sabato 25 aprile 2015

Rubrica di Maymoni


02 novembre 2015
Ringraziamenti
   A questo punto mi sembra doveroso un ringraziamento.


   Un caloroso grazie a te, che hai dato modo di esprimere, in maniera così inaspettata nella sopita lingua di Sardegna, la nostra poesia in limba, che tenevamo in serbo dentro il cuore nostro e nei meandri del cervello rettile.
   Un grazie a te uomo dai mille volti, che hai dato l’impulso a tal disio insito in noi.
   Un grazie a te uomo senza volto che hai spronato la voglia di scrivere in quella lingua sarda dalle mille sfaccettature, dalle mille parole dimenticate, dai mille e mille muttetos.
    Un alleluia a te agnello divino, controllore dell’umano saper vivere, vendicatore delle ingiustizie, domatore di avidi caimani, ragioniere di musei ed aule magne, persecutore dei non allineati; garante per noi del placido e immutevole corso dei pensieri alla faccia dell’illuminismo.
    Un grazie a te e che l’eco di questo ringraziamento rimbombi “mei origas tuas cumenti su carru 'e nannai”.

***

  Per la sezione - Carò untore ti scrivo, così mi distraggo un po’-, ci scrive A. Bisumìu.

   Agnello di dio che togli i peccati dal mondo, abbi pietà di noi… che ci stiamo sganasciando dalle risate e tra non molto, tutti noi, sogneremo la tua faccia arlecchina, nelle notti di placido sonno.
   Perché sei così ar lecchino nei confronti di cert’uni e tanto inflessibile nei confronti di cert’altri? Sarà che il tuo ar lecchinaggio ti porti fortuna?!
   Come cantava Claudio Villa nel 1971 a Canzonissima “Chi mi da la cosa più bella che ha, io gli do la cosa più bella che ho.” Che bella canzone, s’intitola «La cosa più bella».
    Però c’è qualcosa che non quadra in questo [v]oto di scambio (come dicono in Germania), ossia, tu anonimo reggi gli attributi di creature esposte al sole, ma queste creature non si sa cosa stiano reggendo di te, a meno che non siano appese.
   Questa notte ad esempio ti ho sognato (pottau is barras indaorìas de s’arrisu), e nitidamente mi ricordo una mongolfiera: unu bellu palloni unfrau de no sciu ita (molto probabilmente solfuro di idrogeno), sotto la quale era appesa la navicella a forma di pentola, sai di quelle che si usano per la pecora bollita! Nel bordo esterno della pentola c’erano appesi, a mo’ di zavorra, tanti piccoli salsicciotti (a su mancu mi parrìada sattitzu), che la brezza di levante muoveva per l’aere e il fiato di ponente schiacciava sotto la pentola, “poita s’appiccajoni fiada longu meda”.
   Dopo un po’ è venuto a mancare il combustibile, tanto che il pallone gonfiato si è un poco afflosciato, la pentola ha incominciato ad oscillare, i salsicciotti pure. Tu fuochista, disperatamente cercavi “sturridendi comenti unu mobenti arresfriau”, di riavviare la fiamma, ma nulla da fare, non avevi più solfuro di idrogeno; per tanto la pentola, che era li lì per adagiarsi su un bel prato verde, una folata di maestrale l’ha portata in un campo appena seminato e lì è rimasta. Sconfortato sei sceso dalla pentola e ti sei reso conto che “is appiccaus fianta tott’asutta de sa pingiada”, allora hai gridato “agitoriu, agitoriu, benei a m’aggiudai, ca tottu su sattitzu esti assuta de sa pingiada!” Al che un contadino si avvicinò, guardò la pentola, la sollevò un poco, il tanto che bastava per vedere cosa c’era schiacciato sotto e sorridendo disse a te, ammiraglio dell’aria: “Su tziu non si pongiada in pentzamentu, ca cussu non è sattitzu, ma andada beni a su propiu, du furriasus a fund’in susu, ca su lori crescidi mellus!”

92 commenti:

  1. Il testo di Francu Pilloni era a commento di questo articolo, ma non fu visibile come tale, per tanto fu pubblicato come articolo. Lo riproponiamo qui nella sua veste originaria.

    In sa notti de centeunanotti, sizzimurreddus appicaus no spiccant su bolidu.
    S’airi, sazziada de bruvura, est pronta a s’allui,
    in terra su muschittu est brent’ a susu.
    Nienti scampu po is fraulaxus, nisciuna piedadi po is trasseris.
    Nottesta serrat una storia, innoi acabbat su mori de sa vida:
    A s’angioni torrau a medau, mancu sa mamma dd’hat connotu.
    Su pastori alluit fogu, ghettat una boxi a is bixinus:
    “Nottesta cenaus impari cun s’angioni chi fudi strammancau”.
    Is sizzimurreddus sturridat a conch’in basciu aintru de is gruttuas insoru,
    Hant intendiu su fragu de s’ollu abbruxau chi stiddiat.
    In su cinixu si spacciat sa boria de su mundu.
    (traduzione libera)

    Nella notte di milleunanotte, pipistrelli appesi non s’alzano in volo.
    L’aria, satura di nitro, sta per esplodere;
    gli insetti giacciono al suolo con la pancia per aria.
    Non c’è scampo per gli impostori, nessuna pietà per gli imbroglioni.
    Stanotte si chiude una storia, qui termina un sentiero di vita:
    L’agnello rientrato all’ovile, neanche la mamma l’ha riconosciuto.
    Il pastore accende un fuoco, dà una voce ai vicini:
    “Questa sera si cena in compagnia, c‘è un agnello che si era perduto”.
    I pipistrelli starnutiscono a testa in giù dentro le loro caverne,
    Hanno colto l’odore del grasso bruciato che cola.
    Nella cenere si perde la boria del mondo.

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    1. La poesia non ha confini, sta bene dappertutto.
      Onore a Francu.

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  2. Bellu su contu de su sattitzu! Mi seu arragodau ca candu is tedescus iant lassau sa Sarddigna e litziu su logu (segunda guerra mondialli) sa genti, po non nai su fueddu giustu, biendu e intendendu in is aposentus sciusciaus, tottu cussu pudesciori, di narat 'turronis'. A is picciocheddus narant: ' Attentus, non ficheis is peis in is turronis ca totu su logu est prenu! Allabai, sattitzu e turroni, cosa bella po pappai!

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  3. Mi seu scaresciu de nai chi su post postu in susu est de un'amigu chi di nant Zinzula. Deu non c'intru cun is turronis de is tedescus

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  4. Custa est una duina de is amigus de Crabas

    NARA BELLA DE CRABAS, NARA SE BERIDADI
    CA S'ANGIONEDDU NOSTRU DU CONNOSCIT S'ANADI

    trallalero, larella lella lero.....

    e custa est de is machillottus de Solanas

    DU CONNOSCIT S'ANADI E DU CONNOSCIT SA COCA
    BENI ANGIONEDDU BENI CA IMMOI A TUI TOCCA(T).

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  5. E custa est de Santu Giuanni 'e Sinnis

    IS PERLAS DE S'ANGIONI IMMOI FUNTI SESI

    NOTTESTA AS A BI' NDI STUPANT ATRAS TRESI

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  6. E custa est de ARRIOBA (ma funti maus, mi!)

    IN SU NURAXI ALBUCCIU S'AGATAT UNU BIDE'
    S'ANGIONEDDU SCIACQUAU ITA BELLU ''CHEDE' ''

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  7. Leggo tutti questi bei commenti(,menomale che l'unico che mi traduce è il signor Francu,)ma non ho ancora capito se voi conoscete nome e comgnome dell'untore.

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  8. “MAMMA DA GRANDE VOGLIO FARE L’UNTORE”!
    Le mamme più sagge mollano uno scapaccione e finisce lì. Le mamme superstiziose ricorrono all’Esorcista.
    Altre si preoccupano giustamente di non contrastare le aspirazioni della prole: ecco che rintracciano con facilità e grazie ai passaparola il catalogo dei comandamenti pubblicato in data 28 ottobre 2015. COME SI DIVENTA UNTORINI E UNTORELLE. (Perché: non si può aspirare a diventare Untore in persona! Inoltre un po’ di gavetta non ha mai nuociuto a nessuno.)

    1. NON AVRAI ALTRO EROE MASCHERATO ALL’INFUORI DI ME
    2. LA TUA CASELLA POSTALE SIA MOBILE E INFOGNATA
    3. MANDAMI (alla svelta che sono a corto di argomenti) PETTEGOLEZZI, DUBBI, SPAZZATURA: IO LI AMPLIFICHERO’
    4. RISCHIA TU CHE IO SONO UN EROE E MORTO NON SERVO NEPPURE COME RICORDO
    5. FORZE DELL’ORDINE E MAGISTRATURA SONO DELLE PIPPE
    6. COME MANDARE UN MESSAGGIO CRIPTATO: CRASH COURSE IN 8 RIGHE
    7. SPIA, NASCONDITI; RIFERISCI, NASCONDITI; GETTA MERDA, NASCONDITI;
    8. ONORA IL PROXY
    9. QUESTO SIA IL TUO LAVORO: OCCUPARTI DI CIO’ CHE GLI ALTRI NON VEDONO.
    10. SE TI SCOPRONO SONO CAZZI TUOI

    Segue un’appendice da appendicite:
    11. COMANDAMENTO PER I COLLEGHI: SOLIDARIETA’ ALL’UNTORE O MORTE!
    12. CERCASI COMMENTATORI CON FIRMA* * (ne abbiamo solo uno che viene qui per pubblicizzare il suo B&B: facciamo ridere i polli!)
    13. VOLETE MANDARMI DEGLI ARGOMENTI NUOVI Sì O NO?!?! REPETITA IUVANT MA QUI STO ESAGERANDO
    (14. RIFLESSIONI SEGRETE DELL’UNTORE: Dio benedica la pecora. Vorrei vivere in un mondo di pecore. Una Tigre non perde il sonno per l’opinione di una pecora. Asino nominato, asino presentato. Santa asinità, santa ignoranza! Parlare male di qualcuno è spaventoso, ma è peggio non parlarne. E poi chi se ne frega: chi ha santi in corte non muore di mala morte)

    Nonostante il comandamento 11 un collega gli ha mandato a dire senza tanti giri di parole che è un INFAME. In Basilicata gli archeologi hanno i problemi uguale come in Sardegna ma non usano cavalieri mascherati per fare le lamentele.
    L’UNTORE FAN CLUB per giovanile e senile inesperienza non hanno saputo bene come replicare e per la frustrazione hanno sbattuto per terra lo smartphone di turno (quello anziano e incazzoso ne rompe uno alla settimana che per questo ha bisogno di fare gli straordinari sui social e sulle chat). Ma non si vorrà paragonare la Basilicata con la Sardegna per piacere che qui pullula di pericolosi FantarcheoSardisti! Qui valgono altre regole, siamo fuori dai consessi civili. Per esempio: esiste in Basilicata un’archeologa che scrive sgrammaticata come la sceriffa del Sinis? Ma nooooo dai su non diciamo fesserie, sarebbe impossibile!
    E chi ha mai sentito parlare dei FantarcheoLucanisti, andiamo?!

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    1. Signor Stella del mattino e della sera,è stato S T R E P I T O S O.

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  9. Is antiuntoreddas de Masua m'ant mandau custa

    DU CONNOSCINT IN CRABAS NODIU EST IN GADDURA
    NON AT A TRIGAI MEDA SA CODRUA CUN FRISCIURA

    Trallalero, lallero lero .....

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  10. Ancora de Masua gioghillittendi gioghillittendi

    ANADIS E COCAS CHI FUNTI DU SCIDEUS
    S'UNA EST MOLENTATZA E S'ATRA MEDA PEUS

    Trallalero, lallero...

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    1. Dai,Gigi,lo sai che sto iniziando a faeddare su sardu ma soe ancora a s'asilu,traduche pro piachere.

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  11. O Gratzia abbaida chi b'est su vocabolariu! Ma te ne traduco una, quella degli amici di Masullas

    LE ANITRE E LE OCHE SAPPIMO BEN CHI SONO
    L'UNA E' UN'ASINONA E L'ALTRA ANCORA PEGGIO

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    1. Su vocabolariu sardu-italiano,deo non bi l'appo,cando potto l'accatto,anda bene? Gratzie meda.

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    2. Signora Grazia, a questo indirizzo:
      http://www.antoninurubattu.it/rubattu/italiano-sardo/Dulsi-9/
      trova tutti i vocabolari delle varie parlate sarde.
      E’ on-line per tanto può consultarlo agevolmente immettendo la parola cercata nella finestrella con la lente in alto a destra.
      Buon divertimento!

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  12. Cust'atra est (po spassiu) de is Pabillonesus


    ITA GOSU MANNU SA LARELLA IN PABILLONIS
    A PASCHIXEDDA NOSU SI PAPPAUS IS ANGIONIS

    trallalero, larella lella .....

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  13. Dalle pendici del Monte Arci Gina RCS ci manda questo ritornello:

    Andendi andendi a monti ♪
    apu biu de omini, bucca spantosa. ♪♫
    Ad’ingurtiu muffuittu intrenu ♪
    cun cordula fumosa. ♪♫

    Trallaleru, tari rari ralleru ♪
    Trallalleru tari rari ralla! ♪♫


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  14. E custa est de Paule (club fans de Prantaferru)

    ESUMARIA TA DANNU DE ALARICU S'ISCUSORZU
    CA PO S'ANZONE NOSTRU EST UNU CROCADORZU

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  15. De Pauli Munserrau, po is scientis de s'untori, scrit A. Picciau:

    Andant pasci pasci s'erba de su canali
    ca fiant burricheddas si bit de su murrali.
    Trallalleru...

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  16. Dal medio Campidano ci scrive “Chicchin’e Seddori”

    Chi nonna Letizia ♪
    su stemma de famillia sighidi a’ ammostai. ♪♫
    Tottu sa dustìtzia ♪
    non abbastada po ci da fai torrai. ♪♫

    Trallallera, tarirarirallera ♪
    Trallallera tarirariralla! ♪♫

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  17. Registro nuovo di attività gaddaroballica AUTOCRITICA CRITICA DA KGB ( ki gaddara bogat)

    - FOGNA NUOVA VITA NUOVA. TAPPATO IL TOMBINO... ALTRO TOMBINO. CHE BELLI GLI ACCOZZI INTERNAZIONALI ROSSI DI CAPO MARRARGIU! MA UN PO' DI STRINGIMENTO l' HO AVUTO. E QUESTO PER AUTOKRITICA KRITICA.

    - IL PRIMO REGISTRO E' ANDATO. MABAGRABIU (MA PERCHE' QUESTE ODIOSE PAROLE IN SARDO! BOH!) ! DUNQUE: FATTURATO ZERO. COMMERCIO ZERO,PUBBLICITA' ZERO. ANCHE I SOCI SPIE KGB (CHI GADDARA BOGANT) ZERO: 'ARRUBIATZU' ZERO, SA COCA DE CRABAS ZERO, S'ANADI DE GALLURA ZERO. GLI ALTRI VIRTUALI (MA PERCHE' ANCORA NON CI METTONO LA FACCIAAAAAA!) ZERO.

    - ATOKRITICA KRITICA. MI E' PARTITO ANCORA UN PETO A CHANEL N° 5 SU NURNET. CHE STRONZO CHE SONO! A CHE SERVE? DOPODOMANI GREGORINI PARLA A HEIDELBERG, SANNA A OXFORD E MELIS CON ZEDDA Al CAIRO! MONTALBANO ADDIRITTURA A STOCCARDA! DEUS MEUS, PECCATA, PECCATA MUNDI! ELI ELI LAMA SABACTANI!

    - BISOGNERA' ESPORTARE IL METODO 'UNZIONE AINIS & AINIS' FUORI DALLA SARDEGNA. SCRIVERO' UN ARTICOLO SULLA TOMBA ED IL TESORO DI ALARICO. LA' SONO TUTTI COGLIONI CON L'ARCHEOLUCANISMO. PEGGIO DELL?ARCHEOSARDISMO! CE N'E' PER ARCHEOLOGI, ANTROPOLOGI, SINOLOGI, GIORNALISTI, POLITICI, PIZZAIOLI, PESCIVENDOLI, BARBIERI, CASALINGHE, NETTURBINI. TUTTI PAZZI E PROFESSORI D'AULA MAGNA PER Il 'MAGNA MAGNA' DEL TESORO. POI PASSERO' IN TOSCANA PER IL MITO DELLA CASA DI DANTE (UN ALTRO MAGNA MAGNA ARCHEOLOGICO -TURISTICO), QUINDI A VERONA PER IL MITO CIALTRONESCO ARCHEOVENETICO DEL BALCONE (A MILIONI GLI STRONZI DA TUTTO IL MONDO!). LE SOVRINTENDENZE CHE FANNO? QUINDI A PARMA ....E POI IN VIZZERA...IN FRANCIA ...IN INGHILTERRA, IN CINA E IN AMERICA .PERCHE' SPEZZERO' LE RENI, FRANTUMERO', DISTRUGGERO', ANNIENTERO' L'ARCHEOGLOBALISMO DEL SANTO GRAL! PERCHE' IOOOOO, SOLO IOOOOOOOOO, 'AGNELLO DELL'AGNELLO DI DIOOOOOOO, SONO IL SANTO GRAAL! E' QUI, IN SARDEGNA IL SANTO GRAAL (MA NON SARO' TACCIATO DI MITOPOIESI ARCHEOSARDISTA?)

    - CHIEDERO' A RUBENS CHE E' DOCENTE D'AULA MAGNA, UN LUMINARE IN MATERIA.

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  18. LA FRASE PERLA DEL GIORNO.

    Notare che il nome non si fa, secondo le buone recentissime maniere, perché c'è un certo fiato sul collo (il blog mica è stato oscurato dalla redazione di Maimoni!). Godetevela sa 'perla' de s'anzoneddu nostru in pistighinzu'. S'anzoneddu sfrattato dalla fogna! Per non RISPETTO DEI PATTI! O vogliamo scriverlo in inglese?

    'Eppure, un piccolo scatto di orgoglio si è visto in occasione della vera e propria bestialità che stava per compiersi a Sassari, a Medicina, quando un pagliaccio avrebbe dovuto insegnare (agli infermieri!) la scrittura nuragica. E non per la prima volta, come è stato correttamente fatto notare'.

    Sì, lo scatto d'orgoglio di dire: 'LA CONFERENZA E' RINVIATA A DATA DA DESTINARSI'. CAVUNNASCIU SU SCATTU DE SU PUXI! ! E infatti ci sarà QUELLA DATA DA DESTINARSI. CI SARA', CI SARA': CA NOSU SA CODRUA DE ANGIONI GADDAROBALLU SI DA PAPPAUS DIADERUS. CUMPRENDIU ASI? TI DU NAU TORRA: CODRUA DE ....'ANGIONEDDU (BELLIXEDDU BELLIXEDDU).

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    1. Ite bellu! Appu cumpresu tottu,in custa manera faseddo sa limba prus bedda de su mundu.

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  19. Hat nau chi est issu "SU SANTU GRAAL"?
    Anca-fut-nasciu! o po dda nai a sa Simabesa: Cop-in-ca-nasciu, Corpus-anca-fu nasciu, Corpo dove nacque!
    Bolit nai chi est passau de su tallu de is brebeis a cussu de is crabas!
    ANGIONI = angello; GRGALLU = capretto di un anno.
    Sa bestia est crescia, ma sa cordula fait sempri a si dda fai.

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    1. Signor Francu,perlomeno lei fa un po' di traduzione,senza richiesta,in custa manera potto imparare custa bedda limba.Gratzie,Lu narete peri a Gigi,chi,pro piachere,mi fachete sa traduzione.

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    2. Pro piachere quando farete sa cordula mi cumbinzaese?

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  20. Dall’hinterland Cagliaritano, “Chiccinu di Quartu”, leggendo il suo omonimo di Sanluri, si è sentito in dovere di rispondere per le rime.

    Oh tzia Letizia
    candu ti deppu liggi a is piccioccheddus,
    onnia borta deppu vai una pullidura.

    Ma chi sighiri a pigai is cagallonis po malloreddus,
    Tengara passentzia
    ma mi pigara a sbiddiadura.

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  21. E custas duas funti de Frumini

    Is Fruminesus bantant s'antichidadi 'e Antas

    angioneddu angioneddu a nosu non da cantas


    At a toccai 'e pappai pibintziri e muschittus

    ca sa petza e ' angioni est po is poberittus!

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  22. E custus funti unus cantus trallalerus de is CHITZANUS de ARISTANIS



    OI NONNA LETITZIA ORRUTTA EST IN S'ORRU'
    CUSSU 'IDU 'E MESU STICHIU EST IN SU ..

    (Universidadi de Aristan, Giorgiu Masedu)

    S'ARRISU PO S'ARRISU BOCCIT A DEUS PURU
    E S'ANGIONI DIVINU MORRENDI EST DE SEGURU

    (Universidadi de Aristan, Fisietto Porcospino)

    LUCIO ANGEL CORDERO PIGAT A DAORI ' BRENTI
    BUTTINU A CU TENGIAT E BUCCICONI A DENTI

    (Univerisadi de Aristan, Attiliu Canegassa)

    TUFFENDI S'ESTI IN MARI S'ANADI DE GALLURA
    SA COCA ME IN SUTTACQUA EST TOTU UN TRISTURA

    (Universidadi de Aristan, Marietta Misogina )

    ELI ELI MIU! LAMA SABACTANI!
    OIAMOMIA SCURA FURAU M'AT MRAXANI!

    (universidadi de Aristan, Marta Pitziadroxu)

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  23. TRADUZIONE PER GRAZIA PINTORE E TABACCO (pure)

    Oggi Nonna Letizia è caduta nel rovo/ quel dito medio è (ora) ficcato nel...

    Il riso sul riso uccide anche Dio/ e l'agnello divino sta morendo di sicuro.

    Lucio Angel Cordero (agnello) suscita il mal di pancia/ s'abbia la scarpa in culo e pugni ai denti

    Si sta tuffando in mare l'anatra di Gallura/ l'oca quand'è sotto l'acqua è tutto un pianto

    DIo Dio mio! perché mi hai abbandonato?/ ahi che tragedia mi ha rubato la volpe ( il demonio).

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  24. NEL FAN CLUB SI RASCHIA IL FONDO DEL BARILE.

    L’apprendista untorella Artemide propone come crimine fantarcheosardista un ignobile romanzo firmato Mauro Atzei: detto cialtrone mercè l’intrigo internazionale fantarcheosardoneonazionalista piazzò il libro nella categoria “saggi storici” invece che “fantasy”. Un reato minore. E poi: il libro costa solo euro 3,99 ma di meglio in questo momento di bassa marea non si trova. Ah, se Gigi Sanna si decidesse a pubblicare Sardoa Grammata atto secondo al prezzo di 80 euri o più, allora sì che tornerebbero i tempi d’oro!

    La Walker Texas Ranger del Sinis si lamenta che perde i concorsi perché: tutti credono che sia l’Untore in persona. Benedetta ragazza si tranquillizzi NESSUNO può credere questo: il suddetto esperto mefistofelico santograaliano conosce alla perfezione morfologia, sintassi, grammatica, analisi del periodo, verbi: usa la tastiera intrisa di fiele come un flauto magico. Lei al contrario signorina fa un errore ogni due parole! (Un consiglio da amico: esca dal fanclub e torni a studiare; first of all il modo congiuntivo-questo-sconosciuto)

    Il compagno Anobius ringalluzzito dalla titanica impresa passata alla storia come “GCHQ: la Vittoria di Capo Marrargiu” fa colossale errore cardinale (KARDINALFEHLER!): la trista vicenda della Tomba di Alarico gli sembra ideale per far notare che in fondo i Sardi non sono diversi dagli altri. Cavoli pensa, questa sì che è una buona idea per annichilire la fantastica autoillusione sardista di essere “speciali”.
    L’Anziano stizzoso trituratore di smartphone comprende subito il pericolo di questa posizione: “Proprio tu, proprio tu mi deludi? proprio tu tedesco reduce dei crimini nazisti non capisci? Quelli di Alarico sono dei ARCHEOMAGNAMAGNA ma non FANNO RIVENDICAZIONI PSEUDONAZIONALISTE. E' UNA DIFFERENZA ENORME!!! Cazzo se viene fuori che tutto il mondo è paese l’azione eroica del SANTO GRAAL non ha più senso! L’ARCHEOLUCANISMO NON ESISTE!!!!!!!! I Sardi sono gli UNICI che coniugano fantarcheologia con nazionalismo, gli UNICI CAPISCI?! Per questo io NEL TEMPO LIBERO quando FACCIO QUEL PISELLO CHE MI PARE posso andare in tour con il trademark FANTARCHEOSARDISMO (questo coglione mi rovina la piazza e dopo cosa pubblico io ché non ho voglia di girare in Panda Cross a fare ricerche su un territorio enorme? FUUUCK YOUUU!)”.

    N.B: L’Anziano stizzoso ha ragione in pieno, in Sardegna è tutto diverso: nel resto del mondo gli archeologi se ne fregano di quello che dicono i profani, gli scienziati se ne impippano delle fantasie popolari, i ricercatori ricercano (anche posti di lavoro) invece che perdere tempo nei social.

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  25. Non voglio passare per bacchettone, ma vorrei puntualizzare che il linguaggio triviale usato in alcuni commenti è relativo alle sole citazioni e in tale contesto è tollerato da chi amministra questo blog. Questo non è per evitare arrossimento alle educande, ma il lato estetico ha la sua importanza.
    Questo per far capire a chi di dovere di non prendere “malloreddus po cagallonis”.

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  26. LA FRASE PERLA DEL GIORNO DI UN PIRLA


    No, non è del tutto vero. Se ne esce, prima di tutto, con l’informazione...

    .ECCOLA L'INFORMAZIONE:


    Come, del resto, è sparita la festa Shardana di Laconi, spostata a Torre dei Corsari e miseramente fallita: infatti, se si levano i soldi pubblici a questi “eventi”, crolla tutto, a dimostrazione che è il quattrino di tutti elargito dagli amministratori pubblici a far gola, non un preteso “business archeologico-culturale”.

    EBBENE, LA FESTA ' SPOSTATA' A TORRE DEI CORSARI NON E' MISERAMENTE FALLITA. ANZI! BEN CENTO PERSONE HANNO PRESO IN AFFITTO LE STANZE DELL'HOTEL VILLA BELFIORI (CIOE' TUTTE LE STANZE DISPONIBILI DELL'ALBERGO) PER PARTECIPARVI. NON SO QUANTO FOSSERO LE ALTRE PRESENTI. TUTTI HANNO RISCOSSO LA RICEVUTA E PAGATO LE TASSE E MELIS NON HA PRESO UN QUATTRINO. NESSUNA TRIANGOLAZIONE E QUINDI NESSUN 'BUSINESS ARCHEOLOGICO CULTURALE.

    SOLO LA MENZOGNA E ANCORA LA MENZOGNA, SEMPRE LA MENZOGNA! PER METTERE IN CATTIVA LUCE E PER DIFFAMARE IMPUNEMENTE (?). ECCOLA LA INFORMAZIONE DELL'AGNUS DEI PER SALVARE DAI PECCATI LA SARDEGNA (E NON SOLO)!

    DI QUESTA MESCHINITA' E VIGLIACCATA VI DICE UNO CHE A TORRE DEI CORSARI CI PASSA L'ESTATE DA QUASI TRENTACINQUE ANNI. (PAGANDO REGOLARMENTE LE TASSE AL COMUNE DI ARBUS).
    CERTO SE NE ESCE CON L'INFORMAZIONE. E QUESTA ABBIAMO DATA:
    CON INEVITABILE FIGURA DI CACA DELL'AGNELLO DI DIO.

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    Risposte
    1. Caro Gigi,come tu sei giustamente incavolato con l'untore,con la MENZOGNA,io sono incavolata,oltre misura,con questa specie di servo della P2,il bulletto rignanese,ex.presidente della provincia di firenze ed ex sindaco di firenze(minuscolo volutamente) ed ancora più incavolata con questi italioti che si fanno incantare dall'illusionista renziscon,incavolata con questi corrotti e venduti del PD(povero Berlinguer),Mi fermo qui ma rimpiango un po' il blog di Gianfranco dove si parlava anche di politica.Ovviamente mi scuso per la mia invasione di campo,che guarda caso,faccio sempre con te,già nel blog di Gianfranco.Gigi,non ARRENDIAMOCI MAI.

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  27. 'CACCA'': GADDARA.DE BESTIAMINI

    Trallaleru de su notti (mail frisca frisca de Marrubiu).

    OI S'ANGIONEDDU MIU IMBRUTTAU S' EST CUN SA CACCA
    CA FROBIU S'EST SU NASU CUN 'BILLETTUS' DE SA MACCA

    Trallaleru, lalleru ....

    Oggi il mio agnellino si è sporcato con la cacca/ perché si è soffiato il naso con i 'pitzinni ' della matta.

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  28. Dal medio Campidano ci scrive “Strichibuddazzi”
    (Francu sai cosa significa stricchibuddazzi?)

    Andendi andendi a monti ♪
    apu biu mraxani e sriboni, ♪♫
    cund’unu angioneddu alluau, ♪
    fiant gioghendi a tzacca e poni ♪♫

    Trallallera, tarirarirallera ♪
    Trallallera tarirariralla! ♪♫

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  29. Mia madre diceva 'Strichibiddatzu'
    In contesti dove il significato mi sembra fosse quello di 'uno qualsiasi, un tale che non importava citare, un anonimo insignificante e un po' pirla. Po du nai in crutzu, unu pagu comenti s'angioni nostru.

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    1. Anche mia madre lo usava ed è da quand'ero bambino che non sentivo più questo termine... che emozione!

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  30. IL DES del WAGNER non lo riporta. Invece la voce si trova nel vocabolario del Puddu (p. 1572). Quest'ultimo lo spiega come termine usato quando il nome della persona non viene subito in mente. E forse il mio ricordo semantico non è in contrasto e si sposa con quest'ultimo. Purtroppo non mi soccorre il vocabolario del Casula (Faeddos de Abbasanta. Faeddos de sa 'limba comuna').

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    1. Al di la di quello che riportano o non riportano i vocabolari, l'accezione d'uso del vocabolo usato da mia madre era quello che indichi tu.

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    2. Si "stricchibuddazzi" in senso di "coso" ma in tono lievemente spregiativo, canzonatorio e scherzoso, ma assolutamente benevolo.

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  31. A proposito de sa limba comuna de Abbasanta. Ominigu Frore m'at mandau custos due versos

    A CUCURU FICHIU EST S'ANGIONI IN SU TRIBALLU
    CRICANDE COMO ESTE PINTADURA ' E GRAGALLU


    A testa bassa si è gettato l'agnello (divino) nel lavoro/ ora cerca di travestirsi (dipingersi) da capretto santo*

    * L'allusione è al SANGREAL (SAN GRAGALLU) con etimologia scherzosa inventata da Francu Pilloni

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  32. Anonimo Veneziano scrive
    (secondo me è di Marceddì)

    Chi nonna Letizia
    sighidi a fueddai spudendi cagalloni.
    Di cunsillu de sindi segai sa braba,
    chi no bolidi chi si ammannidi,
    assutta ‘e sa neba
    unu bellu caddajoni.

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  33. Chi nonna Letizia...e la traduzione,chi la fa di voi esperti?

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    1. Signora Grazia, questa la traduco, dopo lo farò solo in privato, perché se l'untore vuole capire bene cosa pubblichiamo, deve sforzarsi e studiare il sardo, tutto il sardo dal nord a sud. Orbene:
      Se nonna Letizia
      continua a parlare sputando sterco
      le consiglio di radersi la barba
      se non vuole che cresca
      sotto la gola
      un bel caddajone.
      Ora Lei mi dirà: perché non hai tradotto caddajone? Non l'ho tradotto perché è difficile trovare una parola italiana che possa tradurlo. Le farò però un esempio.
      Ha presente i capelli che aveva Bob Marley? Ecco possiamo dire che Bob Marley aveva i capelli accaddajonati.
      Spero che il grande Bob non se la prenda da la su e che ci dedichi una delle sue canzoni.

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    2. Non ho parole per ringraziarlo,Ho aperto ora il computer per andare sul sito del vocabolario,Grazie davvero di cuore.

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  34. UN COMPRENSIBILE EQUIVOCO

    Per un banale fraintendimento il Signor Untore crede di essere nel bel mezzo di una procedura di revisione paritaria da Esperti Revisori Anonimi (ERA)
    Lui sarebbe l'ERA, nello specifico.
    E' del tutto comprensibile e viene fatto in brutale buona fede con innocenza maxima.
    Perchè: lui non ha mai pubblicato NUDDA con procedura di revisione paritaria. Detta anche peer-review che è più sexi.
    Insomma non sa come vanno le cose poveretto.
    Già da giovane studente universitario pensava che gli ERA erano una confraternita di EROI mascherati; complice la miopia irrefrenabile.
    Lui voleva entrarci sopra ogni cosa al mondo però non trovava la porta d'ingresso.
    Così si è arrangiato come poteva, da profano, un pò a caso.
    A volte sentiva dire "E' finita un'ERA!" oppure "La sua ERA è tramontata" o peggio "Siamo nell'ERA dei pesci" (questa era la più misteriosa). E giù a farsi disanime articolate nel suo intimo ma niente, non ci cavava un ragno dal buco.

    Dopo anni di approfonditi studi dove non gli è riuscito di capire cosa diamine significa peer-review ha improvvisato. Adesso: crede che fare l'ERA vuole dire lanciare palle di sterco anonime sui suoi paritari e già che ha le mani sporche anche sui suoi disparitari (in matematica non è tanto buono). Così si sente l'EROE.
    Finirà la sua ERA?

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  35. Beh, ora sei un po' cattivello. Chi ti fornisce i 'pitzinni'? Chi ti scrive? Anche tu un po' 'untorello'?

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  36. Da Lunamatrona ci scrive “s’amigu de is canis, Arrennegau”

    Andendi andendi a monti
    apu biu unu callelleddu luntu.
    Nosta sennora mia! D’apu tzerriau
    A calli bellu puntu,
    ses torrau.
    Fiat luntu, lintu e pintu su scienti
    de s’angioni srabadori.
    In bucca mancu unu ‘enti,
    e chi di pighidi unu puntori!

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  37. E custu est de unu chitzanu de Tresnuraghes

    STRICHIBIDDATZU NOSTRU TRABALLANDE EST ORTALITZIA
    PRANTANDE EST COMO CAULE PO DONNA MAESTITIA

    Il nostro stricchibiddatzu sta lavorando gli ortaggi/ ora sta piantando 'cavoli' per Signora Tristezza

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  38. A proposito di STRICHIBIDDAZZU:

    - dicesi l'arnese di mastro di legno simile a un pialletto che invece di una lama presenta due punte regolabili in distanza e in profondità. Serve per tracciare una o più linee a distanza precisa dal bordo di un mobile che si vuole impiallacciare o intarsiare. Per la sua forma e per l’inusuale conoscenza del suo uso da parte dei profani, col termine si indicano oggetti o persone non perfettamente definibili all’istante, che presentano lati oscuri o curiosi.
    Quanto ai dizionari, non bisogna confondere i vocabolari con le raccolte indifferenziate di voci, sottovoci e alighe varie, che fanno mucchio, ma non cultura.

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  39. Signor Francu ma lei è un pozzo di scienza.Ma dove ha trovato il vero significato di questa parola che non avevo mai sentito?

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  40. Da ragazzo, quando tutti i miei coetanei erano impegnati in campagna, non avendo mio padre pecore da mungere o buoi da portare al pascolo, mi annoiavo nella bottega del falegname. Proprio là sono venuto a contatto con su strichibiddazzu: lo vidi all'opera e me ne innamorai. Il falegname non si scordò del mio entusiasmo per l'oggetto e, prima di morire, visto che non aveva figli, me lo fece recapitare a casa di mio padre. Ora ce l'ho in casa, come un oggetto d'antiquariato.
    Sarà stato il compenso perché andavo a fargli le commissioni?
    Io lo ripagai con la mia moneta: nel romanzo OGUS CITIUS l'ho messo in Paradiso, voglioso di cantare uno dei suoi celebri muttettus.
    San éietro si raccomandò subito: po caridadi!

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  41. Capperi! Franco lo si usa ancora oggi in qualche bottega artigiana? E dove? C'è oggi qualcuno, 'maistru 'e linna, che davanti a un simile oggetto dice che è lo stricchibidatzu? Il tuo sarebbe quasi un piccolo scoop circa il lessico sardo. E spero che tu non stia scherzando. Nella mia vita ho letto tanto, anzi tantissimo di sardo, ma quel nome per indicare un oggetto 'curioso' del falegname non l'ho mai trovato. Ma l'etimologia? Il suffisso va bene, ma il resto?

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  42. Come non detto. Mi hai preceduto. Quindi era un oggetto che ancora nella seconda metà del secolo scorso veniva adoperato nel tuo paese. Perché non lo fotografi e ci fai un articoletto? Ora siamo tutti curiosi per su 'STRICHIBIDDATZU'. Ma il Wagner lo avrà ignorato davvero? Quasi stento a crederlo! Ma forse lo ignora perché lo ignorano sia il Porru che lo Spano.

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  43. Ancora “Strichibuddazzi” ci scrive dal medio Campidano
    per continuare il suo mutteto con una seconda strofa un po’ più forte, tanto che l’abbiamo parzialmente censurata.
    Comunicazione di servizio: si avvertono i nostri crociati, di evitare di mandarci strofe di questo tenore, perché non le pubblicheremo. Questa in via del tutto eccezionale la mandiamo in onda perché quel “postu a francasa in susu” ci pare altamente poetico.

    Andendi andendi a monti ♪
    apu biu unu molenti prexiau. ♪♫
    Ad’attoppau s’unghidori, ♪
    dadi postu a francasa in susu ♪
    e si de … (biiip!) ♪♫

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  44. Ragazzi miei,penso di potervi chiamare così,molto probalìbilmente potrei essere sa tzia de bois tottus,voi non vi immaginate nemmeno la gioia che sto provando,atraverso custu strichibuddazzu sto imparando medas paraulas in limba.Ajò!

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  45. La redazione di Maymoni blog ha pensato bene di dare a Cesare quel che è di Cesare, con dei ringraziamenti a chi di dovere, pensando di cogliere un comune sentimento di gratitudine verso una persona che, benché in modo inconsapevole, ha dato modo di esprimerci nella nostra beneamata lingua di Sardegna.
    In ragione di ciò la redazione ha inserito all'inizio del post un piccolo pensiero, sperando sia gradito.
    p.s.: In controtendenza nell'impaginazione dei normali post, la rubrica di Maymoni, segue una impaginazione al contrario, per tanto le aggiunte all'articolo vengono postate in testa.

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    1. Mi scusi,signor Sandro,nun appo cumpresu meda bene,ite cherrete narrere.?Come vede se solo penso di iscriere in limba mi blocco per la paura,praticamente appu iniziau(?) a faeddare bentinobe annos faches,e s'insicurezza este meda.

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    2. Per caso,"in modo inconsapevole"sono io,? Scusi la lentezza di comprendonio,se la risposta è sì,vi ringrazio tutti con tanto affetto.Mama mea, comente soe emozionada!

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    3. Dopo quasi 24 ore ho capito che"in modo inconsapevole"non sono io,scusate avevo preso lucciole per lanterne,che presuntuosa!

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  46. Su strichibiddazzu, oltre che ritagliare ad esempio un lista nell'impiallacciatura di un tavolo intorno a bordo per inserivi una striscia di legno di colore contrastante, serviva, io l'ho visto fare, per segnare a fondo lo spazio in cui doveva essere infilata la serratura di una porta. Dopo si faceva il foro con lo scalpello.
    Tutto questo è cessato con le macchine elettriche che piallavano, segavano e facevano fori di diametro e profondità regolabile al millimetro.
    Fu così che su strichibiddazu andò in pensione, fu impiccato al chiodo più alto e più remoto e li ha consumato gli ultimi giorni in bottega, annusando la segatura resinosa del pino e dell'abete, quella un poco trucida del rovere e la polvere finissima dell'iroko che fa colare il sangue dal naso.
    Per fortuna lo strichibiddazzu nonn ha nulla che possa assomigliare a un naso.

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  47. Signor Francu,lo strichibiddazzu,sarà anche appeso ad un chiodo ma ci ha fatto tornare ai ricordi del passato sempre belli(quelli non piacevoli li mettiamo in un cassetto chiuso).Volevo scrivere in limba ma ora sono un po' emozionata,appustisi bidimus si chirco de faeddare un azzicu.

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  48. Ce l'ho a Curcuris; l'ho lasciato lì per rispetto, la cadenza cagliaritana gli da fastidio.
    Quando ci torno, se mi ricordo, lo fotografo, così faccio felice anche Gigi.

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  49. Amici miei, mi giungono molti trallalero ma i più sono mosci e vanno fuori tema. Alcuni poi usano un lessico scurrile troppo aperto e diretto che mi impedisce proprio di pubblicarli. Si può dire la stessa cosa, anche la più velenosa, ma con il tono adeguato. Usando soprattutto l'ironia ed il sarcasmo. Altrimenti è meglio che vi iscriviate e 'cantiate' in altri blog di canuti goliardi.
    Garbo e intelligenza che mi pare siano presenti in questo trallalero malizioso a rebus che mi viene (con firma P.P) da Sanluri:

    SI TENNI OIS S'IDENTIDADI SUA IN MANU
    PENSA A SU CENTRO CHIAMATE E A UN' AMERICANU.

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  50. Dal far far west di Sardegna (che sia di Minorca?), ci scrive Poeta po Casu (Casu dev’essere il cognome), che con una quartina in italiano e coda in sardo, in rima la canta al nostro sermonatore.

    Attent’a te, che ossa dagli armadi tiri fuori,
    facendo ahimé, d’ogn’erba una fascina.

    Scateni pensieri e bocca ai quattro mori,
    che t’aspettano ungendo ghigliottina.

    Poita chi beridadi no e’, ma esti arrori
    Brùvura t’isperu cun custa battorina.

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  51. Oh Poeta po Casu, lampu chi di callede!
    Brùvura est arribada a S'untore cun sa tua battorina!
    Bimbò bimbò, bimbirimbò!

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  52. Dae sos amigos de Macumele:

    Bruvura, cassula e medas perdigones
    a issu e a sos ateros matzones

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  53. Pensieri di un ex untore.
    La storia si ripete, l’agnello divino si è immolato (o è stato immolato?) sull’altare del castigo divino, Giuda mi ha tradito ma non s’è impiccato, Pedru, Pedrixedda e Pedra Manna mi hanno rinnegato; hanno tirato la pietra assieme a me, poi hanno nascosto la mano peccatrice.
    Mi sveglio di soprassalto da questo sogno… incubo per tutti. Mi sveglio, mi pizzico la guancia e capisco di essere io la quintessenza dell’incubo che ho… generato, non creato.
    Li avevo tutti in pugno, ben stretti, giudicavo tutti dall’alto del mio scranno.
    Che destino beffardo, pensavo fosse solo una squallida canzone quella di quel bastardo di un cantore dei perdenti, ora guardando al mio passato lo vedo profeta…

    Cosa vuol dire avere ♪♫
    un metro e mezzo di statura,
    ve lo rivelan gli occhi
    e le battute della gente,
    o la curiosità
    di una ragazza irriverente
    che si avvicina solo
    per un suo dubbio impertinente:

    vuole scoprir se è vero
    quanto si dice intorno ai nani,
    che siano i più forniti
    della virtù meno apparente,
    fra tutte le virtù
    la più indecente.

    Passano gli anni, i mesi,
    e se li conti anche i minuti,
    è triste trovarsi adulti
    senza essere cresciuti;
    la maldicenza insiste,
    batte la lingua sul tamburo
    fino a dire che un nano
    è una carogna di sicuro
    perché ha il cuore toppo,
    troppo vicino al buco del culo.

    Fu nelle notti insonni
    vegliate al lume del rancore
    che preparai gli esami.
    diventai procuratore
    per imboccar la strada
    che dalle panche d'una cattedrale
    porta alla sacrestia
    quindi alla cattedra d'un tribunale,
    giudice finalmente,
    arbitro in terra del bene e del male.

    E allora la mia statura
    non dispensò più buonumore
    a chi alla sbarra in piedi
    mi diceva Vostro Onore,
    e di affidarli al boia
    fu un piacere del tutto mio,
    prima di genuflettermi
    nell'ora dell'addio
    non conoscendo affatto
    la statura di Dio.

    Sono solo in questa prigione, sono sempre stato solo… questa è la mia prigione.

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  54. Le api han sciamato, la regina ha lasciato l’alveare, cercava un’arnia ma è andato a finire in una nassa, dove è facile entrare ma difficile uscire.
    Nell’alveare oramai vuoto e sporco, è rimasto solo un fuco, il più brutto di tutti. La squadra di pulizie di buona lena sta picconando il sudiciume ed ha raccolto tutti i panni sporchi per fare un bel bucato.
    Chissà se questa storia finisce qui o continuerà! Quando tutto sarà finito la scriverò in sardo questa storiella.

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  55. Signor Angei,le mie notti,nonostante il sonnifero sono piuttosto frequenti ma leggere le sue poesie e quelle di Francu mi riconcilia con la lunga giornata che mi aspetta.Come vorrei riuscire a scrivere qualche verso anch'io! Speriamo,davvero,che questa brutta storia sia finita e si possa riprendere a parlare di archeologia e di avvolgenti storie sarde.Chi sa die siata galana pro tottus nois.

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  56. Pensieri di un ex untore
    Maradittu su diau, dappu fattu serrai cussu dimmoniu de blog de Monti prama, eppuru du ligginti ancora.
    ...
    Carò untore a scacchi, le cose belle si leggono e si rileggono. Non per fare paragoni, ma i classici son classici per questo motivo.

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  57. Dall'assenza di reazioni direi che ancora non si è notato il nuovo link sulla pagina di Maymoni ai libri di Monte Prama, che si arricchiscono di un nuovo titolo:
    "Gigi Sanna e il codice di scrittura nuragico
    I parte: Sardi, Etruschi e Latini".
    Così di soppiatto? Ora sono sul cellulare e sfoglio il libro con difficoltà, ma riceverà l'attenzione che merita.
    Posto qui, nella rubrica di Maymoni, credendo di ricordare servisse anche per interventi che esulano dagli articoli in discussione (ma avrei creduto desse la possibilità a qualunque commentatore di aprire nuovi capitoli; o non so farlo io?).

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  58. In quale terra ci troviamo?
    È il titolo che darei a questa riflessione, che mi si è imposta per la concomitanza di due squarci nel mio mondo. L'immagine di "quale terra" si riferisce a quelle trame di storie fantascientifiche nelle quali su diversi pianeti, simili, si vivono vite simili ma indipendenti, inconsapevoli le une delle altre.
    Il primo squarcio che vi racconto, premesso che io sono (almeno al momento) ateo e quindi non ve la farò troppo lunga e non parlerò di fede, riguarda le madonne. Mia moglie è credente e una volta almeno siamo andati anche noi a Medjugorje con un gruppo di amici che lì sarebbe tornato regolarmente e che si mantiene unito nella preghiera anche per quella rinnovata esperienza. Sappiamo quindi di Medjugorje da anni (io anche attraverso le mie opportune ricerche in senso laico), quindi figuratevi lo stupore quando giorni fa sono casualmente venuto a sapere di un santuario a pochi chilometri da casa dove da una ventina d'anni accade sostanzialmente gran parte di quanto avviene nel centro mariano della Bosnia: nella Nurra, vicino al lago di Baratz, una ormai anziana signora ricevette in dono una copia della madonna di Valverde (un santuario sempre vicino ad Alghero), per scoprire di li a poco che la madonna piangeva, farla esaminare al vescovo, riaverla indietro dopo giorni con la richiesta di continuare a pregarla, erigere a proprie spese una cappelletta e negli anni una vera chiesa dove un sacerdote va a dire messa e dove ogni 1 luglio si concentrano sempre più pellegrini dai centri intorno, perché negli anni la madonnina avrebbe ancora pianto e pare sarebbe apparsa a qualcuno, avrebbe parlato con qualcuno (tra questi una successivamente beata) e avrebbe esaudito infinite richieste di grazie e compiuto non pochi miracoli. Lo squarcio nel mio mondo, evidentemente, sta nel fatto che non io ma nemmeno mia moglie e neppure i nostri amici, benché devoti alla madonna, sapevano nulla di questa madonnina.

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  59. L'altro squarcio riguarda più me e riguarda noi, noi che ci troviamo su questa terra/blog dove sosteniamo che verità sulla antica storia della Sardegna vengano negate dall'accademia, reperti cruciali vengano occultati o indecentemente snobbati, studiosi indipendenti vengano marginalizzati e criminalizzati, prove sulla scrittura autoctona e prefenicia travisate, legami paritari o nei quali i Sardi primeggiavano con gli antichi popoli del Mediterraneo e dell'Europa mistificati e contraffatti; noi che tendiamo ad avvertirci puri e soli in questa battaglia, pensando di essere certamente aperti ai contributi di altri studiosi indipendenti nonché di essere al centro dei pensieri degli accademici negazionisti che ce l'hanno giurata. Finché si apre casualmente uno squarcio e se appena si ha la curiosità di guardarci dentro si scopre che anche rispetto a questa nostra terra pare esistere perlomeno una terra 2, dove sembrerebbero dirsi e credersi né più e né meno tutte le cose di cui sopra, in un modo altrettanto indipendente dal nostro quanto il nostro risulta indipendente da quello. Perché se vi prendete la briga di leggere i libri di Fabio Garuti col suo Ogham sardo dal quale sarebbero derivati tutti gli altri alfabeti mediterranei ed europei (non troverete le foto che vorreste, risponderebbe immagino che pubblicarle farebbe lievitare le spese di pubblicazione e di acquisto, riducendo la diffusione; e rimanderebbe a cercarle sulla sua pagina facebook) sarete anche voi spaesati a chiedervi come ci si possa apparentemente ignorare gli uni con gli altri (mai citandosi). Se poi vi prendeste la briga di guardare nella sua pagina facebook (dove scoprireste tra le sue amicizie almeno qualche persona qui conosciuta) vedreste che l'armamentario è a noi familiare: segnalazioni di reperti da valutare, promesse di future visite all'insegna dell'amicizia e dell'amore comune per la nostra terra, rammarico per quanti ancora non arrivino a bere da questa fonte di vera conoscenza, meravigliose ipotesi su primogeniture tecnologiche rispetto ai Romani fondate su evidenze archeologiche che chi di dovere non sa vedere o non sa interpretare. Almeno, chi di dovere, leggesse i nostri amici su terra 2! Ma noi li leggiamo? E loro ci leggono? E perché non ci citiamo? Perché non ci degnamo di una critica, di una recensione? E, con angoscia, quante terre ci sono simili alle nostre? E se l'una non degna l'altra, come madonnine che piangono ognuna per conto suo, quanto risulta spuntata la critica comune rivolta alla curia/accademia di non degnare nessuno?
    Funzionerà, per avere risposte e passi avanti, invocare la madonnina di Zirra?

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  60. Quanti si incontrano in questo blog troveranno, immagino, consono salutare il Prof. Giulio Rosati, mancato serenamente questo Ferragosto. Lo abbiamo incontrato e apprezzato lungo la vicenda del tentato boicottaggio della conferenza di Gigi presso la facoltà di Medicina dell'Università di Sassari, quando il Prof. Rosati difese la libertà di ricerca e in particolare la sua allieva e collaboratrice, la dottoressa Maria Rita Piras. È anzitutto a lei e a tutti gli allievi del Professore, maestro della Neurologia, che mi sento di esprimere la vicinanza, sono sicuro, di tutti noi.

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  61. Leggo solo ora! Un uomo indimenticabile, di classe. Non aggiungo altro. Chi lo ha conosciuto sa.

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  62. Un caro augurio di buona Pasqua a tutti gli amici del blog!

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  63. Scrivo qui, con nostalgia di quando passi come questo non sfuggivano su questo blog e su quelli di cui ha raccolto l’eredità.
    Cosa vuol dire Monte Prama? Vuol dire un “centro” (non certamente, e chissà da quanto, un “villaggio”) che dispone di relazioni internazionali e quindi di risorse per gli scambi internazionali, con una “corte” che può disporre la costituzione di una scuola di scultori rivolta alla prima grande statuaria del Mediterraneo occidentale e, per avviarla (forse già nell’XI secolo a.C.), può assumere chi ne sia meglio in grado entro tale dimensione internazionale.
    Detto da un fantarcheologo?
    No, detto dall’Accademia.
    http://monteprama.info/?fbclid=IwAR1okwxseUMvy-fg_iL3oeqzzRjtFBuuqwawqM1H4NMF6Y2UsN5Dx79F-XA#/chapter/1/page/11
    Chapeau!
    (Si ringrazia la pagina Facebook Monte Prama Novas)

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    1. Hai ragione Francesco, e me ne rammarico, ma non riesco a stare appresso a tutto. Avrei bisogno di aiuto. Nella situazione in cui mi trovo, se devo scegliere tra il cercare notizie sui giornali e/o sul web, e la ricerca e lo studio, preferisco i secondi.

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  64. http://monteprama.info/?fbclid=IwAR1lLLiuuUrhDkT9kMO-xV3BtIA8g05PHCE2YiDabjEmxUgAK3kcZe-pCVE#/chapter/1/page/11

    Pardon, le parole del Prof. Zucca sono qui.

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  65. Per gli amici del blog, incollo qui l’articolo che celebra il quinto compleanno dalla datazione della navicella di Teti, pubblicato proprio il 30 Novembre sulla pagina Facebook di Nurnet (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2026594840752563&id=506410149437714).

    Lo riporto per esteso per chi non abbia accesso a Facebook (dove pure trovereste notizia, nella discussione, dell’avventura pubblicazione degli atti del convegno del 2016, in provincia di Grosseto, nel quale le dottoresse Nadia Canu e Antonella Fois hanno presentato la Stele di Giorré e la navicella di Teti.

    Questo testo nasce per rivolgersi a tutti, una proposta di articolo ai nostri due principali quotidiani regionali. Sul fatto che non abbiano affatto raccolto l’invito ci sarà pure da scrivere, a breve, qualcosa.



    Sarebbe perlomeno salutare se le cronache in Sardegna volessero ricordare i cinque anni, che si compiuti il 30 Novembre, dalla avvenuta datazione scientifica al IX-VIII secolo a.C. della navicella di Teti; navicella importante per i suoi segni di scrittura, tra i quali quello a pugnale nuragico “con elsa gammata”.

    Per i più questo compleanno non significherà ancora niente, per tanti rappresenterà comunque poco; non si può dire, appunto, che la comunicazione al riguardo sia ricca.

    Si tratta, in sintesi, dell’unico documento, tra quelli trovati in Sardegna recanti segni di scrittura forse precedenti quelli fenici (quindi, fino a prova contraria, da indagare nell’ipotesi di una scrittura già in uso ai Sardi nel Nuragico), che a oggi sia stato sottoposto (dopo non poche resistenze a esporlo) a un esame disponibile per la datazione -in quanto fittile, ossia in ceramica.

    Prima dell’esame scientifico (la termoluminescenza) l’accademia sospettava fosse un falso, o al più lo riteneva dell’VIII-VI secolo a.C.. La datazione della scrittura stessa (che l’esame certifica incisa prima della cottura) al IX-VIII secolo, invece, mette in difficoltà l’Accademia quanto al sostenere pacificamente che quella scrittura sia da intendersi comunque non sarda: è infatti realizzata su un supporto prettamente nuragico nel centro esatto della Sardegna, il più lontano possibile dagli approdi che lungo l’VIII secolo si crede i Fenici iniziassero a frequentare; e presenta un segno (abbiamo già detto) che riproduce il caratteristico pugnale nuragico.

    La comunicazione della datazione era stata data dagli archeologi della Soprintendenza a Teti (Comune finanziatore dell’indagine, nel cui Museo si conserva la navicella), tra gli eventi della manifestazione Cortes Apertas, appunto il 30-11-2013.

    Da allora, nonostante la comunicazione scientifica (un articolo su una rivista di settore) fosse annunciata a breve, sono appunto trascorsi 5 anni e nulla risulta si sia mosso su nessun fronte, tanto meno rispetto all’estensione della stessa indagine agli altri 17 reperti fittili con segni di scrittura attribuibili all’età nuragica emersi a oggi. Ed emersi, va aggiunto, insieme a decine di reperti litici, cioè in pietra, nonché ad alcuni in bronzo -la resistenza opposta alla considerazione di questi reperti, alcuni ufficialmente dispersi una volta consegnati alle autorità competenti, è materia che ho potuto raccogliere in un libro sull’argomento, avallato nella prefazione dall’archeologa Caterina Bittichesu. Sarà pure il caso di ricordare l’esistenza di scritture antiche, coeve a quella che potrebbe essere stata la scrittura dei Sardi, riconosciute ufficialmente dall’Accademia internazionale (sebbene ancora indecifrate) sulla scorta di reperti non più numerosi di quelli già oggi attribuibili, secondo studiosi indipendenti, al Nuragico.

    Questi i fatti. Quali commenti saranno opportuni?

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  66. La scrittura marca l’ingresso dei popoli nella Storia. L’antropologo Fiorenzo Caterini spiega (tra gli altri) che scrivere è il traguardo distintivo della civiltà: la scrittura dirime il mondo dei barbari da quello delle popolazioni civilizzate. E la Sardegna nuragica, che (è stato convenuto) appartiene al mondo dei barbari, non è pensabile con la scrittura al suo interno, striderebbe. È meglio, cioè, resti tra i barbari, piuttosto che porsi in antitesi al processo storiografico italiano, i cui paradigmi fondamentali (stabiliti nei primi decenni del Novecento dai Croce, Gentile, Salvemini, Volpe) dettano che la scrittura giunge a Roma, dove doveva arrivare per evolversi, solo attraverso gli Etruschi, che la assumono direttamente dall’Oriente. Nella storiografia italiana la Sardegna è contemplata appena per aver portato a un certo punto la corona di un regno sulle teste giuste, quelle dei Savoia -una corona appuntatale a suo tempo da un Papa, giusto per offrire adeguatamente l’isola alle pretese dei potenti, non certo per promuoverne i Giudici, sardi, che vi regnavano di fatto.

    La scrittura è così l’elemento cardine della stessa identificazione, anche nominale, tra città (civitas) e civiltà, per cui gli uomini senza lettere che abitano nelle campagne sono i cafoni, sono i villani, sono coloro che usano i modi “inurbani”, contrapposti ai modi urbani, cioè civili, di quelli che abitano la città. Eppure il Prof. Raimondo Zucca (archeologo delle nostre Università) parla ormai, a proposito di quanto debba significarci la necropoli di Monte ‘e Prama, di un “centro” (siamo quindi chiaramente oltre il villaggio) che intrattiene relazioni internazionali e controlla le risorse necessarie per tali scambi, con una “corte” che può disporre la costituzione di una scuola di scultori rivolta alla prima grande statuaria del Mediterraneo occidentale e, per avviarla (forse già nell’XI secolo a.C., concede il Prof. Zucca), può anche assoldare entro tale dimensione internazionale chi ne sia meglio in grado.

    Ciononostante, in osservanza del paradigma storiografico italiano, nelle scuole d’Italia e quindi anche in Sardegna i libri fedeli ai programmi ministeriali ancora presentano la Civiltà Nuragica con semplici accenni, che già alla luce degli avanzamenti degli ultimi anni (a cominciare da quelli sulla navigazione e sull’identificazione con gli Shardana) sono perlomeno sminuenti.

    Ammettere che tra gli antichi popoli dell’attuale Stato italiano i Sardi scrivessero prima degli Etruschi rappresenterebbe dunque uno stravolgimento storiografico, con conseguenze, tra l’altro, sulla percezione antropologica (sostiene sempre Caterini) che i Sardi hanno di loro stessi, quindi (in prospettiva) con ricadute sulle loro visioni di sviluppo economico e sociale, a oggi più fondate su modelli esogeni. Si pensi, in concreto, all’impatto profondo dei primi capitoli di Storia a scuola su ciascuno studente; e alle premesse che questo impatto determina, da una parte e dall’altra, in quello che potrà essere l’approccio a qualsiasi trattativa tra Stato e Regione -trattative cui naturalmente non arrivano quanti abbiano abbandonato precocemente la scuola, possibili vittime di un impatto appunto negativo, legato anche a un’insufficiente risonanza col modello culturale imposto.

    Per concludere, ricorderei che i Soprintendenti sono nominati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, come i Prefetti sono nominati dal Ministero dell’Interno; quando parliamo di Accademia non escludiamo affatto, quindi, le Soprintendenze, naturali sedi (anche) di potere “baronale” almeno quanto le Università.

    Se questo ritardo negli studi su una scrittura nuragica non dipende, in breve, da resistenze di stampo post-coloniale, potrà trattarsi allora (meglio?) di semplice sciatteria? In ogni caso la solfa cambierebbe di poco: procurate di moderare, baroni, la tirannia ... o la sciatteria; fate voi.

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  67. https://www.change.org/p/regione-autonoma-della-sardegna-contro-l-inclusione-di-mont-e-prama-nell-itinerario-dei-fenici?recruiter=23609254&utm_source=share_petition&utm_medium=facebook&utm_campaign=share_petition&recruited_by_id=348acaa0-e32e-012f-630b-4040f855b16c&utm_content=fht-14449194-it-it%253Av5

    Il sito (sempre più nuragico) di Mont’e Prama viene incluso (senza chiarirne bene la natura) in un “Itinerario di necropoli fenicie in Sardegna” che si propone all’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. Un modo per sacrificarne (nella massima misura possibile) la nuragicità e per arrivare più facilmente a finanziamenti che, more solito, si cercherebbe di destinare in massima parte ai siti fenici.
    Fare chiarezza su questo punto è dirimente (e sacrosanto). Sarà difficile portare molti a capire fino a che punto lo sia (dirimente e sacrosanto), ma tocca provarci.
    È una questione culturale, sociale e politica (in senso alto; infatti i politici, ancora, non la vedono).
    I numeri contano, ma anche restassero bassi (come credo) non misureranno la ragione di questo appello.

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