#Monte Prama-Maimoni
#Giants of Monte Prama-MontePramaBlog
E' appena uscito il libro di Giovanni Ugas "Shardana e Sardegna" (ed. Edizioni Della Torre) e già sui social ha fatto scoppiare il finimondo. Non avendolo letto non so davvero quali prove aggiuntive porti in favore della sua tesi che gli Sherden o Shardana fossero i Nuragici della Sardegna. Ha destato un comico scandalo il fatto che sia stato presentato dai docenti dell'Università di Sassari Raimondo Zucca e Giulio Paulis: subito in tanti si sono affrettati a controllare se i due studiosi fossero abbastanza prestigiosi da costituire vuoi un "conforto" per chi è convinto dell'equazione Sardi = Shardana, vuoi un "pericolo" per chi nega la connessione.
Si tranquillizzino pure entrambi i partiti, perchè il prestigio qui non conta nulla: contano solo i dati, i documenti scritti, i reperti archeologici e una ricostruzione cronologica attenta.
E' anche importante il rendersi conto di un fatto a prima vista contraddittorio che emerge nettamente dai documenti e dai rilievi monumentali egizi (si veda l'appendice in coda all'articolo). Sappiamo che dall'epoca di Ramesse II in poi (1279-1213 a.C.) c'erano Sherden che facevano parte della guardia reale (fig.1) e dell'esercito egiziano, incorporati nei ranghi dopo aver cercato di attaccare il grande faraone: "i turbolenti Sherden che nessuno ha mai saputo come combattere, vennero coraggiosamente dal mezzo del mare, navigando sulle loro navi da guerra, nessuno fu in grado di resistere loro" (Stele di Tanis); secondo le iscrizioni al tempio di Karnak il faraone li vinse e li rese suoi sudditi combattenti: il papiro Anastasi ne enumera 1900 nelle truppe egiziane della battaglia di Kadesh (1274 a.C.) (1,2).
Ma a fianco degli Sherden "d'Egitto" c'erano anche gli Sherden del mare che continuarono a combattere contro i faraoni, nel contesto di una coalizione con altri c.d. "Popoli del Mare" (comprendente anche i Libici, che anzi guidavano l'alleanza) (3). Come si ricorderà l'alleanza si instaurò o si ravvivò sotto il regno di Merneptah (1213-1203 a.C.) successore di Ramesse II. Fu nel 1207 a.C. circa che si arrivò alla guerra: "Inizio della vittoria che sua maestà conseguì nella terra di Libia: Ekwesh, Teresh, Lukka, Sherden, Shekelesh, uomini del nord provenienti da tutte le terre [..] Il miserabile, disonorato capo dei Libi, Meryre figlio di Ded, è piombato sulla terra di Tehenu con i suoi arcieri-Sherden, Shekelesh, Ekwesh, Lukka, Teresh". (Da: Drews, Robert. The end of the Bronze Age: changes in warfare and the catastrophe ca. 1200 BC. Princeton University Press, 1995., p 49; Grande tempio di Karnak, muro orientale). In questa occasione ulteriori prigionieri Sherden andarono ad ingrossare le fila delle truppe Sherden in Egitto. (fig. 2)
La lotta tra faraoni ramessidi e Popoli del Mare si placò solo dopo la battaglia combattuta sui due fronti del Delta e di Djahy (1177 a.C., sotto Ramesse III) (1).
Figura 2. a. Viso di uno Sherden d'Egitto nella processione vittoriosa di Ramesse III dopo la Battaglia del Delta del 1177 a.C. (Medinet Habu, da (1)); b. uno Sherden al servizio di Ramesse II, taglia la mano di un soldato ittita ucciso nella battaglia di Kadesh del 1274 a.C (Abydos, da questo sito); c. uno degli Sherden del mare, fatto prigioniero durante la Battaglia del Delta del 1177 a.C. (1). , da: http://www.salimbeti.com/micenei/sea.htm d: Sherden nella Guardia reale di Ramesse II alla battaglia di Kadesh (1274 a.C.) (1).
Secondo le cronache egizie la coalizione dei Popoli del Mare perde l'epica battaglia combattuta sul Delta del Nilo e a Djahy (oggi Libano meridionale) -con gli Sherden schierati da una parte e dall'altra (3). Dal papiro Harris il faraone fa sapere che: "Ho ucciso i Danuna che sono nelle isole, i Tjekker e Peleset sono stati ridotti in cenere. Gli Sherden del mare e i Weshesh del mare sono stati ridotti in cenere, sono stati annichiliti, fatti prigionieri e portati in Egitto, come nella terra del litorale, li ho installati in fortezze vincolate al mio Nome. Erano numerosi, centinaia di migliaia" (1).
Dopo quella fatidica data del 1177 a.C. (cronologia tradizionale) gli Sherden delle fortezze, con tanto di terreni e diritti, perfino un loro Dio (4) (fig.3), rimangono in Egitto, fino all'avvento dei faraoni Libici (XXII dinastia, 943 to 728 a.C.). L'Egitto ha vinto la battaglia, ma è minato nel suo strapotere: rinuncerà entro 80 anni al dominio di Canaan, con Ramesse XI (1107–1078 a.C.), l'ultimo della dinastia.
L'onomasticon di Amenope, di datazione incerta all'inizio del I millennio a.C., ci dice che c'erano Sherden forse stanziati in Canaan assieme ad altri Popoli del Mare (1, 2). Quello che avvenne in seguito non è noto: i Fenici della Terra di Canaan non ci hanno lasciato documenti scritti che raccontino eventi o cronache. Occorrerà attendere l'arrivo di un nuovo strapotere, quello neo-assiro nel IX sec. a.C., per poter disporre ancora di cronache dei fatti. Ma nessuna di queste cronache nominerà Sherden o altri Popoli del Mare. In altre parole gli Sherden, nel corso del IX sec. a.C., scompaiono dai documenti egizi e del Vicino Oriente, dopo esservi apparsi nel corso del XIV sec. (lettere di Amarna in accadico E81, E122, E123); ricordiamo che sono anche citati in numerosi documenti di Ugarit, la città siriana distrutta attorno al 1190 a.C. (la città era ancora in piedi durante il regno di Merneptah, ma già distrutta prima della battaglia del Delta del 1177 a.C.). Dalle lettere di Amrana che Rib-Addi, re di Byblos nel XIV sec. a.C, che nominano gli Sherden, appare chiaro come il faraone (Amenhotep III o il figlio Akhenaten) sapesse benissimo chi fossero gli Sherdanu (vd. Appendice all'articolo).
Quindi questi personaggi, il cui nome ricorda così da vicino quello di Sardegna, compaiono prima nei testi da Byblos in cuneiforme sillabico nel XIV sec. a.C.; sono menzionati più volte nei testi di Ugarit che terminano attorno al 1190 a.C.; e secondo i documenti egizi, tra il 1275 e almeno la fine dell'epoca ramesside (1077 a.C.) sono divisi in due fazioni opposte, che per semplificare chiamiamo Sherden d'Egitto e Sherden del mare. Ma ad un certo punto della storia gli Sherden d'Egitto devono apparentemente andarsene o comunque lasciare le loro fortezze e le loro terre: "L’ultimo documento (egizio, ndr) a noi noto sugli Shardana è la Stele di donazione di Helwan, databile al sedicesimo anno di regno di Osorkon I (922–887 a.C., alcuni autori la riferiscono a Osorkon II 872-837 a.C., ndr), nel quale si menziona una donazione di terre da parte del sacerdote Ged-ptah-iuf-ankh in favore di Ptah; le tenute sono consegnate al principe Nimlot, comandante generale della fortezza di Sḫm-ḫpr, principale piazzaforte del Medio Egitto; la proprietà comprende “i campi Shardana” atto, questo, che probabilmente testimonia l’avvenuto cambio istituzionale tra i mercenari d’età ramesside e i combattenti di stirpe libica" (4).
Se la terra d'origine degli Sherden è davvero la Sardegna, come potevano essere visti e vissuti questi avvenimenti sull'isola? e cosa potrebbe c'entrare la "meteora" Monte Prama?
a scarabeo in steatite della famosa tomba 25 di Monte Prama è da collocarsi tra il 1130 e il 945 a.C., confermando la correttezza della datazione radiometrica (1049-756 a.C).
Finora però nessun archeologo della Sardegna ha nominato l'Egitto in rapporto a Monte Prama. Il diktat è chiarissimo: l'Egitto degli Sherden, con la loro indiscutibile epopea e la "sfacciataggine" con cui osarono attaccare per primi la strapotenza faraonica, gli Sherden turbolenti che nessuno era riuscito a contrastare dice Ramesse il Grande, gli abilissimi guerrieri che il faraone non si sognò neppure di mettere da parte, NON DEVONO, NON POSSONO essere i nuragici della Sardegna; il perchè è assurdamente antiscientifico: potrebbero fomentare spiriti nazionalistici, 3300 anni dopo che gli Sherden provarono ad attaccare Ramesse II! Questa ridicola proposizione è così radicata da bendare gli occhi perfino di fronte ad uno schema cronologico così semplice ed evidente, e da far trascurare perfino gli unici documenti in alfabeto semitico "standard" dove si trova la parola Sherden; anche a non voler dar credito ai vari documenti di cui parla Gigi Sanna (credo che ŠRDN sia attestato almeno 3 volte), c'è sempre la stele di Nora: non c'è un documento in alfabeto fenicio in nessun'altra parte del mondo dove sia scritta quella parola, ŠRDN.
Torniamo a noi. In Sardegna un'ideologia religioso/sociale e una tecnologia costruttiva unitarie, avevano portato alla costruzione di migliaia di costruzioni megalitiche che oggi conosciamo come nuraghi, probabilmente a partire dalla I metà del II millennio a.C.. Un medesimo credo religioso ovviamente non preserva da lotte o da guerre (ne abbiamo ben tristi esempi attuali).
Oggi sappiamo, da decine di studi, che i nuragici erano inseriti a pieno titolo nei traffici commerciali e culturali del Mediterraneo del II millennio a.C. (6); nessuno oggi lo negherebbe ancora. E nel Mediterraneo del II millennio a.C. era impossibile ignorare l'Egitto del Nuovo Regno, di certo non dopo l'insaturarsi dell'impero di Tuthmosis III in Canaan nella II metà del XV secolo a.C..
Facciamo un balzo in avanti e proviamo ad immaginare uno scenario della tarda età del Bronzo. dove una famiglia allargata tra le più potenti degli Sherden d'Egitto si mette strane idee in testa e torna in Sardegna per fondare una dinastia nel Sinis, sul modello di quelle egizie. Forti della fama di eroi e forse anche arricchiti, instaurano un dominio che tenta di costituire il primo Regno di Sardegna della Storia. Le altre grandi "case" dell'isola, in contatto secolare con le popolazioni egee e loro alleate contro l'Egitto, mordono il freno; ma le guerre hanno lasciato il segno, hanno richiesto un notevole tributo economico e umano. E, soprattutto, gli Sherden del mare hanno perso la grande battaglia combattuta nel 1177 sul doppio fronte del Delta e di Djahy: è finita un'epoca, è iniziato il grande collasso dell'Età del Bronzo (7); che non poteva non toccare una Sardegna pienamente inserita nello scenario economico del Mediterraneo. Quel vaso nuragico a Pyla Kokkinokremos di Cipro, in uno stanziamento temporaneo dei "Popoli del Mare" (50 anni circa, tra il 1250 e il 1200, quindi dopo la battaglia di Kadesh del 1274 a.C.) forse ne ha viste delle belle: forse ha visto la parte "marinara" della coalizione prepararsi per la guerra contro Merneptah e contro Ramesse III, guerre che avrebbero perso. Che gli Sherden fossero divisi è un fatto, ben sottolineato da Jeff Emanuel (3). Che forse lo erano anche i nuragici, in modo speculare ed evidente dall'anomalia Monte Prama, è un'idea non mia ma di Romina: io la trovo un'intuizione geniale. Le "novità" di Monte Prama rispetto al nuragico "standard" sono chiare a tutti: le più eclatanti sono le statue antropomorfe, seppure "mostruose" e in qualche modo animalesche, un pò sovradimensionate tanto da poter parlare di "gigantinos"; non meno sorprendenti sono le sepolture, individuali e a pozzetto, dove il defunto è "compresso" in posizione accovacciata verticale (5). Basterebbero queste due caratteristiche a farne un sito unico in Sardegna e nell'intero Mediterraneo, per l'epoca.
Certo non ci sono finora prove inequivocabili del fatto che le statue di Monte Prama rappresentino Sherden d'Egitto, ma ci sono una serie di importanti indizi:
-la cronologia;
-gli scudi rotondi (alcune statue di Monte Prama) e i gonnellini a punta, molto simili a quelli delle rappresentazioni egizie;
-gli Sherden delle rappresentazioni egizie sono a volte con sandali e a volte a piedi nudi, come le statue di Monte Prama;
-lo scarabeo e alcuni vaghi di collana della tomba 25;
-la rappresentazione "oltre l'Umano" delle statue: la travalicazione dell'Umano, seppure con stili diversi, è tipica della statuaria egiziana quando rappresenta il faraone (8): http://monteprama.blogspot.it/2013/05/la-realta-autentica-oltre-l-apparenza.html ;
-le statue di Monte Prama sono in calcare: gli indiscussi maestri nella lavorazione di questa pietra (sandstone) erano gli antichi Egizi;
-la cronologia di Monte Prama indica Bronzo Finale/Primo Ferro. Non esisteva all'epoca la statuaria greca antropomorfa a dimensioni reali, tantomeno quella fenicia: solo gli Egizi producevano statue in pietra a grandezza naturale o sovradimensionata.
Ma se la mia immaginazione di cui sopra è vicina al vero, chi violò Monte Prama distruggendo le statue antropomorfe che rappresentavano i "piccoli faraoni" Sardi e forse il loro "sacro esercito"? o chi le violò per primo almeno, perchè non è affatto detto che la distruzione sia avvenuta in un singolo evento. E perchè questi distruttori non violarono le tombe?
Oppure, più semplicemente, perchè finì l'esperimento dei "piccoli faraoni Sardi"?
Esiste io credo una possibilità concreta che se quelli di Monte Prama erano una rappresentanza degli Sherden d'Egitto, non fossero visti con occhio benevolo dalla fazione di Sherden della coalizione del Mare, quelli irriducibili che persero nel 1177 a.C. e forse dovettero riconoscere i signori di Monte Prama. Ma quando gli Sherden d'Egitto persero terre e priviliegi sotto i faraoni Libici del IX sec. a.C. -forse per dare lavoro ai loro conterranei, ma forse anche memori del "tradimento" degli Sherden che combatterono contro i loro fratelli- che ne fu di Monte Prama? Per rispondere a questa domanda-sempre che abbia un senso-occorrerà attendere altre datazioni dalla necropoli. Certo è che il modello che vedeva Monte Prama come una risposta ai Fenici di Tharros è totalmente decaduto, è divenuto anacronistico: nel 1984 l'archeologo Mario Torelli scriveva: “Dirimente [per la cronologia delle statue di Monte Prama] appare la ricostruzione – ad oggi neppure tentata – delle vicende alla base della formazione urbana di Tharros: le statue di Monte Prama non possono infatti essere che il volto alternativo di quell’insediamento, poiché il loro statuto eroico presuppone un controllo indigeno sull’emporion fenicio” (9a). Per decenni questa proposizione, che non va oltre una personale opinione dello studioso con totale assenza di alcuna prova, ha influenzato e purtroppo ancora influenza l'interpretazione di Monte Prama. Ma un feniciologo come Piero Bartoloni ha detto molto chiaramente, riguardo Monte Prama: "Sia detto per inciso che i Fenici di Tharros erano ancora di là da venire.” (9b). Perchè l'archeometria uno studioso come Bartoloni non può far finta che non esista.
Però non si può neppure fare finta che l'Egitto non esistesse, e neppure che i viaggi per mare dei Nuragici avvenissero a occhi e orecchie chiusi e senza alcuna conseguenza.
Appendice
SHERDEN: le fonti primarie
Documentazione egizia (geroglifici e rilievi) (2, 3,4)SHERDEN: le fonti primarie
Lettere rinvenute in Egitto ad Amarna (in
accadico, cuneiforme sillabico), scritte al faraone dal re di Byblos, Rib-Addi
(ca. metà del XIV sec. a.C.)
a. EA 81: ..e
uno šerdanu che conosco è scappato con Abdi-Ashirta
b. EA 122: ..e
Puhuru ha commesso un grave reato nei miei confronti. Ha inviato i Sutei (che)
uccisero uno šerdanu presero in ostaggio 3 uomini inviandoli
in Egitto
c. EA 123: Un'azione mai prima commessa
si è compiuta contro Byblos Puhuru ha inviato i Sutei. Essi uccisero uno
šerdanu e catturarono 3 uomini che inviarono in Egitto (2, 10).
1. Ramesse II (1279-1213 a.C., XIX dinastia)
Stele di Tanis. Il faraone respinge un attacco degli Sherden.Iscrizioni di Kadesh: Ramesse II prepara le truppe per la battaglia (1274 a.C.); sono inclusi gli Sherden che il faraone ha “riportato grazie alla la vittoria del suo forte braccio”
Papiro Anastasi I: Ramesses II ordina incursioni in Canaan da parte delle sue truppe che comprendono Sherden, Kehek, Meshwesh, e Nubiani
2. Merneptah (1213-1203 a.C., XIX dinastia)
Grande iscrizione di Karnak:a. I popoli del nord alleati con i Libici sono Eqwesh, Teresh, Lukka, Sherden, e Shekelesh
b. Una lista di alleati dei Libici comprende Sherden, Shekelesh, Eqwesh, Lukka, e Teresh
c. Lista di Sherden prigionieri e massacrati
Athribis Stele
La lista di persone catturate nella campagne di Libia include: Libici, Eqwesh del mare, Shekelesh, Teresh, e Sherden
Papiro Anastasi II:
a. Sherden vengono inclusi nell’esercito del faraone.
b. Il faraone fa equipaggiare gli “Sherden del mare” catturati nella campagna di Libia per usarli nel suo esercito
Stele di Setemhebu
Una fortezza degli Sherden viene menzionata nella titolatura di Setemhebu
3. Ramesse III (1186-1155 a.C., XX dinastia)
Medinet Habu (battaglia del Delta e di Djahy, ca.1177 a.C)
a. Ramesse III distribuisce armi a Sherden e Nubiani.b. Ramesse III cattura il capo degli "Sherden del Mare"
Papiro Harris:
a. Truppe Sherden servono nell'esercito di Ramesse III distribuisce armi a Sherden e Nubiani.
b. Ramesse III sconfigge Sherden e Weshesh, li porta come prigionieri in Egitto e li installa nelle fortezze.
c. Sherden amministrano un dominio di Ramesse III e consegnano grano come tassa
4. Vari documenti fino a Osorkon I o II (cioè fino all'887 o 837 a.C., XXII dinastia)
Papiro Wilbour (Ramesse V, 1149-1145 a.C.)
42 Sherden sono menzionati per nome, come proprietari terrieri/abitanti di terre. Si leggono anche i epiteti quali šmsw nA šrdn (il servitore dello Shardana) e TAy sryt šrdn (il vessillifero degli Shardana). E' attestato un uomo di nome Imna che agisce come sprw bk n Šrdn, "cacciatore dei coccodrilli degli Sherden". Nel nord della regione di Yaya c'è un Pr-nṯr n Šrdn “tempio del Dio degli Sherden”Papiro di Adozione (1099 a.C., epoca di Ramesse XI)
Un testamento dove i testimoni includono gli Sherden Satameniu e Pakamen e sua moglie Adjed’o
Onomasticon Golénischeff:
Sherden elencati com un tipo di popolo
Papiro BM 10326
E' una lettera in cui il mittente dichiara di aver richiesto che gli si mandi un "poliziotto" tramite lo Sherden Hori
Papiro BM 10375
Lo Sherden Hori recapita a mano una lettera allo scriba Butehamon
Papiro Torino 2026
La lettera menziona uno Sherden di nome Hori che una volta recapitò lance al mittente
Onomasticon di Amenope
Un testo amministrativo (con 610 entità) dove gli Sherden compaiono nella sequenza: Ashkelon, Ashdod, Gaza,Assyria, Shubaru, […], Sherden, Tjekker, Peleset, Khurma, […]
Stele di donazione
un profeta di nome Hora possiede un pezzo della terra degli Sherden
Stele di donazione di Helwan, databile al sedicesimo anno di regno di Osorkon I (922–887 a.C., alcuni autori la riferiscono a Osorkon II 872-837 a.C., ndr), nel quale si menziona una donazione di terre da parte del sacerdote Ged-ptah-iuf-ankh in favore di Ptah; la proprietà comprende “i campi Shardana”
Stele di Padjesef e di Sethemheb
Padjesef è descritto come uno Sherden delle fortezza di Usermaatre. Sethemheb è comandante della fortezza degli Sherden
Sin, stele di Sethemheb, generale e al contempo“comandante della grande fortezza degli Shardana" (1a); dx. La Stele dello Shardana Padjesef, della fortezza di User-Maat-re; entrambe le stele provengono dal tempio di Herishef, Heracleopolis (Ehnasya) Da: W.M. Flinders Petrie, F.L. Griffith, and C.T. Currelly, Ehnasya: 1904. Memoir of the Egypt Exploration Fund 26 (London: Trübner & Co., 1905), plate 27/1-2. |
Documentazione da Ugarit (cuneiforme sillabico e alfabetico); XIII sec.-1190 a.C. (2)
RS 17.112
Un causa legale tra due cittadini di Ugarit: Iluwa and Amar-dU, il figlio di Mut-dU, lo šerdanu
RS 19.011
Possibile uso di Sherden come nome proprio (Ḏrdn).
RS 15.167+163
Un contratto tra il figlio di uno Sherden che ha venduto una proprietà ad un certo Kurwanu
RS 15.118
Un certo Ibshalu riceve la proprietà di un uomo chiamato
še-er-ta-an-ni come dono regale di Ammistamru II ( 1265–1240 a.C.).
RS 15.073
Quattro Sherden sono enumerati in un registro di persone (guardie?) di palazzo, assieme a ṯnnm, ḫsnm, mrum, mrynm, mkrm, hbṭnm, e mḏrġlm
RS 15.015 + RS 15.025
Cinque Sherden sono enumerati in un registro di persone (guardie?) di palazzo, assieme a ṯnnm, ḫsnm, mrynm, mkrm, hbṭnm, mrum, e mḏrġlm
(KTU, 4.137, line 3).
RS 15.094
Cinque Sherden sono enumerati in un registro di persone assieme ai ṯnnm,
ḫsnm, mrynm, mkrm, mrum, mḏrġlm, hbṭnm
RS 15.095
Cinque Sherden sono enumerati in un registro di persone assieme ai ṯnnm,
ḫsnm, mrum, mkrm, mrynm, hbṭnm, e mḏrġlm
RS 15.103
Cinque Sherden sono enumerati in un registro di persone assieme ai ṯnnm,
ḫsnm, mrynm, mrum, mkrm, hbṭnm, e mḏrġlm
RS 16.165
Sherden ricevono razioni di vino assieme a hršm, mštt[ ], mḏrġlm, mlm, ḫzrm, mrynm, ḫty,e‘ṯtr
RS 16.251
Registra un etnico Sherden nel nome di un uomo: al-la-an-še-ri-da-ni (si veda questo post per un'altra intepretazione, di M- Liverani http://monteprama.blogspot.it/2012/12/il-querceto-dello-sherdanu-ugarit-ed-il.html)
(1) Mohamed Raafat Abba "The Bodyguard of Ramesses II and the Battle of Kadesh" ENIM 9, 2016, p. 113-123
(2) Adams, Matthew J., and Margaret E. Cohen. "The ‘Sea Peoples’ in Primary Sources." The Philistines and Other “Sea Peoples” in Text and Archaeology (2013): 645-64.
(3) J. Emanuel, Šrdn of the Strongholds, Šrdn of the Sea’: The Sherden in Egyptian Society, Reassessed, 63rd Annual Meeting of the American Research Center in Egypt on April 27, 2012 in Providence, Rhode Island.
(4) G. Cavillier, Gli Shardana nell’Egitto Ramesside, Oxford, 2005;
(5) Usai, Alessandro. "Mont’e Prama 2015. Nota preliminare." Quaderni 26 (2015): 75-112
(6) Schiavo, Fulvia Lo. "THE WESTERN MEDITERRANEAN BEFORE THE ETRUSCANS." The Etruscan World (2014): 197.
(7) Cline, Eric H. 1177 BC: The year civilization collapsed. Princeton University Press, 2015.
(8) Sergio Pernigotti, Chefren e il mistero del Falco, Archeo, Anno XXIX, 5, maggio 2013pp. 61-67
(9) a. M. TORELLI, recensione a G. LILLIU, La civiltà nuragica, Sassari , «Nuovo Bullettino archeologico sardo», I, 1984, p.392.; b. Piero Bartoloni, Sardegna: non c’ è nessun peccato originale da riscattare, 10.02.2015, http://www.sardegnasoprattutto.com/
(10) Jordi Vidal, 2011, La captura de tres militares de Biblos. Apuntes prosopográficos, Universitat Autònoma de Barcelona, Ciències de l'Antiguitat, Faculty Member
In realtà esiste anche un altro documento in fenicio che porta la scritta SRDN (SRDNT in questo caso), e si pensa sia sempre usato in riferimento ad una donna Sarda:
RispondiElimina"Per le fasi cronologiche pienamente puniche, invece, possediamo anche
alcune testimonianze di natura epigrafica e letteraria. Concentrando
l’attenzione sulle testimonianze riferibili alla Sardegna, si segnalano
diverse iscrizioni incise alcune stele del tofet di Cartagine che riportano
il nome femminile di ŠRDNT146
. Seppure questa testimonianza non
abbia goduto dell’attenzione degli epigrafisti e di altri specialisti,
potrebbe trattarsi della prima attestazione della presenza di elementi
femminili direttamente riconducibili alla Sardegna, secondo un
fenomeno onomastico relativamente diffuso che tende a identificare gli
individui attraverso le rispettive terre di provenienza. La testimonianza
cartaginese, inquadrabile tra IV e III sec. a.C."
sempre brava nelle sintesi Aba. non ho tanto da aggiungere. è infatti come dici una questione ideologica dell'accademia sarda, timorosa del nazionalismo. per dire qualcosa in più di sensato, oramai, non si può fare altro che analizzare tale presa di posizione (ideologica)
RispondiEliminama chi verrebbe danneggiato, da un risveglio di una coscienza nazionale sarda.. ? siamo 4 gatti di una povera isola... o no?
RispondiEliminaAtropa complimenti...e pure a Romina...vedere ora in modo plastico la comparazione cronologica con Monte Prama non si può non convergere con le tue conclusioni (e domande), provvisorie che siano, stando ai dati disponibili ovviamente:
RispondiElimina1) la doppia faccia, filo-egea vs filo-egizia, degli sherden si armonizza forse anche con le trasformazioni e le riforme (architettoniche, tipologiche, artistiche, religiose e rituali...) di un determinato periodo della storia nuragica - ma certo ben più 'assurde' a Mp - che hanno infatti fatto pensare ad alcuni autori, all'arrivo di nuove genti straniere (post-nuragiche). La questione così posta, trovava però una macro-contraddizione nel nuraghe fatto simbolo, il cosiddetto "modello di nuraghe", (guarda caso, ossessivamente presente proprio a Mp) che diventa segno delle nuove genti;
b) la possibile distruzione delle statue (parziale o totale che sia stata in quella fase), senza violazione delle tombe, proprio nella fase più debole degli sherden filo egizi (fu una sorta di restaurazione?...) e aggiungerei, se questo è avvenuto nel IX secolo come suggerisci, che spiega forse come mai le sculture - pur straordinarie rispetto alla statuaria del mediterraneo - non sono mai narrate, a differenza dei dormienti, nelle cronache e nei documenti successivi e non paiono neppure aver influenzato altri;
c) meglio si coglie poi il senso della domanda finale al post relativo al nuraghe come 'casa' di qualche tempo fa.
Tante sono le domande che mi vengono ora...cosa avviene comparando l'intera cronologia sardo-nuragica con quanto riporti nell'appendice (per esempio nel passaggio ai nuraghi complessi - 'case' di potere)? Io ipotizzavo tempo fa (il sacro segreto palese) una fase di incoronazione del nuraghe immaginandi una sorta di presa di potere...ma vi sono anche autori che sottolineano anche il loro intenzionale scapitozzamento (perdita, in tal caso, della regalità acquisita). Ma c'è poco da fare, è Mp il perno...e sono i dati emersi a portare li, questa è la bella novità del tuo post.
Siamo forse davanti ad una sorta di antico regno (età dei nuraghi) e nuovo regno (età dei templi-pozzi-megara ) come fu analogamente nella storia egizia?
E se il nome 'srdn' era già dei filo-egei 'del mare', quale significato aveva? Era già, o lo divenne solo poi, nome esteso ad un popolo?
Se rivolta, diciamo così, dei Nuragici antiMP vi fu non credo sia avvenuta subito nel IX secolo. Penso che prima sia avvenuto un graduale indebolimento della ''dinastia''. Non so davvero dire bene che avvenne, certo é che le datazioni di MP arrivano un po'oltre il IX secolo, anche se non certo di molto-siamo nella barra d'errore.
EliminaMa il punto é che secondo me, per quanto fosse enorme l'ammirazione verso gli ''eroi'', non credo che il modello di regno potesse essere accettato e avere successo sul lungo termine. Proprio per via delle ''case''.
Sì, Romina ha avuto una geniale intuizione secondo me. Certamente ancora in abbozzo, grezza, da raffinare. Però l'importante é aver gettato un sasso nello stagno della confusione e sbigottimento che ci crea Monte Prama
E sono d'accordo:il perno per capire la crisi e rinnovamento che intrise la Sardegna nuragica durante la transizione Bronzo-Ferro è Monte Prama, ma non certo MP osservato solo con l'occhio al mondo egeo e della Siria-Palestina, come é stato fatto finora. Come se l'Egitto fosse un fantasma, non ha senso.
EliminaLilliu, con la sua non banale acutezza, fu il primo a parlare di Egitto, e anche l'unico: http://monteprama.blogspot.it/2015/03/monte-prama-1974-e-dintorni.html?m=1 Non sfuggì a Lilliu una particolare analogia riguardante la testa che diverrà parte di "Balente" il pugilatore nr. 14: oggi si parla di copricapo a calotta, ma Lilliu non era d'accordo: [..]Il viso è talmente sfigurato che non lo si può ricostruire nella forma. Rotonda è invece la struttura del capo, la cui linea tersa fluisce, senza soluzione di continuità, in quella del collo a volume cilindrico allargato verso la base. I capelli sono resi con una stilizzazione a parrucca, piatta ed epidermica, che, sulla nuca, disegna una leggera sfumatura a taglio arcuato, e risale, coi margine obliquo, all’altezza del lobo dell’orecchio destro, in gran parte preservato dalla rottura. E' una capigliatura «a casco» che ricorda, in qualche modo, quella di certe sculture egizie con la parrucca nettamente definita e rappresa in valore di superficie ( S. DONADONI, Arte egizia, Einaudi ed., Torino 1955, p. 31, fìg. 26 (testa di ricambio» in calcare da Gizah), p. 39, figg. 43-44 (rilievi funerari di Khufukhaf di Gizah), p. 40, fig. 50 (rilievo di asini che battono il grano, dalla «mastaba» di Akhthotepe).[..] (1)
RispondiEliminaMah! Massacratemi pure ma io (e non da oggi) non riesco a trarre una storia, benché minima, dei Sherden dalle fonti di Ugarit, di Biblo, di Ugarit. I dati contradditori, 'amici' e 'nemici' degli Egiziani, frastornano e lasciano un enorme punto interrogativo. Ma su cosa ci basiamo,comunque? Sulle fonti scritte. Mettiamo in fila per benino le fonti periodizzando e deducendo. Cosa facciamo noi in Sardegna? Ci affidiamo alle fonti scritte egizie, cioè esterne, e all'archeologia che riguarda la Sardegna. Cioè aggiungiamo dati incerti e contradditori ad altrettanti dati incerti e contradditori. Spesso inaffidabili del tutto. E da tutto ciò, lo si capisce, che possiamo fare se non 'immaginare'. Ma la ‘storia’, si sa, non la possiamo fare immaginando e con le sole ‘intuizioni’. Servono anche e soprattutto i dati, le prove. il problema secondo me sta nel fatto che ci si affida alle fonti documentarie esterne e si rifiutano quelle interne. E’ un ‘assurdità gigantesca ma è quello che purtroppo accade. Anche perché alcuni si fanno intimidire dai negazionisti (per tutto e su tutto) procedendo con metodologia sbagliata, per nulla scientifica. Posterò tra non molto un mio contributo sulla voce scritta sherden presente in Sardegna,la quale penso, chiarirà almeno un dato sui Sherden e forse quello fondamentale. Per ora, sempre su base epigrafica e documentaria, vorrei rimarcare, anticipandoli, alcuni dati:
RispondiElimina- i sigilli di Tzricotu (finalmente sappiamo da chi furono fatti i calchi, come furono fatti e da chi vennero fotografati, cioè sappiamo della loro indubbia genuinità: v. I geroglifici dei Giganti, pp. 29 -31) mostrano (unica eccezione in tutto il mediterraneo occidentale) l'uso dell'alfabeto ugaritico. L'impianto o lo specimen del sigillo è soprattutto dei cunei ugaritici. Il motivo è soprattutto dovuto alla morfologia taurina del 'chiodo', lo sappiamo, ma sappiamo anche che gli scribi sardi conoscevano bene quell'alfabeto. Come conoscevano l'alfabeto protosinaitico - protocananaico, come conoscevano infine la pittografia e l'ideografia egiziana basata sul bue Api. Se appena appena uno ci fa caso abbiamo i territori, precisi precisi, in cui si trovano le fonti storiche a tutti note: Egitto, Ugarit e Biblo. La bellezza dei sigilli di Tzricotu (queste cose le diciamo dal 1996!) è che sono di una coerenza incredibile con le fonti esterne. Chi ha fatto quei sigilli teneva conto di tre realtà scrittorie conosciute molto da vicino. Quindi una fonte diretta (mica indiretta), direttissima la abbiamo davanti al naso. Ma la gettiamo alle ortiche.
- i cartigli egizi della scogliera di san Giovanni sappiamo bene che non sono dei falsi e che sono 'cartigli' anomali scritti da scribi sardi ma di un periodo molto successivo. Ciò a mostrare che l'influsso egizio durò molti secoli e certo molto più in là di Monte Prama. Quindi abbiamo una continuità di quella cultura. Continuità attestata soprattutto dagli ‘scarabei del cuore’ sardo - egizi (la grandissima scoperta di Aba) con protezione divina del dio egizio e del dio sardo. Religio sarda e religio egiziana a braccetto dunque e per tanti secoli. Per la salvezza ultraterrena I Sardi si affidavano ad Amun RA così come si affidavano a YHW.
RispondiElimina- Ma la religio sarda, lo sappiamo ormai da tantissimi documenti, è cananaica e paleoebraica. E'yhwh o Yhw il dio dei sardi. Un Dio che, sempre per fonti dirette, ha il suo culto anche (cosa incredibile) dopo il III secolo a.C. E questo Dio è il Dio dei bronzetti e il dio delle statue. Il dio padre dei Giganti di Monte Prama , il dio presente con tanto di nome e di qualità nei sigilli di Tzricotu insieme a quello dei suoi figli. Ergo quel Dio è presente da almeno il XIV - XIII secolo a.C., periodo che coincide con il momento di splendore di Ugarit, di Biblo e, naturalmente, d'Egitto.
- i sigilli di Tzricotu danno nomi sia indoeuropei (si pensi a Yago de Hathos) sia paleoebraici (gyn). I documenti successivi ancora danno nomi ancora indoeuropei e semitici (si pensi a SIddu, Boaz, Yaziz, Gayn, Norb, 'Ali', ecc.). Ma, si stia attenti: le fonti egiziane e siro palestinesi, non offrono mai nomi di comandanti o di persone che siano corrispondenti a quelli sardi (della documentazione sarda). Perché? Potrebbero farsi più ipotesi. Ma il dato però è questo. L’onomastica sarda del periodo nuragico, alto o basso che sia, è diversa da quella delle fonti alle quali sempre ci affidiamo per sapere chi sono gli sherden.
- altra considerazione è data da ciò: appoggio in pieno l'obbiezione di Angelo Ledda. Il simbolo massimo delle statue taurine di Monte prama è che esse sono di ' nur- ag –(he)’ ( sono di 'tori della luce'). Ancora quindi l'influsso orientale, soprattutto egizio, dove anche i Faraoni sono, come sappiamo bene, tori della luce e se questi hanno come simbolo loro massimo la piramide ‘fallica’ (taurina) i ‘piccoli faraoni’ sardi hanno come simbolo il nuraghe ‘fallico’; quel monumento che addirittura sta accanto alla loro sepoltura specificando bene (foneticamente) chi essi sono. Dire quindi Sardegna e dire EGITTO -SiRIA -PALESTINA, sotto certi aspetti è la stessa cosa. Non c'entra nulla una cultura ‘egea’ (ma poi cosa vuol dire ‘egeo’?) ma solo una cultura camito -semitica orientale.
RispondiElimina- altra considerazione è la seguente: si trascura un dato epigrafico fondamentale. La moneta di Amsicora. Come non vedere che il dux sardo è ancora 'Nur -ag - he' e che è 'bar (bar 'maliziosamente' nella moneta significa figlio e non 'spiga') -ac - he e cioè ‘figlio’ del toro? Cioè alla fine del III secolo a.C. Amsicora, il dux supremo dei sardi, è ancora 'NURAGHE', gigante come lo erano i 'NURAGHI' ‘giganti’ del XIII -XII secolo a.C. E' con Amsicora e Yosto che finisce la dinastia, che finisce la storia di Monte Prama. Non prima. Quindi ‘prima’ nessuna distruzione, né fenicia né punica. Semmai romana, perché solo i Romani erano interessati a distruggere i simboli del potere dei 'piccoli faraoni', di quelli che avevano osato resistere alleandosi con gli odiati Cartaginesi. Rispettavano la religione dei vinti ma non nei confronti di chi osava resistere ad oltranza contro la loro potenza e supremazia. E così come distrussero Cornus (simbolo del potere politico) distrussero le statue (simbolo del potere sacerdotale -religioso). Del potere più ‘pericoloso’. Monte Prama, si può dire, è quasi a un tiro di schioppo da Cornus.
- Queste osservazioni per dire solo che la storia dei 'Sherden' ce la dobbiamo fare prima noi con i nostri documenti scritti e non affidarsi, per delle congetture, solo a quelli altrui. E magari cercare di vedere le contraddizioni e i problemi che suscitano le fonti esterne alla luce dei dati epigrafici degli scritti nuragici. So bene che in molti questo percorso non lo vogliono fare, che respingono accanitamente l’epigrafia per dare spazio solo all’archeologia. Tanto così (ed ecco l’ideologia ‘giacobina’) tutto resta nel vago, tutto è caligine e fumo e si può dire tutto e il contrario del tutto. Soprattutto si può andare con facilità contro i ‘mitopoietici’ che esaltano quello che non è mai accaduto. E come no? Tutto chiaro chiaro! Che sciagura per la ‘vera’ o, perlomeno, verosimile, storia della Sardegna! Che danno incalcolabile per la nostra immagine nel mondo!
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RispondiEliminaGigi che la Sardegna fosse il "terzo polo" non ho dubbi, da tempo; che però i documenti egizi, di Byblos e di Ugarit siano poco rilevanti non sono d'accordo: perchè comunque sono cronache, atti amministrativi, donazioni di terre, testimoniano perfino di almeno un tempio per il Dio degli Sherden. Cioè parlano di vita vera ( a parte le esagerazioni sulla gloria del faraone) e francamente io non li trovo incosistenti tra di loro, anzi. Che gli Sherden d'egitto menzionati abbiano nomi egizi non mi stupisce, perchè quelli menzionati sono solo quelli che avevano cariche di qualche tipo, era normale.
RispondiEliminaMa questo post non era così ambizioso: voleva solo far notare che , stante i dati archeometrici che finalmente cominciamo ad avere a disposizione, la "schizofrenia" dei documenti egizi sugli Sherden non è incompatibile con la "schizofrenia" del Sinis rispetto al resto della Sardegna nuragica. Certo che c'era una stessa religione, dove penso fosse -almeno per alcuni, ma non credo per tutti-uguale adorare Yahweh o Amun-Re, ma non penso ad una linearità e al fatto che il tutto andasse senza scosse o screzi. Questi si accucciavano in tombe individuali strettissime, non si sdraiavano in tombe dei Giganti.
Ma non capisco perchè dici che ti frastornano i dati "contraddittori"? a me non sembra così strano: Canaan stessa, in epoca ramesside, era a macchia di leopardo amici o nemici degli Egiziani. Io non la trovo affatto una situazione impossibile, anzi. Tantopiù che la situazione amici/nemici è abbastanza esclusiva degli Sherden, non generalizzata agli altri "Popoli del mare"; e che per ognuno vengono descritte situazioni differenti sia per cronologia che per avvenimenti. Non vedo davvero perchè a priori non credere ad una tale configurazione. Che poi sia necessario considerare anche i documenti interni e Sardi, questo è chiaro.
RispondiEliminaMa secondo i documenti di Byblos, di Ugarit e d'Egitto gli Sherden furono in giro più di tutti gli altri come protagonisti degli eventi mediterranei di quei secoli; sono gli unici che hanno ricevuto dal faraone parole di quel tipo; come guerrieri li ha onorati.
Aba forse sono stato frainteso. Io non nego l'importanza di quelle fonti, soprattutto quelle del primo periodo (XIV - XIII sec. a.C) ma dopo averle esaminate attentamente ancora oggi non trovo una 'storia' che mi possa consentire di capire il rapporto Egitto -Sardegna. Proprio per niente. Vedo attacchi e mi chiedo il perché. E vedo difesa e mi chiedo il perché. Vedo quasi degli eroi e poi dei benestanti mercenari. E mica secoli e secoli dopo! Sai bene che io vado matto per la documentazione perché è da quella che si ricavano i dati che non servono a noi ma alla scienza. Mi serve molta più chiarezza, quella che non lascia varchi al 'solo' immaginare. Certo che anche in Sardegna ci sono contraddizioni. Ma non credo quella che mi citi: la sepoltura individuale dei Giganti non può essere quella della Tomba di Giganti. La necropoli di Monte Prama occoglie i 'primi' dei Giganti non la dinastia, sparsa in tutta l'isola. Il processo di divinizzazione, con tutta la simbologia che lo riguarda (di cui per ora nulla sappiamo), non può riguardare dei nobili ma non figli prediletti del Dio. I sigilli di Tzricotu non sono per tutti ma per uno solo 'post mortem'. Altrimenti di quelle tavolette bronzee ne avremmo trovate a centinaia in tutte le contrade dell'isola. Ma c'è un aspetto, secondo me, che dobbiamo interpretare sulla coerenza tombe a pozzetto e tombe di Giganti. Che le une e le altre sono 'spartane'. Nessun segno di ricchezza, opulenza, 'vana' distinzione. Semmai molti (e poveri) segni richiamanti l'immortalità: bronzo, scarabei invetriati e minerali resistenti al tempo (tomba n.25). Anche per le tombe di Giganti è così. Perché la 'religio' è severissima sul dato pompa e ricchezza. Mi sembra di vederli questi 'talebani' che odiano l'opulenza egiziana, l'oro, l'argento e le pietre preziose. Che fanno edifici che esaltano solo la potenza e l'immortalità della pietra (e avevano ragione stante la resistenza dei nuraghi). Tanto che mi sembra che la coalizione dei popoli del mare ci fosse non per saccheggiare ma solo per distruggere.
RispondiEliminaProfessore una domanda:
Eliminasul fatto che la necropoli di Monte Prama accolga i 'primi' dei Giganti e non la dinastia, che invece era sparsa in tutta l'isola: questa possibilità non si scontra con un numero elevato (101 inumati, ma pare che il numero debba crescere ancora) che a voler considerare i 9 anni di regno come altre volte ha ipotizzato (e pur considerando che qualcuno possa essere anche durato meno per varie cause) porterebbe a circa 900 anni complessivi...quasi un millennio...o mi sfugge qualcosa?
No, non ti sfugge nulla e la domanda è pertinente. Mi aspettavo (e da tempo) questa obbiezione. Sembrerebbero troppi gli 'ENNEOROI'. Ma forse avrai notato che io parlo, non a caso, di Amsicora come ultimo dei Sherden. L'ideologia nuragica di quella moneta (luce -toro -crescente lunare) che non è sfuggita al Forteleoni (almeno per la parte riguardante il toro) e l'identità del dux sardo figlio del toro (bar - ac) mi fanno pensare che le date di quelle tombe vanno da una parte abbassate e (forse) dall'altra innalzate di qualche secolo. La forbice dell’uso della necropoli deve essere stata cronologicamente più ampia. Ma se così è ce lo diranno a conforto i dati archeometrici. E questi rispetteremo. E vorrà dire che la teoria dei ‘tori dalle nove stagioni’ è sballata. Pura mia elucubrazione.
EliminaI dati archeometrici ci dicono , da quanto so, per ora, 600 -700 anni circa (dal XIII al VII secolo a.C. ) su quei ‘primi’. Ma esaminiamo la cronologia più bassa ( VII -VI secolo a.C.).
Personalmente, con il robusto dato epigrafico alla mano, non sono incline a vedere in Ampsicora e nei nuragici del terzo secolo a.C. dei 'nostalgici' o dei restauratori. Amsicora è il 'primus' e di gran lunga il primo per 'auctoritas' (ce lo dice Livio) e Iosto è il secondo. Destinato a diventare 'primo'. Se non consideriamo lo iato tra il VII secolo e il III secolo a.C. i conti tornerebbero con i tuoi 900 anni: ma quasi non posso credere che gli archeologi si siano sbagliati di così tanto (anche se bisogna ricordare che l'archeologia datava fino a pochi anni fa tutte le tombe tra il VII e il VI secolo a.C.!). Allora la domanda che mi faccio è questa, su base documentaria, e dalla risposta a questa dipende la risposta alla tua di domanda : Amsicora è ancora uno dei 'primi' di Monte Prama? Oppure è un nobile che si mette a capo dei Sardi solo per l'occasione? E’ ancora un nobile di origine divina, è figlio prediletto del toro della luce da tutti riconosciuto?
E ancora mi domando: possiamo pensare che per la guerra i Sardi tutti del III secolo a,C. facciano coniare una moneta con forte simbologia ‘nazionale’ con una carica istituzionale scomparsa (e addirittura fatta fuori in qualche modo!) nel VII secolo a.C.? Non posso pensarlo (quattrocento o cinquecento anni sono troppi per un ‘ritorno’ al passato) e quindi bisogna pensare magari all'evoluzione istituzionale di quei 'primi’ ma non certo alla fine di essi. Il ritorno 'romantico' al bel tempo antico non mi convince affatto. E ancor meno una restaurazione, un ritorno ‘a su connottu’. Quindi di quanto dobbiamo spostare verso il basso la datazione di quelle tombe? Se anche di due secoli forse non sarebbe necessario ricorrere ad una datazione più alta (del XIII secolo). Sarebbero i tuoi 900 anni (settecento più duecento).
EliminaRiassumendo intendo dire che da una parte le date della morte degli ENNEOROI tori , dei 101 (e forse più), vanno spalmate in un arco di tempo più lungo e che l’ideologia dei figli del toro del Sarcidano (partita dall’eneolitico), pur con le sua ‘naturale’ evoluzione storico- istituzionale, non finisce nel VII o VI secolo a.C. ma dura ancora per qualche secolo. A mio parere la monarchia di origine divina ha un lungo processo di espansione territoriale in Sardegna e Monte Prama è l’ultima sede di quel processo. Io vedo una ferrea continuità ideologica tra statue stele di Laconi e tutta la successiva civiltà nuragica sino ad Amsicora. La mostrano, ad abundantiam, i documenti scritti. Il nuraghe simbolo dei ‘piccoli faraoni’ di Monte Prama (sono loro i ‘nuraghi’) potrebbe tranquillamente essere sostituito da una statua stele fallica con il bue api e la bipenne appartenente ai ‘primi’ (anche questi ‘nuraghi’). Ma ti dirò di più per cercare di irrobustire il dato di Ampsicora capo sherden: l’ideologia del monarca figlio del Dio, ‘signore giudice’, continuò ostinatamente anche in periodo romano e oltre. Ospitone è ancora un potente capo nuragico, anche lui ‘longe primus auctoritate’), e guida ancora ‘credenti’ di civiltà nuragica. Lo sa bene Gregorio Magno! La sede (stavolta per motivi bellici) si sposta ancora una volta: da Monte Prama alle parti più inaccessibili della Barbagia. E quando i Sardi liberi dovranno darsi nuove istituzioni si daranno (guarda caso!), quelle giudicali. Da antichi ‘sherden’ a ‘domini judices’. E alla fine dove ritornano, guarda ancora il caso? A Tharros e cioè a Monte Prama. L’ho scritto in SAGRA e non mi pento di averlo fatto. Laconi - Monte Prama - Barbagie - Tharros sono le tappe del percorso di un’unica istituzione politico –religiosa millenaria ‘nuragica’ –sherden’ durissima a morire. Che continua, continua, continua per inerzia data la sua incredibile spinta iniziale. Mitopoiesi? No. Non mi pare. Mitopoietici sono quei giacobini che hanno inneggiato e ancora inneggiano a un Amsicora latifondista fenicio - punico!
Una precisazione: i dati archeometrici sulle ossa finora ci dicono inizi del XIV sec. a.C.(anche se solo una tomba ha questa datazione così alta) fino alla prima metà del VIII sec. a.C.. Non si arriva assolutamente al VII. Il picco di probabilità è attorno al 900 a.C..
EliminaI dati sulle ceramiche ci dicono Bronzo recente (cermaica tipo sa Osa) fino al Primo Ferro (ca. fino all'800 a.C.)
Lo scarabeo, per materiale, motivo e manifattura è databile al 1130 e il 945 a.C.
Per quanto riguarda Monte Prama finora le cose sono così, a me sembra uno dei siti con le cronologie più consistenti che ho visto finora (tra radiometria ossea e tipologia di reperti). La necropoli finisce così, agli inizi dell' VIII secolo. Quella nota fin qui.
Grazie della precisazione. Se i dati restano questi mi sono sbagliato. Ma allora devo/dobbiamo sforzarmi/sforzarci di capire perché Ampsicora nel 215 a, C. è un 'divino capo nuragico toro, figlio del toro'. E mica in una sola moneta aurea: in tutte le monete, di pregio o no, che lo riguardano. Che ne è stato dei 'divini tori' nell'arco di cinque secoli? E delle loro tombe?
Eliminaeh... boh!
Eliminachissà, magari finirono i Monte Pramiani e il centro del potere si spostò a nord, verso Cornus-(la tua Korrash della stele); ma la cultura religiosa non per questo deve cambiare-nella sostanza intendo. Chissà che successe, dal punto di vista dei fatti storici. Se i fenici avessero scritto un pò di più! :)
EliminaUna guerra 'santa' in nome di un dio contrario alla vanità che diceva di 'non fare altari con lo scalpello per non contaminare il creato con l'opera orgogliosa dell'uomo'. Una guerra santa che però vede i 'santi' guerrieri crociati che diventano 'musulmani'. E non capisco, proprio non capisco. I casi sono due: o l'archeologia non ci ha permesso ancora di sapere molto dei nuragici oppure possiamo sostenere che qui la ricchezza dell'immortalità del bronzo si contrapponeva a quella dell'oro. Il nuraghe era deliberatamente 'segno' potente ma severo e marcava la differenza rispetto alla piramide e soprattutto al suo cuore, ovvero la tomba tutta 'scritta', la tomba più ricca del mondo, Cosa pensare altrimenti? Come vedi non sottovaluto le fonti scritte. Proprio per niente. Solo che cerco di capovolgere l'assunto. Interpreto gli sherden sardi d'Egitto, di Biblo e di Ugarit alla luce delle fonti (di tutte le fonti) che 'capisco' qui. Che poi non sia tutto lineare sulla storia dei 'Giganti' mi sembra evidente. E penso che forse anche in Sardegna ci siano state guerre 'sante' tra 'santi'. Ma una cosa sappiamo con certezza che il Dio è rimasto sempre lo stesso. Chi ha fatto i sigilli di Tzricotu, chi ha inciso la stele di Nora, chi ha scritto la lastra di Giorre Utu Urridu, chi ha inciso la pietra di Tharros custodita nell'antiquarium arborense del III secolo d. C. cristo adorava un unico dio e sempre lo stesso. C'è una continuità nella trasformazione istituzionale e Monte Prama è in quella, continuità, non al di fuori, perché è l'ideologia del NURAGHE (toro della luce in cielo e toro della luce in terra) che c'era prima e c'è anche dopo. Se così posso esprimermi, stando alle simbologie, i Giganti di Monte Prama sono i nuragici più nuragici di tutti proprio per l'obbiezione che ha fatto Angelo Ledda. Vedi cara Aba, tu quanto me sai bene quanto sono pieni di contenuti i sigilli di Tzricotu. Uno di questi è dato dal fatto che lo schema base o specimen è preciso allo schema delle cosiddette statue stele del Sarcidano. Coloro che hanno fatto quelle stele sono gli antenati dell'eneolitico di chi ha realizzato i sigilli nella civiltà antica del Bronzo recente e primo Ferro. Ho abbozzato questo quadro, come sai, dieci e più anni fa e mi sembra che possa essere riproposto. Ma naturalmente lo faccio su base documentaria 'epigrafica', solo epigrafica. Se si troveranno altri documenti potremo ridefinire o no il quadro. Vedi per immaginazione ed intuito potrei dire (quante volte ci ho pensato) che è la tribù dei Sherden del Sarcidano che si è imposta pian piano in tutta l'isola, che i 'giganti' di quella zona con quella scrittura e quella simbologia religiosa abbiano dato il là agli scribi di Tzricotu (Monte Prama). Ma come facciamo a dimostrarlo? La storia dei sherden di qui è complessa, come la storia dei Sherden d'Egitto e luoghi vari. Ma in Sardegna abbiamo un vantaggio: che possiamo godere di molti più documenti e molto più chiari. Non ci parlano certo (se non indirettamente) di guerre ma moltissimo di religione, di società, di costumi, di scrittura, ecc. E, cosa la più importante, gridano e ci incoraggiano a dire che i Sherden di qui, i 'nuragici' della Sardegna, sono gli sherden e i nuragici delle fonti esterne. E gridano 'a boghe manna' che dobbiamo cercare e trovare ancora altri documenti in Sardegna per tentare di capirci davvero (sottolineo il davvero) qualcosa.
RispondiEliminaGigi, sono impegnato in alcuni lavori che non mi permettono di entrare nel merito delle disquisizioni quì portate avanti ma, essendomi andato lo sguardo sulla fine di questo tuo commento: "E, cosa la più importante, gridano e ci incoraggiano a dire che i Sherden di qui, i 'nuragici' della Sardegna, sono gli sherden e i nuragici delle fonti esterne. E gridano 'a boghe manna' che dobbiamo cercare e trovare ancora altri documenti in Sardegna per tentare di capirci davvero (sottolineo il davvero) qualcosa." * Beh, debbo dirti sinceramente Gigi, da ricercatore a ricercatore, che tu potrai condurre non solo questa, ma anche altre dieci delle tue vite future (a meno che nel frattempo non sia asceso) con l'intento di dimostrare che "Sherden e Nuragici" siano la stessa cosa! Di sicuro posso comunicarti che i NURAGICI, ove intendessimo indicare con tale appellativo I COSTRUTTORI DEI NURAKES, INIZIARONO AD ESSERE, molte migliaia di anni prima che FOSSERO, GLI SHERDEN delle fonti esterne! E, posso aggiungere, senza tema di smentita, che le prove sono DA SEMPRE PRESENTI IN SARDEGNA! L'unico conforto che esse necessitano è un confronto con l'esterno. Ma, l'Egitto c'entra come i canonici cavoli! Ciao, mikkelj.
RispondiEliminaRispondi
Gigi che il dio fosse lo stesso non ho dubbi (perfino quel prezioso documento sul Dio degli Sherden in Egitto parla di netjer al singolare, non netjeru al plurale); che però tutti percepissero che Amun-Re fosse sincretico con Yahweh ne ho e molti; come ho forti dubbi che al di fuori del Sinis la dinastia (chiamiamola così) fosse ben tollerata da tutti. Non credo che un modello monarchico centralizzato fosse destinato al successo a lungo termine: a me quell’articolo sulle “case” ha colpito molto-so bene che oltre il 90% dei lettori ha storto il naso, e secondo me nessuno si è reso la briga di leggerlo; ci vedo perfino la Sardegna di oggi, in qualche modo. E che ci piaccia o meno il Sinis nuragico è diverso dal resto dell’isola nelle sue manifestazioni; una per tutte: non ci sono praticamente tombe dei Giganti e ci sono un gran numero di “piccoli nuraghi”. E’ come un centro luminoso da cui si irradiò potere e cultura, ma non sono certa che riuscissero a dominare tutta l’isola; se lo fecero penso che non sia durato a lungo, certo meno rispetto all’eco degli eroi. Se anche lo era dal punto di vista culturale, non riesco a vedere una Sardegna unita politicamente, oggi come in epoca nuragica: non è implausibile che col decadere degli Sherden d’Egitto gli altri si siano ribellati; anzi non trovo neppure implausibile che il sincrestimo religioso praticato dai primi sia stato motivo o scusa per un forte dissidio, come avvenne tra il regno di Israele e quello di Giuda e ancora prima con la storia del Vitello d’Oro. E credo che in questo la Sardegna nuragica fosse molto simile alla terra di Canaan, come mentalità proprio (anche riguardo la “segretezza”e l’austerità ).
RispondiEliminaQuanto ai rapporti con il mondo egeo: quelli con Cipro, coi Micenei e con Creta sono innegabili, se non come scrittura come cultura materiale: anzi, è proprio questo che stupisce. I segni della scrittura nuragica e la modalità del loro uso rimandano ai documenti mediterranei sugli Sherden (Byblos, proto-semitico/Egitto e Ugarit), i reperti archeologici sono spostati da e verso il mondo egeo. La dicotomia esiste, non la si può negare; i documenti sono fondamentali, ma lo sono anche i reperti archeologici: non ci sono reperti nuragici in Egitto, o a Ugarit o a Byblos, ma ve ne sono a Creta e Cipro. Per lo meno finora è così
Per tornare a Monte Prama: le tombe non sono tutte uguali. Ci sono almeno tante tipologie quante sono quelle delle statue; e ce n’è una, in particolare, che è diversa da tutte (non la tomba 25, ma il pozzetto T -quella con l’unica copertura rotonda, quella con l’unico inumato che volgeva il volto a sud, circondata da tombe anch’esse tutte diverse e poste su un’area lapidea un po’ sollevata). Questo deve pur significare qualcosa: non trovo realistico che ci siano stati 101 “faraoni” nell’arco di pochi secoli, e neppure che rappresentare una statua in un modo o nell’altro sia indifferente rispetto alla “carica” che la persona aveva in vita. Ma trarre ora conclusioni, di qualsiasi tipo, deve attendere i nuovi scavi e le nuove analisi biochimico-fisiche.
Tu sei convinto che furono i Romani a distruggere le statue, io no: non vedo un singolo motivo perchè i Romani, senza alcun legame col mondo religioso e culturale sardo, avrebbero preservato le tombe: anzi, profanando le tombe l'epurazione sarebbe stata ancora più completa e radicale. E' una cosa che mi ha sempre colpito: perchè abbattere le statue e lasciare intatte le tombe? Può essere stato solo un forte tabù.
Non dimentichiamoci poi che il famoso ambiente B, mai rioccupato dopo l'epoca nuragica, ha inglobato nel pavimento pezzi di sculture. E' un dato importantissimo. Per me non si può escludere che l'abbattimento sia opera endogena: mi costasse il ban da questo blog, quello che vedo dai dati devo dirlo. Non sarebbe certo la prima volta che accade nella storia, in Egitto è accaduto almeno due volte: con Akenathen e con Hatshepsut.
Violare le tombe? E a che serviva? A nulla. Bisognava atterrare gli idoli, i simboli dell'ideologia del 'nuraghe', il visibile, l'ostentato, l'oggetto di adorazione. Il simbolo del piccolo faraone non era la tomba (per altro insignificante materialmente per i Romani) ma tutta quella serie 'forte' di statue che lo rappresentavano pericolosamente sia politicamente che religiosamente. Amsicora era ancora uno di quelli. Amsicora e Iosto erano vinti ma bisognava distruggerne il ricordo, annientare la possibilità che ne spuntasse un altro. L'irriduciblità dei sardi che scappano sui monti e danno luogo ancora ad una guerriglia di tre secoli e più non ci dice nulla? Perché fanno quella guerra ad oltranza? Noi non abbiamo quella storia neanche a grandi linee. Ma essa è immaginabile. I sardi non lottano solo per una astratta libertà. Lottano ancora per il loro dio toro solare in terra quello simbolizzato con gli occhi delle statue di Monte Prama.
EliminaQuesto per me è opinabile, ci potevano essere molti motivi per violare le tombe-tra cui il saccheggio; ma potevano anche non essere più visibili, e quindi il motivo della mancata violazione potrebbe essere banale, in qualunque momento sia avvenuta.
EliminaCerto, E' opinabile. Ma tanto di quello che diciamo per ora non può essere che opinabile. I dati certi purtroppo, colpevole anche la storiografia romana che mente spudoratamente sulla storia di Ampsicora, non li abbiamo. Abbiamo per secoli e secoli la gloria e il trionfo dei vincitori colonizzatori che si basa sul disprezzo e sul silenzio sui vinti. Siamo costretti ad 'opinare' semplicemente perché altri o hanno taciuto o non hanno detto la verità.
EliminaPerché ci piacciono i documenti? Perché lavoriamo tanto su di essi e per essi? Perché nessuno ci possa dire che un dato è opinabile. E ormai si è vinta (anche se non sembra) l'ostilità contro la scrittura nuragica perché è difficile dire che 300 documenti e il loro contenuto sono opinabili.
EliminaDiscussione storica, in tutti i sensi. Ricchissima di conoscenze, alla base, che non tutte ciascuno avrebbe trovato e sviluppato se non insieme in questo dialogo procedente dal primo blog di GFP, il quale ora sarebbe (o sarà) molto contento del momento.
RispondiEliminaQuindi figuriamoci se per questo qualcuno può essere crocefisso o bannato ...
Grazie ancora a tutti per i tanti chiodi ininterrottamente piantati sulla parete da salire, che permettono ai volenterosi, prima o poi, di salire con la propria attrezzatura. Onore, tanto più adesso, a chi è capace di aprire nuove strade.
Mi piacerebbe riprendere un tema posto da Gigi Sanna riguardo la 'inviolabilità per mezzo di scalpello della pietra'. Questo elemento riguarda certo il nuraghe nella sua costruzione ma non per esempio moltissimi pozzi sacri, ed anche altari e, ancora, la stessa corona radiosa che chiude il nuraghe, conci che si presentano anzi ben rifiniti e ben scolpiti. Le stesse sculture figurate di Monte Prama sono in pietra. Mi ero posto la domanda se nel caso della corona del nuraghe si trattasse di un inserimento successivo, e magari non presente in tutti i nuraghi, a seguito di una ristrutturazione, oppure una corona 'ben scolpita e ben rifinita' presente nell'edificio nuraghe fin dal suo nascere. In quest'ultimo caso, allora, dalla base alla sommità si ottiene una progressione 'dal grezzo al rifinito' funzionale a esprimere nel modo più perfetto possibile il segno forse più eloquente, quello che esprime la "luce" e che l'edificio turrito deve elevare (proprio come un altare) e che i modelli di nuraghe rappresentano (e non raffigurano) in modo addirittura sbilanciato, quasi grottesco in alcune sproporzioni rispetto alla base. Ma, rientrando nella prima ipotesi, se la corona fu poi 'scapitozzata' come sostengono alcuni studiosi...da chi fu fatto? Ora so che quanto scrivo ha troppi spazi liberi di immaginazione, ma nella ricostruzione di Atropa tutto ciò mi torna alla mente, perché ho il pensiero che quel modo (nuovo?) ossessivo di rappresentare il luminoso (l'introduzione degli occhi tondi e della corona per esempio), certo già presente nella concezione nuraghe, possa essere risultato di una espressione 'formale' diversa, benché di una stessa idea religiosa e quindi certamente di un medesimo dio, e che poté provocare reazioni magari anche violente, politiche a partire da quelle tra caste sacerdotali. Per tornare al principio del discorso, forse proprio il concetto espresso da prof. Sanna sull'onviolabilita della pietra può essere stato il tabù infranto?
RispondiEliminaSolo Dio lo sa! Ma immaginare è lecito. E non di rado conduce al successo dell'intuizione e quindi al dato scientifico.
RispondiEliminaSignori sono quasi in stato confusionale con tutte queste storie......
RispondiEliminaGià che la discussione è stimolante e viva, aggiungerei un'altra incognita, sperando di non amplificare lo stato confusionale: le affini tombe a pozzetto di Antas come si inserirebbero nel quadro generale?
RispondiEliminaSe può servire anche a San Pietro sono state trovate tombe a pozzetto.....
EliminaNo, nessuno 'stato' confusionale. Semmai generosi tentativi, disperati o disperatissimi, per chiarire almeno un po' di ciò che si nasconde dietro una storiografia perlopiù fasulla (le cosiddette fonti storiche). La preistoria della Sardegna non la faremo certo dall'oggi al domani. Ci vorrebbe il rinvenimento di un 'archivio' di Monte Prama, forse quell'archivio di Tzricotu dove si sussurra da tempo i sigilli mortuari dei 'faraoni sardi' non erano 4 ma decine e decine.
RispondiElimina(Professore riguardo lo stato confusionale mi riferivo al commento di Thor delle ore 16.00)
EliminaGià. Ora capisco.
RispondiEliminaCara Atropa. Sebbene rischi di essere banale di fronte alla tua professionalità e grande competenza, una cosa mi appare un poco debole (ai miei occhi da persona che osserva dalla strada): che sappia io, non esiste guerra mossa per motivi religiosi. La causa è sempre e solo quella: il denaro, il patrimonio o qualsiasi equivalente di flusso di soldi o di stock di ricchezza.
RispondiEliminaParagonare gli uni ai fondamentalisti e gli altri ai meno ortodossi a motivo di disunione, competizione o al limite rivalita' ci può stare, ma arrivare ad assumerlo a causa della distruzione di una necropoli forse (sempre dalla vista di una persona dalla strada) potrebbe essere eccessivo. I romani invece avevano grande motivazione a distruggere e acquisire il controllo di tutte le ricchezze presenti e (per mezzo delle tasse imposte) quelle future.
Del resto la storia (proprio quella da fonti scritte) la scrivono i vincitori e alla fine la civiltà nuragica non è sicuramente e purtroppo tra i vincitori!
Mettiamoci comunque comodi (purtroppo qui i tempi sono lunghi nostro malgrado grazie all'andazzo delle soprintendenze) perché grazie a persone come te, il Prof. Sanna e gli altri di questo blog in così pochi anni state portando alla luce una cultura straordinaria che prima o poi tutti dovranno riconoscere e finalmente apprezzare.
Se per questo non lo sai tu e quanto te lo sanno gli storici di professione. Alcuni storici nostrani (persino alcuni antropologi) hanno massacrato da stupidi Ampsicora sulla base di un racconto scritto da uno degli storici più faziosi e bugiardi della storiografia di Roma. Alla faziosità di Tito Livio, incredibile e intollerabile, si è aggiunta quella, ancora più incredibile e intollerabile, degli scienziati 'ideologi'. Addirittura alcuni 'faziosi' dichiarati.
RispondiEliminaSì, aspettiamo gli scavi. L'attesa sarà lunga ma ho l'impressione che ci saranno molte belle novità su quella che per me fu la 'capitale' religiosa, politica, culturale, amministrativo -burocratica della Sardegna per quasi Mille anni (se essa, come penso, fu distrutta dai Romani).
RispondiEliminaNon vorrei essere frainteso,ma è uno stato confusionale piacevole,oseri dire stimulante.Prima di conoscere maimoni e monteprama,avevo gia letto Tzoroddu e qualcosa del professore Sanna.Ho trovato anche il coraggio di scrivere qualche cazzata,perchè le mie fantasie trovano riscontro in queste letture.Non ho certo la conoscenza per poter dialogare con I big ma mi piace ascoltare e immagazinare.Spero sempre di attirare la vostra attenzione sull'isola,perchè penso che I resti Di 7 forni fusori in 50 kmquadrati meritino l'attenzione di un giusto pensiero.Ve Salüu e V'ashpetu
RispondiEliminaSenza nulla togliere al valore e coraggio del popolo Sardo------ ma penso che definire gli Sherdan, popolo Sardo sia un errore....Nella Stele II di Tanis parla di Isole e di Re..Pertanto plurale e non in forma singolare, nel mio modesto parere gli Sherdan sarebbero gli abitanti delle Isole Italiche, Nella Stele indica correttamente " le isole del cuore "Buona giornata
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