giovedì 16 luglio 2015

FALSO, SEMIFALSO, SEMIVERO, TUTTO VERO. FORSE.

di Francu Pilloni

Chi non ha sognato, almeno da bambino, di vivere in un mondo più semplice, dove il Buono fosse buono, il Cattivo fosse cattivo? Invece, crescendo e apprendendo alla buona un poco di quanto i saggi filosofi, antichi e moderni (anzi, facciamo solamente antichi, tanto gli altri non hanno fatto che ripeterli con parole più difficili) e convenire che una certa cosa è sì buona, ma …, o che quell'uomo è stato certamente cattivo, ma …: tale è il giudizio storico sul Benito italiano  dei Fasci (da non confondere con quello sardo de Is Barrittas) che ha fatto piangere metà delle famiglie italiane, ma si è inventato la previdenza sociale per i lavoratori; tale è stato persino per la bomba atomica che …, ma …

In Sardegna, in questo momento storico di abbondanza e di felicità, ci permettiamo di disquisire, al riparo dalla calura estiva che Maimoni, col nostro permesso, manda sull'isola a beneficio dei turisti danarosi della Costa, non tanto di Buono o Cattivo, ma di Vero e di Falso, argomento a cui siamo affezionati da quando alcuni dei nostri progenitori furono chiamati a giurare il vero per dare rafione al falso nel Foro di Roma, Cicerone presente.
E siccome, come dimostrato a sufficienza, siamo un Popolo che non lascia mai nulla indietro della sua storia, le categorie Verum neque Falsum le testiamo sui reperti dei corpi sconnessi scavati a Monti Prama.
Ha scritto, giorni fa, il più famoso etruscologo di Nuoro, Prof. Pittau, sul un blog di respiro internazionale, spesso in passato linkato da Monti Prama blog: http://rinabrundu.com/2015/06/30/la-sarabanda-dei-falsari-archeologici/
Come si vede dal titolo, non si tratterebbe di un vizietto, di un passo laterale di danza, ma addirittura di una sarabanda bella e buona, senza forse e senza ma. Ecco il testo:

"LA SARABANDA DEI FALSARI ARCHEOLOGICI"
di Massimo Pittau. Ho letto con attenzione e con vivissimo interesse l’intervista che è stata fatta al prof. Franco Laner, della Facoltà di Architettura dell’Università di Venezia, sul suo giudizio relativo a un falso che sarebbe stato effettuato con la testa di uno dei Guerrieri di Monti Prama di Cabras, quella meglio conservata, quella meglio riuscita, “perfetta”, che campeggia in tutte le pubblicazioni e le raffigurazioni degli ormai famosi reperti. Con la solita chiarezza di linguaggio e sicurezza di argomentazione il prof. Laner mi ha convinto appieno.
E sono d’accordo con lui nel ritenere che il falsario non sarebbe alla sua prima prova, ma avrebbe altri precedenti. Invece io escluderei che in questo imbroglio siano coinvolti anche tutti gli archeologi che hanno scavato e studiato quei reperti, archeologi che invece risultano essere i primi imbrogliati. Ma la vera e grande imbrogliata e danneggiata è la nostra povera Sardegna, la quale non si meriterrebbe affatto la odierna sarabanda di falsari, mossi da un molto discutibile amor di patria e anche dal desiderio di suscitare e accrescere attenzione attorno alla propria persona.
Ed ho letto con interesse pure la risposta alle argomentazioni del Laner data in un’altra intervista dallo scultore Pinuccio Sciola. Ma non mi ha convinto in nulla e per nulla: egli nella questione ha solamente annaspato, dando l’impressione di un individuo che si tuffi in mare senza saper nuotare; in altre parole, dimostrando di parlare di cose che non conosce né ha mai approfondito. Infatti egli arriva a sostenere queste strabilianti tesi, senza darne una sola ombra di dimostrazione: 1) Le statue di Monti Prama non sarebbero state fatte da Sardi; 2) sarebbero state fatte in Sardegna ma da un individuo venuto dall’Oriente; 3) Le statue non avrebbero nulla a che fare con la cultura nuragica né coi bronzetti; 4) Platone avrebbe parlato dell’esistenza fra la Sicilia e la Tunisia di un’ “isola turrita dove non si moriva mai”. Ma su questo preciso argomento lo provoco io: lo Sciola citi l’opera e gli estremi esatti del passo dell’opera nella quale Platone sosterrebbe queste finora del tutto sconosciute notizie sulla Sardegna antica.
Lo scultore Sciola parli invece di cose che conosce alla perfezione. Ci parli di un reperto che egli sostenne di aver rinvenuto nelle campagne di San Sperate, un cippo-statua in pietra arenaria a venature gialle e rosate, che rappresenterebbe un nuraghe polilobato e che tuttora campeggia nel Museo Archeologico di Cagliari. In due miei libri (in maniera particolare in “Lingua e civiltà di Sardegna”, Cagliari 2004, Edizioni della Torre) io ho dimostrato – mai smentito da alcuno – che si tratta di un grosso, pacchiano e ridicolo falso, perché 1) presenta intatti tutti i suoi spigoli, non smussati per nulla dal logorio dei secoli, insomma come se fosse appena uscito dalla bottega di uno scultore; 2) il nuraghe raffigurato poggia su una base costituita da un porticato, secondo una modalità non presentata da nessun nuraghe reale e secondo una modalità assolutamente impossibile in termini di staticità per un grande edificio fatto di enormi massi; 3) sotto il ballatoio delle quattro torrette la muraglia esterna dello pseudo-modellino di nuraghe presenta una rientranza circolare, che anch’essa avrebbe compromesso la staticità dell’edificio; 4) non presenta nessun accenno dei finestroni che si trovano in tutti i nuraghi reali a più piani per dare luce alla scala e alla seconda camera.
Di certo tra gli scultori sardi la pratica del “falso” non è infrequente: una quarantina di anni fa un mio amico sorprese, nella sua bottega, uno scultore che stava scolpendo una falsa iscrizione che intendeva spacciare a me per farmi sfigurare di fronte agli archeologi se avessi abboccato. Il tentativo di falso e di imbroglio non andò in porto perché lo scultore comprese che il mio amico non avrebbe fatto a meno di mettermi in guardia….
Povera Sardegna nostra!, quale sorte hai avuto nel generare individui, a iniziare dai falsari delle carte di Arborea, che hanno riempito le pagine della tua storia di numerosi e grossi falsi credendo di darti lustro, mentre hanno finito col caricarti di ridicolo!"

Sin qui il prof, ho corretto solamente un paio di refusi. Mi sarei indignato per conto mio e per conto terzi, se avessi creduto che ci fosse bisogno e dunque, mi sono limitato a replicare, come spesso in molte occasioni accaduto:

Il professore ha ragione: la Sardegna è piena di falsari. A tutti i livelli.
Pensi solamente che la vecchia bottegaia da cui compro il pane caldo ogni mattina, mentre io ne chiedo sei etti, lei me ne incarta cinque e mezzo, sacchetto compreso, ma tenta infallibilmente di farmene pagare sette etti.
Pensi che ci prova da trent’anni!
Anche il professore, nella sua immensità, risulta un falsario piccolo piccolo.
Egli, che è stato il patron di un gregge smisurato di pecore colte, ora che le ha disperse e perdute, sale sulla cima del nuraghe più alto e grida al lupo! al lupo!, quando in Sardegna i lupi non ci sono, non so se ci sono mai stati, io non ne ho visto mai uno, mentre egli gli evoca ad libitum.
A ben vedere, sembrerebbe che il professore abbia preso carta e penna per difendere la categoria, gli accademici: mai, come in questo caso, vale il detto “dagli amici mi salvi Dio”.
Certo che gli archeologi non creano i falsi anche se, piuttosto, qualcuno viene accusato di occultare il vero, i reperti che essi stessi hanno scavato. Pensi solamente al coccio di Teti, quello che non esisteva ufficialmente secondo la lettera della Soprintendenza al vice-ministro Giro che ne chiedeva conto, in conseguenza di un’interpellanza di due parlamentari. Di essa, scriveva in risposta, esiste una sbiadita fotocopia che poco dice. Nei fatti, ora lo si sa per certo, l’avevano mandata a un laboratorio specializzato di Milano per sottoporla alla termoluminescenza il cui responso, ora è pubblico, ne fa un reperto certo risalente al VII/VIII secolo a. C..
Ne parli, professore, almeno di tanto in tanto, di queste cose certe e accertate.
Ora lei, per iscritto, difende gli archeologi che hanno scavato a Monti Prama una testa di Gigante falsa, che però reputano vera, e li assolve, dall’alto della sua illuminata misericordia, dal reato di averla confezionata.
E se la reputano vera, quando lei dice che sia falsa, noi poveri fruitori di beni culturali veri, supposti veri e supposti falsi, li dobbiamo considerare proprio degli stupidi e degli insipienti, oltre che privi di acume e di vera scienza?
Chissà come prenderanno questa sua sparata Momo Zucca, Usai e gli altri!
Conoscendo, solo un poco, Momo Zucca, credo che si appellerà al vangelo di Luca, 23:34-44 e lo parafraserà più o meno così: “Prof, ti perdono perché non sai quello che dici”.

Non ostante Franco Laner, naturalmente.

Ho pensato a una risposta veemente da parte del Prof, non è venuto invece nulla perché Egli è il Molto, mentre io sono il Poco. Non ci azzecca, direbbe un ex, e lo capisco.
Quello che invece non sospettavo è accaduto uno o due giorni fa: il prof è tornato sull'argomento con una logica stringente non da gesuita, ma da Bar dello Sport. Ecco il testo, dallo stesso blog:
http://rinabrundu.com/2015/07/09/il-marchio-di-falsita/#comment-31755

"IL “MARCHIO DI FALSITÀ”
di Massimo Pittau.
L’altra sera ero con un gruppo di amici in un bar all’aperto, nel tentativo di sfuggire alla calura imperante, e in seguito si sono avvicinate anche altre persone. Siccome molti dei presenti seguono con attenzione e interesse la diatriba che è inziata in internet sui “falsi archeologici”, ovviamente sono stato sollecitato a riprendere l’argomento nell’occasione che ci si presentava. Ed è avvenuto che a seguito della discussione ormai aperta, mi è venuto in mente un nuovo argomento, probabilmente quello principale, che dimostra che l’ormai noto “modellino di nuraghe” di San Sperate è realmente un “falso”, un grande, grossolano e ridicolo falso. Nuovo argomento che metto subito in circolazione nel presente sito internet, a disposizione dei numerosissimi lettori che ci stanno seguendo.

C’è da richiamare un fatto di comune esperienza: i fabbricanti di quasi tutti i manufatti tengono moltissimo a mettervi il “marchio di autenticità” contro gli eventuali falsari. Ebbene, a mio giudizio il supposto “modellino di nuraghe di San Sperate” non ha di certo il “marchio di autenticità”, ma ha propriamente il “marchio di falsità”. Questo consiste in un particolare costruttivo, che è totalmente falso, che più falso non si può: quella specie di rigonfiamento finale con cui termina ciascuna delle quattro torrette e che dovrebbe raffigurare un “ballatoio”. Io ho già fatto osservare che la tecnica costruttiva di quei tempi non consentiva affatto un ballatoio simile, tanto meno lo consentiva la tecnica costruttiva dei nuraghi, fatti di sola pietra e senza alcuna malta. 
Di questo ballatoio finale nessun archeologo ha mai fornito la prova della sua esistenza in qualcuno dei nuraghi reali. Io invece ho dimostrato, con tanto di foto di tre nuraghi reali, che il nostro monumento terminava non con un ballatoio, bensì con una corona di massi sporgenti a raggera per ornamento e forse anche con una raffigurazione simbolica del Sole, divinità che sicuramente anche i Nuragici adoravano.
Ecco appunto le foto della cima di uno dei Tresnuraches di Nùoro, di quello Albucciu di Arzachena, di un nuraghe del territorio di Baunei.
Adesso attendiamo la controprova presentata da qualche archeologo." 

Ora io, al pari di un vecchio cane da pastore che, a differenza delle volpi, non ha perso il pelo e neppure il vizio, ho provato a penetrare le intuizioni del Prof ma, benché ne abbia afferrato perfettamente gli stimoli esterni e la location, non mi arrendo:
“Al bar, e con questo caldo, se c’è l’aria condizionata, può capitare anche di starnutire, oltre che di confidare l’ultima verità rivelata sui nuraghi all'allegra compagnia.
E che lo tengano per inteso, i fortunati che hanno ascoltato il profeta di persona!”.

Segue un rimbrotto della padrona del blog nei miei confronti, perché non è in su connotu che il Poco dialoghi col Molto senza prima aver fatto un fagotto della propria barritta.
Ora ditemi: se capita da noi che il Falso è gran parte del Vero, quando il Vero-Vero resta una pia illusione, potrà anche essere che il Molto è forse una porzione del Poco?
Se sì, vuol dire che siamo incontentabili. Anche del Molto, se non del Massimo.
Gustav Dorè, Dante arriva alla bolgia dei falsari. " Qual dolor fora, se de li spedali/di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre / e di Maremma e di Sardigna i mali/fossero in una fossa tutti 'nsembre,/tal era quivi, e tal puzzo n'usciva/qual suol venir de le marcite membre" Inferno, XXIX, 46-51

22 commenti:

  1. Signor Francu,leggerla mi allieva anche il caldo infernale che c'è a Firenze.Come invidio la sua capacità di alleggerire ed ironizzare su cose così importanti! Non entro nel merito della discussione perché sono per niente ferrata,lei lo sa sono ferrata solo sul nostro "premierino"Renzi.Mi è dispiaciuto leggere su Pinuccio Sciola,grande amico di Gianfranco,che conosco come persona serissima ma,molto probabilmente,anche lui ha dei limiti.Concordo in pieno sulle mille sfumature del buono e del cattivo.Solo uno è solo cattivo e lei sa a chi mi riferisco.

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  2. Guarda ho già litigato tanto e altrove su questa vicenda per così dire "peinlich" che non ho voglia di parlarne ancora. Certo che il maestro delle pietre appare come un criminale seriale in preda a raptus scultoreo fin da piccolo: la testa di Monte Prama, il modellino di San Sperate; ma così, a caso, senza alcuna prova nè tanto meno indizi. E neppure evidenze che quei reperti siano falsi. Non me ne voglia l'artista se nella mia fantasia l'ho soprannominato lo SculptoRaptor, ma anche lo Scultore Gentiluomo, visto che i suoi crimini sono consumati senza che nessuno se ne avveda, tipo Arsenio Lupin.
    Ma dove hai davvero centrato il bersaglio è sulla navicella di Teti: già perchè il professore, stante la certezza sulla sua antichità (della navicella, non del professore) non ne ha mai più parlato? c'è rimasto male secondo me.

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  3. «Quel reperto è troppo perfetto rispetto agli altri emersi dallo scavo di Cabras. Tutti i frammenti sono rovinati, corrosi dal tempo, invece quella testa ha tratti precisi, come se non avesse attraversato i millenni e subito i segni del degrado: sembra fatta ieri. E poi ha un’espressività artistica e stilistica che stride con il resto. Non dico che sia un falso, credo però che il frammento originale trovato da Giovanni Lilliu duranti i primi sopralluoghi sia stato rimesso in bello, modificato, manomesso.» Questo è quanto asserisce l'architetto Laner (da: http://www.sardiniapost.it/cronaca/ipotesi-shock-dellarchitetto-laner-la-testa-di-monte-prama-un-falso/)

    «Con la solita chiarezza di linguaggio e sicurezza di argomentazione il prof. Laner mi ha convinto appieno.»

    A quanto pare c’è voluto poco a convincere il Prof. Pittau.
    Io stenderei una trapunta pietosa su questo argomento… però visto che fa caldo e sono un po’ su di giri benché atterrito dalla pressione bassa (questa frase è già sintomo che sono stato colpito dal martello divino), mi accingo a farneticare pur’io: uno più, uno meno… che differenza fa!
    Certo che quando si parla di giganti di Monte Prama e di nuragico in genere, lì dove il reperto cozza con le proprie convinzioni, si riesce a dire di tutto; il bello è che pur di sostenere le proprie teorie si cerca di far passare per eccezionale notizia una opinione da bar dove, a quanto pare l’ambiente e forse il caldo, abbassano la soglia dell’amor proprio.
    “Ipotesi shock dell’architetto Laner, la testa di Monte prama? Un falso”.
    Fossi al bar, mi verrebbe da dire che nel titolo manca una “a” nell’inglesizzato francesismo, ma io i bar non li frequento, per tanto non lo dico.
    L’architetto Laner fa tutto un giro attorno al fulcro centrale, che poi è quello che muove il suo strepitoso pensiero, per rinvigorire la sua tesi, ossia che i giganti non sono statue ma telamoni, per tanto svilisce le modalità di restauro, asserendo addirittura che nello scudo ci sono delle parti che dello scudo non sono.
    Forse l’architetto, quando ha visitato il museo di Cabras (lo ha visitato?), non ha badato ai bellissimi e ricchissimi dettagli delle statue, o sono falsi pure quelli?!
    Quel che mi stupisce oltre modo è l’affermazione in negativo “… sembra fatto ieri….”. Anch’io ho usato questa locuzione, quando all’Antiquarium Arborense, ho visto per la prima volta i picconi di bronzo di età nuragica, ma non mi son domandato se fossero veri o falsi.
    Per quanto riguarda poi il presunto esecutore materiale dell’abbellimento del reperto, mi domando perché dovrebbe essere proprio Sciola? Forse perché quegli spigoli vivi del naso e dell’arcata sopracciliare sembrano fatti con una sega circolare? Oppure perché gli occhi paiono fatti con una fresa a tazza? Perché è così difficile pensare che quelle genti sapessero realizzare cerchi perfetti e concentrici? Ben prima dell’età nuragica, che poi secondo Mikkelj Tzoroddu potrebbe essere già età nuragica, quelle genti (non mi riferisco necessariamente ai Sardi, né la Sardegna), sapevano costruire monumenti meravigliosi che sfidavano le leggi della natura e la nostra intelligenza, sapevano individuare la direzione del nord geografico con un’approssimazione piuttosto elevata, sapevano creare una superficie piana perfettamente orizzontale e sapevano, cosa strabiliante proprio, dirigere le dorsali di una piramide alta 146 metri fino al piramidion e tutto questo con un sasso appeso ad una correggia di pelle ed il loro dio.
    State pensando che sto farneticando davvero, dite la verità! Beh, detta così senza uno straccio di prova, sembra che io sia buttato al bar tutto il santo giorno a cercare frescura in una bottiglia di birra gelata; ma aspettate che la temperatura cervellare (o si dice cervellica?!…Boh!), torni sulla linea tra il verde ed il giallino pallido: cercherò di spiegarvi come. Per il momento buon bagno “ristoratore” a tutti.

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  4. Vi sono dei particolari nelle STATUE che sono giunti fino a noi pressocchè perfetti tanto che dal loro esame alcuni si sono affrettati ad attribuire l'escuzione ad artisti levantini. Beh, certo che è strano, come può essere galantuomo il tempo con questi particolari, mentre le teste dovrebbero essere necessariamente tutte corrose.

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  5. Se questo è destinato a diventare il tormentone dell'estate 2015, credo che si possano ravvisare alcune analogie con quello del 2014, avente per oggetto le scritte sulla vera del pozzo di Mistras. Anche allora la tesi del prof. Laner era contro. Ma mi pare che con le teste, se confrontiamo l'ultima venuta alla luce nell'ottobre scorso, quella attaccata al busto e con lo scudo-canestro da sciamano, con la testa "perfetta", allora qualche dubbio credo venga anche a chi sarebbe lontano dal pensare a simili corbellerie.

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  6. No, non è così. E se si legge il libro sulle sculture-al capitolo diagnostica- si capisce molto bene come stanno le cose: quella testa è affetta dalle stesse erosioni delle altre, con le stesse patine, con gli stessi strati. Solo che qui le erosioni, come del resto in altri pezzi, sono microerosioni. ne abbiamo parlato abbastanza a lungo: https://www.facebook.com/MontePramaBlog/photos/p.944025915637353/944025915637353/?type=1

    Nelle foto ravvicinate le erosioni sono ben visibili:
    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10207661000031306&set=gm.379647248901209&type=1&theater

    A monte prama ci sono documentati almeno 4 livelli di erosione, alcune delle più gravi sono state determinate dal distacco di fossili dal biocalcare. In ultima analisi dall'azione dell'acqua. Laner non si è letto il libro sul restauro uscito nel dicembre 2014.

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    1. Aggiungo che le microanalisi di tipo chimico-fisico sono ad un livello tale di sofisticazione che hanno individuato (e ben distinto) sia su questa testa che sull'altra simile trovata nel 1979, il protettivo sintetico applicato alle due teste e ai pochi altri pezzi esposti all'epoca.

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    2. Il riferimento :Costantino Meucci, Frammenti lapidei da Mont'e Prama: studio della composizione, del degrado e dei trattamenti conservativi, In: Le sculture di Mont’e Prama–Conservazione e restauro" 2014, Gangemi editore, pp. 83-100

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  7. Che si affermi che Pinuccio Sciola abbia fatto dei falsi,mi sembra una bufala estiva.Ma sapete chi è Pinuccio Sciola? E' una persona serissima che ha sempre amato la Sardegna ed una persona così seria non farebbe mai una cosa del genere.Proprio ieri,cliccando su Google il suo nome ho visto un video su di lui che oltre che essere veramente bello fa vedere che grande uomo è.Chi ha dubbi su di lui,vada a vedersi il video e si vergognerà di aver pensato una cosa così infamante su di lui.

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  8. Questa vicenda della testa di Monte Prama è nata male ed è proseguita così come era nata: cioè male.
    http://www.sardiniapost.it/cronaca/ipotesi-shock-dellarchitetto-laner-la-testa-di-monte-prama-un-falso/
    Lilliu non poteva difendersi, lo scopritore ha replicato more solito-sbeffeggiando
    http://www.sardiniapost.it/cronaca/monte-prama-tronchetti-io-la-testa-lho-trovata-qualcuno-invece-lha-persa/
    Pinuccio Sciola ha replicato dicendo che di sicuro la testa non l’ha fatta lui ed ha approfittato per ribadire la sua opinione che quelle statue non sono sarde né tantomeno nuragiche (dicendo un bel po’ di cavolate, scusami Grazia ma è così). http://www.sardiniapost.it/cronaca/io-lo-scultore-di-monte-prama-ma-se-non-era-nemmeno-sardo/
    Il tutto contornato da pessimo giornalismo e da peggiore divulgazione: bastava da parte di tutti quelli coinvolti (giornalisti inclusi, perché documentarsi è un loro dovere) leggersi quel capitolo del libro del 2014 e riportare semplicemente i dati scientifici puntuali e precisi della diagnostica per il restauro. E le foto prese da vicino dove le erosioni si vedono benissimo. Invece no, da una parte si è cercato lo scoop (Sardiniapost), dall’altra si è fatto un piacere ad una persona che si stima (Rosebud). Per me il giornalismo non si fa così: o meglio, purtroppo si fa anche così, ma quando si pubblicano accuse di falso che sfociano nella calunnia bisognerebbe prima quanto meno informarsi-e anche molto bene. Se non si possiede la documentazione più recente, basta andare in biblioteca o chiedere: perché non si è chiesto alle persone più ovvie e cioè ai restauratori che ci hanno lavorato per 6 anni? Peccato, perché Rosebud è davvero un bel sito, ma quando si tratta di Massimo Pittau-per motivi a me ignoti- la direttrice gli lascia davvero pubblicare di tutto, anche cose infamanti e davvero degradanti per lui stesso, per la nostra intelligenza e -soprattutto-per la Sardegna.
    Questa per la testa di Fastigiadu; il can-can sul modello di San Sperate poi è ancora più patetico e l’ha già chiarito Giovanni Ugas. http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2015/07/archeologia-il-modello-di-nuraghe-di.html

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    1. Accideentii!
      L'Ugas Giovanni, si permette di entrare nel merito di una diatriba sui "falsi archeologici"?
      A questo signore, debbono davvero far difetto, etica ed onore!
      Se egli, ha ragione di ritenere d'aver competenza a discutere di falsi archeologici, per quale mai motivo, invece che nel dimenticatoio, non guarda in casa propria e ci rivela la strada contorta che lo portò a propinarci IL FALSO ALTARE NURAGICO DI SU MULINU?
      Amplissima documentazione, atta a convincere i non credenti, trovasi nel libretto e-book omonimo (pubblicità).
      E, bada bene, attento lettore, che i primi a rivelare questo scandalo, furono nientemeno che la metà degli archeologi di Sardegna! Io me ne avvidi soltanto un anno e mezzo addietro.
      Pare ragione sufficiente anche a te, onesto lettore, perché l’archeologo Ugas si decida alfin ad ammettere la sua colpa? Può tornargliene solo un gran giovamento!
      mikkelj

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  9. Cara Aba,nessune scuse,se Pinuccio ha fatto questa affermazione ,hai ragione,senza dubbio.E qui si torna al non tutto buono e non tutto cattivo del signor Francu.Anche le persone serie posono dire grandi cavolate,sopratutto non possono pensare di interdersi di tutto.La modestia è un gran pregio.

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  10. Ammesso io sia persona seria, quindi, potrò dire certamente cavolate (più o meno grandi) a mia volta. Perché quanto direi a ulteriore commento intorno all'argomento (intorno, giacché bisogna allargarsi un tantino per trovare qualcosa da aggiungere oltre le parole e i riferimenti sufficientemente definitivi messi in fila da Atropa) trova che il maestro Sciola meriti doverosa solidarietà per i sospetti di malafede quanto a teste di giganti e modelli di nuraghe, e però anche trova che questa sua parte di vittima delle esulcerazioni in tema di archeologia nuragica possa ottenere di renderlo un martire giammai più toccabile su questa fattispecie di vicende. Mentre io ancora vorrei fosse possibile semplicemente chiedere al maestro, una volta di più e meglio, quale sia la sua versione completa (oserei dire esaustiva) sulla pintadera commissionatagli dal museo di Villanovaforru.
    Non dico che abbia da nascondere qualcosa, ma terrei fermo che (a quanto mi risulta) le spiegazioni che ha concesso fin qui (a parte, di nuovo, interpretazioni personali su artefici originali e loro motivazioni, ispirazioni e intenti, che un'altra volta potrebbero, nonostante il valore dell'uomo, lasciare il tempo che trovano) rimangono, a fronte di tutti i dubbi sollevati e spiegati in uno degli ultimi post di Atropa sul blog Monte Prama, quanto meno lacunose e, per chi voglia ancora capire, insoddisfacenti.
    Qualcuno, specie tra chi ci legge con meno simpatia, troverà che ciò significhi, emblematicamente, "rigirare un merdone" (nel caso, fino a prova contraria, del tipo innescato dalla buona fede e dalla fiducia nelle informazioni disponibili e in buona fede fornite); io, si sarà capito, non riesco a dirmi ancora soddisfatto da quanto emerso sul caso, perciò troverei ancora più che opportuno "rigirare" quello che è per capire, se davvero trattasi di "merdone" (o "merdina" che sia), di chi poi sarebbe.
    Falso, semifalso, semivero o tutto vero?

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    1. No, non ho parlato di doverosa solidarietà: ho detto che nel caso specifico è un'accusa assurda e ridicola, non ha alcun fondamento. Non sto difendendo Sciola, si difende da solo e a me non piace mischiare le carte: le persone sono persone, i fatti sono fatti. La pintadera di Villanovaforru è altra cosa ancora.
      L'unica cosa "personale" che mi ha dato fastidio in questa vicenda è stata l'accusa a Lilliu, ma solo perchè è defunto e non può difendersi, non perchè era uno stimato accademico.
      Per quanto mi riguarda non ha alcuna rilevanza il fatto che una persona sia rispettabile, o stimato professionista o altro: i fascicoli della polizia sono pieni di persone insospettabili, non è questo il punto e l'essere insospettabile non assicura proprio nulla.
      E queste accuse non mi hanno reso più simpatici nè Sciola nè Tronchetti, anche se nello specifico li ho-doverosamente-"difesi": ma non sul loro piano morale, sul piano dei fatti.

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    2. No, benedetta (e forse un po' impulsiva) donna: chi dice che abbia tu parlato di doverosa solidarietà? Dici bene, la solidarietà è sul piano morale, mentre tu hai difeso maestro e professore, indipendentemente da titolo o rango, sul piano dei fatti. Sacrosanto! E anche per questo benedetta.
      Tieni però anche conto, ti invito, delle conseguenze derivanti dal tuo stesso agire. La tua difesa fa appunto sì che un osservatore come me possa prendere atto dei fatti come da te illuminati e ordinati, e perciò possa sentire di riconoscere doverosa solidarietà a chi, a questo punto sul piano morale, la merita (limitatamente almeno ai fatti in discussione). Un riconoscimento (se è il caso, come sembra, di precisare) a sua volta indipendente da titolo e rango, ma indipendente anche dal criterio "può difendersi o meno da solo": se stessimo a pesare quanto conta la nostra solidarietà rispetto alla capacità degli interessati di difendersi da soli, poche volte ci pronunceremmo.
      La mia solidarietà, in definitiva, appoggia e si appoggia alla tua ricostruzione dei fatti, oltre la quale non resta che esprimere quella (a fronte delle "imputazioni" subite dall'interessato) o tacere. E a me, evidentemente, esprimerla, se non l'hanno già fatto in qualcuno, sembra meglio.
      Tutto qui.
      Buone vacanze, allora, dove non sarà difficile che la conoscenza di qualche altro punto luminoso (punto da altri meritoriamente studiato, com'è per le cose che ti stanno acchiappando della cultura Monte Claro) vada ad arricchire il tuo quadro d'insieme, la capacità di ragionare sul quale tanto ci piace.

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    3. Vediamo che mi racconta Creta, quest'anno!

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  11. Ecco, questo mi interessa. Da Creta partirono i 'mercanti cretesi', i sacerdoti e i mercanti, che portarono l'alfabeto di yh, il dio Lossia (l'ambiguo e l'androgino) poi invocato con il grido di 'IE'. Forse da Creta venne anche l'alfabeto (la scrittura) che adoperarono i nuragici. E a Creta il sovrano era in origine 'minotauro', uomo e toro nelle stesso tempo. E Creta era l'isola dalle molte genti e dai molti idiomi. L'attenzione degli archeologi si è rivolta particolarmente a Cipro ma è Creta l'isola che potrebbe spiegare molte cose sulla civiltà 'taurina' della Sardegna.

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  12. Tori, torini, teste magnifiche e corna-a centinaia -che ornavano le mura dei palazzi. Ma anche straordinarie combinazioni con la bipenne. Il museo di heraklion é pieno!

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  13. Credo sia ben visibile la distanza che corre fra il mito del Minotauro e quello dei Giganti di Monti Prama, i piccoli faraoni sardi.
    E però, se minotauro significa re-toro, anche i Giganti erano re e tori, visto che è appurato che le loro statue portano ancora i residui di corna applicate e, come i faraoni, potevano anche mostrare una coda o qualcosa che apparisse tale.
    Quanto alla mostruosità conclamata del Minotauro, reputo indiscutibile appaiarla a quella dei Giganti, anche sotto la forma della bestialità sessuale proclamata, seppure attutita, ammortizzata, derubricata persino, nelle attività di restauro.
    E se Parsifae perse la testa per quel Taricone ante litteram, chi non prova un minimo di comprensione per essa?
    Un bel Toro venuto da mari lontani e sconosciuti, dono di Poseidone per appunto, non per essere sacrificato al dio (che senso avrebbe? come a dire a uno: porta pane e formaggio che t'invito a cena! Un esempio magistrale di come il mito si pieghi malvolentieri ai supremi interessi nazionali), ma per incrementare, insanguare la stirpe, come di fatto avvenne. Un re-toro, questo terribile Minotauro che imperversò a Creta, a cui si tributò rispetto anche da prigioniero, per il quale venne costruita la prigione più singolare della storia, che usufruì dell'appannaggio annuale di sette giovinette e altrettanti giovinetti, sicuramente da esso graditi e richiesti, offerte che certamente non consumava come pasti, ma piuttosto come svaghi postprandiali.
    Diceva mio nonno che i miti e la storia sono come le impronte digitali: ognuno ha le sue. Ma quando tre, cinque, sette caratteristiche sembrano coincidere, potrebbero apparire come coincidenze ma si presentano come indizi congruenti, sebbene non siano ancora delle prove provate.
    Il ragionamento che ho seguito è simile a un'ascesa su un monte che costringe a seguire dei tornanti che ora puntano a Est, ora puntano a Ovest, quantunque siano tutti in salita. Abbiatene pietà almeno in considerazione di una domenica di afa e di uno che non ha neppure tre o quattro amici al bar per discutere di ieri e di oggi.

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  14. Ciao Franco, buona domenica. A me piaceva immaginarti al bar col colonnello Shannah, l'allevatore d'asini Cicu Pepi Pisittu e il pescatore (da barca) Mazz' 'e cani (o quell'altro pescatore anonimo da molo). E a pensarci meglio credo tu sia davvero con loro: è solo la tua navigata esperienza tra gli espedienti per ottenere benevolenza, mi convinco, che ti porta a darti a vedere bisognoso; ma quando addirittura invochi pietà, allora si capisce che tu e gli altri dietro ve la state ridendo insieme sotto i baffi (veri o finti da Mossad).

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  15. Francesco, hai scoperto la mia vera segreta vocazione, quella del benefattore in incognito, cosa che neanche mia moglie è tentata di asserire.
    Un'asineria, quale solamente Cicu Pepi Pisittu è capace di tradurre dalla nebbia alla luce del sole, fa bene all'anima, all'umore, alle prospettive di futuro più di qualsiasi notizia di qualsiasi telegiornale.
    Insomma, un sorso di acqua fresca non si nega a nessuno: così è stato, dice il colonnello Shannah: così continua a essere, afferma Mazz' 'e cani.

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