimen) possa sembrare astruso ad occhi ingenui, ma esso è il risultato del nascondimento del messaggio divino, che mai deve essere palese ma il più possibile nascosto (come d'altronde era celato dal segreto più stretto il terzo nome di Roma-Flora). Nome segreto e per tanto impronunciabile quello della divinità nuragica, parimenti a quello ebraico di estrazione, pure quello, cananea. Nome segreto quello di yhw che dava patente divina ai suoi figli tramite l'apposizione in quel sigillo primigenio (se così posso esprimermi) dei loro nomi espressi, in un certo qual modo, palesemente con grafemi riconducibili alla sfera del mondo materiale (segni protosinaitici, ugaritici etc.).
      Ecco perché i sigilli dei “Giganti” di Mont'e Prama furono tratti dalla loro sede naturale (le spalle delle statue), perché il loro nome era ed è palese ad occhi capaci di leggere. Così non è per il sigillo “specimen” che ancora oggi tenta di sfuggire alla interpretazione dando voce a semplicistiche congetture che lo vogliono opera altomedievale. E finché si continuerà con ostinazione a seguire questa strada, da una parte il fine ultimo delle genti nuragiche ha raggiunto il suo scopo (oggi del tutto anacronistico), ma nel contempo la mancata oculatezza dell'Accademia nega una pagina di vera Storia.

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    2. Bisogna insistere sull'espressione di Francesco Cesare Casula 'post Lilliu'. La scoperta della scrittura da noi chiamata per comodità 'nuragica' deve obbligare gli studiosi non solo a studiarla per benino per capirla ma anche per poter 'filosofare' e parlare di storia oggettiva dal momento che solo le fonti dirette possono illuminare sui reali accadimenti del tempo passato. Di quello che non è più 'preistorico' ma 'storico' grazie alle suddette fonti. Il Lilliu ha aperto giuste e sbagliate porte circa la conoscenza della 'civiltà nuragica'. Spetta a noi ora dire con franchezza, senza timori di profanare un idolo della conoscenza, quasi un dio (sardus pater), cosa c'è di vero o cosa di falso in quello che ha pensato e scritto. Il post Lilliu, con la scoperta delle impensabili fonti dirette, ci permette oggi di dire non poco e, con l'accrescersi del numero dei documenti, dire sempre di più. Gli archeologi, gli storici e i linguisti stentano ancora a capire ciò anche per questioni, diciamolo francamente, d'invidia. Ma l'invidia deve essere positiva poichè è la molla della conoscenza e della scienza se si mantiene tale e non degenera. Tutti i ricercatori seri e propositivi sono stati di necessità 'invidiosi'. Voi non immaginate quanto il sottoscritto lo sia, per esempio, nei confronti di tutti coloro che scoprono, talora lo straordinario,perchè il culo l'anno quadrato per l'insistere e non perdere tempo alcuno a detrimento del sapere scientifico.

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  5. Certo che questi sacerdoti e scribi enigmisti erano ossessivi e monocordi: sempre toro toro!

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