di Atropa Belladonna
"This hierophany replicates – yes, WRITES - the very same name as
the Khufu project in the sky once a year[..] in ancient Egypt, invention in sacred architecture and invention in sacred writing were
mutually interchangeable. Interestingly enough,
this interplay can be brought to yet an higher level of sophistication,
that of the written landscape [..]" (1) (fig. 1).
Fig.1: sin., l'orizzonte a Giza: al solstizio d'estate il sole visto dal tempio
della sfinge tramonta a metà strada tra la piramide di Khafre e quella di
Khufu. Secondo diversi studiosi di archeoastronomia questo è un
maxi-geroglifico che usa sia l'architettura che il paesaggio per riprodurre la
parola "orizzonte" (dx.). Da: che G. Dash, The Horizon At Giza, AERAGRAM, Vol. 12 No. 2 (Fall 2011), 9
Non c'è certo da stupirsi se l'antico Egitto fornisce
testimonianze della venerazione per il sole: è la terra di Ra nei suoi vari
aspetti e manifestazioni. E non c'è da stupirsi se l'Egitto ha fornito e
continua a fornire all'archeoastronomia alcuni tra gli esempi più eclatanti
della realtà tangibile di questa disciplina, che altrove cammina ancora su
gambe spesso incerte e vacillanti (con qualche rara seppur notevolissima
eccezione). L'esempio dei colossi di Memnon è perfino banale nella sua
ecalatante evidenza (fig. 2) (2,3).
Fig. 2a. Oggi come 3350 anni fa: i colossi di Memnon nella parte occidentale di Tebe
guardano l'alba del sostizio d'inverno, così come il tempio dei "Milioni
di Anni" di Amenhotep III dietro i colossi (fig, 2b)(3).
Fig. 2b. Da: H.Sourouzian, "Beyond Memnon: Buried for more than
3,300 years, remnants of Amenhotep III’s extraordinary mortuary temple at Kom
el-Hettan rise from beneath the earth," ICON Magazine, Estate 2004,
p.10-17.
Al di là del simbolismo e dei significati che ognuno di noi può recepire davanti a questi fenomeni, ciò che più sta stupendo i ricercatori è un fatto-ormai più che acclarato- che potrebbe sorprendere a prima vista, ma che è in realtà del tutto in linea con quello che si conosce sulla "potenza" e sul significato profondo della scrittura in Egitto: e cioè gli Egizi usavano anche la Luce, l'architettura e il paesaggio in cui era inserita per scrivere amacrogeroglifici (1-3). "Ogni anno la ierofania di Giza replica- nel senso che SCRIVE- il nome stesso del grandioso progetto del faraone Khufu" (fig. 1) (1).
Gli esempi si sprecano, anche se l'interpretazione di questi veri e propri rebus con macrosegni è ancora agli inizi:
"In line with pharaonic ritual, the Architecture of Natural Light
was used to model and illuminate the inner space. In all of the great
temples of Egypt, the zenith and lateral apertures have an exact
geometry and are orientated with respect to the movement of the sun at
different times of the year" (2).
"The ideal model emerging from these data is that Egyptian religion − with a unmistakable solar flavour shown in several deities and the different solar symbolism found in iconography, the temples, and cities formed around them −, tends to incorporate such solar meaning, especially the most conspicuous solar milestones such as the solstices, into the design (orientation, decoration, etc.) and placement, so that the material culture is imbued in that landscape, including both topographic and celestial features." (3).
Non si vuole ovviamente dire che non vi fosse anche un simbolismo, più o meno immediato e comprensibile, ma c'era anche la scrittura con macrosegni e che usava la luce in momenti astronomici significativi. E come si fa a stupirsi se ricordiamo la "potenza" della scrittura in Egitto? (4).
"The ideal model emerging from these data is that Egyptian religion − with a unmistakable solar flavour shown in several deities and the different solar symbolism found in iconography, the temples, and cities formed around them −, tends to incorporate such solar meaning, especially the most conspicuous solar milestones such as the solstices, into the design (orientation, decoration, etc.) and placement, so that the material culture is imbued in that landscape, including both topographic and celestial features." (3).
Non si vuole ovviamente dire che non vi fosse anche un simbolismo, più o meno immediato e comprensibile, ma c'era anche la scrittura con macrosegni e che usava la luce in momenti astronomici significativi. E come si fa a stupirsi se ricordiamo la "potenza" della scrittura in Egitto? (4).
(1) Magli, Giulio. "The Giza" written" landscape and the
double project of King Khufu." arXiv
preprint arXiv:1401.0508 (2014).
(2) E. U.Guardiola, J.L. Fumado Alsina, J.V. Rego, The Influence of Religious and Cosmological Beliefs on
the Solar Architecture of the Ancient World, International Journal of Architectural Engineering Technology, 2014, 1,
3-11
(3) J. A. Belmonte, & A.C. González-García, The pillars of the Earth and the Sky: Capital cities,
astronomy and landscape, Journal of Skyscape Archaeology 1 (2015), DOI:
10.1558/jsa.v1i1.26952
(4) A. Belladonna,
monteprama.blogspot.it a. La "potenza"
della scrittura in Egitto, , 07 Gen 2014; b. Foto del giorno: scrivere "con" un gesto, 18 FEBBRAIO 2013; c. I pettorali di re Tut raccontano.., 12 NOVEMBRE 2014; d. Il Faraone tre volte vincitore nei pittogrammi di Narmer: è Re, Horus e Toro, 17 APRILE 2014; e.Foto del giorno: scrivere "con" i vasi ed i troni, 12 MAGGIO 2013; f. Scrivere RE "con" la coda di un leone, 13 APRILE 2013; g. Il Ka-Re egizio, il Nur-'Ak sardo e il criptogramma di Hatshepsut, 15 NOVEMBRE 2012
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