domenica 2 ottobre 2016

Una antichissima ‘lettera a forcella’ e un betilo da Santa Caterina di Pitinuri . Di chi sarà mai quel ‘coso’ scritto! E perché presso la chiesetta. Indovinate un po’!

di Gigi Sanna


















Foto di Silvio Pulisci
    Presso la chiesetta di Santa Caterina di Pitinuri (casa della luce di yh) si trovano alcuni betili di cui uno chiaramente epigrafico. E' quello che vi mostro nella foto scattata una decina di anni fa da Silvio Pulisci. Data la sua notevole antichità (il segno sembra tracciato quando fu realizzata la pietra) può essere una chicca per la collezione di 'segni a forcella'  di Aba e di Romina (sperando che non la possiedano già). Nessun archeologo, da quanto ne so, ne ha mai parlato e/o discusso. E può essere anche un piccolo contributo per l'attuale discussione circa i segni di scrittura 'forti' del nuragico (pugnaletto ad elsa gammata, cosiddetta'tanit', segno a forcella). Anche qui c'è il metagrafico e un segno di scrittura cosiddetta 'lineare'. Sarebbe bene che qualcuno si cimentasse per poter 'leggere' il tutto e non una parte sola. Io una lettura potrei suggerirla  ma, una volta tanto, attendo quella  di altri.  

31 commenti:

  1. Due e sotto la lettera BET che identifica la BAIT=CASA. Quindi: La casa dei due. E chi se non le due massime divinità: Il Sole e la Luna.

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    1. Un 2 posso vederlo, pur non potendo dire se rimarrebbe tale a vedere la parte nascosta. Ma la Bet sotto, Giancarlo? Non dovremmo vedere il segno a forcella, alias Yod?

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    2. Se poi quello che così sembra un 2 fosse davvero un 2, allora potrebbe interpretarsi come bipenne, ossia potrebbe essere lui la Beth. E "il supporto", che sarebbe sempre da interpretare, potrebbe essere la rappresentazione di una Yod lineare, o del numero 1 (trasposto sull'alfabeto 'Aleph, cioè anche toro), o un vistoso simbolo fallico (potenza generatrice). Insomma, non leveremo così, temo, il sospetto di esserci convinti di una manciata di interpretazioni che sembra permetterci di concludere tutti i salmi in gloria. Se poi erano proprio questi i significati intesi dai Nuragici, qualche buonanima di scriba starà un po' tifando per noi e un po' ridendo alle nostre spalle.

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  2. No. Bisogna togliere il sospetto. E c'è un solo modo: una sana e rigorosa filologia. Senza di essa solo elucubrazione. E senza tifo scribale nuragico: ché loro filologi lo erano. Finissimi per quei tempi dell'inizio della linguistica e della scienza epigrafica (e metragrafica). C'è qualcosa di vero in quello che dite (fallo, forza generativa, due, casa, ecc.) ma bisogna mettere tutto in fila per benino sulla scorta di quanto già sappiamo on notevole sicurezza. Deve venirne fuori un'espressione legittimata da tutta le conoscenze e dalla documentazione scientifica in nostro possesso. Forse questo documento, senza che lo prevedessi, può essere un motivo in più per credere alla scrittura 'betilica', cioè alla prima scrittura adoperata dai Sardi dell'età del bronzo medio e tardo.

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  3. Speriamo che intervengano altri. Attendo e non c'è fretta.

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  4. Metto anche questa sul tavolo degli elementi magari da mettere in fila: quella Yod incisa, messa lì, a quell’altezza, con quella orizzontalità/obliquità, potrebbe essa stessa significare anche “il” fallo (avrei detto l’itifallo, se il segmento più lungo fosse stato diretto verso l’alto).
    Se poi ci fossero da cercare pure acrofonie (e chi lo sa, magari il Sole e la Luna che vede Giancarlo, le lampade, le luci), sul Semitico passo certamente la mano.

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  5. Rassicuro, per visione autoptica (di diversi anni fa), che la lettera (peraltro incisa profondamente e ben posizionata sulla superficie della pietra) è una Yod e non una beth.

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  6. Mi sembra strano che quel betilo abbia solo due fori. ....

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  7. Sono assolutamente profana,quindi aspettatevi una scemenza. conosco il posto e naturalmente da profana non ho neanche pensato di "leggere" un segno ma una cosa mi ha colpito tantissimo e cioè quale significato possa avere il doppio muro del coro della chiesetta ( intendo quella sorta di intercapedine troppo angusta per essere percorsa e impensabile come cappotto termico e ancor meno come come espansione/restrizione successiva di un ambiente rimasto fruibile senza sostanziale variazione. Sto cercando di chiedere seledue cose possanoessere collegate...

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    1. Cara Anastasia, siamo incuriositi e vorremmo vedere questa sorta di intercapedine all’interno della chiesa di Santa Caterina. Per quanto possa ricordare, l’unica volta che vi entrai (circa 15 anni fa), non trovai alcun particolare che potesse incuriosirmi in tal senso.
      Se mi mandi un messaggio (ti assicuro la discrezionalità e la privacy), possiamo metterci d’accordo per un sopralluogo.

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  8. Non so proprio Anastasia. Forse qualche archeologo può dirci di più, anche alla luce di una più che probabile scritta del santuario (il betilo proposto qui). Se vuole può intervenire anche se il tema è molto più ristretto (solo epigrafico e non architettonico archeologico. Comunque, andrò a vedere questo strano 'doppio muro'. Mi hai davvero incuriosito.

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  9. Innalzi tutto fughiamo subito il dubbio: i fori quadrangolari sono quattro. Per quanto riguarda i betili, in numero di quattro, provengono da una tomba di giganti presso il nuraghe Oraggiana situato nella “riforma” di Cuglieri; per tanto nessun collegamento con la vicina chiesa.

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  10. Chi lo dice questo, Sandro? Del trasferimento dalla tomba di Giganti, dico. E' cosa certa? Io poi ricordo due soli fori nel betilo e non quattro. Se fossero quattro è evidente che ne doppiamo tener conto nell'ermeneutica complessiva.

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    1. Quando andai appositamente a visionare i betili (in occasione della disquisione relativa agli elementi “lunati” ritrovati a Monte Prama, che recavano ad un estremo una sezione quadrangolare), visionai i quattro betili e contai a bell’apposta i numero dei fori di ognuno: quattro! In quel periodo, non so se ancor oggi sia presente, c’era un cartello che spiegava funzione e provenienza dei betili: tomba di giganti di Oraggiana o Oragiana.

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  11. Ah, se i betili provengono da una tomba di giganti ed i fori sono quattro, di cui due immagino sulla parte posteriore, allora mi viene in mente il mito greco di Argo Panoptes (πανοπτες onniveggente), che di occhi si dice ne avesse quattro o cento e, per dormire, ne chiudeva solo cinquanta, vigilando notte e giorno. Liberò gli Arcadi da un toro che devastava ogni cosa e da un satiro che rubava il bestiame. Dunque, segni oculari per una divinità in un mondo di allevatori.
    Ma vi era un altro occhio, l'occhio di Ra, il dio Sole di Eliopoli, simbolo di "colui che tutto vede", ritrovato tra le bende della mummia di Tuthankamon e considerato un amuleto che aiutasse il raggiungimento di una nuova vita per il defunto. Ecco il contesto funerario. Anticamente era messo in relazione con il Dio Horus i cui occhi erano creduti il Sole e la Luna.
    Ricordo un'altra divinità slava del profondo Nord, chiamato Svetovid (che tutto (Sve) vede (vid)), molto più recente ma il mito della sua nascita si perde nella notte dei tempi. Che strano, il Dna della mummia di Tuthankamon (aplogruppo R1b1a2)non è stato forse riconosciuto come quello di un europeo nord-occidentale migrato molto probabilmente prima in Anatolia e poi giunto in Egitto attraverso qualche matrimonio misto?

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  12. Quindi, apprezzato come pertinente il contesto, la lettera potrebbe essere non BET o YOD ma AIN (occhio), con la lettera che significa percezione, visione.

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  13. Forse, prima di pronunciarci definitivamente (con un'ipotesi di lettura) sarà bene (anche per vedere la stranezza del doppio muro della chiesetta di cui parla Anastasia)fare un sopralluogo. Che ne dici Sandro? Quelle di Oraggiana mi sembrano chiacchiere. Perché mai in un santuario cristiano si portano betili 'pagani', simboli 'fallici'? Perché quattro e li sistemano in quel modo? Semmai è avvenuto il contario: in un santuario nuragico si sono portati simboli cristiani. Come è avvenuto tantissime volte (e non è certo il caso di fare esempi. Il toponimo PITINURI, secondo me, non lascia ombra di dubbio che lì ci fosse un santuario nuragico e che la chiesetta cristiana fosse stata messa già anticamente perché luogo celebre di adorazione di 'pietre' solari da parte delle popolazioni locali (Cuglieri e non solo).

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  14. Per MyAido. Potresti aver ragione da ciò che dice Sandro. Ma ti ricordo che in Perdu Pes (Paulilatino) si trovano (e nel betilo più grande dei tre) i due fori (per le corna taurine) con senso numerologico (in tutto 12 fori). Naturalmente per precisare e non sostenere più di tanto l'ipotesi dei due fori.

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    1. L'ho detto perché ......tutti i betili di Aido ....hanno tre fori ;)

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    2. Strano! Infatti, leggo dalla "Scheda monumenti archeologici del Comune: N.63 PEDRA NIEDDA Tipo di monumento: T.d.G. Eventuali strutture collegate: Un betile, oggi presso la chiesa di S.Gavino, in Aidomaggiore. Si tratta di un elemento di forma troncoconica, sezione piano convessa e quattro incavi quasi semisferici, ravvicinati nella superficie frontale..."

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  15. (Dal sito dell’Associazione Turistica Culturale S’Archittu: http://www.atcsarchittu.it/betili.htm)
    Presso la chiesa di Santa Caterina di Pittinuri si trovano 5 betili provenienti dall'insediamento nuragico di Oraggiana (o Oragiana), che si trova a nord di S. Caterina, nella zona conosciuta come “riforma”.
    Oltre al nuraghe quadrilobato vi sono i resti di un villaggio e la tomba dei giganti dove erano i betili.
    Quale significato simbolico dobbiamo assegnare ai betili? Ce ne parla il grande archeologo sardo Giovanni Lilliu:
    “Conosciamo sinora una ventina di tombe di stile « ortostatico-levigato », con stele o fregio a dentelli. Ve ne sono nel Fonnese, nelle Baronie, nell’altopiano di Sédilo e Paulilátino, nel Meilogu, nel Montiferru, nell’Ogliastra, ossia in una fascia centrale della Sardegna che va da costa a costa. Per lo più a questo tipo tombale si accompagnano betili troncoconici, lisci o segnati.
    Appunto di 23 betili a tronco di cono oggi conosciuti, in massima parte di basalto (ne ricordo la simbologia cromatica), mostrano succinti particolari figurativi che riflettono concezioni del sacro rese astrattamente come di norma. I più sono variati da tre a cinque incavi rotondi o quadrangolari, situati tutto all’intorno nel terzo superiore delle pietre ben tagliate e profilate.
    Adduco esemplari delle tombe di Perclu Pes- Paulilátino, Sòlene-Macomer, Oragiana-Cuglieri. Alti da m. 1,05 a 1,93 con circonferenza media di rn. 1,75, i tre quarti del giro sono finemente levigati. La parte restante rimane liscia, allo stato naturale della pietra, con lo stacco netto d’un riquadro trapezoidale che appiattisce decisamente il solido rotondo. Uno dei tre betili di Perdu Pes ed uno dei cinque di Oragiana presentano nel pieno centro della sommità una bozza tondeggiante in rilievo d’incerto significato.
    Il volume troncoconico stilizza una sagoma umana, la parte piatta rappresentando il petto e il resto convesso il dorso. Il simulacro antropomorfo è perfezionato dalla rappresentazione degli incavi-occhi, suggerenti, nella pluralità anormale, un essere sovrumano, la vista del quale acquisisce un caratteristico valore simbolico, funzionale all’ideologia magico-religiosa.
    Poiché i monoliti del genere stanno in contiguità topografica ed in rapporto ideale con tombe di giganti di squisita fattura, sorge l’ipotesi d’una immagine di divinità, non sappiamo se maschile o se femminile, che ha occhi dappertutto, che vede tutto alI’ingiro come si addice a un guardiano del sepolcro, a un custode potente e terribile che vigila, con occhi sempre aperti, sulla comunità dei morti sepolti nella tomba monumentale. Essi vengono protetti e difesi, per la presenza materiale e ideale di questi esseri o spiriti della pietra, da tutti i pericoli fisici e psichici.”
    Tratto da: Giovanni Lilliu, La Civiltà Nuragica, Carlo Delfino editore (reprint in rete sul sito Sardegna Cultura: www.sardegnacultura.it/documenti/726_20060401123725.pdf).

    A me continua a suonare male che questi betili siano lì fuoriposto e se ne conosca bene la provenienza: quando sarebbero stati trasferiti? E a noi chi lo avrebbe riferito? O lo si capirebbe da cosa?
    Tutto è possibile, ma mi sembra grossa. Al punto che mi chiedo: siccome a proposito di betili si parla di frequente, in generale, di betili “di tipo Oragiana”, non sarà che la fonte del suddetto sito (mi si perdoni il sospetto) ha scambiato “di tipo Oragiana” con “di Oragiana”?
    Si è forse, banalmente, perso un “tipo” (presso Oragiana)?

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  16. Forse è come dici tu, Francesco. Non so. Ma dubito molto circa un loro trasferimento. Quando si trasferisce qualcosa di archeologico, l'esito di norma è il totale disordine: una pietra qua un'altra là. O ammassi senza logica. Non mi pare il caso di Santa Caterina. Sul 'guardiano del sepolcro' di Lilliu è meglio... lasciar perdere. Sai che non mi piace il campato per aria, l'elucubrazione pura. Lilliu o non Lilliu che possa essere. Documenti o è aria fritta. Qui invece, se la lettera a forcella esiste (come esiste) siamo fortunati perché (così come i menhir del Sarcidano) abbiamo scrittura. Difficilissima da interpretare nell'insieme , come sai, ma scrittura. E nessuno può certo dire che quel segno l'ha fatto l'aratro o il mezzo meccanico con il quale è stata portata la pietra (mi sembra già di sentirli gli ermeneuti della rotella di Sassari!). Ma vedremo con Sandro se ricaviamo dati più certi con l'annunciato sopralluogo.

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  17. Cinque betili (come si legge nel sito dell'Associazione Culturale S'Archittu) o quattro, tutti con quattro incavi(come aveva detto Sandro) visti in una foto del cortile della chiesa di Santa Caterina? Breve ricerca: il quinto esiste, con un solo incavo 'oculare'non completamente definito e sembra ancora trovarsi nei pressi della Tomba dei Giganti di Oragiana, molto compromessa. Solo un dettaglio: la seconda parte del toponimo Ora-giana ricorda il dio Giano, l'antica divinità primordiale italica.

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  18. Quanto all’uso non estemporaneo di trasferimenti di betili, cito due casi.
    Il primo in Aidomaggiore: betili dalle zone archeologiche di Sanilo e Sorighina si trovano attualmente in paese (ricordo di averli visti), mentre altri due dalle zone di Sa Mura e’ Logu e Mura Era si trovano attualmente a S. Gavino e a S. Barbara.
    Il secondo in Baunei: il famoso betilo con l’immagine antropomorfa confrontata con i visi del doppiere in bronzo di Santa Maria di Tergu, da poco visto su queste pagine, che si trovava nei pressi di una tomba megalitica, era stato sistemato, nel 1974, davanti alla chiesa di San Pietro.

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  19. Sembreremo un po’ voler pestare acqua (che tale e quale rimarrà), ma a mettere in ordine quanto andiamo dicendo risulta che questi betili, che si sarebbero dovuti trovare presso la “tomba di giganti” del sito nuragico di Oragiana (in zona Riforma nel Comune di Cuglieri), a un certo punto spostati vicino alla chiesetta di Santa Caterina in frazione Pittinuri (sempre entro il Comune di Cuglieri, diciamo pure uno spostamento come quelli appena citati da Giancarlo), sarebbero 4 per Sandro (che li ha visti, anzi visionati), ciascuno con 4 incavi (non direi fori perché, se non ricordo male, i fori dovrebbero essere, meglio, passanti, e questi almeno non lo sembrano), mentre sarebbero 5 per il sito dell'Associazione Culturale S'Archittu.
    Giancarlo ricerca e trova il quinto, che però starebbe ancora presso la tomba dei giganti dalla quale tutti gli altri proverrebbero e di incavo ne avrebbe solo 1 (e qui si capisce, tra parentesi, che se lo chiamassimo foro ci confonderemmo, perché un foro passante ci farebbe pensare a due buchi …). Questo unico incavo, per concludere, parrebbe contrastare quanto su riportato da La Civiltà Nuragica (G. Lilliu), dove dei 23 betili conosciuti si dice che “i più sono variati da tre a cinque incavi (rotondi o quadrangolari)” e che questa rappresentazione degli occhi nei simulacri antropomorfi suggerisce “, nella pluralità anormale, un essere sovrumano (la vista del quale acquisisce un caratteristico valore simbolico)”.
    Quando Lilliu dice “i più” (la maggior parte dei betili presentano da 3 a 5 incavi “oculari”) lo interpreterei nel senso che “i meno” (la parte dei betili rimanenti) non presentino alcun incavo “oculare”. Difficile credere che se ne avesse conosciuto uno con un solo incavo non avrebbe parlato anche di “una singolarità anormale”, nel simulacro di un (altro) essere comunque sovrumano. Chissà, magari si è lasciato sfuggire l’occasione, o semplicemente quell’incavo “non completamente definito” di cui parla Giancarlo non è stato ritenuto altrettanto incavo da Lilliu.
    Alla fine, Giancarlo, ancora mi chiedo quanti siano i betili tuttora presenti nel sito di Oragiana (e dovrà pur essercene qualcuno, se “betilo tipo Oragiana” è diventata una denominazione caratterizzante) e come possa tu dire “il quinto sembra ancora trovarsi a Oragiana”: il quinto dei 5 spostati da Oragiana a Santa Caterina? Cioè ne hanno spostati 5 e uno lo hanno poi riportato indietro (e si riconoscerebbe perché ha un mezzo incavo, quando gli altri non ne avrebbero nemmeno di accennati?). Aiutoo! ;-)

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    1. Non so rispondere in merito al numero totale. A Tamuli, di fianco alla Tomba dei giganti più prossima al nuraghe, i betili sono 6 raggruppati 3 a 3. Ma, nel caso di Aidomaggiore, credo che, dei 5 detti, ne siano stati spostati solo quattro e uno sia rimasto in sito. Se poi ve ne erano altri...
      Invece mi ha colpito il basso numero 23 di betili conosciuti, come riportato. Io credo siano molti di più.

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    2. Aidomaggiore? Volevi dire Oragiana?
      Navigando ho trovato questo testo di Maria Giovanna Campus: solo alla fine cita i nostri betili, senza aggiungere nulla in proposito oltre quel che abbiamo detto; quanto espone sull'architettura nuragica (perdonerete la parentesi fuori tema) mi è sembrato però molto utile (molti di noi sapranno già tutto, almeno qualcuno lo troverà degno di raccomandazione).
      http://www.cuglieri.com/Storia3.htm
      Poi, per riavvicinarci al tema, di Giovanna Campus, archeologa, trovo addirittura che il 17 Luglio è stata relatrice a Cuglieri insieme al solo altro relatore Fabio Garuti (che ha esposto le sue teorie sulla scrittura Ogham in Sardegna) nel convegno "Il lungo percorso della ricerca storica sulla civiltà sarda", di cui diede notizia La Nuova Sardegna. E qui metto un punto, anche se la cosa (noterete qualche elemento perlomeno stimolante) stuzzica un discorso che ho per la mente e che prima o poi troverà il tempo almeno di dirsi.

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  20. A mero scopo rafforzativo della tesi di spinti trasferimenti, cito ancora da: Bittichesu, Caterina- Monumenti funerari megalitici del territorio di Sedilo- 1998
    “Dalle tombe di giganti di Sedilo provengono diversi betiIi di grandi dimensioni (LILLIU 1977, p 7 ss.): simboli del dio generatore di vita e custode dei morti. I cippi, quasi tutti di forma troncoconica (alti da m 1,20 a 1,69 e con diametri di base di m O, 52/0, 87) sono stati trasportati in tempi non remoti all'interno del moderno abitato.“
    “L'unico betilo conico, in origine con due protuberanze mammelliformi come quelli di Tamuli-Macomer e alto m 2, 004\ proviene dalla tomba di tipo arcaico con "stele" bilitica dentellata di Sant'Antinu 'e Campu; il monolito attualmente misura m 1,60 reso e presenta una sola bozza rilevata: la II protuberanza è stata rotta in tempi moderni quando il betilo è stato riutilizzato come pilastro nel loggiato del santuario di S. Costantino (LlLLllII977, p. IO; / D. 1995, p. 427, nota 17).

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  21. Il betilo di Pischina‘e Ainos, questa volta da solo (ma sarà sempre stato così?), sulla strada che da Tresnuraghes va al santuario di S. Marco, ha 4 aperture oculari quadrate e si trova a 25 m dai resti di una omonima T.d.G. Ora, alla luce di quanto detto finora, sembra ormai accertata la presenza prossima ad ambiti funerari di betili isolati o no che siano; quello che sfugge è il loro significato.

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