Una delle obiezioni fatte ai sigilli di Tzrigottu è che i segni lì incisi sono speculari lungo l’asse mediano verticale. In
ragione di ciò si dice che nessuna scrittura ha significato secondo un siffatto
sistema.[1]
Nel suo studio Menakhem Shuval analizza la produzione in Canaan
di scarabei, trovando similitudini tra questi ultimi e quelli egiziani, dai quali
i Cananei hanno appreso i geroglifici per usarli, nel loro ambito, e di fatto
creando di lì a poco l’alfabeto protosinaitico.
La mia attenzione è stata catturata dai simboli incisi in questi
scarabei Cananaici, che di fatto ci mostrano quella che qui ho definito (in
modo provocatorio), scrittura speculare.
Vediamo subito i molti
esempi illustrati in questo articolo di Orly Goldwasser:
La
figura 3 raffigura in modo eloquente una serie di geroglifici che hanno la loro
controparte in quelli egiziani.
Troviamo specularità anche nell’iscrizione di
questa stele egizia.
Specularità che ritroviamo nello scarabeo ”b”
della figura 10, ma ancora negli scarabei “b” e “c” di figura 12, nello
scarabeo di figura 20 e negli scarabei “a” e “c” di figura 29.
Senza entrare nei particolari è giusto il caso di notare nello
scarabeo di fig. 29/a la presenza del geroglifico “nefer” e dello “Djed”.
L’oggetto in questione, a persona digiuna di scrittura geroglifica, appare un
motivo ornamentale di composizione pressoché speculare; allo stesso modo sono
stati letti i sigilli di Tzrigottu in chiave “altomedioevale”.
[1] Obiezione
posta da Massimo Pittau, che in riferimento e rafforzando l’obiezione di R.
D’Oriano scrive: … E mi ha pure convinto Rubens D’Oriano, quando, in un
dibattito pubblico tenutosi qualche mese fa a Sassari con Gigi Sanna, ha
affermato che i segni delle Tabelle di Tziricotu non possono essere considerati
segni di “scrittura”, dato che, dividendo in senso verticale la rispettiva
figura, le due parti sono “speculari”, ossia combaciano perfettamente l’una con
l’altra. E questo – a mio avviso - non succede né può succedere in nessun
alfabeto o scrittura che preveda la corrispondenza della “successione spaziale”
delle lettere scritte con la “successione temporale” dei fonemi pronunziati. Da:
http://archeologiasarda.blogspot.it/2010/02/parte-17-pittau-scritture-e.html
Ovvero: quando un RCS (Ricercatore di Calzini Spaiati) trova un bel paio di calzettoni (gli Indiani d'America avrebbero detto che hai segnato un colpo).
RispondiEliminaOnore alla memoria di Menakhem Shuval, al lavoro di Orly Goldwasser e al tuo scovarlo per raccontarcelo.
Quello di Menakhem Shuval è un bellissimo studio che fa capire molto sulla nascita dell’afabeto protosinaitico. Gran merito dobbiamo a Orly Goldwasser per averlo pubblicato, a me non rimane che quel piccolissimo merito di averlo posto all’attenzione di questo salotto per cercare di dare una risposta ad una obiezione tesa a confutare la scrittura nuragica.
EliminaEri un nano non annuire.
RispondiEliminaAnche le frasi palindrome possono essere prese ad esempio.
Su questa autentica stupidaggine (la impossibilità che fosse una scrittura quella di Tzricotu) avevo risposto, sin dalle origini della 'polemica', con Pittau nel blog di Gianfranco Pintore. Non capì nulla allora (neppure con il ricorso da parte mia ad un esempio puerile) e non capisce nulla oggi. Non capirà mai, neanche con questi esempi ed infiniti altri perché è uno che volutamente rinuncia a capire. Per capire ci vuole spesso modestia e apertura mentale.
RispondiEliminaSulla questione 'specularità' ho precisato in un articolo sul blog di Aba smentendo (per dei particolari motivi organici al documento) che essa sussista. Ci sono 'tre elementi , tre particolari che inficiano il termine di 'specularità'. C'è simmetria ma non specularità.
butto giù una ipotesi...i potrebbe trattarsi di una "scritta sacra" che proprio nella simmetria trova il suo essere, come il famoso quadrato magico di sator ?
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